NULLA E' COME SEMBRA...
di Umberto Dell' Eco
1a puntata
La tramontana spazza il bosco e fa volare le ultime foglie
secche dei castagni, le immancabili buste di plastica buttate dai soliti sozzi
‘amanti della natura’ a piede libero la domenica e neppure gli uccellini
provano a spiccare il volo.
ATTILA è depressa ,non può cacciare, mi invita a cominciare
la lettura.
Alé! Tutti dentro la casetta per ripararci dal freddo e buon
primo capitolo di ‘Nulla è come sembra…’!
Stavolta l’autore l’ha presa larga; la storia comincia
addirittura nel…
1)
Umbria-Alta
Valtiberina luglio 1944
Ai
primi chiarori dell’aurora due jeep Willys con sei militari a bordo stanno
avanzando su una carrareccia guidati dalla flebile luce dei fari oscurati.
-
La jeep è affaticata, Capitano! Abbiamo la frizione che non regge più - fa
l’autista del primo mezzo al passeggero che siede al suo fianco.
Il
capitano apre la mappa dove è segnato il tragitto che devono percorrere e
risponde - Fermati un attimo.
Il
mezzo si arresta e, dietro a lui, anche la seconda Willys.
Il
capitano scende dalla jeep e stende la mappa sul cofano caldo del veicolo.
-
Se ce la facciamo a salire in cima al colle qua davanti ci dovrebbe essere un
monastero dove chiedere rifugio, nascondere i mezzi e riparare la frizione. Se
non ci dessero asilo ci nasconderemo nel bosco sottostante. Oramai è inutile
proseguire, tra un’ora o meno sorgerà il sole.
Gli
altri uomini danno uno sguardo al colle, di cui si scorgono solo i contorni, e
annuiscono.
Tornano
ai loro posti e le jeep riprendono il cammino.
Dopo
una mezz’ora di strada bianca, ma ben curata, arrivano in cima al colle,
davanti all’ingresso principale del muro di cinta del monastero.
L’ingresso
è aperto, le jeep si fermano e scendono quattro degli occupanti, fucile alla
mano a controllare.
Attraversano
l’ingresso ed entrano.
Dopo
pochi minuti esce uno dei soldati.
-
Tutto a posto. Sembrerebbe evacuato da poco. Forse i tedeschi l’avevano
trasformato in un ospedale.
I
due mezzi varcano l’ingresso e si parcheggiano su uno spiazzo davanti alla chiesa
ed a una grossa costruzione.
Arrivano
gli altri soldati.
-
Capitano, tutto ok! Dovrebbero averlo evacuato da pochi giorni. Ci sono ancora
casse piene di medicinali abbandonate.
-
Perfetto! - fa il capitano - Troviamo un riparo per i mezzi ed eseguite la
riparazione.
A
fianco del grosso fabbricato c’è un corpo, più piccolo, attaccato allo stesso e
con un grosso portone a due ante.
Due
soldati lo aprono e trovano un vasto e alto locale, forse le stalle, con dentro
un vecchio carro funerario.
Automaticamente
i due si toccano le palle, per scaramanzia.
Entra
anche il capitano e, dopo la rituale toccata tra le gambe, dice:
-
Buttiamo fuori quella diligenza per cadaveri e mettiamoci le Willys!
Con
qualche sforzo il carro funerario viene spostato e agganciato, con una robusta
corda, al gancio di traino della Willys in migliori condizioni che lo trascina
nel piazzale.
Le
due jeep vengono ricoverate nel locale.
-
Steve e Mario, occupatevi della riparazione! Sergente Whinkley, lei e Betz fate
il primo turno di guardia. Io e il ‘passeggero’ facciamo un sopralluogo
all’interno.
Mentre
il capitano e il ‘passeggero’ sono all’interno del grande fabbricato, tra
brandine ospedaliere, barelle abbandonate e carrelli porta medicinali il
‘passeggero’ fa:
-
Capitano, la prego di non chiamarmi passeggero. Io sono un militare come lei.
Con altri compiti, ma rischio la pelle come la rischia lei. Forse, anche più di
lei.
-
Mi scusi sergente, ma questa missione non mi piace proprio. Non mi piace
rischiare la pelle per portare un sergente cinquanta chilometri dietro le linee
nemiche e poi tornarmene indietro. Non mi piace spostarmi la notte come un
ladro. E… ho pure un brutto
presentimento.
-
I suoi presentimenti se li metta da una parte. Se tutto va bene domattina mi
lasciate a Caprese Michelangelo e ognuno se ne va per la propria strada -
risponde il sergente.
-
Se tutto va bene…- mormora il capitano.
Il
sopralluogo del capitano e del sergente conferma che il monastero era un
presidio ospedaliero tedesco frettolosamente abbandonato per la rapida avanzata
delle truppe alleate in Umbria.
Alcuni
locali adibiti a magazzino sono ancora stipati di casse di medicinali, viveri e
bendaggi.
-
Ci dicono che non hanno più benzina né munizioni ma, intanto, si permettono il
lusso di abbandonare tutta questa roba! - esclama il sergente.
-
Lei non ha vissuto Dunkerque - replica il capitano.
In
quel momento si sente il rombo del motore di una jeep.
-
L’hanno riparata. Andiamo a vedere - il capitano esce dal fabbricato.
Il
motore è su di giri. I due soldati stanno provando se la frizione, riparata,
tiene. La jeep esce lentamente dalla rimessa di fortuna, si ferma in mezzo al
piazzale. Mario ingrana la retromarcia e comincia la manovra per riportarla
dentro. Appena dentro la rimessa la frizione cede di nuovo. Con uno repentino
balzo all’indietro la Willys urta violentemente contro la parete posteriore
della rimessa facendo cedere il muro e cadere alcune pietre nel cassone.
Mario
lancia una bestemmia alla frizione, rimette in moto la jeep e, lentamente, la
sposta in avanti.
-
Che cazzo di casino! Non regge la retro questa vacca! - urla Mario al capitano.
-
Andremo solo in avanti, allora! - replica l’ufficiale - Prova ancora a ripararla.
Mentre
il capitano e il sergente ‘passeggero’ sono al loro turno di guardia li
raggiunge, correndo, Mario.
-
Capitano! Venga a vedere!
-
Cosa? - gli chiede - La jeep è a posto?
-
Più o meno, ma venga a vedere.
Entrano
tutti e tre nel piccolo fabbricato e vedono Steve che ha spostato le pietre
pericolanti del muro scoprendo una buia nicchia.
-
Guardi, Capitano, qui c’è un piccolo locale nascosto! fa Steve mentre lo illumina con una torcia.
-
E’ pieno di piccoli sacchi - prosegue.
Il
capitano si affaccia per dare un’occhiata, poi, accende anche la sua torcia.
Anche
il sergente ‘passeggero’ accende la torcia in dotazione ed entra dentro il
locale per primo.
Sembra
una piccola cantina. Larga, profonda e alta circa un metro.
Piegandosi
afferra uno dei sacchetti con una mano e cerca di sollevarlo. Ma il sacchetto
si lacera e lascia cadere a terra il suo contenuto.
Un
cumulo di dischetti gialli.
Il
sergente li illumina con la torcia e vede subito il riflesso del metallo più
prezioso.
-
Cazzo! E’ oro! - esclama.
ATTILA è depressa |
Lo stile di Umberto Dell'Eco mi sembra sia ancora più stringato di quello di Flavio Bolo...
RispondiEliminanon aveva molta voglia di fare questo lavoro, ha ubbidito a malincuore all'editore e ha lasciato ampio spazio allo sconosciuto gattaro per le parti che gli risultavano ostiche. Dicono che lo sconosciuto gattaro si stia allenando per scrivere noir...
RispondiEliminacerto che Umberto Dell' Eco che scrive tutte queste parolacce...
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