LA MALEDIZIONE DELL' ALTALENA
Come ho accennato giorni fa, in occasione delle Grandi Opere
in atto a Monte Malbe, la primordiale altalena che stava nel giardino sopra la
Colonia Vecchia è stata smantellata e rottamata.
“Non lo dovevano fare!” ha commentato LITTORINA, la mia
Vice. “C’è sempre stata, da secoli e secoli, la dovevano trasformare in un
monumento, non venderla al ferrivecchi.”
“Che ti importa?” ribatte ARCHIMEDE. “Era solo un pericoloso
mucchio di ferro arrugginito.”
“Porta male distruggere i vecchi giochi; vedrai che il cielo
li punirà”, aggiunge la Vice Capocolonia, famosa per la sua superstizione a cui
mescola una vaga, ma temuta, arte del presagio catastrofico.
Anche se non più provvisti del necessario vedo i maschietti
all’ascolto toccarsi le parti intime.
Il tetro presagio si è puntualmente avverato dopo pochi
giorni.
Una notte il cielo ha punito Monte Malbe scaricando una
quantità inverosimile di pioggia accompagnata da un’impressionante bufera di
vento.
Terrorizzati dalla inconsueta tempesta tropicale abbiamo
passato la notte e il mattino successivo barricati dentro la nostra casetta nel
bosco, sperando che l’ancoraggio realizzato dal Capo reggesse alla furia del
monsone.
Abbiamo sentito vari schianti e boati in lontananza, mentre
LITTORINA proclamava: “Li sta punendo!”
Uno schianto l’abbiamo sentito vicino, troppo vicino per non
preoccuparsi.
Il senso di responsabilità mi ha costretto ad indossare
cerata e stivali e uscire allo scoperto per verificare l’accaduto.
“Oh, porco di un cane!” mi hanno sentito esclamare,
costringendo i più volenterosi ad unirsi a me sotto il diluvio.
“Oh… diavolo cane!” ha commentato ARCHIMEDE. “E mò? Chi
glielo dice al Capo?”
Di nuovo mi sono sentito investito dai pesanti obblighi del
Capocolonia.
Ho provato a rintracciarlo al telefonino, ma la linea era
assente.
Ordinare l’evacuazione della casetta è l’unica cosa che ho
potuto fare.
Ci siamo ritrovati in trenta dentro alla stalla del
contadino a far compagnia alle pecore (che puzzano da morire ma sono simpatiche
ed ospitali).
Al pomeriggio il ciclone si è esaurito e, con notevole ritardo
sulla tabella di marcia causa chiusura della strada che porta al Convento e
conseguente salita sul monte dall’altro versante, il Capo si è presentato con
il nostro rancio.
L’abbiamo visto pallido osservare la strage di pini e cipressi
caduti lungo la strada e sul sentiero che conduce alla Colonia ma, quando ha
visto quello che era successo in prossimità della nostra casetta, ha avuto un
mancamento.
Tre pini, di ragguardevoli dimensioni, si erano appoggiati alla recinzione appena
terminata, scardinandone un buona parte, ma salvando la casetta e la nostra
comunità dalla distruzione.
Evito di riportare la totalità dei commenti espressi dal
Capo, una volta fatto l’appello e constatato che eravamo tutti salvi ed
integri, per la presenza di epiteti che la netiquette suggerisce di non
menzionare.
Un sunto:
“Ma cazzo, con un Convento appena ridipinto e un nuovissimo
pacchiano cancello, simbolo di pura ostentazione, proprio qui ‘sti maledetti
pini dovevano cadere!”
Da convinto agnostico, poi, ha alzato gli occhi al cielo e Lo
ha rimproverato: “E’ inutile! Con le minacce non otterrai niente da me! Quando
fulminerai chi dico io (e Tu sai), allora potremo trattare!”
“Mai visto il Capo tanto incazzato!” ha commentato ORFEO, il
Custode della Colonia.
Ma l’incazzatura gli è rientrata presto: c’era da
distribuire il pasto, ripulire alla meno peggio e verificare la sicurezza del
luogo.
Eseguite, nell’ordine, tutte le operazioni, si è seduto
sulla sua panchina preferita, ancora fradicia di pioggia, accendendosi la
consueta sigaretta e assumendo la sua solita aria meditabonda (cioè ebete).
Finito il rito propiziatorio al cancro ai polmoni si è
alzato sussurrando:
“Lo sapevo… la maledizione dell’altalena ha colpito.”
P.S. LITTORINA è stata presa a calci nel culo dal
sottoscritto e ad ogni calcio le ripetevo: “Il cielo LI punirà?”
LITTORINA - La Vice Capocolonia |
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