martedì 31 marzo 2015

domenica 29 marzo 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO




NULLA E' COME SEMBRA...
di Umberto Dell'Eco
(e l'anonimo gattaro)
5a puntata



Presto che è tardi!
Il  numeroso pubblico (non pagante) ci incita e sollecita a pubblicare un altro capito del romanzo di Umberto Dell’Eco in collaborazione col misterioso gattaro.
E’ entrato in scena Andrea Rossi; ora non ce n’è più per nessuno!

5)
Mi avvicino al banco delle informazioni per chiedere del mio bagaglio.
Non c’è. Smarrito. Forse neppure caricato alla partenza. Si segnano il mio indirizzo e il numero di cellulare. Mi faranno sapere appena lo rintracceranno o come avviare la procedura per il rimborso assicurativo.
         vaffanculo!
Supero la dogana senza problemi e, mentre mi dirigo verso il bar per fare, finalmente, colazione sento chiamarmi.
- Andrea! Andrea!
Mi volto e scorgo ‘la biondina’ che avanza tra la folla per raggiungermi.
La osservo attentamente.
- Serena! - esclamo mentre mi raggiunge e mi abbraccia - Che fai qua?
- Ho saputo che arrivavi e sono venuta a prenderti. Ciao, Andrea! Che bello rivederti! - stampandomi un bacio sulla guancia sinistra.
Do un’occhiata panoramica nel vasto salone, poi le chiedo
 - E, Antonella dov’è?
- Ne parliamo dopo - fa con gli occhi bassi - prendi il tuo bagaglio e andiamocene.
dopo?
- Non ho il bagaglio. L’hanno smarrito non si sa dove. Ho solo questa borsa. Ho bisogno di un caffè e di fare colazione. Andiamo al bar.
Dopo aver addentato due cornetti dal sapore di spugna sintetica e un caffè da ospedale le ripeto la domanda.
- Dov’è Antonella?
- Non è potuta venire - risponde mesta.
-Sta male? - chiedo preoccupato.
- Sì! Cioè… no!
- Sì, no… che cazzo sta succedendo? 
- Usciamo dall’aeroporto. Ti spiego mentre fumi una sigaretta.
Appena fuori dal fabbricato dell’aeroporto la fermo.
- Aspetta! Ho una promessa da mantenere.
Mi chino a terra e bacio platealmente il patrio suolo.
- Non voli se ne ha così paura - mi sussurra un’ anziana donna passandomi a fianco.
Rimango interdetto a guardarla mentre si allontana col suo bagaglio.
ma vai in culo… va
Ma chinandomi a terra ho visto una cosa. Una monetina persa, abbandonata, 10 dorati centesimi di Euro. La raccolgo con il sorriso sulla bocca e la mostro a Serena.
- E’ un segno beneaugurante! -  esclamo.
- Devo dirti che la barba ti sta proprio bene! Ti fa più uomo - commenta Serena affettuosamente, cambiando discorso.
- Soprattutto mi nasconde le cicatrici - rispondo – Ma, dimmi piuttosto di Antonella. Perché non è potuta venire?
- Parliamo in auto, dai.
Arriviamo al parcheggio pluriplano dove è parcheggiata la sua auto. Una splendida Range Rover bianca, a benzina.
- Cazzo! - esclamo - Ti vanno bene gli affari con i gatti! Fai commercio con la Cina?
Serena sorride e risponde.
- Diciamo che è l’auto di rappresentanza. La uso pochissimo, è troppo ingombrante e mi ci sento a disagio, ma per fare qualche lungo spostamento è comodissima. Poi, questa, ha il cambio automatico.
Saliamo, mette in moto e parte.
- Antonella… - le ricordo.
- Non so come dirtelo… - risponde.
- Con parole tue, semplici, chiare e dirette.
- Antonella non è riuscita ad aspettarti, per più di un anno non ha avuto tue notizie.
- Non le poteva avere. Nessuno poteva avere mie notizie. Un anno d’inferno… - rispondo  mestamente - Significa che ha un altro?
- Si. 
- E… è una cosa seria? - chiedo con una punta di sarcasmo.
 - E’… è… incinta di 5 mesi.
- E’ una cosa seria -  replico sprofondando nel morbido sedile.
cancelliamo marito e padre e vaffanculo alla monetina!
- Posso fumare in auto? - chiedo mentre sento l’impellente bisogno di una massiccia dose di consolante nicotina.
- Preferirei di no, ma se ti aiuta…
- Fermati al prossimo Autogrill, per favore. Ho bisogno di un altro caffè, di una sigaretta e di rinfrescarmi il viso chiedo appena imbocca l’autostrada.
Dopo una decina di chilometri ci fermiamo.
Assecondo tutti i miei bisogni e, al bagno, trovo un’altra monetina a terra.
La guardo con sospetto, è una moneta da 1 Euro. Vinco la diffidenza e il pregiudizio, la raccolgo.
 vediamo se anche tu mi porti sfiga.
Risaliamo in auto e riprendiamo il viaggio di ritorno.
- Anche io ti devo dire qualcosa - le faccio - Riguardo a Ken.
- So già tutto - risponde tranquilla.
La guardo sospettoso.
- Io e Ken siamo rimasti in contatto con e-mail.
bastardo!
- Gliel’ho consigliato io di non dirti nulla - continua Serena.
- Almeno mi ha sollevato da una grossa incombenza. Sinceramente non sapevo come dirtelo.
- Ma come sta Ken? - domanda.
- Bene. Sembra che abbia trovato lo scopo della sua vita. Gli mancano solo i soldi per metterlo in atto.
- La scuola?
- Sì! E’ diventato il suo sogno, o meglio, il suo incubo. Vuole costruire questa scuola nel villaggio dove si è trasferito, in Amazzonia. All’estremo sud del Venezuela. Vuole pure comprare degli appezzamenti di foresta vergine per proteggerli.
- E’felice con quella donna?
- Sembrerebbe - sono telegrafico, non mi va di parlare della sua scelta che non condivido.
- Ma tu? -  ancora Serena - Cosa ti è successo laggiù?
- Di tutto.
- Racconta.
- Siamo andati là per un lavoro di intelligence. E per quasi due anni così è stato. Collaboravamo, con la complicità nascosta del governo locale, all’organizzazione di alcuni gruppi di guerriglia che operavano tra Colombia e Brasile. In poche parole organizzavamo la difesa delle piantagioni di coca - istintivamente mi accendo una sigaretta - 15 mesi fa andai in missione in zona per mediare i contrasti sorti tra i capi di due importanti gruppi di guerriglia. Il colpo di stato mi ha trovato là. In poche ore mi sono ritrovato in pieno territorio nemico, con l’esercito che mi dava la caccia insieme ad uno dei due gruppi di guerriglia. Un anno d’inferno, credimi. Mi sono unito al gruppo ribelle e insieme abbiamo cercato di raggiungere l’Ecuador. Ho rischiato la vita diverse volte, tre volte sono scampato alla cattura, ho beccato la sesta pallottola della mia vita, di striscio al braccio sinistro, per fortuna. Ho ucciso ancora, ma stavolta per difendermi. Ho visto massacrare e torturare uomini e donne,bruciare villaggi, sterminare il bestiame… ho visto l’inferno, credimi.
- Un’altra pallottola? Hai rischiato ancora la vita!
- Quello è stato il pericolo minore. La vita l’ho rischiata per la dissenteria e la febbre tropicale… non ti dico come mi ero ridotto. E, ti sembrerà strano, ma il pericolo maggiore è stato il morso di un ragno, al polpaccio. Una Phoneutria nigriventer. Mi ha salvato lo stregone di un villaggio, non so come, ma ancora sono sotto cura. Non so quanto tempo sono rimasto in stato comatoso, mi avevano dato per spacciato. Cazzo!
- Che succede?
- La medicina, le pillole che devo prendere! Erano dentro il trolley! Nel bagaglio a mano ne ho un blister avviato.
- Te le farai prescrivere dal medico.
- Giusto. Ecco in poche parole cosa mi è successo. Quando, dopo un anno la situazione si è normalizzata sono riuscito a tornare alla base. Un anno di fuga, senza poter comunicare con nessuno. Non ci si crede, nel XXI secolo!
- Tu, invece, cosa mi racconti di bello? - chiedo a Serena mentre il potente SUV scivola senza scossoni sull’asfalto dell’autostrada.
- Non saprei… - risponde.
- Non mi sembri molto dispiaciuta della scelta di Ken.
- Beh, ho avuto tempo per ammortizzarla. Poi, era una cosa impossibile fin dall’inizio.
- Ho notato che c’erano delle… incomprensioni.  aggiungo.
- Non è un discorso di incomprensioni, Andrea. Io mi sono suicidata sentimentalmente.
La guardo perplesso, non capisco.
- La mia storia con Giorgio non è finita… non finirà mai, finché continuerò a stare  a Carpaneta. Lì tutto sa di Giorgio, respiro Giorgio ogni mio attimo di vita a Carpaneta - continua - Ci ho riprovato, sai… ci ho riprovato ad avere una storia con un uomo. Ma ho fallito ancora. Non solo per colpa mia, è vero, ma Carpaneta mi condiziona. E Carpaneta oramai è la mia vita, la mia casa, e non posso tradirla per non so cosa.
Rimango ad ascoltarla in silenzio, un po’ la capisco, conosco gran parte della sua vita.
Facciamo un’ altra sosta per fare rifornimento di benzina, la Range, e di caffeina e nicotina, io.
- 120 Euro di benzina! Certo che non è un’auto per tutte le tasche - faccio appena ripartiti - A proposito, come sta la mia Range Rover? Perché non sei venuta con quella? Paura del cambio manuale? - sorridendo.
- C’è un piccolo problema. La tua Range Rover ha avuto un piccolo problema - mormora mentre mi si spegne il sorriso sulle labbra.
- Che problema?
- Poco dopo che sei partito l’hanno rubata, ora è sotto sequestro giudiziario.
- Allora l’hanno ritrovata! Meno male!… come sarebbe ‘sotto sequestro giudiziario’?
- L’hanno utilizzata per una rapina, ci hanno sfondato la vetrina di una gioielleria.
- Sfondato?
- Sì! Ora sta al deposito delle auto sequestrate. I danni sono ingenti, l’ho fatta vedere al mio meccanico, ha detto che non conviene ripararla.
- Sono pure senz’auto? Ma cazzo! Mi hanno fregato la donna, l’auto… portami indietro! Torno in Amazzonia.
cazzo sono tornato a fare in Italia? … a raccogliere merdose monetine?
-Per l’auto non ti preoccupare! Puoi prendere questa ogni volta che ti serve, io preferisco spostarmi con una delle Panda del “Progetto”.
Il viaggio prosegue in silenzio, non ho più tanta voglia di conversare, ma, mi accorgo di essere scortese. Provo a riallacciare la conversazione con Serena anche se, sinceramente, non so di cosa parlare.
- I gatti come stanno? - mi invento.
- Bene! Devi sapere che, in questi tre anni abbiamo fatto…
Diventa incontenibile, ho scatenato il ‘mostro’ che è in lei. Per una buona mezz’ora prosegue il suo monologo sull’attività di “Progetto Pogo” la Associazione/Fondazione/ONLUS , non ho capito bene, animalista, che Serena presiede e che si occupa del sostentamento e cura di gatti randagi e relativo contenimento del randagismo felino nel Centro Italia.
La interrompo solo quando vedo che allo svincolo non imbocca la rampa per il raccordo autostradale.
- Serena, hai sbagliato strada, dovevi andare a destra. Per andare a Migiana devi prendere  il raccordo.
- C’è un altro problema, Andrea…
problema? Stavolta neppure piccolo l’ha definito!
Chiudo gli occhi e con un filo di voce faccio - Illuminami…
Serena prende fiato - Dieci mesi fa c’è stato un terremoto. Un piccolo sisma, circoscritto, per fortuna. L’epicentro è stato localizzato tra Monte Tezio e Monte Malbe. Non ha fatto vittime e pochi danni, per fortuna.
- Ma… - la interrompo.
- Ma ha colpito duro proprio a Migiana - continua - E’crollato parte del tetto di casa tua, abbiamo dovuto evacuare anche la colonia dei gatti di tua zia, ma stanno tutti bene!
 sai che cazzo me ne frega dei gatti …
- In poche parole la tua casa è stata dichiarata inagibile. Ho già contattato un’impresa edile, anzi, si è fatta avanti da sola, un’azienda della famiglia Palmisano. Mi sono occupata io stessa di seguire la burocrazia, stabilire i lavori da fare e concordare i costi. In pochi mesi sarebbe tornato tutto come nuovo, ma…
- Ma… 
- Ma c’è stato un altro imprevisto. Sotto il tuo convento scorreva una vena d’acqua che alimentava il pozzo. Sembra che il sisma abbia deviato il suo corso. Il terreno si è impregnato di acqua ed è franato il muro di contenimento. Ora c’è da rivedere tutto il progetto di restauro insieme alla Soprintendenza ai Beni Culturali. La tua casa sta crollando.
- E ora? Che cazzo faccio ora?
- Non ti preoccupare. Per il momento vieni a Carpaneta, con me. Ti ho fatto preparare un appartamento nella casa-torre. Indipendente. Puoi fare quello ti pare, in piena autonomia.
- Sì, ma…
- Non ti preoccupare, ho detto. Sei mio ospite fino a quando casa tua non sarà rimessa a posto. Per un po’, Carpaneta sarà casa tua.
- Sì, grazie! Ma i soldi per rimetterla in sesto?
- Non ti preoccupare, ci stanno, ne parleremo - conclude.
la donna, l’auto e la casa, datemi una pistola…
anche il giardinaggio è andato…

- Forza ragazzi, ché ricomincia lo strazio!

sabato 28 marzo 2015

CAT'S STORY




RUDY (da Foligno)


Sì! un altro omaggio dell’amica Mina nel periodo degli scambi cultural-felini.
- Ho un bel micio bianco-nero a pelo lungo, bellissimo, non troppo socievole (quindi non adottabile), già vaccinato e sterilizzato da piazzarti. Non posso rimetterlo nella colonia, deve vivere in ambiente protetto, ma non è FIV-FELV positivo.
Dove sta la fregatura allora? mi sono domandato mentre RUDY sbarcava alla Reggia e veniva subito malmenato dagli altri inquilini.
- Non so cosa abbia di preciso – ha spiegato Mina –Il fatto sta che con gli altri gatti non va d’accordo, lo picchiano e lo allontanano tutti, pure i fratelli durante la crescita lo cacciavano.
L’ho tenuto in casa per un breve periodo ma lo vedevo scalpitare per uscire a conoscere questo nuovo mondo. L’ho liberato e ha scoperto che il nuovo mondo tanto differente dal vecchio poi non era.
I gatti di fuori lo cacciavano via sistematicamente, tutti nessuno escluso.
Ha cominciato così la sua vita da nomade nelle lande di Monte Malbe. Lo avvisto continuamente anche a qualche chilometro di distanza dalla Reggia, lui vaga… è la sua vita. Ma quando lo chiamo per i pasti urlando a squarciagola – RUDIIIIII!  BELLONEEEE! VIENI! -  arriva dopo pochi minuti, consuma la sua porzione abbondante di Whiskas (mangia solo quello) in disparte, poi se ne torna ai suoi pellegrinaggi.
E’ bellissimo e, se si facesse spazzolare e curare un poco, lo sarebbe ancora di più. Ma lui evita qualsiasi tipo di contatto, solo una fugace carezza sulla splendida coda.
Ha un’altra particolarità, curiosa. A Foligno lo chiamavano Miki ma visto che di MIKI (e pure questo da Foligno) ne ho già uno il Bellone è stato ribattezzato RUDY, in onore a Rodolfo Valentino. Per la prima volta la scelta del nome non è stata di mio appannaggio, ma di mia moglie.

Qualche concessione, in casa, bisogna pur farla…

RUDY in posa alla Reggia in un raro momento di relax

venerdì 27 marzo 2015

CHEESE! Scatti felini a Monte Malbe

- Capo, ho una notizia per te.
 - Dimmi TAZZA!                  
- Sei licenziato.        
                       

martedì 24 marzo 2015

GLI ADOTTATI

PINELLA





Ecco le prime foto ufficiali della ex nostra PINELLA nella sua nuova casa!
Mille grazie a Benedetta e Francesco!

domenica 22 marzo 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO




NULLA E' COME SEMBRA...
di Umberto Dell' Eco
(e non solo)
4a puntata



- Silenzio! – dico a tutti – Ora comincia la parte interessante, speriamo…  Entra in scena Andrea Rossi!
- Ma non era morto? – domanda ARCHIMEDE.
- No! Era fuggito! – WAFER.
- Ma che dite! Si era schiantato con l’aereo! – OFELIA.
- Che stronzate! Lo avevano rapito e fatto sparire! – CERES.
- No, no! Lo avevano nascosto in Sudamerica – il sempre attento PALLUCCHINO.
- Basta! Leggiamo il quarto capitolo!

        4)

Nei cieli di Roma – settembre 2010

- Mi scusi signore… signore!
Con gli occhi semichiusi e la voce impastata riesco a biascicare un
- Sì..?
- Dovrebbe alzare lo schienale della sua poltrona ed allacciarsi la cintura di sicurezza - mi dice la graziosa hostess che ora sono riuscito a mettere a fuoco - Stiamo per iniziare la manovra di atterraggio.
- Dove siamo? - chiedo sorpreso.
- Siamo arrivati a Roma - mi risponde pacatamente.
- Di già? 
- Sono più di sei ore che dorme. Neppure quando sono passata con la colazione si è svegliato.
- Pensavo di essermi appisolato da pochi minuti.
- Nulla è come sembra… - mi controlla la cintura di sicurezza e si allontana sorridendo.
finalmente a casa! non riesco a crederci …
Mi sporgo per vedere il panorama dal finestrino.
quanto sei bella… appena scendo ti bacio
Ma il bacio è rimandato, col tunnel telescopico passo direttamente al terminal. Seguo il flusso degli altri passeggeri e mi trovo nella sala dove il nastro trasportatore ci consegnerà i bagagli. Dopo alcuni minuti il nastro si mette in movimento e cominciano ad arrivare le prime valigie, sacche e trolley. Aspetto mentre alcuni finanzieri con i loro cani antidroga stanno girando per la sala. Non scorgo nessun bagaglio dall’aspetto familiare.
Passano una decina di minuti, diversi passeggeri hanno già ritirato le loro valigie e sono andati alla dogana. Continuo ad aspettare finché non mi si avvicina un poliziotto che mi chiede.
- Scusi, è lei il dottor Rossi? Andrea Rossi?
- Sì - rispondo perplesso.
- La prego di seguirmi.
- Dove?
- Al posto di Polizia.
- Perché?
- La stanno aspettando.
- Chi?
Non mi risponde. Lo seguo, comunque, incuriosito e un po’ preoccupato.
cazzo vogliono da me?
Il poliziotto mi fa entrare in una saletta e mi dice di aspettare.
Ho fame e una terribile voglia di un potente caffè espresso, anche due, e di una sigaretta. Non vedo distributori automatici nella saletta. Devo posticipare la colazione e i caffè, ma posso anticipare la sigaretta che, fortunatamente, ho con me. Me la accendo e mi siedo.
- Non sa che è vietato fumare in aeroporto? - fa una voce mentre si apre la porta della saletta.
- Carmen! - faccio stupito - Il primo viso amico dopo anni! - e mi alzo – Come mai qua?
- Non mi definirei proprio un viso amico – replica -Spenga quella sigaretta!
La guardo interdetto - Altrimenti mi fai la multa?
Mi toglie la sigaretta dalle labbra e la getta a terra calpestandola con la punta della scarpa, poi, rimane a fissarmi, in silenzio.
- Che fai qua? - ripeto.
- Aspettavo che tornasse uno stronzo che conosco dal Sudamerica - risponde seria.
Comincio a preoccuparmi un po’.
ma cosa vuole, ora?
- Allora… - prosegue - com’è andata la vacanza?
- Non era proprio una vacanza - rispondo.
- E cos’era, allora? Un viaggio d’affari?
- Diciamo che… sono andato ad espiare dei peccati.
- Quasi tre anni, erano molti questi peccati!
- Sei, ma l’ultimo piuttosto grosso. Ma non hai risposto alla mia domanda. Perché sei qua? E, soprattutto, perché io sono qua?
- Sei qua perché…
E in quel momento entra il poliziotto che mi aveva accompagnato e mormora qualcosa all’orecchio di Carmen che annuisce.
- Sei qua perché dobbiamo farci una bella chiacchierata, noi due.
- Su cosa?
- Indovina…
Rimango in attesa di sentire cosa diavolo voglia.
- Sei ancora nei Servizi? - mi chiede mentre il poliziotto ci porta due caffè e un portacenere.
- Vuoi ammorbidirmi? - le faccio annusando il profumo del caffè che sale dalla tazzina - Comunque no. Te lo dico e te lo ripeto, sono fuori dai Servizi. Oramai sono un pensionato.
- Anche io. Niente più Polizia - mormora Carmen.
La guardo stupito.
- Ho fatto una cazzata… - continua - non ho ascoltato il tuo consiglio e mi hanno prepensionata. Trombata, in gergo.
La invito a proseguire.
- Ho ricevuto la foto dopo il casino che hai combinato e, malgrado le tue raccomandazioni, sono partita alla caccia dell’assassino del trans.
Inspiro profondamente e chiudo gli occhi.
- Ti avevo avvertito di lasciare perdere.
- Tu non eri in grado di dare ordini né consigli. Allora - Carmen sfoggia un sorriso  mai visto - considerato che tu sei fuori e pure io,  almeno qualche curiosità me la puoi togliere: raccontami tutta la storia, dal tuo punto di vista. Sai, Andrea, non ho mai capito perché noi due ci siamo incrociati.
Rifletto un minuto mentre bevo il caffè e mi accendo la sigaretta.
Non dovrebbero esserci più pericoli a raccontarle almeno una parte della storia che ci ha fatto incontrare e scontrare.
- Va bene - le faccio - ma voglio la tua parola che tutto quello che dirò non lo riferirai a nessuno. Non ci dovrebbero essere più pericoli, ma è meglio non fidarsi.
Carmen si mette comoda mentre sorseggia il suo caffè.
- Consideralo un gesto di pace, una riparazione per quei piccoli torti che inevitabilmente ti ho fatto, ma dovevo.
Spengo la sigaretta.
- Nei Servizi Informativi Governativi ero a capo di una squadra di pulizia. Intervenivo dove i potenti facevano cazzate. Facevo pulire e nascondere il tutto, o depistare se la Polizia e i Carabinieri ci mettevano le mani – decido per raccontarle una mezza verità.
- Cosa c’entra con il trans ucciso?
- Nulla - le rispondo – Marta era solo una mia informatrice. Quella sera ero stato da lei per avere informazioni su una persona.
- Chi?
- Non ha importanza; è morta prima che potessi indagare.
- L’hanno uccisa?
- No, un banale infarto da abuso di Viagra.
- Stai raccontando cazzate! Tu col trans ci scopavi!
- E allora?
- Perché lo hanno ucciso?
- Per paura che trovasse quelle informazioni che volevo.
- Su chi stavi indagando?
- Non ha più importanza – le ripeto –Ma era un’indagine pericolosa, hanno sparato a me e ucciso le due mie colleghe per fermarci.
- Chi? - chiede.
- Carmen, seppellisci l’ascia di guerra. E’ tutto finito, ecco perché sono tornato.
- Perché sei stato tre anni in Sudamerica?
- Mi hanno fatto fuggire e mi hanno nascosto in Colombia.
- Chi e perché?
- I nuovi Servizi. Perché, lo sanno loro. Non posso dirtelo.
- Sai… - fa osservandomi attentamente - non credo a una parola di quello che mi hai detto. E, soprattutto, non credo che sei fuori dai nuovi Servizi. Peccato, speravo di togliermi una legittima curiosità, invece mi hai raccontato una storia improponibile.
Rientra nella saletta l’agente di Polizia e mormora qualcosa all’orecchio di Carmen.
- Il tuo rientro è fortunato - mi dice - ti hanno smarrito il bagaglio.
       - Mi hanno smarrito il bagaglio? Puttana della miseria! E te la chiami fortuna?
- Si! Avevo intenzione di infilarci un pacchettino di quello che annusano i cani e poi cominciano a ruspare con le zampe…
- Perché?
- Per farti passare qualche giorno a Rebibbia e fare una bella chiacchierata prima che i tuoi amici dei Servizi ti fossero venuti a prelevare.
- I miei amici dei Servizi, io non ho più amici lì, io sono in pensione, oramai - faccio con tono mesto.
- Cosa ci sta dietro? - chiede ancora.
- Chiedilo ai Servizi. E, ora, lasciami andare, non hai nessun potere per tenermi qua - mi alzo e mi dirigo verso la porta.
- Aspetta Andrea! Perché sei tornato in Italia? Cosa hai intenzione di fare adesso?
- Sono tornato perché ho finito di dire le Ave Maria e i Paternostro e qualcuno ha rimesso i miei peccati - rispondo con la mano appoggiata sulla maniglia della porta - E, che tu ci creda o no, ora voglio fare il pensionato, ho una donna che mi aspetta, la sposo, ci faccio un paio di figli e finisco la mia esistenza a fare il marito, il padre e del giardinaggio. Punto. Questi sono i miei prossimi e definitivi programmi.
Carmen mi guarda con occhi dubbiosi.
- Marito, padre… ti riferisci ad Antonella?
- Certo! - rispondo con la massima ovvietà.
- E chi sarebbe, allora, quella biondina che ti sta aspettando?
biondina?
Rimango perplesso e silenzioso.
- Ciao Carmen…
- Addio, stronzo! 

ORFEO ha già preso posto sul solarium

venerdì 20 marzo 2015

ARRIVI & PARTENZE

GERO(nimo)

Anche tu te ne sei andato silenziosamente di notte, per non disturbare. Grazie, non pensavo che il tuo momento fosse già arrivato. Certo! Eri messo proprio maluccio, con la FIV che ti consumava giorno dopo giorno. Speravo, però, che potessi riuscire a goderti almeno un’estate alla Reggia.
Non ho avuto il tempo di affezionarmi a te, eri arrivato da un mese circa cambiando completamente atteggiamento: da paura a completa diffidenza, fino al grande balzo. Una sera sei entrato nel garage e hai chiesto il tuo piattino di cibo come gli altri gatti.
L’altra sera ti sei strusciato sulle mie gambe e, come al solito, hai emesso quel tuo strano miagolio di ringraziamento. Ma, forse, era una richiesta di aiuto. L’ultima. Aiuto che non ho potuto darti, qualche cc di Interferone non ti avrebbe cambiato la vita. Neppure riparato quell’ orecchia sbrindellata che avevi, segno di innumerevoli battaglie con altri maschi per avere le grazie della gatta in calore. Chissà quanti ne hai infettati e quanti gattini FIV positivi hai fatto nascere. Questo mi dispiace, assai.
Non ti piangerò, non ho neppure una foto per ricordarti; non c’è stato il tempo utile per farne una decente. Ma tanto eri brutto… che te ne frega!
Ho solo un rimprovero, invece: dovevi arrivare prima, coglione! Potevi goderti gli ultimi tempi della tua vita al caldo e nella comodità. Pazienza.
Comunque sei arrivato e dalla Reggia non te ne andrai più; hai già il tuo posto nel cimitero degli animaletti.
Sei riuscito a farmi commuovere lo stesso, ciao stronzo!

Comodo il divano, eh!?!

martedì 17 marzo 2015

LE NOSTRE FOTO (segnaletiche)

QUESTURA DI PERUGIA


NOME - MOLLY
SESSO - F (sterilizzata)
ETA' - Classe 2012  (Deceduta 6 maggio 2017)
RESIDENZA - Reggia di Monte Malbe
PROFESSIONE - Precaria a vita
MANTELLO - Grigio-bianco
OCCHI - Due (gialli)
ZAMPE - Quattro
CODA - SI (grigia)
CARATTERE - Estremamente socievole
INTERESSI - Tutto quello che il Capo fa nel bosco (non pensate male!)
SEGNI PARTICOLARI - Indiscreta (pensate pure male)