martedì 10 dicembre 2013

STORIA DELLA COLONIA




4 - PRIME ISTRUZIONI





Finalmente, dopo diversi giorni, torno a mangiare qualcosa di umido. Non dovrebbe essere il top della qualità, mi sembra comunque un piatto divino.
“Grazie per il pensiero”, dico ai randagi appena terminato il pasto.
“Ora stai bene attento a quello che dico”, avverte SMERALDONE. “I pericoli in questo posto sono tre. Nell’ordine: i cani sciolti col padrone stupido, le auto guidate da certa gente che, se può, ti mette sotto senza troppi complimenti e gli umani in genere. Diffida sempre di cani e umani, anche se sembrano amichevoli.”
“Però ho visto che voi…”
“Escludi dal conto i tre umani che vengono a portarci da mangiare e un’altra coppia che, talvolta capita e ci scodella un pastone di pastasciutta e scatolette. Appena posso te li mostrerò. Gli altri umani sono infidi. Magari ti avvicinano con una coccola e poi ti mollano un calcio. Oppure ti offrono bocconi avvelenati.”
“Pure!” esclamo.
“E’ capitato di tutto in questi anni”, precisa la BOMBONA.
“Le vie di fuga sono quel buco nella rete, questo prugno selvatico che ti permette di salire sul tetto, la grande quercia e il palo del telefono da dove puoi superare il muro del convento. Non ti fidare del locale dalle finestre sbarrate.”
“I frati del convento?”
“Ci tollerano a malapena, rientrano nella categoria umani da cui diffidare.”
“E… per dormire?”
“Un buco te lo sarai già trovato”, risponde il Capocolonia. “Noi scendiamo nel campo e da un cancello con le sbarre entriamo dentro al convento. Lì ci sono delle vecchie stalle per maiali inutilizzate. Sono sporche, fredde e piene di pidocchi, ma almeno non ci piove dentro. Sulla collina qua dietro è pieno di tane di istrice, ma spesso sono occupate. Anche da volpi e di quelle ti devi guardare attentamente: se becchi un morso sei un gatto morto.”
“Perché?”
“Infezione. Le volpi sono un ricettacolo di infezioni.”
“Un posto tranquillo…”
“Molto meglio che la città, credimi”, commenta ALALA’.
Capisco che una volta era una gatta metropolitana, magari una randagia di condominio e qualche abitante intollerante l’ha presa e scaricata quassù.
“Vedrò di fare del mio meglio”, rassicuro.
“Lo farai, se vorrai sopravvivere”, l’incoraggiamento della MICIA.
“Un’altra cosa dovrai fare”, ancora SMERALDONE.
“Cosa?”
“Portare il mortaio: sei l’ultimo arrivato.”
“Cioè?”
“E’ un termine militare, degli Alpini credo”, spiega ALALA’. “Significa che ora sei la recluta e a te toccano le incombenze e i lavori più pesanti.”
“Per sempre?”
“No, fino a quando arriverà la prossima recluta. Poi il mortaio passerà a lui”, spiega il Capocolonia.
“In cosa consiste?” domando.
“Qui ognuno di noi ha un compito. Utile per se e per la comunità. BOMBONA ed io siamo la sicurezza. Se c’è da menare le zampe per proteggere qualcuno ci facciamo avanti. ALALA’ è l’economa della Colonia: provvede a mettere da parte tutto quello che potrebbe servirci. PACCOLINO è la vedetta del piazzale: deve segnalare ogni pericolo in avvicinamento dalla strada. MICIA è la vedetta del campo sotto: stesso compito ma controlla i pericoli che vengono da giù. BERENICE era la levatrice della Colonia, ora si occupa delle pubbliche relazioni con le altre comunità feline sparse per il monte; così veniamo a sapere se ci sono epidemie o qualsiasi altro pericolo in giro. ROSINA si occupa del dormitorio; lo tiene pulito e in ordine.”
“La levatrice?” faccio stupito. “Ma non ho visto gattini in giro?”
“Ho detto: era. Ora siamo tutti sterilizzati; ha dovuto reinventarsi un lavoro.”
“ E SMERALDINA cosa fa?”
Vedo un velo di imbarazzo sul muso di SMERALDONE, poi prende tempo, come cercasse le parole giuste.
“Vedi… non sempre abbiamo tutto quello che ci serve. Di essenziale, intendo. SMERALDINA si occupa di procurarcelo.”
“Come?”
“E’ l’unica che ha libero accesso al convento; non so perché ma lei non viene scacciata. Quello che ci occorre lo… prende a prestito dai frati.”
“A prestito?”
“Sì! Più o meno…”
“Ho capito. Ditemi cosa dovrei fare.”
“Sei un gatto maschio, giovane e prudente”, illustra SMERALDONE. “Ti metterei di vedetta sopra al nostro giardinetto. Scegliti una quercia o un platano dove stare. PACCOLINO passa a controllare dal prugno selvatico.”
“E’ u.. u.. una retro..cessione?” domanda PACCOLINO con diffidenza.
“No! Il prugno è più comodo e ti permetterà di avvistare prima di tutti gli umani che ci portano il vitto. Sarà tuo compito avvertirci.”
Comincio così la mia carriera alla Colonia felina di Monte Malbe, come vedetta che “porta il mortaio”.

ALALA' - L'Economa della Colonia Vecchia

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