sabato 31 maggio 2014

IL SOLARIUM LETTERARIO





VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
2a puntata




”Ce li spariamo un altro paio di capitoli prima dell’arrivo del Capo?” chiedo alla folla di auditori.
Un applauso decide per la prosecuzione della lettura.
Concedo comunque alcuni minuti di pausa per eventuali bisognini e per far incassare qualche soldo a ODOACRE e INTREPIDO.


CAPITOLO 4

Anticipo il mio arrivo alla pizzeria di una decina di minuti. Non si fanno aspettare le signore.
Ursula è già là, seduta al tavolo, che sgranocchia dei grissini.
-Sbrigati che ho una fame da lupi!, mi incita.
Appendo il cappotto nero su un attaccapanni e mi siedo.
In due minuti arriva il cameriere e se ne va con l’ordinazione.
-Dimmi, la esorto.
-Conosci le regole: a tavola niente lavoro. Prima si mangia.
che stronza
-Ma, cosa hai fatto? Ti vedo nervoso.
-Nulla. Solita discussione con Antonella.
-Discutete un po’ troppo spesso. Da quanto state insieme?
Faccio un lento calcolo mentale.
-Tre anni a Roma, una ventina di riposo e altri cinque, no! sei, qua a Perugia.
-In totale nove anni. Tanti, troppi per un fidanzamento. Poi, alla vostra età…
-Cos’è che non va nella nostra età?
Arriva un mastodontico piatto di patatine fritte.
-Maionese, per favore! chiedo al cameriere.
-Per me, ketchup, prosegue Ursula.
Veniamo subito accontentati.
-Allora… l’età? la incalzo.
-Siete grandi tutti e due: maggiorenni e vaccinati da un pezzo. E’ ora che prendiate la fatidica decisione.
-Sposarci? mentre lo dico vengo scosso da un brivido.
-Sposarvi o lasciarvi. Di solito funziona così.
-E cosa consiglierebbe questa donna navigata e dalla vita tumultuosa?
-Lasciarvi.
Sbarro gli occhi.
-Lasciarla? Perché?
-Non sono affari miei, ma visto che siamo in argomento. Secondo me ti opprime.
-In che senso?
-Pensa a tutte le cose che avresti potuto fare e che non hai fatto perché Antonella non voleva.
-Ma non si è mai opposta a nulla!
-Forse no. Ma ha sempre guidato le tue scelte dove faceva comodo a lei. Ultimo esempio: l’auto.
Rifletto qualche istante sulle sue parole.
-Mah… ribatto con poca convinzione.
-Secondo me meriti di meglio. Sei ancora giovane, poi, vedi tu…
Le pizze mi salvano dal continuare il discorso che stava diventando scomodo e troppo impegnativo.
non sono qui per parlare della mia vita sentimentale!
Con la bocca piena è meglio fare discorsi più leggeri.
Ursula mi legge nel pensiero.
-C’era un traffico della madonna, oggi, a Roma.
Fino al caffè si discute di amenità.
Ci spostiamo nel salottino dei fumatori e, dopo, averle acceso la sigaretta vado al dunque: -Allora?
-Da domani siamo in emergenza, mi illumina. -E’ stato segnalato il probabile arrivo di un presunto terrorista arabo, qua a Perugia.
???
-Cioè?
-Terrorista. Di quelli che mettono le bombe, hai presente?
-Sì, ma…
-La notizia viene da fonte certa; una cellula di Roma. La Digos e i Carabinieri ne devono stare fuori. I servizi israeliani ci dovranno un favore.
-Non ho capito.
-Stasera sei proprio fuori! Cazzo! Non mi far ripetere le cose. Neppure siamo in un ambiente protetto.
Annuisco: -Scusa.
-Domattina vi aspetto in ufficio alle 9 in punto. Lì potremo parlare liberamente. Ti ho voluto anticipare la notizia per farti bloccare tutti i lavori che hai in corso. E’ una precedenza assoluta.
Rimango ad osservarla con lo sguardo tra l’ebete e il perplesso.
-Hai capito, ora?
-Certo.
-Domattina alle 9, Zanzara l’avverto io.
-Bene. Poi? Qualcos’altro?
Stavolta lo sguardo perplesso è il suo.
-Del tipo? mi chiede.
-Ho mandato una nota informativa a Roma. Hai notizie?
-Ah… la sua risposta.
La vedo in imbarazzo. Il suo sguardo vaga sulle pareti del salottino in cerca di un qualcosa. Poi si fissa sulla riproduzione di una famosa natura morta e ci rimane.
-C’è qualcosa che dovrei sapere? proseguo.
-Lasciala perdere quell’indagine, ora.
-Motivo?
La vedo sospirare e riportare lo sguardo su di me..
-Per il capo non è interessante, risponde abbassando gli occhi.
Ci rimango male e se ne accorge.
-Secondo me era formulata male la richiesta, prosegue. -Qualche notizia in più ci sarebbe stata bene.
-Implicava che avevo fatto già indagini senza uno straccio di autorizzazione. Il culo, Ursula, è il mio.
-Ma è così che si fa. Cominci ad indagare e, quando ti trovi davanti ad un muro, richiedi l’autorizzazione. Ottenutala, scavalchi il muro con tutti i mezzi a disposizione, fregandotene delle conseguenze: il culo è protetto.
Blocco un cameriere e gli ordino due cognac.
-Ho fatto esattamente così. Ora ho davanti il muro, mi serve l’autorizzazione.
Ursula afferra la sua borsa, non è una Luis Vuitton, la apre e ne estrae una palla di carta bianca. Me la porge.
-Trai tu le conclusioni, dice.
La prendo, la scartoccio e ne escono fuori due fogli che stendo sul tavolino.
Li occulto appena arriva il cameriere con i cognac.
Una rapida occhiata.
la mia richiesta! neppure è stata protocollata…
-Perché? chiedo con una punta di rabbia repressa.
-”Non abbiamo tempo da perdere a controllare quello che fanno i nostri fratelli dei Servizi Militari. Siamo pagati per proteggere lo Stato da altri pericoli!” Così mi ha risposto il generale.
-Quello stronzo!
-Modera i termini: è il nostro capo.
-Il vice, ancora. Zancrì cosa ha detto?
-Nulla: è in ferie. Appena torna è in pensione. E fino a quando la politica non decide, il generale è il capo a tutti gli effetti, il logico ragionamento.
-Già! Un generale dei Carabinieri a capo dei Servizi Informativi Governativi, non ti sembra un conflitto di interessi?
-A me non importa. Mi interessa solo chiudere con successo l’emergenza.
Accuso il colpo: trombato a stomaco pieno.
Butto giù il cognac tutto di un fiato, come un alcolista.
-Mi spiace, Andrea…
eccola ha assunto il tono materno: mi chiama per nome
-Se vuoi un consiglio, continua a lavorarci sopra. Aspetta che il generale passi ad altro incarico – è una questione di mesi – e riproponi il tutto al successore, sempre che, ancora, valga la pena di indagare sulla cosa, prosegue.
-Secondo te non vale la pena di capire perché un civile è controllato dai Servizi Militari? Prova tu a indagare su un militare; vedrai che casino alzerebbero i SIM!
-Hai perfettamente ragione, ma le cose, ora, stanno così, sorseggia con calma il suo cognac.
-Visto che siamo in argomento, dimmi cosa hai scoperto.
-E’ una cosa lunga e contorta: se vuoi, ti faccio una relazione scritta.
-No! Manca l’autorizzazione all’indagine: niente scritti. Parla.
-E’ successo un mese fa. Ero andato alla “Luna”, quel locale per checche e lesbiche a parlare con Marta, la mia informatrice…
-Quella stangona?
-Esatto. Ma è un trans. Dirige una piccola rete di prostituzione, volevo informazioni su quella colombiana che è sparita nel nulla.
-Ricordo; le stavamo dietro.
-Sì. Sono stato fermato una biondina che mi ha salutato per nome. Non ricordavo di conoscerla, mi ha aiutato lei. “Sono Agata, ti ricordi? Ci siamo conosciuti a Roma. Anche tu in missione qua a Perugia?” ha detto.
Ursula aggrotta le sopracciglia.
-Agata lavora nei SIM, chiarisco. -Non sapeva che ne fossi uscito. Con ingenuità mi ha rivelato di essere in missione a Perugia. Volevo saperne di più, ma ho preferito lasciare perdere per non insospettirla. Non le ho detto che sono nei SIG. Ci siamo salutati e lei se ne’è andata, mano nella mano, con una sventolona mora.
-Lesbiche?
-Credo proprio di sì. La mora mi ha incuriosito. Ho chiesto qualche informazione a Marta.
-Anche la mora è un trans?
-No, perlomeno non ho capito bene. E’ la donna di Agata ma anche l’amante di un certo Giorgio. Non ho fatto altre domande per non insospettirla, sono amiche. Marta mi ha rivelato che si chiama Domiziana, ha un centro massaggi a Perugia ed è stata lei a passarle la scuderia di trans e squillo che dirige.
-Perché?
-Non lo so, ma è successo un paio di anni fa. Allora mi sono messo a raccogliere notizie su Agata e ho trovato qualcosa. Tre anni fa è stata distaccata da Pescara qua a Perugia. E’ inquadrata nel Corpo Forestale dello Stato e fa l’angelo protettore.
-Dove hai preso queste informazioni?
-Nel posto più logico: gli archivi informatici dei SIM.
-Ma sei stupido? Ti rendi conto cosa sarebbe successo se ti avessero scoperto?
-Non sottovalutare le doti di Zanzara. E’ in gamba: entra, fruga dove le pare ed esce senza essere notata. Ha un futuro quella ragazza, non per niente l’ho scelta io.
-Tutto va bene, finché va bene. Se fate una cappella vi stroncano, lo sapete?
Fermo il cameriere per un secondo cognac, il primo non me lo sono gustato.
-Hai intenzione di diventare etilista? chiede Ursula rifiutando il bis.
-No. Ora apri le orecchie che viene il bello.
-Dimmi.
-Nel ruolino di Agata ho notato una gita a Venezia alcuni giorni prima di venire trasferita a Perugia. Due giorni, pochi per un corso: era una missione. Sono andato a vedere la nota spese. Esagerata per una persona sola. Infatti nella contabilità c’era un collegamento. Francesca Coletti, capitano dei Carabinieri, l’ha accompagnata a Venezia. Dopo pochi giorni anche lei è stata trasferita a Perugia, ora comanda la stazione di Borgo San Lorenzo.
-Due ne hanno trasferite? Una missione complicata, ma ancora non vedo il nesso con la tua richiesta di indagine.
-Sono andato a scavare nella vita privata della Coletti e ho scoperto che, di recente, ha avuto una storia sentimentale con Giorgio Gaddi, il mio indagato. Ho saputo pure che la Coletti ha troncato, senza apparente motivo, la relazione.
-Tutto qua? Per un flirt mi scateni tutto ‘sto casino?
Arriva il cognac, ne verso un goccio nel bicchiere vuoto di Ursula.
-Non mi va di bere da solo, giustifico. -Aspetta! Te l’ho detto che è una cosa complicata. Ancora Giorgio Gaddi manco l’avevo preso in considerazione. Una sera riparlo con Marta…
-Ma stai sempre in quel locale, tu? Se lo viene a sapere la tua bella…
-Sss… per carità! Mentre stiamo parlando si avvicina la sventolona, Domiziana. Mi saluta, per educazione, non mi conosce e scambia quattro rapide battute con Marta. Devono rimandare un appuntamento: sabato sera è a cena da Giorgio e c’è pure la sua amica Silvia. Sai come sono le donne. Appena Domiziana si è allontanata, Marta mi ha raccontato che Silvia non è altro che Silvia Pisani ed era la fidanzata di Giorgio Gaddi.
-Silvia Pisani? Quella Silvia Pisani? L’avvocato più famoso d’Italia? mi interrompe.
-Esatto. L’avvocato Silvia Pisani. Ma la cosa che mi colpito è stato il cognome del fidanzato: Gaddi, Giorgio Gaddi, per la precisione. Ho raccolto qualche altra informazione senza chiedere nulla a Marta, poi ho cominciato a mettere a posto i pezzi del puzzle.
-Non ti seguo.
-Francesca Coletti ha avuto una storia con Giorgio Gaddi, che è l’amante di Domiziana…
-Ecco il poco apparente motivo per cui la Coletti ha piantato il tuo inquisito!
-Forse.
Un sorso di cognac e una sigaretta per proseguire nel racconto delle mie scoperte.
-Il triangolo della morte: Francesca Coletti, Domiziana, l’avvocato Silvia Pisani, tutte collegate con questo Giorgio Gaddi. Ho deciso di spostare il tiro su di lui, non so perché. Forse l’istinto. Vengo a scoprire che è un pensionato…
-Un pensionato?
-Sì! Ma un pensionato di 41 anni: cause di servizio. Era nei Vigili del Fuoco. In rete ho trovato delle sue foto pubblicate su un giornale scandalistico quando stava insieme alla Pisani. Sembra un montanaro: barba lunga, mimetica e scarponi infangati, un rudere di fuoristrada, ma ha una casa, anzi una specie di castello, con una vasta tenuta dove abita. Il posto si chiama Carpaneta, l’ho localizzato sulle mappe: nel buco del culo del mondo, mi interrompo per spegnere la cicca.
-Continua, il commento interessato di Ursula.
Devo trasmetterle la certezza della mia sensazione: questa è un’indagine che merita di essere svolta con tutti i mezzi possibili.
voglio il suo appoggio incondizionato
-In rete, tranne le foto citate, non ho trovato altro. Sono andato a Borgo San Lorenzo, il paese più vicino a Carpaneta, a raccogliere qualche informazione sul campo su Giorgio Gaddi. Ho fatto il giro dei pochi esercizi commerciali: due bar, la farmacia, il distributore, il giornalaio e il negozio di fiori, tenendomi ben lontano dalla stazione dei Carabinieri.
-Perché?
-Sono sicuro di non conoscere questa Francesca Coletti, ma non del contrario. Dalla fioraia ho trovato soddisfazione. Mi ha parlato a lungo di questo Giorgio, lo considera uno scemo e un poco di buono. E’ pieno di soldi, ereditati dal padre: appartamenti a Perugia, la famosa tenuta col castello e ancora possiede quote del supermercato di San Lorenzo. E’ un donnaiolo, se la faceva con l’avvocato di Genova, con la Carabiniera e pure con la farmacista, ma questo deve rimanere un segreto. In pratica ne sono uscito con un quadro altamente negativo del soggetto, ma senza nulla di interessante.
-Negli schedari? domanda.
-Nulla. Polizia, Digos e Carabinieri manco sanno che esiste.
-Per me hai preso un abbaglio.
-Aspetta!
Con molta calma e riflessione mi accendo l’ennesima sigaretta, avrei voglia di bere qualcos’altro ma rinuncio. Osservo una vecchia stampa pubblicitaria sulla parete del salottino. Amaro Cora: chissà se ancora lo producono.
-Sono andato a fare un giro al supermercato. Sull’insegna esterna c’è scritto “GADDI SUPERMERCATI” ma lo scontrino riporta un’altra ragione sociale: Hellifin srl.
Ho cercato questa Hellifin srl in rete, alla Camera di Commercio e negli archivi informatici, tramite Zanzara. Ecco il risultato.
Estraggo dal portafogli una pagina di un blocnotes.
-La Hellifin srl ha un notevole capitale sociale, quattro reti di supermercati in tutta Italia e sta facendo nuove, importanti, acquisizioni. E’ una costola della Coresafin S.p.A. Una delle finanziarie della famiglia Palmisano. Negli archivi della Guardia di Finanza c’ è un fascicolo aperto sulla Hellifin: stanno indagando per riciclaggio di denaro sporco.
-Famiglia Palmisano? domanda ancora.
-Quella famiglia Palmisano: i mafiosi. Giorgio Gaddi è in combutta con loro.
-Interessante… Ma i SIM cosa c’entrano?
-Domanda pertinente. La Hellifin srl ha sede sociale a Genova: chi sta a Genova?
-L’avvocato Silvia Pisani.
-La sede della Hellifin è allo stesso indirizzo del suo studio. Ho cominciato a rovistare nella vita di Silvia Pisani e qualcosa ne è uscito.
Ursula non resiste. Chiama il cameriere e si fa portare un calice di vino bianco.
Ne chiedo uno anche per me.
-Gli stessi giorni che Agata e la Coletti sono state a Venezia c’era pure Silvia Pisani: si sono incontrate.
-Perché?
-Ecco il muro: non lo so. Ma sospetto che l’argomento di discussione sia stato Giorgio Gaddi.
-Debole, la sua osservazione.
Il cameriere ci appoggia i calici sul tavolinetto, prende il posacenere sporco e lo sostituisce con uno pulito.
-Ho fatto mettere sotto controllo il computer di Gaddi da Zanzara: ci stiamo dentro. I risultati sono scarsi, si collega solo con forum di appassionati di metal detector, di trenini elettrici e siti pornografici.
-Metal detector, trenini elettrici e siti pornografici? è stupita.
-Prima o poi un passo falso lo farà. Pensavo di contattarlo personalmente tra qualche giorno.
-Con che scusa?
-Trenini elettrici. Mi fingerò un appassionato, Zanzara sta raccattando informazioni in rete. Dovrò solo studiare un po’.
-Ma siamo ancora lontani dall’obiettivo, replica.
-No, aspetta. Ho indagato anche sull’amante di Gaddi, la sventolona Domiziana. E’ slovena, da diversi anni qua a Perugia ed è la migliore amica di Silvia Pisani…
-Così amica che magari le scopava pure l’uomo mentre lei era assente!
-Altro pettegolezzo: sembra che il triangolo avesse la benedizione di Silvia Pisani, ma non è questo che ci interessa. Domiziana Knetz, slovena. Indovina dove ho trovato informazioni su di lei?
-Lo ignoro.
-Nei nostri archivi. I SIG hanno un fascicolo su di lei.
Ursula sbarra gli occhi.
-Vecchia conoscenza. Due anni fa. Il casino di Orte: ricordi?
-Mmm Certo! Due morti per overdose, un politico e il figlio di un industriale dopo un festino a base di sesso e cocaina. I nostri hanno ripulito bene.
-La cocaina l’avevano portata i trans e i trans erano della scuderia di Domiziana.
-Come ha fatto a salvarsi?
-Un rapporto, non ne conosco il contenuto, di Francesca Coletti l’ha salvata. Ha dovuto solo cedere la scuderia e chiudere bottega. A quei tempi Giorgio Gaddi filava con la Coletti.
Mi guarda perplessa, forse si è persa qualche passaggio.
-Ti riassumo il tutto: Agata e il capitano Coletti sono a Perugia come angeli protettivi. Domiziana Knetz, Silvia Pisani, Francesca Coletti e i supermercati della famiglia Palmisano sono tutte catene unite ad un unico anello. Giorgio Gaddi è l’anello di giunzione!»
-Sì. Ma cosa c’entrano i SIM?
-C’è qualcos’altro sotto. Qualcosa di grosso che riguarda Giorgio Gaddi. I SIM lo stanno proteggendo. Dobbiamo scoprire il perché.
-Mi è venuto il mal di testa.
bevi meno che non lo reggi
-E non è colpa dell’alcool, prosegue. -Tu ora fermati. Passata l’emergenza continua a raccogliere informazioni e fai rapporto, solo ed esclusivamente, a me. Fino a nuovo ordine ho mantenuto la responsabilità ad interim per la zona. Quando a Roma si saranno sistemate le poltrone torneremo alla carica.
ora parla al plurale?
-Se i SIM stanno giocando sporco e ci nascondono qualcosa lo dobbiamo sapere: potrebbe essere un’ottima merce di scambio.
-E cosa ci vorresti scambiare?
-Per me, vedremo. Per te… il posto da responsabile.
mi piace!
-Ora, prosegue, -si va a nanna. Domani vi voglio tutti svegli e arzilli.
-Obbedisco.

CAPITOLO 5


La notte non dormo un cazzo. Un turbine di pensieri affolla la mente.
Cosa mai si nasconderà dietro Giorgio Gaddi?
Come arrivare a scoprirlo?
E, soprattutto:
Come dire ad Antonella che non sono stato (ancora) promosso?
La mattina ho gli occhi gonfi e un pesante mal di testa a causa dell’alcol ma, alle 9,00, sono puntuale all’appuntamento.
Il nostro ufficio sta a Colle San Giovanni, alla periferia sud di Perugia. Un trilocale con doppi servizi, ben arredato, in un grosso condominio. Figura come una società che sviluppa videogiochi, buona copertura per tutta l’attrezzatura tecnologica che ci sta dentro. E’ la casa e bottega di Zanzara, al secolo Claudia Rondi, venticinquenne pazza e scriteriata con precedenti per spaccio e prostituzione. Ma è una maga. Una maga col computer, si infila ovunque e sottrae informazioni che servono al nostro lavoro.
Spacciatrice, puttana e hacker: come non assumerla!
Che io sappia ha smesso di spacciare, oramai campa con il suo lauto stipendio e non ha spese per la casa. Ha smesso pure di darla via a tutti, con mio rammarico.
Quando arrivo le trovo là, a bere caffè. Zanzara ne fa uno anche a me e, appena accesa la sigaretta, Ursula comincia ad illustrarci la situazione.
-E’ previsto l’arrivo di un presunto terrorista libanese. La fonte è certa. A Roma hanno già allertato una squadra speciale. Appena avranno la conferma del suo arrivo a Perugia la squadra arriverà e dovremo fornirle l’ufficio come base d’appoggio.
-Significa che devo mettere altri letti o verranno tutti nel mio? la interrompe Zanzara.
-Non lo so. Non ho i dettagli dell’operazione. So solo che verranno qua prima di colpire.
-Magnifico! ancora Zanzara. -Un paio di killer in giro per casa è quello che mi mancava.
-La casa è tua, sottolinea Ursula, -ma l’ufficio è dei SIG. Ricordalo.
Zanzara fa un gesto di resa con la mano  destra e, in quel momento, squilla il telefonino di Ursula.
-Ursula. Sì?
Passano pochi secondi, Ursula dice “Ok” e chiude la comunicazione.
-Oggi alle 16,00 sono qua. Vi aspetto.
Non aggiunge altro, non sopporta l’ironia e le battute di Zanzara. Ci saluta e se ne va.
Rimaniamo a guardarci perplessi, senza proferire parola. Ancora un caffè e un’altra sigaretta. E’ Zanzara a rompere gli indugi.
-Non mi piace, commenta.
-Cosa?
-Fare da affittacamere, risponde mentre smanetta con la tastiera. -Poi, non capisco una cosa.
-Quale?
-Questi vengono qua a fare i terminatori e non solo si annunciano, ma si fanno pure vedere in volto. Non solo, prosegue, -bruciano anche il nostro ufficio. Se qualcosa va storto siamo col culo per terra. Che cazzo si fumano su alle pianificazioni?
-Anche a me sembra strano, le confermo. -Poi avverto come una puzza di…
-… merda, conclude Zanzara.
-Esatto.
-Sarà mica una simulazione? Uno di quei test per vedere se la nostra unità è efficiente?
-Bah… comunque è una faccenda strana. Staremo a vedere, le rispondo. -Novità sull’altro fronte?
-Nulla. Ha solo visto un paio di video di doppie penetrazioni.
-E i treni svizzeri?
-Ho delegato, risponde continuando a pestare la tastiera del computer.
-Delegato? A chi? replico allarmato.
-Ken.
-Tu sei pazza! Te lo immagini cosa succede se lo viene a sapere Ursula?
-Già… se invece vede che raccolgo materiale sui modellini dei trenini elettrici svizzeri di epoca… controlla tra i suoi innumerevoli post-it appiccicati ovunque -…tre. Epoca tre.
Alza gli occhi verso me e prosegue: -Credi che se Ursula vedesse che mi diletto coi trenini elettrici non chiederebbe spiegazioni?
-A proposito, continua, -sa già qualcosa su quello che stai facendo?
-Qualcosa. Ma non tutto. Appena gli intrusi se ne saranno andati abbiamo carta bianca, le spiego. -Ora, tira fuori quel tuo cazzo di Ken da questa storia. E non provare più a metterlo in mezzo.
-Ricevuto, replica mentre prosegue il suo orgasmo con la tastiera.
Per placare il principio di incazzatura mi accendo un’altra sigaretta.
Ken è l’uomo di Zanzara. Non lo conosco personalmente ma so un mucchio di cose su lui. La fonte –logico- è Zanzara stessa. So che è un hacker a livello internazionale. Ricercato a livello internazionale per i casini che ha combinato in rete. Non ho visto mai sue foto e non so neppure quale sia il suo vero nome: un perfetto latitante. Zanzara mi ha detto che vive in un rudere di casolare in culo al mondo, quasi mai esce di casa e non va a fare spese dove ci sono telecamere di videosorveglianza. Qualche volta dubito persino che esista.
-Fumi troppo, l’osservazione di Zanzara. -Qualche problema?
-Antonella è partita per il corso da inviato speciale, rispondo.
-Intendi suicidarti?
-Ti sta sulle palle, lo so. E’ inutile che fai sarcasmo ogni volta la nomino.
-Di Antonella non me ne frega nulla. Mi disgusta solo di come si comporta con te.
è una congiura
-Zanzara? le dico.
-Sì!
-Fatti i cazzi tuoi!
Riprendo il mio cappotto e mi incammino verso l’uscita.
-E tira via Ken dall’indagine, aggiungo.
Mentre sto uscendo, prima di chiudere il portoncino blindato, mi blocco. Faccio un paio di passi dentro l’appartamento e le domando: -Perché Ken si chiama così?
-Hai presente Ken Parker? risponde.
-No. E’ un attore?
-Ignorante. E’ il personaggio di un fumetto, puntualizza. -Faresti meglio ad occuparti della cultura reale, invece di collezionare inutili lauree.
Esco sbattendo la porta, non è la mia giornata.

Appena in tempo!
Sentiamo il rumore della sgangherata Panda del Capo che impegna la curva prima della Colonia.
Fuggi fuggi generale di tutti gli ospiti, INTREPIDO nasconde un involto ben protetto dal cellophane dentro la cavità di una radice di un vecchio castagno e ODOACRE sbaracca il suo banchetto in un lampo lasciando a terra i resti avanzati della porchetta.
LILLA, la cagnolina del contadino, li sbrana con pochi, fulminei, morsi.
Solo PIANPIANO, il bradipo solitario di Monte Malbe, si rifugia, con estrema lentezza, sulla cima di un pino.

E dopo la lettura, il meritato pasto!

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

"Solo me ne vò per la città...

venerdì 30 maggio 2014

CAT'S STORY


PIMPI

PIMPI ovvero la micia timida, discreta e riservata, che vive praticamente nell’ombra; infatti è cieca.
Ma non è colpa sua; nessun incidente o infortunio maneggiando sostanze pericolose, solo una lenta, ma inesorabile, atrofizzazione del nervo ottico di tutti e due i globi oculari.
Una micia trasversale: ha attraversato un lungo periodo alla Colonia Vecchia, uno breve a quella Nuova e dall’ottobre 2011 è stata trasferita alla Reggia, visto il deficit che le sarebbe stato fatale nel bosco.
Non crediate che la vita da gatti non vedenti sia un calvario!
PIMPI si muove con agilità in tutto il piano superiore della Reggia (si è sempre rifiutata di scendere le scale per approdare a quello inferiore, ed è meglio così), gioca da sola o con gli altri gatti disponibili, è affamata di coccole e vive perennemente sopra la mia scrivania, dopo aver sfrattato PERICLE.
Certo, di piccole attenzioni bisogna farsene carico, tipo non lasciare finestre aperte in ambienti in cui lei può transitare ed evitare di spostare continuamente il mobilio o crearle nuovi e imprevisti ostacoli nei suoi percorsi abituali.
La sua storia è comune a quasi tutti I Gatti di Monte Malbe.
Fu abbandonata a fine estate 2006 alla Colonia Vecchia insieme alla sorellina, quasi gemella, PIMPILLINA.
La sorellina riuscì a fratturarsi una zampetta quasi subito, fu medicata e bendata e la vista di una micetta di pochi mesi, in quelle condizioni, intenerì una signora che si propose per l’adozione. Provai ad affibbiargliele tutte e due, ma non ci riuscii.
PIMPI non prese bene il fatto di essere rimasta sola, benché la Colonia pullulasse di coetanei abbandonati, e formò così il suo carattere schivo, ma estremamente sociale con gli umani (che conosce).
Grazie a questa sua caratteristica superò con successo il buio periodo della Crociata Antifelina indetta dal piccolo inutile frate e si trasferì con i sopravvissuti alla Colonia Nuova.
Sempre presente al pasto pomeridiano senza dormire nella casetta di legno; si era creata una tana nella cavità delle radici di un vecchio castagno abbattuto, proprio sotto alla Colonia.
Mi accorsi quasi per caso che aveva dei problemi alla vista, qualche volta urtava dei colleghi fermi nella sua traiettoria e una volta, spaventata da un rumore cozzò contro un secchio che avevo appoggiato a terra.
Cominciai allora a scrutarne attentamente il comportamento e mi accorsi che PIMPI aveva tracciato una specie di sentiero dalla sua tana alla Colonia e lo percorreva sempre, all’andata e al ritorno.
Forte della precedente esperienza con SILVESTRINA inquadrai subito il problema e la portai dal veterinario specialista oftalmologo.
“Solo un occhio è quasi sano, ma la malattia è degenerativa” il responso.
Da quel pomeriggio PIMPI prese possesso del salone del piano superiore della Reggia, dove ancora passa le sue giornate da invalida aspettando le grattatine alla pancia.

PIMPI alla Colonia Vecchia - luglio 2007

PIMPI alla Reggia - agosto 2013


VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

GATTI IN SCATOLA