mercoledì 12 febbraio 2014

LA STORIA DELLA COLONIA





10 - COMINCIA LA MIGRAZIONE




Non potevo immaginare l’evoluzione della Colonia, eppure c’erano stati episodi che avrebbero dovuto farmi riflettere.
Il primo: i primi giorni di agosto vengono abbandonati due gattini. Uno bianco e nero e l’altra tutta nera. Entrano a far parte dell’organico della Colonia col nome di CROCK e OLIVA. Il Capo li lascia in Colonia: sono in due, già svezzati e sa che ci siamo noi adulti a proteggerli. Iniziati i lavori di pulizia una signora chiede di adottare CROCK.
“Sono fratello e sorella: o in coppia o non se ne fa nulla” risponde il Capo.
La signora rifiuta ma torna il mattino successivo e si porta via CROCK, lasciando OLIVA da sola. Il Capo si incazza, non poco, ma non sa con chi prendersela, Padreterno a parte.
La piccola OLIVA cade subito in depressione: non gioca più e non mangia. Il Capo si preoccupa e la porta subito dai veterinari di fiducia. Calicivirus è il responso. OLIVA è malata e diventa il primo gatto della Colonia ricoverato alla Reggia.
“Appena guarisci ti riporto su!” le ultime parole famose del Capo. 
OLIVA ancora soggiorna nel garage della sua casa e precisamente sopra la lavatrice. Da qui la sua mansione: è la Lavandaia della Reggia.
Il secondo: la gatta bianca e nera, che non si era associata alla nostra comunità, comincia a frequentare la Colonia più assiduamente, soprattutto all’ora del pasto quotidiano. Non dà confidenza a nessuno di noi e tantomeno al Capo, anzi quando lo vede si rifugia dietro la rete che divide il giardinetto con il campo. Un pomeriggio la vediamo comparire con un micetto bianco e tigrato che si dirige subito alla ciotola esterna delle crocchette, a mangiare. Rimangono per diverse ore in Colonia poi, quando arriva il Capo con il pasto quotidiano, la micia bianca e nera scompare, lasciando solo il suo piccolo che stava giocando sui rami del prugno selvatico. Il Capo lo vede e cerca di avvicinarlo ma il piccolo è semi selvatico e fugge via. Poco dopo si riaffaccia in compagnia della mamma. E’ l’ultima volta che il Capo lo vedrà vivo. Dopo qualche mese troverà il suo cadavere dentro uno dei cubi cuccia di polistirolo, forse stroncato da qualche malattia. Il micetto senza nome aveva continuato a frequentare la Colonia di notte per nutrirsi e, già ammalato, si era rifugiato dentro a una delle nostre cucce per ripararsi dal freddo.
Il terzo: c’era stato un altro abbandono, a lavori appena ultimati. Due gatte nere, adulte, di cui una con due  microscopici gattini tigrati, tutti e due fradici di rinotracheite. Ammalati ma ancora vitali e spaventatissimi. In una specie di safari per catturarli il Capo riesce a prenderne uno: PAPERINO, che porta subito a curare dai veterinari e poi in stallo a casa sua, con la speranza di farlo adottare. Il fratello, PAPERONE, lo raccoglierà cadavere dopo pochi giorni. La malattia l’aveva vinto. 
PAPERINO è stato decisamente più fortunato: nessuno l’ha voluto adottare, era patito e gli occhi non gli erano tornati perfetti, si è unito al destino di OLIVA. Ora è il vice capo comunità della Reggia. 
Le due gatte nere furono battezzate SCIRE’, la mamma dei due piccoli (e con questo nome il Capo iniziò una singolare tradizione marinaresca, strana per una colonia felina di collina), e OFELIA l’altra, detta anche la Spatolona, per via della sua coda corta e a forma di spatola, come quella dei castori. 
Ma avrò molte altre occasioni di parlare delle gesta di queste due colonne portanti della Colonia felina di Monte Malbe.

Due cucce vuote finirono col riempirsi di gatte nere.

OLIVA alla Reggia - giugno 2007 -

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