LA CUCCIA DEL CAPO
“Le affinità elettive, a livello umano, sono passioni
incoercibili che determinano il destino delle persone: moti dell'anima contro
cui nulla possono la ragione, l'intelligenza, la cultura se non assoggettarli,
in qualche misura, al rispetto dei diritti altrui.”
Così ha scritto Goethe.
Succede, a livello umano, anche quando la controparte è
felina.
Succede anche a me che mi sforzo di essere arbitro
imparziale per trattare tutti i gatti che frequento con la stessa cura e
attenzione.
Ho un debole –corrisposto– per i mici bianchi e neri.
Forse sarà per il fatto di non averne mai avuti fino a quando ho cominciato a
seguire la Colonia o forse perché in una vita precedente ero un gatto, bianco e
nero.
Un’altra ipotesi potrebbe essere che i mici b/n sono tendenzialmente
più comuni e sfortunati degli altri.
Più volte, in occasioni della scelta del gattino da adottare
li ho sentiti definire “un mucchino” e visti scartare a favore di altri piccoli
con il mantello più particolare.
Non ho mai fatto una statistica sulle preferenze di colore
del pelo felino da parte degli adottanti e credo sarebbe un dato interessante
su cui riflettere.
Ma torniamo al gatto b/n.
Il primo che ho ospitato a casa era una femmina proveniente
dalla Colonia Vecchia: SILVESTRINA, la mamma di SAETTA, messa in sicurezza
perché diventata pressoché cieca.
E’ stato un grande amore: ore e ore stesa sulle mie gambe
fino a quando gli acciacchi della vecchiaia hanno avuto il sopravvento.
Poco dopo è arrivato YARIS, raccolto cucciolo nel parcheggio
di un supermercato. Grande sintonia anche con lui malgrado continui a
ricordargli che deve la sua fortuna al mio impellente bisogno di un caffè e
alla presenza di un bar nel parcheggio. Si vendica svegliandomi tutte le
mattine alle 5,30 bussando alla porta della camera.
Poi è arrivato ORAZIONE il Camionista, anche lui abbandonato
in Colonia, FIV positivo e conclamato. Con due sguardi ci intendevamo. Al terzo
capivo che aveva voglia di essere spazzolato.
A seguire l’enigmatico e disadattato alla vita di Colonia PERICLE,
il gatto che vive sulla mia scrivania e oramai fa parte dell’arredamento come la lampada o la
tastiera del computer.
Poco dopo è stata la volta di PIPU, abbandonato ancora
lattante in Colonia. Sarà per le nottate passate con l’occhio spento mentre lo
allattavo ma si è eletto la mia guardia del corpo. E’ l’unico gatto che mi
tiene compagnia mentre lavoro di motosega, sfidando il rumore infernale.
Mi hanno “regalato” anche RUDY, importato da Foligno; un
gatto con problemi di socializzazione con gli altri simili e con gli umani. I
problemi coi felini sono rimasti e posso vantarmi di essere l’unico umano a cui
si avvicina per essere accarezzato.
Ultimamente è arrivato UAI FAI, anche lui messo abbastanza
male e abbandonato in Colonia. Quando gli parlo mi ascolta molto interessato e,
come i cani, mi slinguaccia il viso.
L’ultima, fresca fresca, è la piccola BITTER, coi suoi gravi
problemi. Ieri sera mi sono seduto accanto a lei sul divanetto nella camera
dove fa compensazione, prima dell’introduzione ufficiale alla Reggia. Per la
prima volta l’ho vista strusciarsi, fare le fusa e tutte quelle mosse che
dimostrano affetto e apprezzamento.
In Colonia cerco di mantenere un contegno più imparziale anche
se quel paraculo di ARIES, per attirare l’attenzione, mi prende a scoppole
sulla testa dal tetto della casetta.
Dopo aver fatto outing mi aspetto la rappresaglia dei vari gatti
grigi, neri, tigrati e delle tricolori e certosini.
Sarò perdonato solo dai gatti bianchi: non ne ho.
PERICLE quando ancora stava alla Colonia Nuova - genn.2012 - |
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