DIARIO DI BORDO
(2 - ALLENAMENTI)
La notizia venne portata alla Reggia da ARIES, portato urgentemente
dai veterinari di fiducia dal Capo per un trauma cranico da sospetta collisione
con autoveicolo non identificato. Passò due giorni di convalescenza alla Reggia
e, farfugliando ancora per la botta ricevuta in allenamento da SAETTA, spiegò
al Gran Consiglio degli Anziani la nostra proposta.
Incredibilmente accettarono!
Da sempre esiste una rivalità tra noi Coloni e i borghesi
della Reggia. Affonda le sue radici nel contesto socio-culturale felino. Noi li
riteniamo dei pappamolle impigriti dal vizio e parassiti della società felina,
loro ci considerano dei poveri montanari analfabeti e grezzi, utili solo alle
mansioni più umili e degradanti.
La sfida si preannunciava un vero bagno di sangue.
I gatti della Reggia non accettarono l’allenamento in
comune: “Sarebbe antisportivo”, disse PAPERINO. D’altronde già conoscevano le
regole del gioco per aver visto numerose partite alla tv, stesi comodamente sul
divano. Come allenatore-giocatore elessero PECETTA, ex boxeur (pesi massimi).
Mentre noi ci allenavamo sul parcheggio sterrato del
convento loro provavano schemi e mischie all’uliveto davanti casa.
Come noi cercavamo di carpire segreti sul loro tipo di
gioco, inviando gatte-spia a controllare, loro facevano altrettanto.
Per scrupolo il novizio fece loro recapitare dei fogli
scritti, stile amanuense, con il riepilogo delle principali regole di gioco e,
ben sottolineati, falli punibili con punizioni ed espulsioni.
Di rimando loro ci fecero consegnare da corriere espresso
un tomo sulla storia del rugby dalle origini ad oggi con il decalogo del
perfetto rugbista.
Mentre noi, e loro, ci allenavamo duramente il Capo
schizzava dalla Reggia e dalla Colonia ai veterinari con felini acciaccati,
lussati, contusi e in preda ad amnesie temporanee.
Cominciava a sospettare qualcosa.
Soprattutto si stupiva quando tornava a casa,
inaspettatamente, di mattina e non trovava un gatto in giro. Ringraziava subito
il cielo per aver mandato gli alieni a rapirgli tutti i suoi pulciosi ospiti e
lo malediva, subito dopo, quando sentiva grida, moccoli e miagolii di dolore
provenire dall’uliveto.
Una mattina che arrivò, di sorpresa, in Colonia rimase
perplesso guardandoci che facevamo finta di giocare a bocce con le pigne sul
parcheggio sterrato, che avevamo transennato per stare in santa pace.
“Forse sarebbe il caso di informarlo”, disse il biondo
novizio.
“Lascia perdere: non lo conosci”, rispose BAIOCCO.
Ma la prova finale della sua ingenua ignoranza la ricevemmo
a Natale, quando ci regalò le palle ovali (quelle vere!, ma in miniatura) che
avevamo richiesto sia in Colonia che alla Reggia.
PECETTA - L'ex pugile della Reggia |
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