VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
2a puntata
”Ce li spariamo un altro paio di capitoli prima dell’arrivo
del Capo?” chiedo alla folla di auditori.
Un applauso decide per la prosecuzione della lettura.
Concedo comunque alcuni minuti di pausa per eventuali
bisognini e per far incassare qualche soldo a ODOACRE e INTREPIDO.
CAPITOLO 4
Anticipo il mio arrivo
alla pizzeria di una decina di minuti. Non si fanno aspettare le signore.
Ursula è già là, seduta
al tavolo, che sgranocchia dei grissini.
-Sbrigati che ho una
fame da lupi!, mi incita.
Appendo il cappotto
nero su un attaccapanni e mi siedo.
In due minuti arriva il
cameriere e se ne va con l’ordinazione.
-Dimmi, la esorto.
-Conosci le regole: a
tavola niente lavoro. Prima si mangia.
che stronza
-Ma, cosa hai fatto? Ti
vedo nervoso.
-Nulla. Solita
discussione con Antonella.
-Discutete un po’
troppo spesso. Da quanto state insieme?
Faccio un lento calcolo
mentale.
-Tre anni a Roma, una
ventina di riposo e altri cinque, no! sei, qua a Perugia.
-In totale nove anni.
Tanti, troppi per un fidanzamento. Poi, alla vostra età…
-Cos’è che non va nella
nostra età?
Arriva un mastodontico
piatto di patatine fritte.
-Maionese, per favore!
chiedo al cameriere.
-Per me, ketchup,
prosegue Ursula.
Veniamo subito
accontentati.
-Allora… l’età? la
incalzo.
-Siete grandi tutti e
due: maggiorenni e vaccinati da un pezzo. E’ ora che prendiate la fatidica
decisione.
-Sposarci? mentre lo
dico vengo scosso da un brivido.
-Sposarvi o lasciarvi.
Di solito funziona così.
-E cosa consiglierebbe
questa donna navigata e dalla vita tumultuosa?
-Lasciarvi.
Sbarro gli occhi.
-Lasciarla? Perché?
-Non sono affari miei,
ma visto che siamo in argomento. Secondo me ti opprime.
-In che senso?
-Pensa a tutte le cose
che avresti potuto fare e che non hai fatto perché Antonella non voleva.
-Ma non si è mai
opposta a nulla!
-Forse no. Ma ha sempre
guidato le tue scelte dove faceva comodo a lei. Ultimo esempio: l’auto.
Rifletto qualche
istante sulle sue parole.
-Mah… ribatto con poca
convinzione.
-Secondo me meriti di
meglio. Sei ancora giovane, poi, vedi tu…
Le pizze mi salvano dal
continuare il discorso che stava diventando scomodo e troppo impegnativo.
non sono qui per parlare della mia vita sentimentale!
Con la bocca piena è
meglio fare discorsi più leggeri.
Ursula mi legge nel
pensiero.
-C’era un traffico
della madonna, oggi, a Roma.
Fino al caffè si
discute di amenità.
Ci spostiamo nel
salottino dei fumatori e, dopo, averle acceso la sigaretta vado al dunque:
-Allora?
-Da domani siamo in
emergenza, mi illumina. -E’ stato segnalato il probabile arrivo di un presunto
terrorista arabo, qua a Perugia.
???
-Cioè?
-Terrorista. Di quelli
che mettono le bombe, hai presente?
-Sì, ma…
-La notizia viene da
fonte certa; una cellula di Roma. La Digos e i Carabinieri ne devono stare
fuori. I servizi israeliani ci dovranno un favore.
-Non ho capito.
-Stasera sei proprio
fuori! Cazzo! Non mi far ripetere le cose. Neppure siamo in un ambiente
protetto.
Annuisco: -Scusa.
-Domattina vi aspetto
in ufficio alle 9 in punto. Lì potremo parlare liberamente. Ti ho voluto
anticipare la notizia per farti bloccare tutti i lavori che hai in corso. E’
una precedenza assoluta.
Rimango ad osservarla
con lo sguardo tra l’ebete e il perplesso.
-Hai capito, ora?
-Certo.
-Domattina alle 9,
Zanzara l’avverto io.
-Bene. Poi?
Qualcos’altro?
Stavolta lo sguardo
perplesso è il suo.
-Del tipo? mi chiede.
-Ho mandato una nota
informativa a Roma. Hai notizie?
-Ah… la sua risposta.
La vedo in imbarazzo.
Il suo sguardo vaga sulle pareti del salottino in cerca di un qualcosa. Poi si
fissa sulla riproduzione di una famosa natura morta e ci rimane.
-C’è qualcosa che
dovrei sapere? proseguo.
-Lasciala perdere
quell’indagine, ora.
-Motivo?
La vedo sospirare e
riportare lo sguardo su di me..
-Per il capo non è
interessante, risponde abbassando gli occhi.
Ci rimango male e se ne
accorge.
-Secondo me era
formulata male la richiesta, prosegue. -Qualche notizia in più ci sarebbe stata
bene.
-Implicava che avevo fatto
già indagini senza uno straccio di autorizzazione. Il culo, Ursula, è il mio.
-Ma è così che si fa.
Cominci ad indagare e, quando ti trovi davanti ad un muro, richiedi
l’autorizzazione. Ottenutala, scavalchi il muro con tutti i mezzi a
disposizione, fregandotene delle conseguenze: il culo è protetto.
Blocco un cameriere e
gli ordino due cognac.
-Ho fatto esattamente
così. Ora ho davanti il muro, mi serve l’autorizzazione.
Ursula afferra la sua
borsa, non è una Luis Vuitton, la apre e ne estrae una palla di carta bianca.
Me la porge.
-Trai tu le
conclusioni, dice.
La prendo, la
scartoccio e ne escono fuori due fogli che stendo sul tavolino.
Li occulto appena
arriva il cameriere con i cognac.
Una rapida occhiata.
la mia richiesta! neppure è stata protocollata…
-Perché? chiedo con una
punta di rabbia repressa.
-”Non abbiamo tempo da
perdere a controllare quello che fanno i nostri fratelli dei Servizi Militari.
Siamo pagati per proteggere lo Stato da altri pericoli!” Così mi ha risposto il
generale.
-Quello stronzo!
-Modera i termini: è il
nostro capo.
-Il vice, ancora.
Zancrì cosa ha detto?
-Nulla: è in ferie.
Appena torna è in pensione. E fino a quando la politica non decide, il generale
è il capo a tutti gli effetti, il logico ragionamento.
-Già! Un generale dei
Carabinieri a capo dei Servizi Informativi Governativi, non ti sembra un
conflitto di interessi?
-A me non importa. Mi
interessa solo chiudere con successo l’emergenza.
Accuso il colpo:
trombato a stomaco pieno.
Butto giù il cognac
tutto di un fiato, come un alcolista.
-Mi spiace, Andrea…
eccola ha assunto il tono materno: mi chiama per nome
-Se vuoi un consiglio,
continua a lavorarci sopra. Aspetta che il generale passi ad altro incarico – è
una questione di mesi – e riproponi il tutto al successore, sempre che, ancora,
valga la pena di indagare sulla cosa, prosegue.
-Secondo te non vale la
pena di capire perché un civile è controllato dai Servizi Militari? Prova tu a
indagare su un militare; vedrai che casino alzerebbero i SIM!
-Hai perfettamente
ragione, ma le cose, ora, stanno così, sorseggia con calma il suo cognac.
-Visto che siamo in
argomento, dimmi cosa hai scoperto.
-E’ una cosa lunga e
contorta: se vuoi, ti faccio una relazione scritta.
-No! Manca
l’autorizzazione all’indagine: niente scritti. Parla.
-E’ successo un mese
fa. Ero andato alla “Luna”, quel locale per checche e lesbiche a parlare con
Marta, la mia informatrice…
-Quella stangona?
-Esatto. Ma è un trans.
Dirige una piccola rete di prostituzione, volevo informazioni su quella colombiana
che è sparita nel nulla.
-Ricordo; le stavamo
dietro.
-Sì. Sono stato fermato
una biondina che mi ha salutato per nome. Non ricordavo di conoscerla, mi ha
aiutato lei. “Sono Agata, ti ricordi? Ci siamo conosciuti a Roma. Anche tu in
missione qua a Perugia?” ha detto.
Ursula aggrotta le
sopracciglia.
-Agata lavora nei SIM,
chiarisco. -Non sapeva che ne fossi uscito. Con ingenuità mi ha rivelato di
essere in missione a Perugia. Volevo saperne di più, ma ho preferito lasciare
perdere per non insospettirla. Non le ho detto che sono nei SIG. Ci siamo
salutati e lei se ne’è andata, mano nella mano, con una sventolona mora.
-Lesbiche?
-Credo proprio di sì.
La mora mi ha incuriosito. Ho chiesto qualche informazione a Marta.
-Anche la mora è un
trans?
-No, perlomeno non ho
capito bene. E’ la donna di Agata ma anche l’amante di un certo Giorgio. Non ho
fatto altre domande per non insospettirla, sono amiche. Marta mi ha rivelato
che si chiama Domiziana, ha un centro massaggi a Perugia ed è stata lei a
passarle la scuderia di trans e squillo che dirige.
-Perché?
-Non lo so, ma è
successo un paio di anni fa. Allora mi sono messo a raccogliere notizie su
Agata e ho trovato qualcosa. Tre anni fa è stata distaccata da Pescara qua a
Perugia. E’ inquadrata nel Corpo Forestale dello Stato e fa l’angelo protettore.
-Dove hai preso queste
informazioni?
-Nel posto più logico:
gli archivi informatici dei SIM.
-Ma sei stupido? Ti
rendi conto cosa sarebbe successo se ti avessero scoperto?
-Non sottovalutare le
doti di Zanzara. E’ in gamba: entra, fruga dove le pare ed esce senza essere
notata. Ha un futuro quella ragazza, non per niente l’ho scelta io.
-Tutto va bene, finché
va bene. Se fate una cappella vi stroncano, lo sapete?
Fermo il cameriere per
un secondo cognac, il primo non me lo sono gustato.
-Hai intenzione di
diventare etilista? chiede Ursula rifiutando il bis.
-No. Ora apri le
orecchie che viene il bello.
-Dimmi.
-Nel ruolino di Agata
ho notato una gita a Venezia alcuni
giorni prima di venire trasferita a Perugia. Due giorni, pochi per un corso:
era una missione. Sono andato a vedere la nota spese. Esagerata per una persona
sola. Infatti nella contabilità c’era un collegamento. Francesca Coletti,
capitano dei Carabinieri, l’ha accompagnata a Venezia. Dopo pochi giorni anche
lei è stata trasferita a Perugia, ora comanda la stazione di Borgo San Lorenzo.
-Due ne hanno
trasferite? Una missione complicata, ma ancora non vedo il nesso con la tua
richiesta di indagine.
-Sono andato a scavare
nella vita privata della Coletti e ho scoperto che, di recente, ha avuto una
storia sentimentale con Giorgio Gaddi, il mio indagato. Ho saputo pure che la
Coletti ha troncato, senza apparente motivo, la relazione.
-Tutto qua? Per un
flirt mi scateni tutto ‘sto casino?
Arriva il cognac, ne
verso un goccio nel bicchiere vuoto di Ursula.
-Non mi va di bere da
solo, giustifico. -Aspetta! Te l’ho detto che è una cosa complicata. Ancora
Giorgio Gaddi manco l’avevo preso in considerazione. Una sera riparlo con
Marta…
-Ma stai sempre in quel
locale, tu? Se lo viene a sapere la tua bella…
-Sss… per carità!
Mentre stiamo parlando si avvicina la sventolona, Domiziana. Mi saluta, per
educazione, non mi conosce e scambia quattro rapide battute con Marta. Devono
rimandare un appuntamento: sabato sera è a cena da Giorgio e c’è pure la sua
amica Silvia. Sai come sono le donne. Appena Domiziana si è allontanata, Marta
mi ha raccontato che Silvia non è altro che Silvia Pisani ed era la fidanzata
di Giorgio Gaddi.
-Silvia Pisani? Quella
Silvia Pisani? L’avvocato più famoso d’Italia? mi interrompe.
-Esatto. L’avvocato
Silvia Pisani. Ma la cosa che mi colpito è stato il cognome del fidanzato:
Gaddi, Giorgio Gaddi, per la precisione. Ho raccolto qualche altra informazione
senza chiedere nulla a Marta, poi ho cominciato a mettere a posto i pezzi del
puzzle.
-Non ti seguo.
-Francesca Coletti ha
avuto una storia con Giorgio Gaddi, che è l’amante di Domiziana…
-Ecco il poco apparente
motivo per cui la Coletti ha piantato il tuo inquisito!
-Forse.
Un sorso di cognac e
una sigaretta per proseguire nel racconto delle mie scoperte.
-Il triangolo della
morte: Francesca Coletti, Domiziana, l’avvocato Silvia Pisani, tutte collegate
con questo Giorgio Gaddi. Ho deciso di spostare il tiro su di lui, non so
perché. Forse l’istinto. Vengo a scoprire che è un pensionato…
-Un pensionato?
-Sì! Ma un pensionato
di 41 anni: cause di servizio. Era nei Vigili del Fuoco. In rete ho trovato
delle sue foto pubblicate su un giornale scandalistico quando stava insieme
alla Pisani. Sembra un montanaro: barba lunga, mimetica e scarponi infangati,
un rudere di fuoristrada, ma ha una casa, anzi una specie di castello, con una
vasta tenuta dove abita. Il posto si chiama Carpaneta, l’ho localizzato sulle
mappe: nel buco del culo del mondo, mi interrompo per spegnere la cicca.
-Continua, il commento
interessato di Ursula.
Devo trasmetterle la certezza della mia sensazione: questa è un’indagine
che merita di essere svolta con tutti i mezzi possibili.
voglio il suo appoggio incondizionato
-In rete, tranne le
foto citate, non ho trovato altro. Sono andato a Borgo San Lorenzo, il paese
più vicino a Carpaneta, a raccogliere qualche informazione sul campo su Giorgio
Gaddi. Ho fatto il giro dei pochi esercizi commerciali: due bar, la farmacia,
il distributore, il giornalaio e il negozio di fiori, tenendomi ben lontano
dalla stazione dei Carabinieri.
-Perché?
-Sono sicuro di non
conoscere questa Francesca Coletti, ma non del contrario. Dalla fioraia ho
trovato soddisfazione. Mi ha parlato a lungo di questo Giorgio, lo considera
uno scemo e un poco di buono. E’ pieno di soldi, ereditati dal padre:
appartamenti a Perugia, la famosa tenuta col castello e ancora possiede quote
del supermercato di San Lorenzo. E’ un donnaiolo, se la faceva con l’avvocato
di Genova, con la Carabiniera e pure con la farmacista, ma questo deve rimanere
un segreto. In pratica ne sono uscito con un quadro altamente negativo del
soggetto, ma senza nulla di interessante.
-Negli schedari?
domanda.
-Nulla. Polizia, Digos
e Carabinieri manco sanno che esiste.
-Per me hai preso un
abbaglio.
-Aspetta!
Con molta calma e
riflessione mi accendo l’ennesima sigaretta, avrei voglia di bere qualcos’altro
ma rinuncio. Osservo una vecchia stampa pubblicitaria sulla parete del
salottino. Amaro Cora: chissà se ancora lo producono.
-Sono andato a fare un
giro al supermercato. Sull’insegna esterna c’è scritto “GADDI SUPERMERCATI” ma
lo scontrino riporta un’altra ragione sociale: Hellifin srl.
Ho cercato questa
Hellifin srl in rete, alla Camera di Commercio e negli archivi informatici,
tramite Zanzara. Ecco il risultato.
Estraggo dal portafogli
una pagina di un blocnotes.
-La Hellifin srl ha un
notevole capitale sociale, quattro reti di supermercati in tutta Italia e sta
facendo nuove, importanti, acquisizioni. E’ una costola della Coresafin S.p.A.
Una delle finanziarie della famiglia Palmisano. Negli archivi della Guardia di
Finanza c’ è un fascicolo aperto sulla Hellifin: stanno indagando per
riciclaggio di denaro sporco.
-Famiglia Palmisano?
domanda ancora.
-Quella famiglia
Palmisano: i mafiosi. Giorgio Gaddi è in combutta con loro.
-Interessante… Ma i SIM
cosa c’entrano?
-Domanda pertinente. La
Hellifin srl ha sede sociale a Genova: chi sta a Genova?
-L’avvocato Silvia
Pisani.
-La sede della Hellifin
è allo stesso indirizzo del suo studio. Ho cominciato a rovistare nella vita di
Silvia Pisani e qualcosa ne è uscito.
Ursula non resiste.
Chiama il cameriere e si fa portare un calice di vino bianco.
Ne chiedo uno anche per
me.
-Gli stessi giorni che
Agata e la Coletti sono state a Venezia c’era pure Silvia Pisani: si sono
incontrate.
-Perché?
-Ecco il muro: non lo
so. Ma sospetto che l’argomento di discussione sia stato Giorgio Gaddi.
-Debole, la sua
osservazione.
Il cameriere ci
appoggia i calici sul tavolinetto, prende il posacenere sporco e lo sostituisce
con uno pulito.
-Ho fatto mettere sotto
controllo il computer di Gaddi da Zanzara: ci stiamo dentro. I risultati sono
scarsi, si collega solo con forum di appassionati di metal detector, di trenini
elettrici e siti pornografici.
-Metal detector,
trenini elettrici e siti pornografici? è stupita.
-Prima o poi un passo
falso lo farà. Pensavo di contattarlo personalmente tra qualche giorno.
-Con che scusa?
-Trenini elettrici. Mi
fingerò un appassionato, Zanzara sta raccattando informazioni in rete. Dovrò
solo studiare un po’.
-Ma siamo ancora
lontani dall’obiettivo, replica.
-No, aspetta. Ho
indagato anche sull’amante di Gaddi, la sventolona Domiziana. E’ slovena, da
diversi anni qua a Perugia ed è la migliore amica di Silvia Pisani…
-Così amica che magari
le scopava pure l’uomo mentre lei era assente!
-Altro pettegolezzo:
sembra che il triangolo avesse la benedizione di Silvia Pisani, ma non è questo
che ci interessa. Domiziana Knetz, slovena. Indovina dove ho trovato
informazioni su di lei?
-Lo ignoro.
-Nei nostri archivi. I
SIG hanno un fascicolo su di lei.
Ursula sbarra gli
occhi.
-Vecchia conoscenza.
Due anni fa. Il casino di Orte: ricordi?
-Mmm Certo! Due morti
per overdose, un politico e il figlio di un industriale dopo un festino a base
di sesso e cocaina. I nostri hanno
ripulito bene.
-La cocaina l’avevano
portata i trans e i trans erano della scuderia di Domiziana.
-Come ha fatto a
salvarsi?
-Un rapporto, non ne
conosco il contenuto, di Francesca Coletti l’ha salvata. Ha dovuto solo cedere
la scuderia e chiudere bottega. A quei tempi Giorgio Gaddi filava con la
Coletti.
Mi guarda perplessa,
forse si è persa qualche passaggio.
-Ti riassumo il tutto:
Agata e il capitano Coletti sono a Perugia come angeli protettivi. Domiziana Knetz, Silvia Pisani, Francesca
Coletti e i supermercati della famiglia Palmisano sono tutte catene unite ad un
unico anello. Giorgio Gaddi è l’anello di giunzione!»
-Sì. Ma cosa c’entrano
i SIM?
-C’è qualcos’altro
sotto. Qualcosa di grosso che riguarda Giorgio Gaddi. I SIM lo stanno
proteggendo. Dobbiamo scoprire il perché.
-Mi è venuto il mal di
testa.
bevi meno che non lo reggi
-E non è colpa
dell’alcool, prosegue. -Tu ora fermati. Passata l’emergenza continua a
raccogliere informazioni e fai rapporto, solo ed esclusivamente, a me. Fino a
nuovo ordine ho mantenuto la responsabilità ad interim per la zona. Quando a
Roma si saranno sistemate le poltrone torneremo alla carica.
ora parla al plurale?
-Se i SIM stanno
giocando sporco e ci nascondono qualcosa lo dobbiamo sapere: potrebbe essere
un’ottima merce di scambio.
-E cosa ci vorresti
scambiare?
-Per me, vedremo. Per
te… il posto da responsabile.
mi piace!
-Ora, prosegue, -si va
a nanna. Domani vi voglio tutti svegli e arzilli.
-Obbedisco.
CAPITOLO 5
La notte non dormo un
cazzo. Un turbine di pensieri affolla la mente.
Cosa mai si nasconderà
dietro Giorgio Gaddi?
Come arrivare a
scoprirlo?
E, soprattutto:
Come dire ad Antonella
che non sono stato (ancora) promosso?
La mattina ho gli occhi
gonfi e un pesante mal di testa a causa dell’alcol ma, alle 9,00, sono puntuale
all’appuntamento.
Il nostro ufficio sta a
Colle San Giovanni, alla periferia sud di Perugia. Un trilocale con doppi
servizi, ben arredato, in un grosso condominio. Figura come una società che
sviluppa videogiochi, buona copertura per tutta l’attrezzatura tecnologica che
ci sta dentro. E’ la casa e bottega di Zanzara, al secolo Claudia Rondi,
venticinquenne pazza e scriteriata con precedenti per spaccio e prostituzione.
Ma è una maga. Una maga col computer, si infila ovunque e sottrae informazioni
che servono al nostro lavoro.
Spacciatrice, puttana e
hacker: come non assumerla!
Che io sappia ha smesso
di spacciare, oramai campa con il suo lauto stipendio e non ha spese per la
casa. Ha smesso pure di darla via a tutti, con mio rammarico.
Quando arrivo le trovo
là, a bere caffè. Zanzara ne fa uno anche a me e, appena accesa la sigaretta,
Ursula comincia ad illustrarci la situazione.
-E’ previsto l’arrivo
di un presunto terrorista libanese. La fonte è certa. A Roma hanno già
allertato una squadra speciale. Appena avranno la conferma del suo arrivo a
Perugia la squadra arriverà e dovremo fornirle l’ufficio come base d’appoggio.
-Significa che devo
mettere altri letti o verranno tutti nel mio? la interrompe Zanzara.
-Non lo so. Non ho i
dettagli dell’operazione. So solo che verranno qua prima di colpire.
-Magnifico! ancora
Zanzara. -Un paio di killer in giro per casa è quello che mi mancava.
-La casa è tua,
sottolinea Ursula, -ma l’ufficio è dei SIG. Ricordalo.
Zanzara fa un gesto di
resa con la mano destra e, in quel
momento, squilla il telefonino di Ursula.
-Ursula. Sì?
Passano pochi secondi,
Ursula dice “Ok” e chiude la comunicazione.
-Oggi alle 16,00 sono
qua. Vi aspetto.
Non aggiunge altro, non
sopporta l’ironia e le battute di Zanzara. Ci saluta e se ne va.
Rimaniamo a guardarci
perplessi, senza proferire parola. Ancora un caffè e un’altra sigaretta. E’
Zanzara a rompere gli indugi.
-Non mi piace,
commenta.
-Cosa?
-Fare da affittacamere,
risponde mentre smanetta con la tastiera. -Poi, non capisco una cosa.
-Quale?
-Questi vengono qua a
fare i terminatori e non solo si annunciano, ma si fanno pure vedere in volto.
Non solo, prosegue, -bruciano anche il nostro ufficio. Se qualcosa va storto
siamo col culo per terra. Che cazzo si fumano su alle pianificazioni?
-Anche a me sembra
strano, le confermo. -Poi avverto come una puzza di…
-… merda, conclude
Zanzara.
-Esatto.
-Sarà mica una
simulazione? Uno di quei test per vedere se la nostra unità è efficiente?
-Bah… comunque è una
faccenda strana. Staremo a vedere, le rispondo. -Novità sull’altro fronte?
-Nulla. Ha solo visto
un paio di video di doppie penetrazioni.
-E i treni svizzeri?
-Ho delegato, risponde
continuando a pestare la tastiera del computer.
-Delegato? A chi?
replico allarmato.
-Ken.
-Tu sei pazza! Te lo
immagini cosa succede se lo viene a sapere Ursula?
-Già… se invece vede
che raccolgo materiale sui modellini dei trenini elettrici svizzeri di epoca…
controlla tra i suoi innumerevoli post-it appiccicati ovunque -…tre. Epoca tre.
Alza gli occhi verso me
e prosegue: -Credi che se Ursula vedesse che mi diletto coi trenini elettrici
non chiederebbe spiegazioni?
-A proposito, continua,
-sa già qualcosa su quello che stai facendo?
-Qualcosa. Ma non
tutto. Appena gli intrusi se ne saranno andati abbiamo carta bianca, le spiego.
-Ora, tira fuori quel tuo cazzo di Ken da questa storia. E non provare più a
metterlo in mezzo.
-Ricevuto, replica
mentre prosegue il suo orgasmo con la tastiera.
Per placare il
principio di incazzatura mi accendo un’altra sigaretta.
Ken è l’uomo di
Zanzara. Non lo conosco personalmente ma so un mucchio di cose su lui. La fonte
–logico- è Zanzara stessa. So che è un hacker a livello internazionale.
Ricercato a livello internazionale per i casini che ha combinato in rete. Non
ho visto mai sue foto e non so neppure quale sia il suo vero nome: un perfetto
latitante. Zanzara mi ha detto che vive in un rudere di casolare in culo al
mondo, quasi mai esce di casa e non va a fare spese dove ci sono telecamere di
videosorveglianza. Qualche volta dubito persino che esista.
-Fumi troppo,
l’osservazione di Zanzara. -Qualche problema?
-Antonella è partita
per il corso da inviato speciale, rispondo.
-Intendi suicidarti?
-Ti sta sulle palle, lo
so. E’ inutile che fai sarcasmo ogni volta la nomino.
-Di Antonella non me ne
frega nulla. Mi disgusta solo di come si comporta con te.
è una congiura
-Zanzara? le dico.
-Sì!
-Fatti i cazzi tuoi!
Riprendo il mio cappotto
e mi incammino verso l’uscita.
-E tira via Ken
dall’indagine, aggiungo.
Mentre sto uscendo,
prima di chiudere il portoncino blindato, mi blocco. Faccio un paio di passi
dentro l’appartamento e le domando: -Perché Ken si chiama così?
-Hai presente Ken
Parker? risponde.
-No. E’ un attore?
-Ignorante. E’ il
personaggio di un fumetto, puntualizza. -Faresti meglio ad occuparti della
cultura reale, invece di collezionare inutili lauree.
Esco sbattendo la
porta, non è la mia giornata.
Appena in tempo!
Sentiamo il rumore della sgangherata Panda del Capo che impegna la curva
prima della Colonia.
Fuggi fuggi generale di tutti gli ospiti, INTREPIDO nasconde un involto
ben protetto dal cellophane dentro la cavità di una radice di un vecchio
castagno e ODOACRE sbaracca il suo banchetto in un lampo lasciando a terra i
resti avanzati della porchetta.
LILLA, la cagnolina del contadino, li sbrana con pochi, fulminei, morsi.
Solo PIANPIANO, il bradipo solitario di Monte Malbe, si rifugia, con
estrema lentezza, sulla cima di un pino.
E dopo la lettura, il meritato pasto! |
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