martedì 31 dicembre 2013

CI SIAMO QUASI

BUON 2014 DA I GATTI DI MONTE MALBE!

DISCORSO DI FINE ANNO 2013






DIARIO DI BORDO





Come ogni stronzo che si rispetti anche il Capo tiene il suo discorso di fine anno alle popolazioni feline della Colonia Nuova e della Reggia, per l’occasione riunite nello spiazzo davanti alla nostra casetta.
A differenza di altri, però, il discorso lo tiene alle 11 di mattino per non interferire con le alte cariche dello Stato e, soprattutto, perché alle 20,30 lui non vuole fare e sentire discorsi: a quell’ora si cena e basta.
E’ seduto su una della panchine artigianali con i pantaloni mimetici freschi di bucato, un pile nuovo (acquistato per l’occasione – in saldo), gli scarponi ripuliti dal fango e l’immancabile sigaretta accesa che serve da timer: finita la sigaretta, finito il discorso.
Per fortuna si è fatto la barba, altrimenti sembrerebbe il comizio di un terrorista ceceno.
“Auguri a tutti i presenti!” inizia “Significa che siete sopravvissuti a quest’anno di merda! Auguriamoci che il 2014 sia migliore, anche se non riesco ad immaginare come possa essere peggio. Le inarrivabili luci in fondo al tunnel, tanto promesse da chi ha una vista d’aquila ma scarsa sincerità, ancora non si vedono. Ma a voi non ve ne può fregare di meno, tanto al buio ci vedete meglio che di giorno. Vi esorto, invece, a pregare il vostro Dio o chi vi pare affinché il nuovo anno porti il sole a primavera ed estate e un po’ di soldini in più nelle tasche degli italiani per permettersi qualche gelato extra. Ne va della mia, e conseguente vostra, sopravvivenza.“
Si ferma un attimo per bere il caffè e inalare due boccate di catrame.
“Per il resto”, prosegue, “tireremo avanti come abbiamo fatto negli anni passati: non aspettiamoci miracoli da nessuno. Collaborate alla gestione delle comunità, accogliete i profughi che ci abbandoneranno e cercate di essere tolleranti verso CREMINO: sta attraversando un momento difficile.”
La sigaretta è quasi terminata e tutti i gatti sono in attesa degli auguri finali per prorompere in uno scrosciante applauso.
“Non mi resta che augurarvi un buon 2014 e ricordare che vi aspetto, stasera, tutti alla Reggia per il Veglione Vegetariano di fine anno!”
Le zampe, già pronte all’ovazione, si bloccano e lo sconforto avvolge lo sguardo di ottanta felini.
“Paura, eh?” aggiunge il Capo spegnendo la cicca. “Tranquilli! Il menù vegetariano è per gli umani, per voi carne e pesce a volontà!”
Finalmente parte la standing-ovation, condita da urla di giubilo al pensiero di una vera cena con cibo cucinato appositamente per noi.

Il Capo si congeda con un’ultima raccomandazione: “Fate un pensierino anche per PACCOLINO che stanotte festeggerà il Capodanno ricoverato dai veterinari.”


lunedì 30 dicembre 2013

PREPARATIVI PER IL CAPODANNO





LA CUCCIA DEL CAPO ter





Mi premuro di avvisare del nuovo programma i mici della Reggia, durante la colazione delle 6.
Spero ardentemente in un loro netto rifiuto ad ospitare i colleghi della Colonia.
“Ottimo!” invece esclama CANNIBALE, il Capocomunità. “Sarà la volta buona che potremo entrare nel salone con il mobilio nuovo!”
“Scordatevelo!” ribatto. “La festa la faremo qui, nel garage.”
“Ma da qui non potremo vedere i fuochi d’artificio su Perugia!” la prima lamentela.
“Non c’è spazio per ballare, con questa nuova caldaia!” la seconda, più fondata.
“Poi, siamo troppo distanti dalla cucina”, aggiunge COCO. “Dovrai fare il cameriere su e giù per le scale cento volte!” l’osservazione vincente.
“E sia”, mi arrendo. “Sarà un problema apparecchiare la tavola per 80 gatti, ma in qualche maniera ci riusciremo.”
“80?” osserva ARANCINO. “I miei ex colleghi della Colonia di Piscille non li hai invitati?”
ARANCINO è un profugo a Monte Malbe. Ha vissuto per diversi anni alla Colonia felina di Piscille, vicino Perugia. Quella che si credeva un piccola frattura alla zampa posteriore destra si è, invece, dimostrata una grave displasia all’anca con conseguente pensionamento per invalidità e trasferimento alla Reggia, dove si è adattato benissimo malgrado le frequenti zuffe con YARIS e ETTORE.
“Mica li vorrai lasciare al freddo e al gelo anche la notte di Capodanno?” prosegue lo zoppo.
“Ma li dovrei andare a prendere!” la mia obiezione.
“Mica ci devi andare a piedi!” replica CANNIBALE. “Hai l’auto. Li porti su e la mattina dopo li riporti a casa loro.”
Sconfitto, non mi resta che confermare l’invito ai mici della Colonia di Monte Malbe.
“Dovrete arrangiarvi, però!” li avverto. “Non posso né venirvi a prendere né riportavi su.”
“Non ti preoccupare, Capo,” mi tranquillizza TAZZA” ci organizzeremo con i nostri mezzi.”
?
Ma il colpo finale arriva dalla Consorte.
“Tieni!” dice porgendomi due fogli con un interminabile elenco. “Questo è il menù e questa la lista della spesa per domani.”
Sbarro gli occhi: “Ma ci sfamiamo mezza Africa con tutta questa roba!”
“Assicurati che le mazzancolle siamo fresche!” la replica.
Maledetti! Se sopravviverò a questo Capodanno il prossimo mi darò alla macchia il 20 dicembre…

CANNIBALE - Capocomunità della Reggia

domenica 29 dicembre 2013

CAPODANNO ALTERNATIVO





                          LA CUCCIA DEL CAPO bis





Sono preoccupato che questa sia la volta buona.
Gli anni passati, con una scusa o l’altra, ero riuscito a svicolare dall’invito dei randagi della Colonia.
“Dai Capo!” ha insistito TAZZA. “Almeno per una volta facci contenti!”
“Sì, va be’! Ma in che cosa consiste questa serata?”
“Si sta un po’ in compagnia”, ha aggiunto TARANTOLA. “Quattro salti sul tetto, un rapido spuntino e il brindisi di mezzanotte!”
“Non ci deludere anche quest’anno…” commenta TOPAZIO.
“Non vi vorrei deludere ma… vedete, siete arrivati secondi”, cerco di salvarmi dal martirio.
“Cioè?” chiede EMILIA.
“Mi hanno già invitato i mici della Reggia. Non posso essere in due posti contemporaneamente. Ma neppure voglio fare favoritismi. Significa che, per non scontentare nessuno, declinerò anche il loro invito. Mi dispiace… veramente, sapete”, riesco ad inventarmi una pietosa bugia in extremis pur di non passare anche la notte di Capodanno al freddo e al gelo con quei quattro sacchi di pulci che si ubriacheranno come al solito, vomitando poi tutto dentro la casetta.
“Ho un’idea!” esclama ARCHIMEDE, famoso per la sua genialità. “Facciamo il veglione tutti insieme!”
“Cioè?” chiedo già preoccupato.
“Tutti alla Reggia a ballare, cantare e mangiare! Soprattutto mangiare.”
“E chi la preparerebbe la cena per 80 bocche feline affamate?” interrogo.
“Tu, Capo”, ancora TAZZA. “Sei il padrone di casa e da tale ti devi comportare. Noi possiamo contribuire, comunque!”
“E con cosa?”
“Portiamo gli addobbi!” interviene ATTILA indicando le cassette piene di pigne cadute dai pini precipitati in Colonia.
“Scusate,” replico, “ma visti i tempi che corrono preferirei risparmiare i soldi per riparare la recinzione.”
“Ma daiii!” insiste ORFEO. “Capodanno viene solo una volta e poi…”
“Poi?”
“Ti portiamo pure il regalo!” aggiunge BITTER, la cucciolina della Colonia, con molta ingenuità, subito fulminata da quaranta sguardi di rimprovero felini.
“Non mi direte che…”
“Sì! Sappiamo”, TAZZA telegraficamente.
Sono con le spalle al muro; non posso più tirarmi indietro.
“Ok, ragazzi! Ma, vi ripeto, non sono momenti questi da spendere soldi inutilmente.“
“Non ti preoccupare di questo!” ribatte SKA, il Tesoriere della Colonia.
“Mica sarete tornati a rubare le elemosine alla chiesa del convento?” domando preoccupato.
“No, no…” rispondono alcuni mici imbarazzatissimi mentre altri volgono lo sguardo altrove.
“Va bene!” concludo. “Ma sarà una cosa sobria e ognuno di voi dovrà contribuire!”
“Mi sembra giusto!” ancora TAZZA.
Ora viene la parte difficile: comunicare alla Consorte il cambio di programma e, soprattutto, l’invasione dei felini del bosco.
“Che idea eccezionale!” invece commenta. “Mi metto subito all’opera per il menù del cenone!”
“Ma che cenone! Gli apro quattro scatolette, un sacchetto di crocchette buone e la festa è fatta!”
“No, no! O le cose si fanno per bene o non si fanno”, conclude togliendo ogni diritto di replica. “Ci penso io.”
“A proposito…” tanto per avere l’ultima, inutile, parola “quei parassiti come facevano a sapere che il 31…”
Diventa rossa, abbassa lo sguardo e comincia a scrivere qualcosa su un block notes.
“Vattene che devo organizzare.”
Neppure l’onore dell’ultima parola…

Solo la neve mi può salvare...

CASSA MUTUA FELINI





LA CUCCIA DEL CAPO





Ho un ricordo dei tempi dei calzoni corti: la Giornata del Risparmio.
Si festeggiava in tutte le scuole, all’incirca i primi giorni di ottobre, e in prima elementare la Cassa di Risparmio di Perugia regalava ai remigini un salvadanaio metallico, nero con tanto di manico e serratura, per addestrare i futuri polli da spennare al risparmio.
L’ho sempre ritenuta un’iniziativa valida; non so se sia ancora in essere, visto che il vocabolo risparmio è scomparso dal dizionario di quasi tutte le famiglie italiane. Era comunque una cosa buona.
Da allora cominciai a raggranellare e custodire gelosamente le monetine da 5, 10 e 20 lire che riuscivo a metterci dentro e spesso giravo a questuare tra i parenti per incrementare il malloppo.
Poi, quando scoprii che per aprire la piccola cassaforte bisognava andare in banca, perché solo loro avevano le chiavi, la cosa mi puzzò. Rottamai la funerea cassettina metallica e la sostituii con un altro contenitore di cui, però, avevo l’accesso.
Nei tempi cambiarono i contenitori, il valore del denaro custodito e pure la valuta.
Con l’avvento dell’Euro eliminai anche il classico salvadanaio di terracotta, non riutilizzabile, con una bottiglia da farmacista, di quelle con l’imboccatura abbastanza larga per depositarci anche monete da 2 Euro.
La bottiglia era denominata la Riserva Strategica e più volte venne depredata per spese impreviste o per togliermi qualche sfizio del tutto inutile.
Poi arrivarono i gatti.
Oltre a modificare l’organizzazione e il mobilio di casa, il modo di ragionare riguardo a certe presunte priorità e la gestione del tempo libero gli immondi felini sono riusciti a cambiare anche la denominazione della famigerata bottiglia che, malgrado gli anni, resiste e svolge ancora il suo importante compito.
I gatti hanno il brutto difetto di ammalarsi, e spesso di mali che necessitano ricoveri, indagini, operazioni e cure costose.
Tutto cominciò alcuni anni fa.
Negli unici giorni dell’annuale vacanza concessami arriva la telefonata della sostituta in Colonia:
“FIORINO sta male. Non si muove dalla cuccia e si lamenta.”
Organizzato il ricovero dai veterinari di fiducia allo sfortunato FIORINO venne diagnosticata la rottura, in più punti, dell’uretra. Probabile danno causato da pedata umana.
Operato, da specialista, dimesso e ora felice abitante della Reggia ha perpetrato il primo saccheggio felino della fu Riserva Strategica.
Pazienza… anche questo rientrava tra le spese impreviste.
Quando la bottiglia ricominciava ad assumere un certo peso (e valore) fu la volta di GIANO.
Poi di VIOLA, di TOGO (1), di PACCOLINO, di ORESTE, di TOGO (2), e forse ne ho dimenticato qualcuno.
Ancora oggi la simpatica boccia da farmacista continua a lavorare, ma per un altro Ente: la Cassa Mutua Felini.

FIORINO - Il primo uretrostomizzato della Reggia -

sabato 28 dicembre 2013

venerdì 27 dicembre 2013

PINELLA'S SALOON





TOY BOY









Scusatemi, non dovevo iniziare la mia rubrica oggi e, soprattutto, con questo post.
Ma in Colonia è successa una cosa!!!
E la voglio raccontare io, prima che ci mettano becco quelle pettegole di EMILIA, LIRA, FRITTELLA e le altre.
Allora… ce ne stavamo in Colonia a pasteggiare con le scatolette che ci aveva aperto Umberto, l’aiutante in campo del Capo, un vecchietto che è bravo ma un po’…
Arriva anche il Capo e, ancora prima di salutarci, lancia delle rapide occhiate per controllare chi siano gli assenti: i soliti SAETTA e CREMINO.
Di SAETTA non si preoccupa; sa che lui viene quando vuole, puoi anche sgolarti per chiamarlo ma se ha deciso di non venire non viene.
Per CREMINO invece ci vuole l’invito ufficiale. Così il Capo comincia a chiamarlo ad alta voce (che sembra uno scemo) e a fischiare. Lui di solito risponde col suo inconfondibile miagolio da lontano, anche da molto lontano, poi si presenta.
Stavolta, malgrado le urla e i fischi che avevano fatto diventare paonazzo il Capo, nessun miagolio di risposta.
Il Capo ha desistito nell’impresa; aveva altre cose più importanti da fare. Tipo dar da mangiare alla solita decina di gatti di cui Umberto, sistematicamente, si dimentica e appoggiare altri piatti di bocconcini nei punti strategici per i mici timidi.
Ad un certo punto sentiamo l’inconfondibile miagolio di CREMINO, molto vicino alla Colonia e con un tono diverso: allegro, quasi gioioso.
Si presenta salendo dal sentiero in compagnia di una micia tutto fiero e sorridente.
“Ti sei fatto la fidanzata?” ha commentato subito il Capo. “Complimenti! La prossima sceglila meno vecchia!” ha proseguito col suo solito tatto.
Quaranta paia di occhi felini si sono piantati sulla “fidanzata” di CREMINO. Poi, quando hanno visto di chi trattava, molti sono scoppiati a ridere.
Era ALICE, sorella di INTREPIDO, adottata tanti anni fa dal vecchio priore del convento.
“’Sta zoccola!” ha mormorato PRIMULA. “Ci viene pure a rubare i gatti!”
Evito di riportare gli altri commenti femminili, sempre sul genere, e noto lo sguardo astioso di ARCHIMEDE, il Latin Lover della Colonia, verso i due piccioncini.
Dicono che anni fa anche ARCHIMEDE ebbe una storia con quella poco di buono.
Sì! E’ una poco di buono! Anche se il Capo l’ha fatta sterilizzare sta sempre a fare la scema con qualunque gatto maschio transiti per Monte Malbe. Voci di corridoio raccontano che con FLASH abbia una lunga e travagliata storia e che pure qualcuno della Reggia abbia perso la coda per lei.
Ma come si fa, dico io! Perdere tempo con una col manto sempre così appariscente e l’espressione da volgare battona da Autogrill!
Fortuna che ci ha messo una pezza il Capo.
Mentre CREMINO stava a fare lo stupido arrampicandosi sui tronchi dei pini precipitati dietro la nostra casetta lei si era piazzata vicino alla ciotola delle crocchette ed elargiva soffi e zampate poco amichevoli ad ogni gatta che osava avvicinarsi a mangiare. Quando ha rifilato una scoppola alla piccola BITTER il Capo ha preso in mano un piatto vuoto e le ci ha dato un sonoro ceffone.
“CREMINO!” ha urlato. “Riportatela via ‘sta maleducata di gatta!”
E, rivolgendosi ad ALICE: “Vatti a cercare un altro toy boy, bella! Smamma veloce e torna a battere nella tua baraccopoli (il convento)!”
Lei ha capito l’antifona e si è accomodata fuori dalla recinzione ad aspettare che il suo giovine fidanzato la accompagnasse a casa.
Ho visto la luce della soddisfazione negli occhi delle gatte della Colonia e profondi sguardi di ammirazione nei confronti del Capo.
Solo ARCHIMEDE era rimasto perplesso.
Mi si è avvicinato e bisbigliando in un orecchio ha chiesto:

“PINI, cos’è un toy boy?”


ALICE 

VECCHI, INDIMENTICATI AMICI


TITTI

TITTI è stata la gatta delle sorprese.
La prima: è stata l’unico felino regalato al Capo. Sì! Avete capito bene! Al Capo regalarono una gattina simil-siamese che accettò, piuttosto perplesso, e battezzò col nome (poco originale) TITTI. 
Era il 2001, alla Reggia ancora ci stavano pochi mici e il Capo non immaginava lontanamente cosa sarebbe successo pochi anni dopo, quando scoprì la nostra Colonia.
La seconda: nel 2003 TITTI si ammalò e fu portata dal veterinario. 
Diagnosi: emobartonella e Felv+. I gatti della Reggia furono costretti alla quarantena e successiva vaccinazione anti-Felv di massa. La TITTI esiliata a casa della sorella del Capo (l’incauta donatrice).
La terza: TITTI si rimise perfettamente dall’emobartonellosi (o come cappero si chiama) anche grazie alla donazione –forzosa– di sangue del gatto più ritardato della Reggia, SPINELLO. A vaccini terminati tornò finalmente a casa.
La quarta: dopo cinque anni di pericolosi vaccini anti-Felv, visto che TITTI non si decideva a schiattare e neppure manifestava sintomi della grave malattia, il Capo la sottopose ad un nuovo test FIV-Felv da cui risultò essere negativa. 
Il Capo cambiò veterinario.
Dopo 12 lunghi e travagliati anni di vita TITTI si è congedata dignitosamente, quando oramai il Capo aveva deciso di farle fare l’ultimo viaggio.
Sembrerà strano ma, malgrado gli innumerevoli amici pelosi della Reggia, il Capo e Consorte sentono ancora la mancanza della gatta siamese che sembrava un soprammobile e si rianimava solo quando sentiva pronunciare la parola “Pollo”.

Ciao TITTI!


TITTI in una sua classica espressione
Reggia - Settembre 2007

martedì 24 dicembre 2013

SCUSATECI...


... se oggi non pubblichiamo nulla, siamo indaffaratissimi!

A proposito: AUGURI!



UN REGALINO PER GIGIA

IL SOLARIUM LETTERARIO




5
UNA TRANQUILLA DOMENICA DI SANGUE
(alla Colonia felina di Montelepre)





“Dov’è la mortadella?” chiede RALF, il cucciolotto – già obeso – della Colonia.
“La porta domani il Capo, non mancare e, ora, statti zitto un po’!” la sempre gentile PRIMULA.
“Silenzio!” interrompo. “LIRA, portami una ciotola con l’acqua, per favore.”
La Segretaria della Colonia si attiva per soddisfare la mia richiesta.

Dopo qualche leccata di liquido sono pronto a riprendere la lettura.

CAPITOLO 5
-Distribuiti i bocconcini, il Capo se ne va dicendo: ”Domani altra sorpresa, accorrete numerosi!”  Ancora un rapido scambio di sguardi tra i randagi della Colonia.
“E’ di nuovo Natale?” domanda perplessa Emilia.
Non torno a casa con il Capo; ho un tacito appuntamento. Mi siedo su una delle panchine davanti alla casetta, costruite da Silvio con materiali di recupero, e aspetto Flash.
Compare come un fantasma pochi minuti dopo. Mi osserva sospettoso mentre si avvicina alla ciotola delle crocchette sopra al tavolo di plastica. Solitamente preferisce la ciotola sotto al tavolo ma, stavolta, ci sono io, seduto sopra la panchina. Salendo sul tavolo sta più in alto di me. Lascio che mangi la sua cena. Quando ha terminato alza la testa e guardandomi chiede: “Cosa volevi?”
“So che stamattina sei entrato prima di noi negli ex locali della Colonia.”
“Esatto”, conferma.
“Hai parlato con qualcuno di cosa hai visto?”
“No.”
“Bene, non ne parlare.”
“Tutto qua?”
“Sì.”
Mentre si allontana aggiungo: “Flash…”
Si volta aspettando il seguito della frase.
“… domani vieni un poco prima: c’è una buona sorpresa per tutti i gatti.”
“Ok”, riprende la sua strada.
Pinella ha sentito il nostro breve discorso. Chiede subito spiegazioni.
“Fatti gli affari tuoi”, la rimprovero, “e vedi di venire puntale, anche tu, domani pomeriggio.”
“Cosa succede domani pomeriggio?”
“Si mangia qualcosa di eccezionale, dillo anche agli altri.”
“Cosa?” la sento domandare mentre mi incammino per tornare qua a casa.
-E’ una spy-story a tutti gli effetti! commenta Cesare, il gatto ciccione di Casa Carpaneta.
-Passo la serata con i miei umani, in cucina, davanti alla tv. E’ una strana abitudine che hanno. Prima si riempiono la pancia poi si ipnotizzano davanti a quella scatola che manda immagini, voci e suoni e, inevitabilmente, si appisolano. Non ho capito perché non se ne vadano direttamente a letto, a dormire.
Silvio annuncia a Susy che l’indomani non andrà a lavorare. Vuole riscuotere la vincita e versarla nel conto corrente, passare dai veterinari a saldare il conto arretrato e pagare qualche bolletta alle poste.
“Poi”, dice, “ho trovato dove nascondere la droga.”
“Dove?” domanda Susy.
Silvio tace. Lo sento mormorare: “In meno lo sappiamo e meglio è…”
La mattina, al risveglio, lo vedo stravolto come non mai. Barcolla mentre accende la macchina del caffè espresso e prepara le ciotole con l’umido per i gatti dentro casa.
Beve tutto d’un fiato il caffè e mentre si stira la schiena, quasi come facciamo noi gatti, lo sento emettere un grido rauco e fare una smorfia di dolore.
Si piega e lo vedo respirare forte, ma senza affanno.
Susy, appena alzatasi dal letto, lo vede accucciato a terra e domanda preoccupata: “Cosa è successo?”
“I muscoli dietro al collo. Ahia! Mi sono stirato e ho sentito una fitta dolorosa. Ora non riesco a girare la testa.”
Si rialza, ingessato come un robot. Mi avvicino al suo viso e ci struscio il mio contro. Gli do pure una leccatina sulla guancia ma non si è fatto la barba, punge.
“Grazie Tazza”, sospira e a passi incerti si siede su una sedia.
Segue una mezz’ora di massaggi con pomate e unguenti miracolosi vari.
Poi il Capo si riprende: “Per l’agitazione stanotte non ho dormito un cazzo. Sempre a pensare a quei soldi e a mettere in fila i conti da pagare. Mi sarò rigirato nel letto cento volte, ecco perché ho preso il colpo della strega. Va meglio, grazie”, dice a Susy. “Spero di riuscire a guidare l’auto.”
Dopo un paio d’ore sale in auto, con la stessa scioltezza di chi sta per fare la prima lezione di guida.
Lo vedo entrare nella strada principale senza causare incidenti.
Saluto i gatti già stesi sul piazzale a catturare quei rari e preziosi raggi di sole e mi incammino verso la Colonia.
Arrivato al parcheggio del convento controllo subito la presenza delle sentinelle.
Ci sono Corniola e Magoo appostati sui due lati opposti del piazzale, quasi invisibili.
Sul sentiero che scende alla casetta intravedo Lira e Frittella sopra i rami di due castagni.
“Bravi!” penso tra me.
Al rifugio, invece, c’è solo il solito Orfeo, nominato Custode della Colonia per la sua onnipresenza alla casetta.
Poco dopo arrivano i miei vice, Archimede e Littorina.
“Ragazzi”, faccio loro, “aumentate il servizio di sorveglianza, in questi giorni.”
“Temi un ritorno dei cani?” chiede Littorina.
“Non solo. Voglio sapere se vengono a curiosare alla casetta degli umani che non conoscete.”
“Chi?”
“Poliziotti e tutti gli altri. Con quello che è successo ieri ho paura che avremo delle noie.”
“Ma… noi che c’entriamo?” ancora Littorina che, su mia indicazione, era stata messa a conoscenza dell’accaduto da Archimede.
“Nulla. Ma è meglio stare in campana. Mai fidarsi degli umani, sarebbero capaci di incriminarci per quegli omicidi.”
Controllo le ultime cose e Orfeo fa il suo quotidiano rapporto:
“Niente di nuovo, Generale! (mi chiama così) A parte la consueta visita notturna dell’istrice e dei soliti gatti inselvatichiti a mangiare crocchette e bere, le sentinelle non hanno notato movimenti sospetti. Anche il viavai di auto è stato quasi assente.”
Annuisco soddisfatto e riprendo la strada di casa.
Arrivo dopo il ritorno di Silvio. E’ ancora dolorante e si muove lentamente. Lo vedo scaricare dall’auto un grosso sacco di crocchette. Non è quello solito, con l’immagine dei due gatti che giocano. Questo ha solo il primo piano del muso di un gatto.
?
Con molta fatica lo trasporta nel garage, lo apre e comincia a versarne il contenuto in un paio di secchi di plastica.
Poi prende una manciata di crocchette e me le appoggia vicino alle zampe anteriori.
“Tieni”, dice.
Le guardo perplesso. Non sono le solite crocchette. Queste hanno il buco con la crocchetta intorno. Le annuso: sanno di buono. Ne assaggio un paio: sono squisite!
Ne chiedo ancora.
“Ti piacciono, eh!” fa il Capo. “Queste sono le crocchette dei tempi delle vacche grasse!”
Non ho capito a cosa si riferisse, mi sono accucciato e ho sgranocchiato l’ulteriore manciata di crocchette bucate che mi dato. Ho poi trovato una sedia libera davanti al termosifone acceso. Anche il Generale deve riposare…
Mi risveglio all’ora del pranzo degli umani.
“Missione compiuta”, aggiorna il Capo a Susy. “Solo che il grattaevinci l’ho dovuto lasciare in banca. Riscuotono la vincita loro decurtata dalla nuova tassa.”
“Quella roba?” indaga Susy.
“Sistemata”, risponde Silvio sorridendo sotto i baffi.
“Come… sistemata?” mi domando. Ero curioso di vedere come e dove il Capo la nascondeva.
“Hai preparato la pasta speciale per i gatti della Colonia?” prosegue, sempre sorridendo.
“Un po’ l’ho dovuta dare anche ai nostri; li avevo intorno come avvoltoi mentre la condivo.”
Dopo il pisolo pomeridiano si va in Colonia a portare le vettovaglie. Appena parcheggiata l’auto Silvio è circondato dalla folla dei randagi in impaziente attesa.
Scendiamo al rifugio. Ci sono tutti, Flash si è appropriato della mia panchina. Appena mi vede salta su quella vicina. Scorgo la Cinquina, che bazzica la Colonia ogni morto di Papa, anche Bartolomeo ha lasciato la sua lussuosa residenza saltuaria per venire a controllare la novità promessa. Il Capo si stupisce della presenza di tre nuovi ospiti, adulti. Noi li conosciamo: sono tre gatti che avevano abbandonato, in tempi diversi, alla Colonia ma che hanno preferito la solitaria vita nel bosco. Solo nottetempo vengono a nutrirsi di crocchette e di quel poco di umido che avanza dalla nostra cena.
Silvio li guarda sospettoso: vuole capire se siano le vittime di un abbandono di massa. I tre gatti sono più sospettosi di lui. Girano continuamente intorno alla casetta, mantenendosi a distanza di sicurezza.
“Cazzo! Oggi ci siete tutti!” esclama. “Ciao Intrepido e Elettra!”
Intrepido ed Elettra sono gatti della vecchia Colonia adottati anni fa dall’ex Priore di allora, vivono nel convento.
“O voi avete un sesto senso per il cibo buono o qualcuno ha fatto la talpa…” dice rivolgendosi a me.
Al sentire nominare la parola “talpa” Attila va in fibrillazione. Comincia a lanciare sguardi affilati come rasoiate alla ricerca della piccola preda. Attila è la cacciatrice della Colonia: dove passa lei scompare ogni forma di vita animale più piccola di un riccio.
Silvio inizia la distribuzione del cibo. La novità odierna è che la pasta è stata condita con piccoli pezzetti di pollo arrosto e una salsa, sempre a base di pollo.
Succede il finimondo. Saltano tutti gli schemi; le sentinelle abbandonano la loro posizione, gli altri gatti lasciano i loro soliti posti dove aspettano che venga depositato il piatto col cibo. E’ un tutti contro tutti. I piccoli che non riescono ad avvicinarsi ai piatti ci si lanciano sopra. Si accendono baruffe. Silvio velocizza le operazioni di distribuzione ma le mandibole dei mici sono più veloci. Solo io e Flash rimaniamo impassibili ai nostri posti. Veniamo serviti con gli ultimi due piattini disponibili.
Finita la pasta speciale, e considerando che oggi in Colonia c’è il pienone, il Capo passa ad aprire scatolette e a distribuire umido a destra e manca. L’euforia dei gatti si placa. Poi li vedo presi dallo sgomento. Silvio, con mossa fulminea, ha estratto delle siringhe senza ago e cominciato ad applicare antipulci a tutti i gatti più vicini e distratti.
Me marca una decina terminando tutte le siringhe.
Rivedo sul suo viso quello sguardo freddo e spietato del killer armato di antipulci che deve scegliere e colpire le prede designate.
E’ tornato il Capo di una volta…
La spending rewiev applicata da Silvio per contenere le spese aveva colpito pure la mensile distribuzione dell’antipulci. Era stato l’unico taglio approvato a furor di popolo dai gatti della Colonia Nuova e di Casa Carpaneta.
Ma ora le finanze sono risollevate e si torna alle consuete abitudini e alle vecchie torture.
Sono contento di non essere stato tra i prescelti.
Mentre molti gatti sono occupati a combattere le loro pulci che cominciano a capire che il bengodi è finito e devono traslocare sento dei passi sul sentiero che scende alla casetta. Poi vedo un umano che viene verso di noi. Mi alzo sulle zampe mentre Flash e altri gatti scompaiono nel bosco.
Riconosco l’umano: è il signore con l’impermeabile che ieri aveva fatto prelevare l’acqua alla fontanella a Silvio.
“Buon pomeriggio!” il suo esordio. “Complimenti! Veramente una bella struttura!”
Silvio lo saluta con un cenno del capo e comincia a smadonnare tra se; non gli piacciono intrusioni di estranei mentre ci distribuisce il cibo.
“Scatolette…”, continua, “li tratta bene questi gatti! E si vede: sono belli pasciuti, il ritratto della salute.”
“Hanno solo un difetto”, replica il Capo. “Mangiano carne, non complimenti.”
L’uomo con l’impermeabile rimane spiazzato, riesce a sussurrare: “La prossima volta non verrò a mani vuote…”
“Sono il commissario Loris Mazzetti, Polizia di Stato. Ieri un agente mi ha parlato di questo rifugio per i gatti: sono venuto a dare un’occhiata.”
“L’ha data già l’agente ieri…” risponde quasi sgarbatamente il Capo.
“Forse non è il momento opportuno”, replica il commissario, che più lo osservo e più trovo somigliante al tenente Colombo (lo guardo spesso con Susy, alla tv), “ma dovrei farle alcune domande. Faccia con comodo che aspetto.”
“Ho quasi finito. Riguarda quello che è successo ieri?”
“Sì. Sto cercando di mettere in fila alcuni tasselli.”
“Ho letto i giornali, stamattina. Le notizie erano scarse ma sembra si siano sparati tra loro. Un regolamento di conti”, indaga Silvio.
“Più o meno…”, il tenente Colombo rimane sul vago.
Silvio finisce tutte le consuete operazioni e si accende una sigaretta.
“Devo andare a prendere l’acqua: mi accompagna?”
“Volentieri.”
Li seguo, sono curioso di sapere cosa voglia. Durante il tragitto il commissario controlla attentamente le scarpe di Silvio.
“Ha visto qualcosa, ieri?”, domanda.
“No. Sono arrivato che c’erano già le pattuglie.”
“Viene anche la mattina a dare da mangiare ai gatti?”
“No. Ieri era solo un controllo. Abbiamo avuto un’incursione di cani randagi tempo fa. E ancora sono in giro a fare danni.”
“Mmmm… i gatti?”
“Due ne hanno ammazzati.”
“Mi spiace. Mi hanno riferito che la Colonia prima stava nel giardinetto e nei locali degli ex bagni.”
“Esatto. Poi ci hanno cacciati.”
“Chi?”
“I frati.”
Silvio gli racconta brevemente dei soprusi subiti dal frate nano e dal nuovo priore.
“Ce ne siamo dovuti andare in fretta e furia perché dovevano fare lavori urgenti. Dopo tre anni è tutto come e peggio di prima. Ma la crociata antifelini si è conclusa.”
“Come fa ad accedere ai vecchi locali della Colonia, ora?”
“Non ci vado. Non ne ho il motivo. Ogni giorno, quando vengo a prendere l’acqua, do un’occhiata al giardinetto per vedere se ci fossero nuovi gatti abbandonati. I vecchi locali sono chiusi: i gatti non possono entrarci.”
“Ha ancora la chiave della porta dei locali?”
“No. L’ho resa quando abbiamo traslocato. Volevo chiudere definitivamente la questione.”
“A chi? Al priore?”
“Non so se l’abbia presa lui. L’ho infilata dentro la cassetta della posta; non voglio più contatti diretti con quella gente.”
“Il priore dice che la chiave ce l’ha ancora lei.”
“Un’altra bugia; l’ennesima. Cosa ci farei con la chiave quando so che la serratura è difettosa e basta una spinta per aprire la porta?”
“Ah! Lo sapeva!”
“Certo! Ho fatto cambiare io la serratura dal fabbro, ma il lavoro fatto è stato un disastro. Per dissaldare la porta l’ha messa fuori squadra, col risultato che la serratura era difettosa e quando pioveva entrava acqua da sotto il battente. Se sta cercando di capire come sia finito là dentro l’altro uomo, le ho dato la risposta: basta una spinta o un colpo secco per aprire la porta.”
“L’immaginavo. La lascio ai suoi gatti, ci rivedremo!”
“Quando vuole…”
Torno con il Capo alla casetta. Lo vedo pensieroso.
“Stanno cercando quella roba, Tazza”, dice. “Non farti scappare una parola.”

FLASH - Il Clandestino della Colonia


lunedì 23 dicembre 2013

PROTESTA DI NATALE




PROTESTA DI NATALE






Non immaginavo che i primi problemi del blog venissero proprio dall’interno della nostra Colonia.
Me ne sto tranquillo a scrivere i biglietti di auguri per i miei colleghi capocolonia delle varie comunità sparse per Monte Malbe quando ORFEO sale sul tetto della casetta e con un colpo di tosse attira la mia attenzione.
Ha la classica espressione contrita del muso di quando mi deve comunicare una notizia non buona.
“Sono i vermi che ti fanno tossire o devi dirmi  qualcosa?” lo apostrofo.
“Grane in vista, Generale!” risponde (lui mi chiama così). E con la coda indica il pianoterra della Colonia.
Sbircio in basso e vedo LITTORINA che mi osserva, insieme ad un’altra decina di gatte.
“Cosa volete?”  chiedo un po’ scocciato.
“Conferire in privato”, risponde la mia Vice.
“Sali”, la invito.
Insieme a lei cominciano a salire sul tetto anche CERES, PINELLA, EMILIA, LIRA e tutte le altre gatte, compresi i nuovi arrivi GINGER e BITTER.
“Rimani qua”, dico ad ORFEO, temendo per la mia incolumità.
ORFEO capisce al volo e lancia un segnale anche a BAIOCCO, il Buttafuori della Colonia, che sale sul tetto e si posiziona al mio fianco.
“Ditemi”, faccio in tono secco.
Comincia un vocio incredibile, sembra di stare al mercato del pesce. Parlano tutte insieme.
“SILENZIO!” le interrompe BAIOCCO, che spera sempre di poter menare le zampe. Gatte, cani o bambini, per lui è indifferente.
“Calma…” faccio pacatamente. “LITTORINA: esponi il problema!”
“Non ci sentiamo degnamente rappresentate nel blog!” interviene invece CERES, la Sindacalista della Colonia.
“Cioè?”
“Scrivete solo tu e il Capo. Non c’è parità di trattamento!”  replica la Sindacalista.
“Devo chiudere la rubrica del Capo?” domando perplesso. “Abbiamo firmato un documento dove lui ci concede computer e connessione in cambio delle quattro stronzate che scrive. Se non lo rispettiamo addio blog!”
“Non è quello che intendiamo”, si intromette la mia Vice. “Per equità e democrazia vorremmo anche noi la NOSTRA rubrica.”
“Sì! E magari pure il diritto di voto e la possibilità di prendere la patente!” lancio la battuta che, però, viene raccolta da una ventina di sguardi infuriati.
“Scherzavo… “ mormoro. “Comunque non la vedo una cosa fattibile. Io so poco di rubriche e problemi femminili, figuriamoci il Capo!”
“Non la devi mica curare tu la NOSTRA rubrica!” stavolta è LIRA, la Segretaria della Colonia.
“Ah, no? E chi? Il Capo?”
Venti code fanno simultaneamente segno di no, poi indicano PINELLA, la Parrucchiera della Colonia, nota in tutta Monte Malbe per i suoi pettegolezzi.
“Ragazze… “ cerco di rabbonirle per trovare una scappatoia, “cercate di essere comprensive. Non possiamo aprire una rubrica di gossip nel blog. Ai lettori non gliene frega niente dei pettegolezzi!”
“Sicuro?” ancora LIRA mentre mi porge una stampata di computer.
La afferra ORFEO e LIRA commenta: “E’ l’indagine sui lettori del nostro blog che ha fatto PERICLE (l’Informatico della Reggia): controlla le quote di chi ci segue!”
Comincio a leggere e due cifre mi balzano all’attenzione: MASCHI 27% - FEMMINE 72,5%
“E’ un sondaggio sbagliato: manca uno 0,5% per fare 100!”
“No!” CERES “E’ un transessuale brasiliano che PERICLE non ha saputo collocare.”
La trattativa procede fino a notte inoltrata, con poche pause per un coffee break e qualche bisognino urgente. Viene pure contattato telefonicamente SERPOTTO, l’Avvocato dei Gatti di Monte Malbe, che non trova ostacoli legali per una nuova rubrica gestita dalle gatte delle due comunità.
“Le due comunità?” dico meravigliato.
“Certo!” prosegue il legale “La petizione è firmata anche dalle micie della Reggia.”
“Petizione? Quale petizione?”
“La petizione per la richiesta della LORO rubrica. Ne hanno mandata anche una copia all’ASL e alle varie Associazioni Animaliste. Secondo me CI conviene assecondarle, altrimenti TI stampano un casino che non ne vieni a capo. Poi, sicuramente il blog ci guadagnerà in lettrici, che sono quelle a cui più interessano gli animali d’affezione.”
“Allora, invece di leggerci, venissero su ad adottare queste gatte rompipalle!”
“CERES adottata? Ce la vedi, TAZZA?”
“No. Decisamente no.”
“E sia!” concludo così l’estenuante trattativa. “Massimo un post a settimana e niente foto scandalistiche!”
“Una firma, grazie”, fa LIRA porgendomi un foglio dattiloscritto.
“Prima lo leggo e domani ve lo rendo. Però…”
“Però?” ripetono tutte in coro.
“Nulla è gratis. La mattina mi piacerebbe fare colazione con un sandwich al tonno e carciofino. Dicono che quelli del forno di Capocavallo siano sublimi…”

PINELLA - La Parrucchiera della Colonia