LA CUCCIA DEL CAPO quater
Sono lì che aspettano, tutti puliti, profumati e impazienti.
Appena fuori dal cancello del cimitero, dove abitano. Sono i mici della Colonia
felina di Piscille, invitati anche loro al cenone di Capodanno alla Reggia.
Salgono in auto e appoggiano delicatamente sulla cappelliera
il mazzo di crisantemi freschi per la Consorte, presi in prestito dall’ultimo
funerale della mattina.
Dirigo verso la Reggia mentre nove paia di occhi felini
osservano attentamente il panorama dalla superstrada: è la prima volta che
escono dalla loro piccola e triste realtà.
Ad accoglierli alla Reggia c’è ARANCINO, il loro ex collega
trasferito, che fa gli onori di casa presentando la Consorte ancora
affaccendata ai fornelli. Fanno i rituali omaggi e offrono i fiori, poi vengono
guidati dall’ex collega zoppo in un tour che comprende pure la visita
alla tomba di JAZZ, altro ex collega sfortunato, sepolto al cimitero dei Gatti
della Reggia.
Dopo circa un’ora suona il citofono del cancello. E’ TAZZA
che chiede che venga aperto.
“Ma non potete passare tra le sbarre come tutti i gatti
normali?” chiedo innervosendomi.
“Il nostro mezzo non ci entra!” risponde scontroso.
Il loro mezzo?
Aziono l’apricancello ed esco a controllare. Entra l’ Apecar
dell’uomo di fatica del convento guidata da INTREPIDO e con tutti i gatti sopra
al cassone.
“Ma siete pazzi?” grido loro.
“Perché?” risponde INTREPIDO lanciandomi le chiavi
dell’Apetto come ha visto fare in qualche film al posteggiatore del grande
albergo.
“Avete rubato l’Apetto al convento!”
“No!” interviene TAZZA. “Solo preso in prestito, stanotte
glielo rendiamo intero, spero.”
Cominciano le varie presentazioni tra i mici che non si
conoscono e i tre capo comunità, CANNIBALE, TAZZA e CLODOVEO si appartano in
una saletta a discutere qualcosa di importante tra loro.
Alle 21 inizia il cenone.
Novanta gatti che banchettano nel salone, solitamente
proibito alle presenze feline, sono troppi anche per la tolleranza della
Consorte che comincia a pentirsi di aver definito il cenone “una splendida
idea”.
Ma oramai la frittata è fatta…
Mancano all’appello PACCOLINO e MAGOO, ricoverati dai
veterinari per i loro problemi, ma sono sostituiti dagli imbucati INTREPIDO,
invitato dai “Coloni” per via dell’Apecar, e sua sorella ALICE, fresca di
fidanzamento con lo scemo della Colonia, CREMINO.
Fino alle 23 è tutto un mangia-mangia, bevi-bevi e
rutta-rutta dei felini affamati, mentre le tre piccole GIGIA, GINGER e BITTER
stanno in una cameretta a fare giochi tra loro.
Finito di divorare il pandoro farcito con mousse di tonno i
capo comunità si avvicinano con tre pacchetti tra le zampe e me li porgono
facendomi gli auguri a nome di tutti i gatti presenti ed assenti.
Sono commosso mentre li scarto.
Il primo pacchetto contiene un libro con i fumetti di
Simon’s Cat che viene subito requisito dalla GIGIA e cominciato a colorare con
i pastelli.
Il secondo contiene un robusto guanto per la mano destra che
protegge, però, solo il dito indice. Lo osservo perplesso mentre CLODOVEO
spiega la sua funzione.
“Serve per aprire le scatolette di cibo, molte scatolette,
senza che ti spacchi il callo che ti è venuto tra le falangi superiori quando
fa freddo.”
Un pensiero veramente valido: solo chi apre decine di
scatolette al giorno può capirne l’utilità.
Il terzo pacchetto contiene un accendino usa e getta. Nero,
con un gatto stilizzato in verde. Mentre rimango a bocca aperta dalla
sorpresa noto che TAZZA mi fa
l’occhiolino.
Aspettiamo la mezzanotte ballando con le canzoncine dello
Zecchino d’Oro “44 gatti” e “Volevo un gatto nero” per far contente le piccole
del branco.
Dopo il brindisi e i rituali auguri le tre piccole pesti
crollano a terra e vengono portate in un cuccia a fare la nanna dalla CICI, la
Tata della Reggia.
Nello stesso momento sparisce il vecchio giradischi coi successi
felini dello Zecchino e le varie bevande ana o poco alcoliche per far posto a
un moderno stereo e diversi cartoni di birra e superalcolici rimediati sicuramente
da INTREPIDO in una razzia di qualche villa di Monte Malbe.
E’ techno assordante fino alle tre di notte, cioè fino a
quando l’ultimo gatto stramazza al suolo ubriaco.
“Mica possiamo rimandarli su in questo stato!” osserva,
preoccupata, la Signora.
“Eh! Sarebbe la volta buona che ci liberiamo di tutti!”
replico.
“E chi gliela ricompra l’Apecar ai frati?” domanda.
“Giusto.”
Li trasportiamo tutti nel garage, adagiandoli, a strati, sul
grande divano.
“Domattina qua sarà un disastro”, osserva la Consorte.
“Capito…” rispondo.
Passerò il primo dell’anno a ripulire vomito ed escrementi
vari di gatto, come sempre d’altronde.
Anno nuovo, vita nuova: ma vaffanculo! SPINELLO ancora ubriaco sul piazzale della Reggia |
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