martedì 7 gennaio 2014

LA GUERRA PERSA





DIARIO DI BORDO





“E’ una guerra persa!” dice sempre il Capo. Lo confermo.
Proprio un paio di mesi fa, ancora euforici per l’adozione di BLOB, l’abbiamo toccato con le zampe.
Una micetta grigia, di circa 2 mesi di età, abbandonata sul sentiero sotto alla Colonia Nuova.
Il Capo ha sentito subito il suo miagolio disperato, appena arrivato alla casetta.
Con un imperioso “Ssss!!!” ci ha zittiti e ha cominciato a scandagliare i rumori del bosco con le orecchie.
Non si era sbagliato; un moccolo appena borbottato ce l’ha confermato.
Velocemente ha imbottito di antibiotici i due colleghi diarroici e ha provveduto alla distribuzione del pasto.
Il tutto per poter effettuare la ricerca senza quadrupedi pulciosi tra i piedi. Ma gli è andata male.
Dopo un quarto d’ora eravamo in 15 a circondarlo mentre iniziava la sua caccia al tesoro.
Che ha trovato subito. Lo stava aspettando, come se qualcuno l’avesse istruita.
Dopo il “Bellissima!” d’ordinanza sono cominciati gli improperi, stavolta neanche borbottati, perché il nuovo sacco di pulci era troppo piccolo per inserirlo subito in Colonia e, in subordine, era un sacco di pulci di sesso femminile. Le ha aperto il classico omogeneizzato di benvenuto; quello che noi stavamo aspettando con l’acquolina alla bocca, ha montato la guardia fino a che la nuova arrivata ha spazzolato il piatto, poi le ha verificato il sesso.
“Vaff…” ha detto. Significa: femmina, senza ombra di dubbio. Fosse stato maschio avrebbe detto:”Bene!”
L’ha lasciata libera di scorrazzare nella Colonia e ha cominciato a richiamare i soliti assenti ingiustificati.
Ha risposto un altro miagolio sconosciuto proveniente sempre dalla stessa zona del ritrovamento precedente.
“Oh, cazzo! Sono due…” il suo commento, ed è ripartito per la nuova caccia al  tesoro.
Quando l’ha scovato si è bloccato mormorando: “Bene… bene!”
Tradotto: è la mamma! La micetta può rimanere in Colonia insieme alla mamma invece di andare in stallo a casa sua (da dove, probabilmente, non si sarebbe più mossa).
Veloce ritorno in Colonia per scendere di nuovo con un piatto di prelibati bocconcini in una mano e la piccola nell’altra. Ha appoggiato il piatto e accanto la grigetta (già battezzata GIGIA). Le due si sono guardate e hanno cominciato a mangiare nello stesso piatto, nessun saluto o gesto di affetto.
???  cioè, che cazzo di mamma snaturata! ha pensato il Capo.
Ma le sorprese non sono finite!
Dal bosco sbuca una nuova gattina, sui 4 mesi di età, del genere tartarugata.
Due testate affettuose alla tricolore, forse riconosciuta come mamma naturale.
Il Capo si siede su un masso, si accende una sigaretta e comincia a riflettere sulla situazione: i conti non tornano.
Il trio pulisce il piatto e la tricolore e la tartaruga se ne vanno ringraziando. Rimane il piccolo sgorbio grigio che non accenna a seguire le altre.
La serie incredibile ed inenarrabile di parolacce masticate dal Capo stavano a significare:
A) GIGIA è sola e deve andare a casa sua,
B) ci sono due femmine in libertà nel bosco e si deve mettere all’opera per avvicinarle alla Colonia e farcele restare, soprattutto per sterilizzarle,
C) se non ci riesce sono cazzi amari e rischia un’invasione di piccoli mostri pelosi e miagolanti la prossima primavera,
D) si continua a perdere la guerra!

GIGIA ha gradito l'omogeneizzato di benvenuto

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