4 - PRIME ISTRUZIONI
Finalmente, dopo diversi giorni, torno a mangiare qualcosa
di umido. Non dovrebbe essere il top della qualità, mi sembra comunque un piatto divino.
“Grazie per il pensiero”, dico ai randagi appena terminato
il pasto.
“Ora stai bene attento a quello che dico”, avverte SMERALDONE.
“I pericoli in questo posto sono tre. Nell’ordine: i cani sciolti col padrone
stupido, le auto guidate da certa gente che, se può, ti mette sotto senza
troppi complimenti e gli umani in genere. Diffida sempre di cani e umani, anche
se sembrano amichevoli.”
“Però ho visto che voi…”
“Escludi dal conto i tre umani che vengono a portarci da
mangiare e un’altra coppia che, talvolta capita e ci scodella un pastone di
pastasciutta e scatolette. Appena posso te li mostrerò. Gli altri umani sono
infidi. Magari ti avvicinano con una coccola e poi ti mollano un calcio. Oppure
ti offrono bocconi avvelenati.”
“Pure!” esclamo.
“E’ capitato di tutto in questi anni”, precisa la BOMBONA.
“Le vie di fuga sono quel buco nella rete, questo prugno
selvatico che ti permette di salire sul tetto, la grande quercia e il palo del
telefono da dove puoi superare il muro del convento. Non ti fidare del locale
dalle finestre sbarrate.”
“I frati del convento?”
“Ci tollerano a malapena, rientrano nella categoria umani da
cui diffidare.”
“E… per dormire?”
“Un buco te lo sarai già trovato”, risponde il Capocolonia.
“Noi scendiamo nel campo e da un cancello con le sbarre entriamo dentro al
convento. Lì ci sono delle vecchie stalle per maiali inutilizzate. Sono
sporche, fredde e piene di pidocchi, ma almeno non ci piove dentro. Sulla
collina qua dietro è pieno di tane di istrice, ma spesso sono occupate. Anche
da volpi e di quelle ti devi guardare attentamente: se becchi un morso sei un
gatto morto.”
“Perché?”
“Infezione. Le volpi sono un ricettacolo di infezioni.”
“Un posto tranquillo…”
“Molto meglio che la città, credimi”, commenta ALALA’.
Capisco che una volta era una gatta metropolitana, magari
una randagia di condominio e qualche abitante intollerante l’ha presa e
scaricata quassù.
“Vedrò di fare del mio meglio”, rassicuro.
“Lo farai, se vorrai sopravvivere”, l’incoraggiamento della
MICIA.
“Un’altra cosa dovrai fare”, ancora SMERALDONE.
“Cosa?”
“Portare il mortaio: sei l’ultimo arrivato.”
“Cioè?”
“E’ un termine militare, degli Alpini credo”, spiega ALALA’.
“Significa che ora sei la recluta e a te toccano le incombenze e i lavori più
pesanti.”
“Per sempre?”
“No, fino a quando arriverà la prossima recluta. Poi il
mortaio passerà a lui”, spiega il Capocolonia.
“In cosa consiste?” domando.
“Qui ognuno di noi ha un compito. Utile per se e per la
comunità. BOMBONA ed io siamo la sicurezza. Se c’è da menare le zampe per
proteggere qualcuno ci facciamo avanti. ALALA’ è l’economa della Colonia:
provvede a mettere da parte tutto quello che potrebbe servirci. PACCOLINO è la
vedetta del piazzale: deve segnalare ogni pericolo in avvicinamento dalla
strada. MICIA è la vedetta del campo sotto: stesso compito ma controlla i
pericoli che vengono da giù. BERENICE era la levatrice della Colonia, ora si
occupa delle pubbliche relazioni con le altre comunità feline sparse per il
monte; così veniamo a sapere se ci sono epidemie o qualsiasi altro pericolo in
giro. ROSINA si occupa del dormitorio; lo tiene pulito e in ordine.”
“La levatrice?” faccio stupito. “Ma non ho visto gattini in
giro?”
“Ho detto: era. Ora siamo tutti sterilizzati; ha dovuto
reinventarsi un lavoro.”
“ E SMERALDINA cosa fa?”
Vedo un velo di imbarazzo sul muso di SMERALDONE, poi prende
tempo, come cercasse le parole giuste.
“Vedi… non sempre abbiamo tutto quello che ci serve. Di
essenziale, intendo. SMERALDINA si occupa di procurarcelo.”
“Come?”
“E’ l’unica che ha libero accesso al convento; non so perché
ma lei non viene scacciata. Quello che ci occorre lo… prende a prestito dai
frati.”
“A prestito?”
“Sì! Più o meno…”
“Ho capito. Ditemi cosa dovrei fare.”
“Sei un gatto maschio, giovane e prudente”, illustra
SMERALDONE. “Ti metterei di vedetta sopra al nostro giardinetto. Scegliti una
quercia o un platano dove stare. PACCOLINO passa a controllare dal prugno
selvatico.”
“E’ u.. u.. una retro..cessione?” domanda PACCOLINO con
diffidenza.
“No! Il prugno è più comodo e ti permetterà di avvistare
prima di tutti gli umani che ci portano il vitto. Sarà tuo compito avvertirci.”
Comincio così la mia carriera alla Colonia felina di Monte
Malbe, come vedetta che “porta il mortaio”.ALALA' - L'Economa della Colonia Vecchia |
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