LA PENNA DI NAIF
Il primo a leggere la notizia sul quotidiano locale fu
TAZZA, che commentò: “Speriamo il Capo non lo sappia.”
Speranza mal riposta.
Dopo un paio di ore, in pieno orario lavorativo, il Capo si
presentò alla Colonia armato dello stesso quotidiano.
“Hai letto?” chiese al Capocolonia, mostrandogli la notizia
in evidenza nella prima pagina.
“Furto con destrezza nella notte al Museo Archeologico
dell’Umbria. Trafugati tutti i gioielli pronti per la mostra ‘L’Oro degli Etruschi" lesse ad alta voce. Poi:
“Non solo! I malviventi si sono introdotti nel museo saltando, con balzi
felini, da un cornicione all’altro dei palazzi contigui. Felini! Hai capito?”
“E allora?” rispose imperturbabile TAZZA “Saranno stati dei
saltimbanchi.”
“Leggi ancora sotto!” di nuovo il Capo.
“Capo… quella è una pubblicità!”
“Certo! Ma cosa dice?”
TAZZA cercò di perdere tempo, facendo melina con gli
occhiali che non riusciva a trovare, pur avendoceli sul capo.
“Te lo leggo io cosa dice!” Il Capo sempre più alterato “Di
nuovo in edicola L’INTREPIDO! Rinnovato e con nuove storie.”
“Allora?”
“Allora, a casa mia due più due fa sempre quattro! Dov’è
INTREPIDO?”
TAZZA fece spallucce, BAIOCCO indicò, con la coda, la
direzione del convento.
“Andate subito a chiamarlo!” l’ordine perentorio.
Fu ORFEO che si incaricò di scortare alla Colonia il
pluripregiudicato INTREPIDO, ancora con gli occhi impastati di sonno.
Il Capo gli mise sotto il naso la pagina del quotidiano e
sparò: “Cosa hai da dire in merito?”
“Azz… mi hanno preceduto!”
Il Capo era scettico: “Dov’eri la notte scorsa?”
INTREPIDO confessò, con un filo di voce, che aveva passato
la notte insieme a EMILIA, sua amante segreta (ma non tanto), sul tetto del
convento a guardare la luna.
“Ma se era nuvoloso e piovigginava!” obiettò il Capo.
“A Capo!… e cerca di capire… ” suggerì sottovoce TAZZA.
“Dov’è EMILIA?” replicò il nostro umano sfiduciato.
“A fare shopping con PINELLA, al mercatino, come al solito!”
rispose con una punta di malignità TARANTOLA.
“Mmm… ” mormorò il Capo “indagherò.”
“Chissà come erano belli quei gioielli!” disse PERONI, con
un sospiro.
“Bellissimi” rispose il Capo “Quattro anni fa li esposero
per un’altra mostra. Braccialetti a granulazione, orecchini a monachella,
anelli-sigillo, collane in filigrana… uno spettacolo! Poi… quell’oro antico,
puro al novantanove per cento. Di quel giallo cupo, pieno, quasi arancio. Il
vero oro. Ma, oramai… ”
“Posso tornare a dormire, Capo?” chiese INTREPIDO.
“Va pure” lo congedò “E… scusa."
“Addio mostra” commentò TAZZA.
“Peccato” il rimpianto del Capo “sarei tornato a vederla
volentieri."
In quel momento fecero ritorno alla Colonia EMILIA e PINELLA
cariche, come sempre, di inutili pacchettini.
“Giorno Capo!” salutarono.
“Ciao Belle!” rispose quasi distrattamente.
Poi si accorse di un piccolo particolare, anzi due: uno
splendente braccialetto in filigrana d’oro al collo di EMILIA e un anello,
sempre d’oro, a forma di serpente arrotolato alla sua coda.
“E quelli?” domandò brusco.
“Un pensierino di un ammiratore” rispose col sorriso
ingenuo la gatta tigrata.
“INTREPIDOOOOOOO!” L’urlo del Capo echeggiò nel bosco di
castagni.
L'AVVENENTE EMILIA DA GIOVANE - Ottobre 2007 |
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