martedì 21 gennaio 2014

STORIA DELLA COLONIA





8 - IL TRAUMA




E’ durante la sistemazione dei nuovi locali della Colonia che familiarizzo col Capo.
Finora la confidenza era ridotta al minimo indispensabile; ancora non mi fidavo pienamente di lui, soprattutto dopo lo shock della sterilizzazione.
Non è l’operazione, in se per se, a traumatizzarti (parlo in generale per tutti i felini maschi) ma la modalità dell’evento.
Te ne stai tranquillo e beato a prendere il primo sole mattutino, ancora rincoglionito dal sonno, e questo arriva, ti fa due carezze e ti chiude in una gabbietta. Poi ti sbatte in auto per portarti dove non sai. Pensi di tutto in quei minuti di viaggio verso la destinazione ignota: “Cosa avrò mai fatto? Perché ha preso solo me? Se sono prigioniero in una gabbia significa che non mi piace dove mi porterà!”
Ma, soprattutto: “Cosa mi succederà ora?”
Poi, arrivato alla sede dell’ASL e sentiti tutti quegli ululati e abbai di cani ti si gela il sangue.
“E’ giunta la mia ora”, pensi. “Questo bastardo ha fatto l’amico e ora mi da in pasto ai cani.”
Ma non è così, per fortuna. Vieni piazzato in un ambulatorio con altri gatti sconosciuti, sempre prigionieri dentro a delle gabbiette. Annusi l’odore della paura degli altri e, forse, gli altri annusano la tua. Qualcuno piange e si lamenta.
Credetemi: è un’esperienza terribile.
Poi, senza sapere il perché, ti addormenti e quando ti risvegli sei ancora più rincoglionito della mattina stessa. Non ti reggi in piedi e hai un lieve senso di nausea, anche se non hai mangiato dal giorno prima.
Ripresa completamente la conoscenza sei sempre dentro l’angusta gabbietta, bagnato: ti sei pisciato addosso. Senti un fastidioso prurito sotto la coda, vicino al pisello, un po’ più sopra.
Con qualche contorcimento riesci a raggomitolarti per darti una pulitina con la lingua. La sensazione è strana, la parte è un po’ intorpidita e dolorante e… ti accorgi subito che manca qualcosa.
Sei in qualche stanza di una casa sconosciuta, in penombra. Senti dei rumori, dei passi familiari.
“Ah! Sei sveglio!” ti dice il Capo. “Se non fai troppo casino ti libero.” E apre la gabbietta, lentamente.
Prova a farti una carezza ma il primo istinto è quello di fuggire e nasconderti. Lo fai, sotto un armadio.
“Non ti preoccupare; fanno tutti così!” la classica frase standard per cercare di tranquillizzarti. Ma non ci riesce. Ci riesce invece la cena: pezzetti di pollo arrosto e una cucchiaiata di paté dall’odore e sapore divini.
“Forse ho trovato nuovamente casa…” pensi, e speri. Ma il pomeriggio successivo il miraggio svanisce.
Altro ingabbiamento, altro viaggio in auto, stavolta breve e si torna in Colonia, a continuare la vita da randagio. Almeno oggi già con la panza piena di cibo, di gran lusso.
“Ti ho fatto l’assicurazione sulla vita!” l’altra frase standard del Capo quando ti libera in Colonia. “Da oggi hai un grosso problema in meno.”
Poi, sottovoce, aggiunge: “Anche io…”
Per fortuna, ora,  tutto è passato; vedrai gli altri subire lo stesso trattamento (sempre standard).

Questi gattari non hanno fantasia…

PACCOLINO - Uno dei primi gatti sterilizzati alla Colonia Vecchia

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