domenica 30 marzo 2014

IL SOLARIUM LETTERARIO




17
UNA TRANQUILLA DOMENICA DI SANGUE
alla Colonia felina di Montelepre




Ho annunciato al popolo della Colonia la lettura dell’ultimo capitolo del romanzo misterioso di ignoto autore per il pomeriggio.
Già alle 12 il solarium si comincia a riempire di randagi; chi con i popcorn, chi con le alicette fritte, chi con birra e Cipster. BARTOLOMEO ha organizzato un piccolo chiosco per vendere generi di conforto e una copia del romanzo che è già riuscito a piratare con dedica (falsa) acclusa di tale Haruki Murakami, che ignoro chi sia.
Alle 14 in punto inizio la lettura dell’ultimo capitolo.

CAPITOLO 17
-E no! interviene Pericle. Vogliamo sapere chi è diventato capo colonia!
-Ma è logico! rispondo. Flash si è integrato perfettamente nella Colonia ed ha accettato l’incarico che gli ho passato.
-Significa che… aggiunge Cici.
-Sì, il Capo l’ha fatto sterilizzare: sarebbe successo comunque. Pensavo la prendesse peggio, invece ora vive la sua vita tranquilla occupandosi dei problemi della Colonia.
-E gli altri lo hanno accettato?
-Certamente! Solo Corniola è ancora un poco contrariato. Ma tra i due non scorreva buon sangue da anni. Comunque so che Flash si sta comportando da vero capo.
-Orfeo chiama generale pure lui?”-
-No, per ora lo appella colonnello: dice che i gradi si devono meritare sul campo. Ora se non vi dispiace vorrei salire un attimo in casa.
-E no! stavolta è Ughetto. Devi svelarci l’ultimo segreto: cosa custodisce tanto gelosamente Silvio nel bunker?
Sento pesarmi addosso gli sguardi dei gatti presenti. Dal silenzio che si è creato improvvisamente capisco che la curiosità interessa tutti. Ma non ho intenzione di svelare un segreto del Capo e tradire la sua fiducia. Decido per raccontare una pietosa bugia, naturalmente a fin di bene. Raccontassi la verità ci sarebbero dei continui tentativi di scasso della porta e, sicuro, il Capo si incazzerebbe non poco con tutti, nessuno escluso.
-E’ una cosa delicata, mormoro. Riguarda i sentimenti intimi del Capo nei nostri confronti.
Gli sguardi si fanno più attenti, anche Pipu, famoso casinista e disturbatore della quiete pubblica tace trattenendo il respiro.
-Sapete, proseguo, sia qui che in Colonia, negli anni, sono passati tanti gatti e molti non sono più con noi. Il Capo fotografa tutti e, quando qualcuno viene a mancare, incornicia la sua foto e la appende alle pareti. Dentro al bunker c’è il mausoleo dei gatti che non ci stanno più. Chi entra là dentro è perché è morto. Io ci sono entrato per curiosità e perché non sapevo del divieto ma mi sono pentito. Rivedere le foto di tanti amici che non ci sono più, tutte insieme, non è stata una bella esperienza. Per un paio di giorni mi è mancato pure l’appetito.
L’accenno alla mancanza di appetito è il colpo finale. Vedo la curiosità negli sguardi lasciare il posto ad un velo di tristezza e molti dei presenti si alzano per sgranchire le gambe e per non ascoltare altri commenti.
Li lascio tristi e delusi e, mentre salgo da solo le scale che vanno al primo piano, mi lascio sfuggire un perfido sorriso.
Sapessero veramente cosa c’è là dentro mi caccerebbero a calci nel culo…
  
La platea rimane un attimo silenziosa poi parte un timido accenno di applauso, subito seguito da altri e qualcuno comincia a battere pure un barattolo vuoto di Whiskas con la forchetta in dotazione ai visitatori con cibo al seguito.
L’ovazione (e il casino) durano per un quarto d’ora e cessano quando scende alla Colonia il Priore del convento preoccupato per l’insolito rumore.
“Nulla, nulla!” lo rassicura BARTOLOMEO “Hanno appena terminato una rappresentazione.”
Il Priore se ne va perplesso, come pure PALLUCCHINO, l’unico gatto che non ha applaudito.
“Ok, ragazzi! Abbiamo finito!” concludo così il pomeriggio letterario.
“E… mò?” domanda CINQUINA, autonominatasi Bibliotecaria della Colonia anche se l’unico tomo che abbiamo è il libretto di istruzioni di montaggio della casetta di legno. “Che ci inventiamo, ora?”
Scendo dal tetto (pardon, solarium) e vado a conferire con BARTOLOMEO.
Sottovoce gli faccio una richiesta, lui annuisce col capo e risponde: “Si può fare.”

TAZZA si rifocilla dopo la lunga lettura

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