domenica 29 marzo 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO




NULLA E' COME SEMBRA...
di Umberto Dell'Eco
(e l'anonimo gattaro)
5a puntata



Presto che è tardi!
Il  numeroso pubblico (non pagante) ci incita e sollecita a pubblicare un altro capito del romanzo di Umberto Dell’Eco in collaborazione col misterioso gattaro.
E’ entrato in scena Andrea Rossi; ora non ce n’è più per nessuno!

5)
Mi avvicino al banco delle informazioni per chiedere del mio bagaglio.
Non c’è. Smarrito. Forse neppure caricato alla partenza. Si segnano il mio indirizzo e il numero di cellulare. Mi faranno sapere appena lo rintracceranno o come avviare la procedura per il rimborso assicurativo.
         vaffanculo!
Supero la dogana senza problemi e, mentre mi dirigo verso il bar per fare, finalmente, colazione sento chiamarmi.
- Andrea! Andrea!
Mi volto e scorgo ‘la biondina’ che avanza tra la folla per raggiungermi.
La osservo attentamente.
- Serena! - esclamo mentre mi raggiunge e mi abbraccia - Che fai qua?
- Ho saputo che arrivavi e sono venuta a prenderti. Ciao, Andrea! Che bello rivederti! - stampandomi un bacio sulla guancia sinistra.
Do un’occhiata panoramica nel vasto salone, poi le chiedo
 - E, Antonella dov’è?
- Ne parliamo dopo - fa con gli occhi bassi - prendi il tuo bagaglio e andiamocene.
dopo?
- Non ho il bagaglio. L’hanno smarrito non si sa dove. Ho solo questa borsa. Ho bisogno di un caffè e di fare colazione. Andiamo al bar.
Dopo aver addentato due cornetti dal sapore di spugna sintetica e un caffè da ospedale le ripeto la domanda.
- Dov’è Antonella?
- Non è potuta venire - risponde mesta.
-Sta male? - chiedo preoccupato.
- Sì! Cioè… no!
- Sì, no… che cazzo sta succedendo? 
- Usciamo dall’aeroporto. Ti spiego mentre fumi una sigaretta.
Appena fuori dal fabbricato dell’aeroporto la fermo.
- Aspetta! Ho una promessa da mantenere.
Mi chino a terra e bacio platealmente il patrio suolo.
- Non voli se ne ha così paura - mi sussurra un’ anziana donna passandomi a fianco.
Rimango interdetto a guardarla mentre si allontana col suo bagaglio.
ma vai in culo… va
Ma chinandomi a terra ho visto una cosa. Una monetina persa, abbandonata, 10 dorati centesimi di Euro. La raccolgo con il sorriso sulla bocca e la mostro a Serena.
- E’ un segno beneaugurante! -  esclamo.
- Devo dirti che la barba ti sta proprio bene! Ti fa più uomo - commenta Serena affettuosamente, cambiando discorso.
- Soprattutto mi nasconde le cicatrici - rispondo – Ma, dimmi piuttosto di Antonella. Perché non è potuta venire?
- Parliamo in auto, dai.
Arriviamo al parcheggio pluriplano dove è parcheggiata la sua auto. Una splendida Range Rover bianca, a benzina.
- Cazzo! - esclamo - Ti vanno bene gli affari con i gatti! Fai commercio con la Cina?
Serena sorride e risponde.
- Diciamo che è l’auto di rappresentanza. La uso pochissimo, è troppo ingombrante e mi ci sento a disagio, ma per fare qualche lungo spostamento è comodissima. Poi, questa, ha il cambio automatico.
Saliamo, mette in moto e parte.
- Antonella… - le ricordo.
- Non so come dirtelo… - risponde.
- Con parole tue, semplici, chiare e dirette.
- Antonella non è riuscita ad aspettarti, per più di un anno non ha avuto tue notizie.
- Non le poteva avere. Nessuno poteva avere mie notizie. Un anno d’inferno… - rispondo  mestamente - Significa che ha un altro?
- Si. 
- E… è una cosa seria? - chiedo con una punta di sarcasmo.
 - E’… è… incinta di 5 mesi.
- E’ una cosa seria -  replico sprofondando nel morbido sedile.
cancelliamo marito e padre e vaffanculo alla monetina!
- Posso fumare in auto? - chiedo mentre sento l’impellente bisogno di una massiccia dose di consolante nicotina.
- Preferirei di no, ma se ti aiuta…
- Fermati al prossimo Autogrill, per favore. Ho bisogno di un altro caffè, di una sigaretta e di rinfrescarmi il viso chiedo appena imbocca l’autostrada.
Dopo una decina di chilometri ci fermiamo.
Assecondo tutti i miei bisogni e, al bagno, trovo un’altra monetina a terra.
La guardo con sospetto, è una moneta da 1 Euro. Vinco la diffidenza e il pregiudizio, la raccolgo.
 vediamo se anche tu mi porti sfiga.
Risaliamo in auto e riprendiamo il viaggio di ritorno.
- Anche io ti devo dire qualcosa - le faccio - Riguardo a Ken.
- So già tutto - risponde tranquilla.
La guardo sospettoso.
- Io e Ken siamo rimasti in contatto con e-mail.
bastardo!
- Gliel’ho consigliato io di non dirti nulla - continua Serena.
- Almeno mi ha sollevato da una grossa incombenza. Sinceramente non sapevo come dirtelo.
- Ma come sta Ken? - domanda.
- Bene. Sembra che abbia trovato lo scopo della sua vita. Gli mancano solo i soldi per metterlo in atto.
- La scuola?
- Sì! E’ diventato il suo sogno, o meglio, il suo incubo. Vuole costruire questa scuola nel villaggio dove si è trasferito, in Amazzonia. All’estremo sud del Venezuela. Vuole pure comprare degli appezzamenti di foresta vergine per proteggerli.
- E’felice con quella donna?
- Sembrerebbe - sono telegrafico, non mi va di parlare della sua scelta che non condivido.
- Ma tu? -  ancora Serena - Cosa ti è successo laggiù?
- Di tutto.
- Racconta.
- Siamo andati là per un lavoro di intelligence. E per quasi due anni così è stato. Collaboravamo, con la complicità nascosta del governo locale, all’organizzazione di alcuni gruppi di guerriglia che operavano tra Colombia e Brasile. In poche parole organizzavamo la difesa delle piantagioni di coca - istintivamente mi accendo una sigaretta - 15 mesi fa andai in missione in zona per mediare i contrasti sorti tra i capi di due importanti gruppi di guerriglia. Il colpo di stato mi ha trovato là. In poche ore mi sono ritrovato in pieno territorio nemico, con l’esercito che mi dava la caccia insieme ad uno dei due gruppi di guerriglia. Un anno d’inferno, credimi. Mi sono unito al gruppo ribelle e insieme abbiamo cercato di raggiungere l’Ecuador. Ho rischiato la vita diverse volte, tre volte sono scampato alla cattura, ho beccato la sesta pallottola della mia vita, di striscio al braccio sinistro, per fortuna. Ho ucciso ancora, ma stavolta per difendermi. Ho visto massacrare e torturare uomini e donne,bruciare villaggi, sterminare il bestiame… ho visto l’inferno, credimi.
- Un’altra pallottola? Hai rischiato ancora la vita!
- Quello è stato il pericolo minore. La vita l’ho rischiata per la dissenteria e la febbre tropicale… non ti dico come mi ero ridotto. E, ti sembrerà strano, ma il pericolo maggiore è stato il morso di un ragno, al polpaccio. Una Phoneutria nigriventer. Mi ha salvato lo stregone di un villaggio, non so come, ma ancora sono sotto cura. Non so quanto tempo sono rimasto in stato comatoso, mi avevano dato per spacciato. Cazzo!
- Che succede?
- La medicina, le pillole che devo prendere! Erano dentro il trolley! Nel bagaglio a mano ne ho un blister avviato.
- Te le farai prescrivere dal medico.
- Giusto. Ecco in poche parole cosa mi è successo. Quando, dopo un anno la situazione si è normalizzata sono riuscito a tornare alla base. Un anno di fuga, senza poter comunicare con nessuno. Non ci si crede, nel XXI secolo!
- Tu, invece, cosa mi racconti di bello? - chiedo a Serena mentre il potente SUV scivola senza scossoni sull’asfalto dell’autostrada.
- Non saprei… - risponde.
- Non mi sembri molto dispiaciuta della scelta di Ken.
- Beh, ho avuto tempo per ammortizzarla. Poi, era una cosa impossibile fin dall’inizio.
- Ho notato che c’erano delle… incomprensioni.  aggiungo.
- Non è un discorso di incomprensioni, Andrea. Io mi sono suicidata sentimentalmente.
La guardo perplesso, non capisco.
- La mia storia con Giorgio non è finita… non finirà mai, finché continuerò a stare  a Carpaneta. Lì tutto sa di Giorgio, respiro Giorgio ogni mio attimo di vita a Carpaneta - continua - Ci ho riprovato, sai… ci ho riprovato ad avere una storia con un uomo. Ma ho fallito ancora. Non solo per colpa mia, è vero, ma Carpaneta mi condiziona. E Carpaneta oramai è la mia vita, la mia casa, e non posso tradirla per non so cosa.
Rimango ad ascoltarla in silenzio, un po’ la capisco, conosco gran parte della sua vita.
Facciamo un’ altra sosta per fare rifornimento di benzina, la Range, e di caffeina e nicotina, io.
- 120 Euro di benzina! Certo che non è un’auto per tutte le tasche - faccio appena ripartiti - A proposito, come sta la mia Range Rover? Perché non sei venuta con quella? Paura del cambio manuale? - sorridendo.
- C’è un piccolo problema. La tua Range Rover ha avuto un piccolo problema - mormora mentre mi si spegne il sorriso sulle labbra.
- Che problema?
- Poco dopo che sei partito l’hanno rubata, ora è sotto sequestro giudiziario.
- Allora l’hanno ritrovata! Meno male!… come sarebbe ‘sotto sequestro giudiziario’?
- L’hanno utilizzata per una rapina, ci hanno sfondato la vetrina di una gioielleria.
- Sfondato?
- Sì! Ora sta al deposito delle auto sequestrate. I danni sono ingenti, l’ho fatta vedere al mio meccanico, ha detto che non conviene ripararla.
- Sono pure senz’auto? Ma cazzo! Mi hanno fregato la donna, l’auto… portami indietro! Torno in Amazzonia.
cazzo sono tornato a fare in Italia? … a raccogliere merdose monetine?
-Per l’auto non ti preoccupare! Puoi prendere questa ogni volta che ti serve, io preferisco spostarmi con una delle Panda del “Progetto”.
Il viaggio prosegue in silenzio, non ho più tanta voglia di conversare, ma, mi accorgo di essere scortese. Provo a riallacciare la conversazione con Serena anche se, sinceramente, non so di cosa parlare.
- I gatti come stanno? - mi invento.
- Bene! Devi sapere che, in questi tre anni abbiamo fatto…
Diventa incontenibile, ho scatenato il ‘mostro’ che è in lei. Per una buona mezz’ora prosegue il suo monologo sull’attività di “Progetto Pogo” la Associazione/Fondazione/ONLUS , non ho capito bene, animalista, che Serena presiede e che si occupa del sostentamento e cura di gatti randagi e relativo contenimento del randagismo felino nel Centro Italia.
La interrompo solo quando vedo che allo svincolo non imbocca la rampa per il raccordo autostradale.
- Serena, hai sbagliato strada, dovevi andare a destra. Per andare a Migiana devi prendere  il raccordo.
- C’è un altro problema, Andrea…
problema? Stavolta neppure piccolo l’ha definito!
Chiudo gli occhi e con un filo di voce faccio - Illuminami…
Serena prende fiato - Dieci mesi fa c’è stato un terremoto. Un piccolo sisma, circoscritto, per fortuna. L’epicentro è stato localizzato tra Monte Tezio e Monte Malbe. Non ha fatto vittime e pochi danni, per fortuna.
- Ma… - la interrompo.
- Ma ha colpito duro proprio a Migiana - continua - E’crollato parte del tetto di casa tua, abbiamo dovuto evacuare anche la colonia dei gatti di tua zia, ma stanno tutti bene!
 sai che cazzo me ne frega dei gatti …
- In poche parole la tua casa è stata dichiarata inagibile. Ho già contattato un’impresa edile, anzi, si è fatta avanti da sola, un’azienda della famiglia Palmisano. Mi sono occupata io stessa di seguire la burocrazia, stabilire i lavori da fare e concordare i costi. In pochi mesi sarebbe tornato tutto come nuovo, ma…
- Ma… 
- Ma c’è stato un altro imprevisto. Sotto il tuo convento scorreva una vena d’acqua che alimentava il pozzo. Sembra che il sisma abbia deviato il suo corso. Il terreno si è impregnato di acqua ed è franato il muro di contenimento. Ora c’è da rivedere tutto il progetto di restauro insieme alla Soprintendenza ai Beni Culturali. La tua casa sta crollando.
- E ora? Che cazzo faccio ora?
- Non ti preoccupare. Per il momento vieni a Carpaneta, con me. Ti ho fatto preparare un appartamento nella casa-torre. Indipendente. Puoi fare quello ti pare, in piena autonomia.
- Sì, ma…
- Non ti preoccupare, ho detto. Sei mio ospite fino a quando casa tua non sarà rimessa a posto. Per un po’, Carpaneta sarà casa tua.
- Sì, grazie! Ma i soldi per rimetterla in sesto?
- Non ti preoccupare, ci stanno, ne parleremo - conclude.
la donna, l’auto e la casa, datemi una pistola…
anche il giardinaggio è andato…

- Forza ragazzi, ché ricomincia lo strazio!

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