SANTA MAZZETTA DA DUECHILI
Il Capo ci ha lavorato sodo: ha rimosso i tre pini che erano
precipitati nella Colonia e ha ripristinato la nuova recinzione metallica.
Ha raddrizzato la contorta rete elettrosaldata, che il
Trafficone BARTOLOMEO cercava di vendere ai visitatori, spacciandola per
un’opera di Burri, e ha piantato cinque nuovi pali metallici di sostegno.
“Ringraziate questi pali se ancora siete vivi e con un tetto
sulla testa!” ci ha comunicato “Anzi: ringraziate questa che li ha piantati
tanto profondi da reggere le due-tre tonnellate di peso di quelle piantacce!”
E ci ha mostrato la sua fedelissima mazzetta da due chili
con la quale, a suon di martellate e moccoli ha infilzato in terra per un metro i tondini e i pali di
acciaio.
“Santa Mazzetta da Duechili! La Santa protettrice della
Colonia!” ha esclamato.
Subito la TARTARUGHINA (nome originario AMBRA), la Bigotta
della Colonia, si è prostrata a terra e ha cominciato a pregare sgranando il
suo rosario fatto di castagne e crocchette da cane.
Finite le litanie ha fatto una richiesta a WAFER, il
Tuttofare della Colonia: “Bisogna organizzare un piccolo altare!”
“Un altare? In Colonia?”
“Certo!” ha risposto “Un altare o un’edicola sacra dove
esporre al pubblico la reliquia.”
“Che reliquia?”
“La Santa Mazzetta da Duechili! Mica la vorrai lasciare
dentro la cassetta degli attrezzi? Poi… ci vogliono pure un paio di panche,
qualche inginocchiatoio e una mensola per reggere i ceri che i fedeli
accenderanno.”
WAFER ha annuito, per accontentare la sua esplosiva crisi
mistica, ed è venuto a riferirmi il tutto.
“E’ pazza” ha commentato “Immagina il Capo che arriva in
Colonia e trova quattro vecchi inginocchiati che stanno a pregare davanti alla
sua mazzetta da muratore.”
“Non solo” gli ho risposto “pensa all’azione legale che ci
farebbero i frati del convento per concorrenza sleale.”
Ci ho pensato sopra, mentre univo i puntini da 1 a 38 nella
Settimana Enigmistica, e ho cercato di trovare un compromesso.
“Pianta un chiodo al pino a fianco del cancello della
Colonia e appendicela.”
“La TARTARUGHINA?”
“No, coglione: la mazzetta! Chi vuol venire a pregarla sta
fuori dalla Colonia e dalle palle. Se i frati dicessero qualcosa faremo finta
di non sapere nulla.”
“Ottima idea!” concorda WAFER, e si arma di robusti chiodi e
martello.
Quattro martellate (e sei moccoli per emulare il Capo) e la
Santa Mazzetta da Duechili è appesa al pino gigante all’ingresso della Colonia.
La TARTARUGHINA non è pienamente soddisfatta, ma non si
lamenta. Si mette subito all’opera per evidenziare la novella Santa circondando
il pino con strisce bianche e rosse da cantiere e un paio di lumi rossi da
impalcatura che INTREPIDO aveva fregato ai muratori durante il recente restauro
del convento.
Come tocco finale prende il secchio di plastica delle
crocchette, lo svuota e ci depone dei fiori (sempre rubati da INTREPIDO all’ultimo
matrimonio).
“Perfetto!” mormora tra se. Poi riprende il rosario, un paio di
preghiere e se ne torna a dormire nel convento.
“Che faccio?” domanda WAFER “Smonto tutto, ora?”
“Lascia stare” rispondo “Anche le luci: lasciale accese.
Serviranno quando la notte mi sveglio a fare il bisognino.”
Infatti, la notte stessa, il rumore dell’istrice ODOACRE che
viene regolarmente a cenare con la sua famiglia con le nostre crocchette mi
sveglia e, malvolentieri, sono costretto ad alzarmi per espletare il bisognino
notturno.
Saluto ODOACRE, la moglie e il figlioletto, espleto la funzione fisiologica e torno nella casetta, al caldo della mia cuccia.
La mattina presto (troppo presto) sento delle grida
disperate fuori dalla Colonia.
Sono costretto ad alzarmi, insieme agli altri colleghi.
“Sacrilegio! Blasfemia! Profanazione!” E’ la TARTARUGHINA,
con i primi pellegrini accorsi a pregare Santa Mazzetta che urla e si dispera
davanti al pino gigante.
La raggiungo e vedo le strisce bianche e rosse strappate che
penzolano dai rami come stelle filanti, i lumi spenti e caduti a terra, il
secchio rovesciato e i fiori fatti a pezzi con i petali mancanti.
La TARTARUGHINA intona un Padre Nostro, seguita dai
pellegrini e ORFEO mi si avvicina mostrandomi un aculeo con la zampa.
“ODOACRE…” sussurra “avrà creduto che fosse un nuovo buffet
e s’è mangiato tutti i fiori. Il piccolo dovrebbe aver giocato con le strisce
di plastica.”
Ma la (Santa) Mazzetta è sempre lì, appesa al suo chiodo.
“TARTARUGHINA” le dico prendendola da parte “questo è un
segno divino. Qualcuno lassù vuole che Santa Mazzetta da Duechili continui a fare il lavoro per cui è stata
creata: piantare pali per proteggerci dai pini che cadono a terra. Non puoi
andare contro la volontà divina. Ora la faccio togliere dal chiodo e la
rimettiamo, con tutte le attenzioni del caso, dentro alla cassetta degli
attrezzi. Tu torna in convento e portati via questi pellegrini. Quando verrà il
momento dell’esposizione e delle processioni Lui ce lo farà sapere.”
TARTARUGHINA abbozza e, pregando, torna verso il convento
con i suoi seguaci erranti.
La mazzetta torna al suo posto, le macerie del banchetto
degli istrici vengono rimosse e, finalmente, posso tornare alla mia Settimana
Enigmistica per dimenticare questo momento di follia.
10 verticale: la intascano i corrotti, 8 lettere, M…
La TARTARUGHINA ai piedi del pino gigante |
Mazzetta! Eehh, che ci vuoi fare, l'esperienza...
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