LA CUCCIA DEL CAPO
Ultimamente mi succede di avere il sonno agitato e fare sogni
strani, ansiosi, surreali. Qualche volta do la colpa allo stress o ai troppi
caffè della giornata oppure alla peperonata della cena, ma ancora il colpevole
non è stato scoperto.
Stanotte l’ultimo incubo.
Mi accorgo che i termosifoni sono stranamente freddi e
scendo a controllare il funzionamento della caldaia.
Sorpresa: la caldaia non c’è più e neppure il grande
serbatoio d’acqua che accumula il calore. Manca pure il secchio metallico dove
raccolgo la cenere. Al muro rimangono fissati i tubi di collegamento con le
varie pompe e termostati come nelle vecchie fabbriche dismesse da anni.
Mi prende l’angoscia e chiamo subito la Polizia.
Arriva; è un gatto rosso che conosco da tempo.
“Buonanotte, Ispettore TAZZA; Polizia di Stato.”
“Ciao TAZZA!” dico amichevolmente cominciando ad avere le
idee confuse.
“Buonasera a lei,” replica freddamente “declini le sue
generalità e mi spieghi i fatti dettagliatamente.”
“Certo Ispettore… “
“Ancora per poco, spero, ho conseguito la laurea in scienze
criminali feline e dovrebbero promuovermi commissario.”
“Auguri!” Spiego quello che è successo e cosa hanno rubato.
“Mi descriva gli apparati con precisione” chiede.
“Allora: il contenitore della cenere era un banale secchio
metallico della vernice. Un 30 centimetri di diametro per 40 di altezza. Con un
manico, pure di metallo. Il puffer… “
“Puffer?” domanda accigliato.
“Sì. Si chiama così l’accumulatore” prendo il libretto
delle istruzioni e glielo porgo.
“Questo è il puffer e questa è… era la caldaia.”
“Bene, bene... ” annuisce leggendo “Due metri e quaranta per
uno e venti di diametro. Capacità, circa 1500 litri. La caldaia, 720
chilogrammi di peso. Bene, bene... facciamo un sopralluogo all’esterno.”
Lo seguo lungo il perimetro di un fabbricato che sembra più
un capannone industriale che la mia casa.
“Ecco da dove si sono introdotti” mostrandomi una larga
finestra in alluminio forzata e lasciata accostata.
Continuiamo il giro del fabbricato e ci fermiamo davanti ad
una serranda che è la stessa del garage dei gatti e della caldaia. E’ chiusa
dall’interno e non mostra segni di scasso.
“Può aprirla?” chiede.
“Solo dall’interno” rispondo “ha un semplice ma efficace
antifurto.”
“Bene, bene... ” annuisce di nuovo “Cos’ha fatto ieri sera?”
Glielo spiego, con la massima dovizia di particolari.
“Bene, bene... ” socchiudendo gli occhi “Andiamo a risolvere
il caso, mi porti nel locale della caldaia.”
Ci andiamo e lo faccio accomodare per primo, per non
contaminare la scena del crimine.
Miracolo!
“Ecco qua la sua caldaia e il suo… puffer!” esclama
compiaciuto.
“Manca il secchio
della cenere!” gli faccio notare “Qualcosa hanno rubato, allora!”
“Quando l’ha vuotato l’ultima volta?” chiede infastidito.
“Ieri.”
“Dove?”
“Nel bosco.”
“Andiamo a cercarlo!”
“Ma è buio!” obietto.
“Non importa, io ci vedo lo stesso.”
E, infatti, dopo due minuti lo vede e me lo indica.
“Se l’era dimenticato, caso risolto.”
“Ma… come ha fatto!” chiedo meravigliato.
“Elementare, Capo! Secondo lei, come facevano a far passare due tonnellate e
mezza di roba da quella finestrella? Il suo è stato il classico incubo da
carenza di proteine della carne. Dia retta a me, lasci perdere zuppe di insulsi
legumi ed insalate varie. Domani sera faccia una bella grigliatina di salsicce
e bistecche di maiale, due puntarelle e quattro fegatini. Un paio di bicchieri
di vino rosso... corposo mi raccomando! e se ne vada a letto sparato. Vedrà che
bei sogni farà!”
L'Ispettore TAZZA socchiude gli occhi e risolve il caso. |
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