LA CUCCIA DEL CAPO
Quando ero piccolino (si parla quasi di mezzo secolo fa) a
Perugia c’erano usanze e tradizioni ritenute –erroneamente– eterne. Immortali
come i due doppi patroni che si festeggiano (perché il primo cade quasi a ferragosto, e visto che tutti sono in ferie, meglio trovarne pure uno che si
celebri a gennaio) anche se il patrono vero sarebbe un altro. Ma vacci a capire
con queste cose di chiesa!
Una di queste usanze, presunte immortali, era il pasto dei
piccioni del comune. A mezzogiorno in punto, sulla piazza principale della
città (sì! quella con la Fontana Maggiore!) come il campanile del comune
scoccava i rintocchi del mezzodì un omino (non meglio identificato, forse un
operaio o un usciere) usciva dal palazzo comunale con due secchi di metallo
colmi di granoturco.
Era uno spettacolo per gli occhi vedere stormi di piccioni
che gli volteggiavano sopra e i più arditi tuffarsi direttamente dentro i
secchi pieni ed ingozzarsi mentre venivano trasportati fin sotto le scalette
del Duomo.
Poi tutto è cambiato.
L’omino dei piccioni è andato in pensione, i politici locali
si sono mangiati pure lo stanziamento per il granoturco e i piccioni, da
attrazione cittadina, sono diventati i nemici pubblici numero uno della giunta
comunale.
Vari editti ed ordinanze li hanno condannati alla fame e
alla migrazione forzata verso le campagne, sempre più desolate ed incolte,
preda degli appostamenti dei cacciatori alla palombaccia.
Pochi di loro ancora resistono nel centro cittadino,
muovendosi solo di notte, come le nottole, nutriti clandestinamente da vecchie
pensionate che rischiano multe per offesa al “decoro” cittadino.
E già: il decoro cittadino!
Nella citata e famosa piazza centrale altri migranti sono
giunti a sostituire i volatili fuggiaschi: magrebini, ivoriani, rumeni,
albanesi, etc, etc… che hanno riportato il lustro del foro centrale di uno dei
più antichi comuni italiani distribuendo secchi di eroina, cocaina, anfetamine
e pasticchine varie ai cittadini bisognosi, in cambio di un piccolo obolo.
Questa nuova forma di integrazione commerciale non è stata
praticamente ostacolata da editti, bandi o divieti e, tutt’ora, prospera
indisturbata alla faccia della crisi.
Stamattina mi sono sentito come l’omino dei piccioni.
Sono entrato nel magazzinetto blindato, dove conservo e
nascondo i due sacconi di crocchette che miscelo per gli spuntini dei Gatti
della Reggia, con il secchio per i mici residenti nel garage.
Sono costretto a difendere i due sacchi in ambiente
protetto: per una volta che ne ho dimenticato uno fuori dal magazzinetto,
ancora sigillato, la mattina dopo l’ho trovato sventrato ed afflosciato su un
tappeto di una decina di metri quadrati di crocchette.
Sono uscito dal locale con il secchio pieno di crocchette,
senza chiuderlo con il coperchio e, il tempo di appoggiarlo a terra per
sprangare la porta, una decina di gatti avevano fatto la piramide sopra ed
intorno e i due più audaci, nonché obesi, SERPOTTO e PECETTA ci si erano
addirittura infilati dentro, con la bocca aperta a ruminare.
Li ho lasciati ingozzare per qualche minuto e, osservandoli,
mi è tornato in mente l’omino dei piccioni.
Chissà se quando mi pensioneranno arriveranno anche qui orde
di gatti clandestini a spacciare sostanze psicotrope ai felini della Reggia…
PECETTA - l'ex pugile della Reggia |
Fantastico!
RispondiEliminaSono vecchia abbastanza da ricordare e venerare l'omino dei piccioni. Vivevo in centro e sin da bambina, alla facciaccia dei politici odierni, contribuivo a incrementare la popolazione pennuta e un po' goffa alimentandola pure sul tetto (non mio, infatti quella di sotto sbraitava, ma non me ne fregava un cazzo). Inoltre raccattavo i piccoli caduti dal nido e li alimentavo come fanno i genitori: gli sputavo in gola il grando masticato da me. Sarà per questo che ho i denti abbastanza buoni?
Quegli imbecilli del comune, e la popolazione credulona al seguito, hanno depauperato la piazza più bella d'Italia... no, del mondo... di uno spettacolo che faceva salire i brividi di piacere! In compenso, dopo il divieto e la lotta dei cittadini a suon di zolfo sparso sui tetti, al posto dei piccioni ho visto con questi due occhi che mi ritrovo il fiorire di quel commercio di cui parli. Bustine mignon passate di mano in mano in modo tutt'altro che nascosto, proprio a mezzogiorno e nella stessa piazza! E che dire delle scazzottate e degli accoltellamenti che creano quel folklore meraviglioso della Perugia odierna? Visti anche quelli!