8 - IL TRAUMA
E’ durante la sistemazione dei nuovi locali della Colonia
che familiarizzo col Capo.
Finora la confidenza era ridotta al minimo indispensabile;
ancora non mi fidavo pienamente di lui, soprattutto dopo lo shock della
sterilizzazione.
Non è l’operazione, in se per se, a traumatizzarti (parlo in
generale per tutti i felini maschi) ma la modalità dell’evento.
Te ne stai tranquillo e beato a prendere il primo sole
mattutino, ancora rincoglionito dal sonno, e questo arriva, ti fa due carezze e
ti chiude in una gabbietta. Poi ti sbatte in auto per portarti dove non sai.
Pensi di tutto in quei minuti di viaggio verso la destinazione ignota: “Cosa
avrò mai fatto? Perché ha preso solo me? Se sono prigioniero in una gabbia
significa che non mi piace dove mi porterà!”
Ma, soprattutto: “Cosa mi succederà ora?”
Poi, arrivato alla sede dell’ASL e sentiti tutti quegli
ululati e abbai di cani ti si gela il sangue.
“E’ giunta la mia ora”, pensi. “Questo bastardo ha fatto
l’amico e ora mi da in pasto ai cani.”
Ma non è così, per fortuna. Vieni piazzato in un ambulatorio
con altri gatti sconosciuti, sempre prigionieri dentro a delle gabbiette.
Annusi l’odore della paura degli altri e, forse, gli altri annusano la tua.
Qualcuno piange e si lamenta.
Credetemi: è un’esperienza terribile.
Poi, senza sapere il perché, ti addormenti e quando ti
risvegli sei ancora più rincoglionito della mattina stessa. Non ti reggi in
piedi e hai un lieve senso di nausea, anche se non hai mangiato dal giorno
prima.
Ripresa completamente la conoscenza sei sempre dentro
l’angusta gabbietta, bagnato: ti sei pisciato addosso. Senti un fastidioso
prurito sotto la coda, vicino al pisello, un po’ più sopra.
Con qualche contorcimento riesci a raggomitolarti per darti
una pulitina con la lingua. La sensazione è strana, la parte è un po’ intorpidita e dolorante e…
ti accorgi subito che manca qualcosa.
Sei in qualche stanza di una casa sconosciuta, in penombra.
Senti dei rumori, dei passi familiari.
“Ah! Sei sveglio!” ti dice il Capo. “Se non fai troppo
casino ti libero.” E apre la gabbietta, lentamente.
Prova a farti una carezza ma il primo istinto è quello di
fuggire e nasconderti. Lo fai, sotto un armadio.
“Non ti preoccupare; fanno tutti così!” la classica frase
standard per cercare di tranquillizzarti. Ma non ci riesce. Ci riesce invece la
cena: pezzetti di pollo arrosto e una cucchiaiata di paté dall’odore e sapore divini.
“Forse ho trovato nuovamente casa…” pensi, e speri. Ma il
pomeriggio successivo il miraggio svanisce.
Altro ingabbiamento, altro viaggio in auto, stavolta breve e
si torna in Colonia, a continuare la vita da randagio. Almeno oggi già con la
panza piena di cibo, di gran lusso.
“Ti ho fatto l’assicurazione sulla vita!” l’altra frase
standard del Capo quando ti libera in Colonia. “Da oggi hai un grosso problema
in meno.”
Poi, sottovoce, aggiunge: “Anche io…”
Per fortuna, ora,
tutto è passato; vedrai gli altri subire lo stesso trattamento (sempre
standard).
Questi gattari non hanno fantasia…
PACCOLINO - Uno dei primi gatti sterilizzati alla Colonia Vecchia |
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