14
UNA TRANQUILLA DOMENICA DI SANGUE
alla Colonia felina di Montelepre
Ieri è tornato GINGER dalla degenza post-sterilizzazione.
Sì! Avete letto bene
tornato (al maschile).
Il Capo ha colpito ancora: dopo UAIFAI che non è un
maschietto (come annunciato al popolo) ha toppato anche su GINGER.
“E’ carnevale! Si era travestita da gatta!” la sua debole
scusante.
Comincio ad essere preoccupato per lui.
Ho anche interpellato un veterinario degli umani: “Un
pizzico di demenza senile: niente di preoccupante”, ha detto.
Ma, torniamo a noi.
Il piccolo, appena tornato visibilmente soddisfatto in Colonia, mi ha
subito domandato:
“Non è che avrai letto il 14° capitolo del romanzo?”
Ho fatto cenno di no con la coda.
“Allora me lo leggi domani?”
Detto fatto.
CAPITOLO 14
-Tornati a casa comincio a meditare su come
risolvere la mia successione in Colonia.
Ho due vice e una quasi vice, Littorina, la scelta
ci sarebbe: ma…
Saetta è un vagabondo, considerato quasi uno
zingaro dagli altri gatti, anche se temuto per il suo coraggio e l’astuzia.
Però il Generale deve essere un gatto calmo, riflessivo e diplomatico; tutto il
suo contrario.
Archimede ha queste qualità, ma ha poco carisma e
il suo unico pensiero è quello di corteggiare le gatte di Montelepre: non riesco
ad immaginarmelo come Capocolonia.
Littorina: ha esperienza e il giusto mix di tutte
le caratteristiche peculiari di un capo, ma anche due grossi difetti: è gatta e
dispotica. Non credo sia adatta neppure lei, soprattutto dopo trent’anni di
Capicolonia maschi. Le quote rosa lasciamole a chi gioca con le percentuali.
Fare un triumvirato? Mi sa troppo stile ventennio
poi, il Capocolonia è sempre stato uno e uno solo.
Gli altri anziani? Ofelia, Topazio, Bartolomeo,
Attila o la Tartarughina: non ci siamo.
Mi assopisco immerso in questi pensieri. Al
risveglio l’olfatto mi segnala una fragranza inconfondibile, unita ad un altro
odore molto interessante. Vado a curiosare ma la cucina ha la porta chiusa ed è
sotto assedio dei gatti di Casa Carpaneta.
“Cosa succede?” domando.
“E’ più di un’ora che Silvio sta preparando
qualcosa là dentro, ma non ci lascia entrare”, risponde Pericle.
Quando, finalmente, la porta del paradiso viene
aperta tutti ci precipitiamo dentro per vedere cosa ha preparato il Capo in tre
grossi contenitori con la chiusura ermetica. Dall’odore intuiamo quello che ci
ha nascosto dentro e iniziamo tutti a miagolare per avere un poco di elemosina.
“Ce n’è anche per voi, non vi preoccupate! Oggi si
festeggia!”
Pollo arrosto ancora tiepido e filetti di trota
salmonata appena pescate: uno schiaffo alla fame in Africa.
Dopo la necessaria e doverosa pennica post pranzo
lo accompagno in Colonia. Lì la scena si ripete, ma con una portata in più, ai
randagioni il Capo ha preparato anche il primo: pasta al tonno.
Finalmente si torna a mangiare tutti assieme,
senza più vedette ad aspettare il cambio per saziarsi di avanzi. Sentiamo dei
passi in avvicinamento: è il commissario Mezzetti.
“Commissario! Qual buon vento?” lo accoglie il
Capo.
“Salve, Silvio! Che profumino che si sente
scendendo dal sentiero!”
“Oggi è un grande giorno: si festeggia!”
“Ha saputo dei cani!”
“Dei cani e del frate. Torna la pace nel bosco.”
“E sì, l’hanno conciato proprio male…”
“Gli amputano quelle corte zampette?”
“Ma che dice! Il frate è fuori pericolo ma…”
“Ma???” ripetiamo in coro, preoccupati.
“Ma sembra che devano ricostruirgli tendini,
cartilagini e fare una lunga riabilitazione.”
“Se dovesse servire una sedia a rotelle… senza
freni”, precisa il Capo.
“Comunque sono d’accordo con lei: è tornata la
pace nel bosco. Niente più cani assassini, losche figure col saio e niente più
indagini.”
Il Capo gli rivolge un’espressione perplessa e
incuriosita.
“Mi hanno liberato ufficialmente dell’indagine”,
prosegue Mezzetti. “L’incartamento passa a Roma e da domani sono in ferie fino
al giorno del pensionamento.”
“Ha chiuso con la Polizia?” gli chiede mentre
cerca disperato l’accendino che continua a sbagliare tasca in cui stare.
Finalmente lo trova e ci accende una sigaretta. Stavolta ha l’accendino con il gatto
stilizzato in arancio e l’espressione del viso estremamente rilassata.
Mezzetti lo accompagna alla fontanella a prendere
l’acqua per le ciotole mentre continuano a parlare del più e del meno. Ad un
tratto il Capo lo blocca con una mano e si china in mezzo al piazzale
asfaltato. Raccoglie con le dita un grosso lombrico che sta strisciando
lentamente.
“Cosa fa? Raccoglie i vermi? Non le fanno schifo?”
domanda il commissario.
“E’ un lombrico, non un verme”, risponde il Capo.
“Sono utilissimi, da soli spostano e concimano una quantità incredibile di
terra. A questo”, e lo mostra bene tenendolo con le dita, “è andata più che
bene: poteva venire schiacciato da qualche auto o diventare un divertimento per
i gatti.”
Lo appoggia tra le foglie di un ceppo di castagno
e lo nasconde alla vista con altre foglie.
“Anche oggi abbiamo salvato una vita”, spiega a
Mezzetti ancora incredulo e schifato.
Quando torno alla casetta lascio le ultime
istruzioni: “Lasciate qualche boccone anche ai nostri amici notturni”, dico
alla truppa. “Domattina alle 9 vi voglio tutti qua presenti.”
“Perché?” interroga Ceres, una dei pochi mici
graziati dalla mensile somministrazione di antipulci. E’ troppo guardinga e
anche il Capo ha rinunciato a marcarla col puzzolente liquido.
“Riunione straordinaria per comunicazioni
personali”, taglio corto.
La mattina, alle 9, sono tutti puntuali.
“Sono tutti presenti, Generale!” mi informa Orfeo
sull’attenti.
“Ragazzi,” l’esordio “vorrei mi aiutaste a trovare
la soluzione a un problema che ci riguarda.”
“Sarebbe?” chiede Oreste con la sua inconfondibile
voce nasale.
“Sono otto anni che sto qua in Colonia e sei che
ricopro l’incarico di responsabile generale. Ora che si sono risolte anche
queste ultime emergenze avrei il desiderio di ritirarmi a vita privata e
lasciare l’incarico di Capocolonia ad uno di voi.”
“Sì, sì: quello ha scoperto le comodità della casa
di Silvio!” sento mormorare dal fondo.
“Sono anziano,” proseguo “ed ho assaporato la
tranquillità e gli ozi della vita domestica. Non credo di essere più
all’altezza di ricoprire l’incarico che mi era stato affidato dal povero
Smeraldone in punto di morte.”
“E chi vorresti nominare al posto tuo?” chiede
Aries.
“Qui mi dovete aiutare a trovare la soluzione
migliore. La cosa riguarda soprattutto voi ed è giusto che analizziamo insieme
tutte le possibilità per ottenere il risultato migliore.”
“Potremmo indire delle elezioni”, commenta
Bartolomeo.
“Mi candido”, interviene Littorina.
“Pure io!” Saetta.
“Anche io!” Attila.
“Faccio il quarto!” Corniola.
“Contate pure me!” Archimede.
“Mi sembra una grossa stronzata!”
Ci voltiamo tutti. E’ Flash che ha commentato ad
alta voce.
“La Colonia è una comunità che vive della
collaborazione di tutti e tutti pagano se qualcuno sbaglia. Eleggere il
Capocolonia con una votazione significa spaccare la comunità in troppe correnti
personali. Chi perderà le elezioni non collaborerà mai veramente con il
vincitore, anzi. Sarebbe la fine della Colonia: qualcuno dovrebbe allontanarsi
ed altri se ne andrebbero a cercare un posto migliore. Da che mondo è mondo il
Capocolonia viene scelto per le sue doti di leader indiscusso, non per una
manciata di voti, comprati o meno. Caro Tazza, la scelta del successore è una
tua prerogativa e responsabilità: sei stato il Generale finora e adesso non
puoi tirarti indietro. Fai la tua scelta, che tutti gli altri dovranno
rispettare, e lascia perdere la democrazia: hai visto come l’hanno ridotta gli
umani?”
“Ma noi siamo gatti!” replico.
“Il vero gatto è un animale solitario, quasi
asociale. Noi siamo felini pressoché umanizzati, pronti a seguire i vizi e i
difetti degli uomini”, ribatte.
“Siamo?”
“Certo! Nel mucchio mi ci metto pure io. Ho perso
il mio status di gatto randagio del bosco dal momento stesso in cui ho
realizzato che è più comodo e semplice venire a mangiare qua anziché procurarsi
prede. Forse mi sto invecchiando ed impigrendo.”
I gatti della Colonia si scambiano sguardi
preoccupati: in un attimo hanno capito che, insieme alle scatolette e alle
crocchette, hanno assimilato anche molto del comportamento umano.
“Quello che dici è giusto, Flash. Ora ho bisogno
di un po’ di tempo per riflettere.”
La riflessione inizia a Casa Carpaneta. Mi
consulto anche con Cannibale, l’anziano capo della comunità.
“E’ una situazione anomala”, commenta. “Non saprei
come affrontarla e che consigli darti. Vedi, questa qua è fondamentalmente una
comunità, non una colonia felina. Non siamo costretti a condividere gli stessi
spazi, a mangiare tutti insieme e si sono formati dei piccoli gruppi
spontaneamente. Inoltre non abbiamo i problemi che potrebbe avere una colonia,
qua siamo più protetti. La mia è solo una figura rappresentativa; il gatto con
più anzianità di permanenza, rispettato da tutti ma senza i gravosi compiti di
un capo colonia.”
“Hai mai pensato a ritirarti?” gli chiedo.
“Perché mai? Agli altri sta bene così e, nella
malaugurata, ma possibile, ipotesi della mia scomparsa il sostituto è già
pronto.”
“Chi?”
“Paperino, logico. Anche se sembra prepotente e
manesco è un micio in gamba e si sta preparando il terreno per avere il
rispetto di tutti.”
“Con la forza… “
“Certe volte occorre anche quella.”
“Perché Paperino e non Spinello o la Titti o
Oliva?”
“Spinello e la Titti sono anziani e messi peggio
di me, Oliva, anche se ha qualche giorno in più di anzianità rispetto a
Paperino è una gatta, con tutti i pregi e i difetti del genere femminile, tra
cui il carattere solitario. Non ha di queste ambizioni, credimi.”
E’ il Capo che mi dà l’imbeccata giusta.
“Tazza,” dice vedendomi assorto nei miei pensieri.
“stavo pensando a farti una proposta. Ora che i problemi alla Colonia si sono
risolti potresti anche prendere in considerazione di stabilirti definitivamente
qua.”
“Arrivi tardi… “ penso tra me.
“Certo, si creerebbe il problema di trovare un
nuovo capo colonia anche se… “
“Se?”
“Flash è sempre più presente alla Colonia: hai
notato? Quello è un gatto sveglio, come te, ha capito che non ha più l’età per
fare il randagione castiga gatte e ha deciso di accasarsi. Vedrai che entro il
prossimo inverno si farà prendere e sterilizzare. Ora gli altri lo vedono come
l’eroe solitario: il gatto che non deve chiedere mai. Lo temono e lo
rispettano, quando sarà sterilizzato e la Colonia diventerà la sua nuova casa
rimarrà rispettato da tutti.”
Sposo il consiglio del Capo e il giorno seguente
ne parlo con Flash durante una passeggiata nel bosco al riparo da occhi e
orecchie indiscrete.
“Anche il Capo la pensa così”, concludo.
“Non vedo ostacoli”, replica. “Terminare la
carriera di randagio con un incarico di responsabilità mi stuzzica. Ma… non ci
sarà la fregatura, sotto?”
“Nessuna fregatura, stai tranquillo. Devi
solamente diventare un membro effettivo della Colonia.”
“Cioè?”
“Essere spesso presente, soprattutto ai pasti,
dormire nella casetta insieme agli altri, o nelle immediate vicinanze, prendere
confidenza con Silvio e farti mettere l’antipulci.”
“Tutto qua?”
“Beh… naturalmente dovrai sottoporti alla
sterilizzazione.”
“Sterilizzazione? Io sterilizzato? Vi siete
impazziti tutti?”
“E’ un rischio che correrai comunque, continuando
a frequentare la Colonia. Oramai il Capo ti ha messo gli occhi addosso vedrai,
quando meno te lo aspetti, ti catturerà e ti farà sterilizzare. Vai tranquillo: lo
conosco bene.”
“Ho bisogno di tempo per riflettere”, conclude.
GINGER - Lo sterilizzato di turno |
Nessun commento:
Posta un commento