lunedì 25 maggio 2015

I RACCONTINI DEL CAPO (ma solo quelli pubblicabili)





I RACCONTINI DEL CAPO
(ma solo quelli pubblicabili)





Oggi doveva essere un giorno normale,
invece il destino ha voluto regalarmi un altro Raccontino…

LA PUNIZIONE

Il sabato, alla Reggia, è un giorno speciale: il giorno della resa dei conti.
Non so per quale meccanismo perverso la Micia si ostini a rimproverarmi per azioni scorrette (o presunte tali), o parole offensive (o presunte tali), o gesti maleducati (o presunti tali) nei suoi confronti sempre e solo di sabato, preferibilmente a cena. Se a cena siamo con ospiti evita, ma al momento della nanna passa all’attacco.
Ma come? Tutte le coppie sposate aspettano il sabato sera per sfogare le loro voglie sessuali e tu mi elargisci cazziatoni invece di baci e carezze?
Poi, che senso ha rimproverarmi per una mancanza (o presunta tale) commessa il lunedì precedente, al sabato successivo?
Ma la Micia ha meccanismi complessi e contorti, inspiegabili ai più (compreso me). Se il torto subito risale al lunedì precedente lo incamera, lo viviseziona e lo imbelletta  per il sabato, lo monta e prepara la sua arringa accusatoria al meglio. E’ così, oramai la conosco.
Io sono più semplice: se mi incazzo, mi incazzo subito, sbotto e dopo dieci minuti passa e mi tolgo il pensiero.
Immaginate quindi il mio stato d’animo il sabato mattina che, mentre preparo il caffè, penso a quale sarà il motivo del rimprovero serale. Forse il fatto che in confidenza abbia dato della cerebrolesa a quella sua stupida amica? Oppure perché mi sono rifiutato di tornare al supermercato a comprare quelle quattro inutili cazzate che lei ha dimenticato di acquistare? O, forse, perché le ho fatto notare che la sua auto, che poi sarebbe la mia, è una latrina da quanto è sporca e la mia, che poi sarebbe la sua, invece è pulita? Mia, sua… sicuramente sono tra quei complessi meccanismi di coppia, come li ha definiti sere fa un’amica.
Comunque rimane che di sabato sono preoccupato per il fatto di non sapere di quale morte morire la sera.
A meno che…
A meno che la mancanza la compia la Micia, e proprio di sabato! Allora riesco a ribaltare completamente la situazione, come oggi.
- Dove l’hai nascosto stavolta? – le ho chiesto.
- Accidenti! Mi sono dimenticata di prepararlo! – risponde.
La osservo col pesante sguardo di rimprovero fino a quando abbassa gli occhi e china la testa in segno di pentimento e sottomissione. Segue poi il silenzio, il mio silenzio. Il silenzio uccide più delle parole. Infine il repentino abbandono del tetto coniugale in forma di estrema protesta.
- Torno, forse. Sicuramente per cena! – il mio ultimo saluto.
Sono già in ritardo; l’amico Kuiry ha un dibattito con altri famosi disegnatori a Perugia Comics, non lo voglio perdere. Arrivo per tempo e lo seguo fino alla fine, poi un saluto al Claudio e a Roberta, al Sudario e alla Fede, quattro chiacchiere con l’ex compagno di banco scolastico, il Kuiry, appunto, e… cazzo è tardi!
Sono le 18,30, ancora devo andare in Colonia, sfamare i gatti della Reggia e finire di punire la Micia.
Corro in Colonia mentre ordino le pizze per cena. I mici aspettano impazienti sulla strada quello Stronzo del Capo che ritarda insieme alle loro scatolette. Li soddisfo mentre sento l’inconfondibile clacson della Panda della gattara più stupida della regione che, malgrado gli avvertimenti, viene a portare la sbobba ai gatti lasciandola sopra le panchine e i tavoli di pietra.
Sa che ci sono, ha visto la mia auto (che poi sarebbe della Micia) e aspetta in tono di sfida che io salga per rimproverarla e fare una delle solite epiche litigate.
Ma oggi sono Stronzo, estremamente Stronzo. La punisco a modo mio.
La punizione peggiore per una donna: l’indifferenza.
Sei trasparente, non ti considero, anzi: non esisti.
Dopo una decina di minuti se ne va, lei e la sua Panda; insoddisfatta. Non ha marito né fidanzato, chissà con chi litigherà stasera.
Torno a casa e sfamo i gatti casalinghi, poi comunico.
- Vado a prendere le pizze!
- Non usciamo? – chiede la Micia già in fase di restauro.
- Io no – sottintendendo il “Tu fallo pure, il difficile sarà poi rientrare in casa…”
A cena la consorte non parla, sa che deve scontare la pena.
Ho tempo e silenzio per pensare che con tutto quanto accaduto ci potrebbe venire fuori un raccontino e comincio a scrivermelo in testa. Forse è un po’ troppo sessista, ma potrei mettere l’avvertenza per le donne incinte e sensibili di proseguire a loro rischio e pericolo la lettura per l’alto tasso di maschilismo presente.
Chissenenefrega! Ma manca il finale… cazzo! il finale!
- Scusa, Ciccio – interrompe il mio pensiero senza autorizzazione – posso domandarti una cosa?
- Dimmi, cara.
- Ti hanno mai dato dello ‘Stronzo!’?
- Raramente. Comunque grazie!
- Per lo ‘Stronzo!’?
- No, per il finale.



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