I RACCONTINI DEL CAPO
(ma solo quelli pubblicabili)
PERCHE’ SCRIVI?
La domanda è arrivata improvvisa, insidiosa e fuori
contesto. A tradimento.
- Perché scrivi?
E’ quasi la domanda peggiore da fare a chi scrive.
Chi scrive è perché ha delle mani con le dita (talvolta non
servono) e le mani possono scrivere, come i piedi tirare calci a un pallone o
il cervello venire utilizzato per ricordarsi dove hai parcheggiato l’auto.
E’ una cosa naturale, un passatempo come un altro. C’è chi
fa plastici ferroviari J,
chi spacca legna J o
colleziona medagliette devozionali (meglio se benedettine) J .
Oppure un’innocua mania, come raccogliere monetine perse a
terra J .
Ma pure una passione, come accudire branchi di gatti
semirandagi J .
Tutto qua.
Ma è la seconda domanda quella pericolosa, assolutamente da evitare.
Reiterazione di reato.
- Cosa si prova a scrivere?
Scrivere può essere pure un vizio, come fumare o prendere
troppi caffè J .
Ma è un vizio benevolo anche se ti inquina il cervello e ti
rende dipendente, fortemente dipendente, ma mai assuefatto.
In quello che scrivi ci sei sempre e comunque tu. Non esiste
una scrittura impersonale o non vissuta.
Tu sei il tuo scritto, in tutto e per tutto e lo vivi intensamente come
un rapporto carnale.
I raccontini sono la classica sveltina, c’è lo spunto, la
voglia e viene perfetta, da leccarsi i baffi (chi li ha).
Manca uno dei due componenti e la faccenda diventa stirata:
l’ho fatto tanto per farlo, nulla di più. Ti rimane in bocca quel qualcosa di
insoddisfacente che sconfina nella delusione. Poteva venire meglio, lo so!
Potevo occupare quel tempo in altra maniera: servirà come esempio per le
prossime volte. Ma oramai sei drogato, fradicio e tossico irrecuperabile, ne
sei conscio. Viene bene, viene male, non te ne frega un cazzo. Il raccontino è
un atto onanistico: sei soddisfatto tu, è soddisfatto il mondo. La controparte?
Chissenefrega! Sono io il drogato! Ti ho pensata, basta e avanza!
Ma se il raccontino esce bene è l’apoteosi. Un qualcosa che
ti lascerà un ricordo dolce dolce e la sensazione si rinnoverà ogni volta che
lo rileggerai. Che scopata!...
Il romanzo è tutto un altro paio di maniche. Breve o lungo
che sia lo devi vivere attimo per attimo. Ci devi stare dentro, non puoi
distrarti. Gli scrittori bravi, quelli veri, si isolano dal mondo esterno
quando scrivono un nuovo romanzo. In capo al mondo, anche per mesi, senza
stimoli esterni, senza venire disturbati: non possono distogliersi.
Il romanzo è una storia d’amore. Completa, la devi vivere
tutta. Con i baci, le carezze, gli schiaffi, le incomprensioni, la gioia, il sesso
e la rabbia. Ci sei tu; sei tu!
Ne esci letteralmente svuotato, una lumaca è più reattiva.
Svuotato e triste. L’hai terminato, hai dato tutto e avuto tutto quello che
c’era da dare. Come tutte le storie d’amore ha un inizio e una fine, non si
trasforma, non è eterno. Per il lettore può diventare eterno, ma che cazzo ne
sa lui! Lui non c’era, lui è un semplice fruitore. Può conservarlo gelosamente
in libreria o accenderci il camino, non te ne frega un cazzo. Tu hai vissuto e
goduto, quello ti interessa. Ma è finita. Ci si riposa poi si riparte ancora.
Un altro amore, più bello, più brutto, non lo sai, comunque differente dal
precedente.
Certo! Come tutte le storie d’amore anche i romanzi non
vengono perfetti. Pazienza, avanti un'altra.
Ci sono le incompiute, le storie infinite. Non ci siamo
capiti, eppure le premesse ci stavano. Hai sbagliato, lo sai. E’ solo colpa
tua, sai pure questo. Ti sei distratto, pensavi a qualcos’altro, volevi troppo
o troppo poco. Le releghi nel cassetto segreto del tuo computer, nascoste al
mondo. Ogni tanto ne riprendi una in mano e ci riprovi. Correggi qualche
errore, la rendi più fluida, semplice, ma non c’è verso: non ti acchiappa per
il verso giusto. E la riponi sempre là,
sperando di dimenticartene. Ma non succede e ci riprovi ancora sperando di
renderla compiuta e togliertela finalmente dalle palle. Niente da fare: sarà
come la dannazione eterna. Potevi fare meglio e non ci sei riuscito, broccolo!
Ora sono stremato, ho dato tutto e il calo di zuccheri comincia
a sentirsi. Pure le sigarette fumate in questi 30 minuti. Chi scrive fuma, non
ci sono cazzi! e se non fuma beve o mangia cioccolata. Se non vi piace almeno
una di queste cose, non provateci neppure a scrivere.
Sono sfinito.
La prossima volta che mi faranno la domanda risponderò
brevemente:
- Perché scrivo? Perché mi piace!
- Cosa si prova? Provaci, poi ne parleremo!
Oh, cazzo… è ora pranzo!
Nessun commento:
Posta un commento