martedì 19 maggio 2015

STORIA DELLA COLONIA




SEI !




Andiamo per ordine strettamente cronologico raccontando i tragici momenti successivi del Capo, tralasciando le avventure del gatto Messner alla prossima puntata.
Il pasto era finito (andate in pace, amen!) ma tutti noi rimanemmo nelle immediate  vicinanze dei locali dormitorio della Colonia. Il nostro umano ci osservò perplessi domandando:
- Beh? Avete mangiato! Non è l’ora di togliersi dai coglioni? – poi scrutando il micio Messner che continuava ad ondeggiare sul pino cipressino – Attento, idiota! I pini cipressini attirano fulmini anche a ciel sereno!
Si accese la sua dose mortale di nicotina, salutandola con due poderosi colpi di tosse, e scese nei nostri locali per riordinare, cambiare l’acqua, pulire le cassettine igieniche, rimboccare il livello delle ciotole con le crocchette e controllare se ci fosse qualche cadavere di gatto assente al pasto. Come tutti i santi giorni.
Aprì la pesante porta di metallo e si bloccò.
Circa 30 felini curiosi, ma è nella nostra natura, si posizionarono sul muretto davanti all’ingresso del dormitorio.
- Oh, cazzo! – esclamò avendo scorto una piccola coda appartenente ad un piccolo felino infilarsi sotto un bancale che teneva sollevate le cucce da terra.
Non si perse d’animo, spostò le cucce e sollevò delicatamente il bancale scoprendo ben due piccoli felini dotati di due piccole code (una per felino).
- Due…  schifa troia! (sicuramente riferito a quella sua amichetta che ogni tanto passava a trovarci in Colonia e di cui lui ci raccontava epiche gesta immorali, alla faccia della privacy)
Non riuscì a finire la frase che il suo occhio rapace scorse un’altra piccola coda, dell’ennesimo piccolo felino ma di colore diverso, infilarsi sotto un altro bancale.
Altro delicato sollevamento del bancale incriminato con conseguente raffica di improperie e frasi indicibili riferite a tutte le divinità, presenti e passate.
- Puttana della miseria! Siete pure in tre! (eppure eravamo sicuri che l’amichetta non si chiamasse Miseria)
- Quattro! Cinque! Xxxx xxxx   xxxx Xxx  xxxx Xx!
Anche la sigaretta accesa gli cadde dalle labbra semiaperte. ARCHIMEDE si precipitò a spegnere il principio di incendio rimediando un poderoso calcio nel didietro.
- Togliti, scemo! – poi, rivolgendosi a noi – Quante volte ve l’ho detto di non portare gatte incinte in Colonia? Idioti!
Si armò di trasportino e cominciò il safari al micro micio. Li ingabbiò tutti e cominciò ad osservarli attentamente; qualcosa non gli tornava.
Tre erano tigrati e della stessa età, due erano tricolori grandi almeno un mese di più.
Poi, rendendosi conto che da soli non sarebbero potuti entrare là dentro a causa della notevole altezza delle finestrelle-gattaiola da terra, ci apostrofò:
- Dove siete andati a pescarli? Riportateli subito là!
Ma trenta musi innocenti risposero silenziosamente alla sua domanda.
Commentò con le solite indicibili parole (Xxxxxx xxxxxx!) e controllò se anche sotto all’ultimo bancale si celasse un’altra sorpresa. Niente, a parte un paio di lucertole vivisezionate da ATTILA.
Sollevato ringraziò la Madonna e tutti i santi a lei collegati, ma si accorse che una decina di code feline stava indicando uno dei cubi di polistirolo.
Ci guardò sospettoso mentre la mano cominciava a scivolare sul suo coltello, sempre pronto a dare più peso alle sue argomentazioni in caso di lite con rompicoglioni a piede libero.
Con cautela infilò la mano dentro al cubo e lo sguardo misto di terrore e stupore ci confermò che aveva palpeggiato il bersaglio.
- Sei… - disse scoraggiato tirando fuori un piccolissimo scriccioletto inanimato – Questo è andato…
Ma lo scriccioletto, offeso per il mancato saluto a suon di parolacce, lo spernacchiò sul viso.
- E’ vivo pure questo, cazzo!
Vivo, ma messo male, decisamente male.
Fu ingabbiato pure lui, insieme agli altri, e deposti in auto. Prossima destinazione: la Reggia.
Il Capo ci chiamò a raccolta e fece degli interrogatori separati, minacciando l’abolizione dei bocconcini premio, la disdetta dell’ abbonamento alla tv satellitare e la confisca di tutte le palline del calciobalilla, ma non ebbe soddisfazione: nessuno sapeva chi aveva nascosto i sei piccoli dentro ai locali.
Cioè, qualcuna sapeva ma si guardò bene dal raccontare al Capo la verità.
Gli altri furono omertosi o professarono la loro assenza al momento del misfatto.
Il perfido ARCHIMEDE, ancora col culo dolorante, insinuò al Capo la possibilità di ricevere a casa, in forma anonima, le foto della fanciulla Miseria in inequivocabili atteggiamenti con il Capo stesso.
Il tutto, naturalmente, direttamente nelle mani della Micia Susanna.
Il Capo si convinse che era inutile venire a conoscenza di questo piccolo, insulso dettaglio e ci salutò calorosamente promettendoci razione doppia di bocconcini premio, l’abbonamento gratuito alla Settimana Enigmistica e la pista delle macchinine elettriche.
Intanto il micio Messner aspettava con impazienza che la sua avventura venisse raccontata.

Vostro SAETTA (l’attuale memoria storica della Colonia)


OSSOBUCO - Il piccolo scriccioletto inanimato ripresosi




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