mercoledì 19 marzo 2014

IL SOLARIUM LETTERARIO




16
UNA TRANQUILLA DOMENICA DI SANGUE
alla Colonia felina di Montelepre




Oggi è una splendida giornata primaverile e tutti ne hanno approfittato per fare qualche scorribanda nel bosco a caccia dei primi piccoli animaletti che escono dalle tane dopo il letargo invernale.
Tutti tranne me.
Sono curioso di leggere la fine del misterioso romanzo di ignoto autore; dovrebbero mancare un paio di capitoli.
Lo prendo e mi accoccolo comodamente sul solarium, in silenzio, per non essere disturbato.
Ma sul tetto, pardon: solarium, trovo MAGOO che non ha potuto partecipare alla caccia grossa per colpa di quel suo orribile ascesso capsulare da sinusite che gli deturpa il volto.
“Bravo!” dice. “Leggi un altro capitolo.”

CAPITOLO 16
-Alle 9 l’auto di Mezzetti si presenta al cancello di casa. Insieme al Capo fanno un giro panoramico del bosco e del garage diventato la dimora di gran parte dei gatti di Casa. Carpaneta. Poi passano nel salone a bersi il meritato caffè. Malgrado l’interdizione perenne di ingresso a tutti i felini riesco a sgattaiolarci dentro mentre Susy porta il vassoio con le tazzine e alcuni pasticcini. Mi mimetizzo sopra una sedia accostata al grande tavolo e li controllo.
“Mi tolga una curiosità”, dice l’ex commissario appoggiando sul vassoio la tazzina vuota, “quanto spende per mantenere tutti questi gatti?”
“Un’eresia. Non lo so di preciso e neppure sono curioso, sicuro mi spaventerei. Ma, vede, è nella natura umana sputtanare soldi in cose incomprensibili. C’è chi cambia l’auto ogni anno, chi mantiene l’amante e chi spende e spande per collezionare qualcosa. Poi ci sono i viziosi che perdono al gioco o si indebitano per la droga. Mi consolo pensando che almeno spendo soldi in maniera utile, per aiutare chi è in difficoltà.”
“E lei? Non si è mai trovato in difficoltà?”
“Certamente! Anche più di una volta ma, con la tenacia e un po’ di fortuna, sono sempre riuscito ad uscirne.”
“Fortuna?”
“Sì, di ricevere aiuti al momento del bisogno.”
Il Capo finisce il suo caffè e accende la consueta sigaretta.
“Ha un bell’accendino!” commenta Mezzetti.
“Simpatico, eh? E’ una serie tutta uguale, con un gatto stilizzato su sfondo nero. Cambia solo il colore del gatto.”
“Scommetto che se l’è comprata tutta completa!”
“No. Purtroppo l’accendino con il gatto bianco l’avevano terminato.”
Mezzetti si fruga in tasca e ne estrae un accendino come quello del Capo. Il gatto stilizzato è verde.
“Vede, questo accendino l’ho trovato in terra, sulle scale che scendono agli ex bagni, la domenica della strage. Non dico che l’abbiano perso là, sulle scale: la pioggia della notte lo potrebbe avere trasportato giù dal piazzale.”
Vedo il Capo, immobile, assumere un colorito pallido in viso.
“Come un dilettante sciocco”, prosegue Mezzetti, “ho provato a vedere se funzionava. La fiamma si è accesa subito, segno che la pietrina non era bagnata e l’accendino era stato perso da poco tempo.”
“Perché dilettante sciocco?” domanda Susy curiosa.
“Invece di raccoglierlo con le dovute cautele e archiviarlo come eventuale prova l’ho manipolato mischiando e cancellando le impronte digitali. Quando mi sono reso conto dell’errore ho fatto finta di nulla e me lo sono messo in tasca. Per quella sciocchezza mi avrebbero sicuramente sollevato dalle indagini.”
“Addirittura!” riprende a respirare il Capo.
“Certamente! Non si scherza in Polizia! Poi…” l’ex commissario lascia la frase in sospeso mentre il Capo aspetta con ansia altre notizie.
“Potrei avere un bicchiere di acqua?” chiede Mezzetti a Susy.
La sorseggia lentamente da un grosso bicchiere che molti anni prima conteneva della cioccolata da spalmare mentre Silvio stende un altro velo di catrame nei suoi polmoni.
“Sa”, riprende il discorso, “quando ho notato che lei fumava e aveva un accendino simile a questo”, lo mostra tenendolo tra il pollice e l’indice della mano destra, “l’ho subito inserita nella lista dei sospettati.”
“Davvero?” stavolta è Susy a sbiancare in volto.
“Sì, ho motivato le richieste di informazioni sul suo conto solo come conseguenza del fatto che lei, una volta, era fruitore dei locali e quella domenica era presente. L’ho semplicemente inserito tra i tanti indagati d’ufficio.”
“Io indagato…”
“Niente di grave, non si preoccupi! L’ho fatto soprattutto per far uscire allo scoperto chi mi interessava veramente.”
“Non la seguo.”
“Non importa: poi le spiegherò. E, come volevasi dimostrare, anche qualcun altro ha cominciato ad interessarsi alla sua persona.”
Il Capo è sempre più perplesso.
“Qualcuno”, continua l’ex commissario, “che sapeva bene cosa doveva succedere quella domenica mattina. Per alcuni giorni lei è stato sotto il controllo incrociato di Polizia e malviventi.”
“Ma perché?”
“Perché qualcuno si è appropriato della merce da scambiare e quella merce interessava a noi e a loro.”
“Interessava? Ora non interessa più?”
“Quella merce ora non c’è più e, almeno per la Polizia, non esiste più interesse a recuperarla.”
“E’ sempre più difficile seguirla, Mezzetti”, commenta il Capo.
“Ha ragione. Le posso spiegare, senza problemi, tanto quello che tutti cercano non c’è più e io mi fido della sua, anzi vostra”, dice rivolgendo uno sguardo a Susy, “riservatezza.”
Silvio e Susy si scambiano uno sguardo confuso.
“L’anno scorso, in un deposito giudiziario di Roma, è misteriosamente scomparsa una partita di cocaina purissima. Un bel quantitativo per fare ricchi affari nel mercato della droga. Dopo qualche mese la merce rubata è cominciata ad affluire sul mercato. Un po’ a Roma, un po’ a Firenze e pure a Bologna e Torino.”
“Come fa a sapere che era la cocaina sparita?”
“Abbiamo i nostri informatori che ci segnalano ogni anomalia del mercato. Purtroppo non siamo mai riusciti ad intercettare le transazioni e beccare i venditori.”
“Solo i venditori?” chiede Susy.
“Erano quelli che ci interessavano: la droga era sotto la custodia della Polizia e, sicuramente, uno o più colleghi hanno pensato di arricchirsi facilmente con un semplice… furto.”
“Poliziotti…”
“Esatto, Silvio: poliziotti, colleghi. Due dei morti di Montelepre erano i loro gregari incaricati dello scambio merce contro denaro. Per noi era molto importante mettere le mani su quella droga per evitare che qualcuno risalisse alla famosa partita  sparita dal deposito giudiziario e mettesse nei pasticci l’intero corpo di Polizia. Questi sono panni troppo sporchi da lavare in pubblico.”
“Beh… mi sembra di capire che vi siete arresi e avete mollato l’osso.”
“Oramai non c’è più nulla da cercare.”
“Che significa? Avete ritrovato la droga?” domanda Susy.
“Alcuni giorni fa c’è stato un atto di inquinamento doloso al Rio Impetuoso…”
“Ho sentito alla tv”, interrompe il Capo.
“E proprio ieri un collega mi ha mostrato i risultati delle analisi fatte dall’ARPA sui campioni di acqua inquinata prelevati. Non ci crederà: tutti quei pesci sono morti per overdose da cocaina. Cocaina purissima, della stessa qualità della partita scomparsa al deposito giudiziario.”
“Cioè?” chiedono in coro Silvio e Susy.
“Qualcuno si liberato della cocaina buttandola nel torrente. Un vero atto criminale, da dilettanti: sicuramente un qualcuno che non sarebbe stato in grado di rivenderla sul mercato.”
“E chi sarebbe stato, secondo lei?”
“Beh, ho vagliato tutte le ipotesi e mi è tornato in mente lei.”
“IO???” grida il Capo.
“Ho detto solamente che mi è venuto in mente, mica è un atto di accusa! Poi, ripensandoci bene, ho archiviato il pensiero. La vostra situazione economica non è rosea, i soldi ricavati dalla vendita della droga vi avrebbero fatto sicuramente comodo.”
“Sa anche questo?”
“L’ho detto prima: ho fatto fare delle indagini sulla sua persona. Ma un particolare mi ha fatto pensare di escluderla a priori tra i sospettati. Lei si sarebbe sbarazzato della droga in mille modi, ma mai gettandola in un torrente popolato di pesci sapendo la fine che avrebbero fatto. L’ho vista io stesso salvare la vita ad un verme! Per inciso: dalle analisi dei campioni di acqua è venuto fuori che quel torrente è veramente una fogna: liquami di ogni tipo, acido e forte presenza di antiparassitari e fertilizzanti. Come facevano a viverci lo stesso quei poveri pesci è un mistero della natura.”
“E chi sono i sospettati rimasti?” interviene Susy.
“Boh? Che ne so? I frati? Tutti insieme o solo il piccolo biscazziere? Un fedele che andava alla Messa e si è imbattuto in quella roba e l’ha presa? Di sicuro non un malvivente: ora la droga sarebbe sul mercato in dosi confezionate. Quello che importa è che la droga non ci sia più. Sparita tutta la partita rubata dal deposito giudiziario. Non esiste più il corpo del reato e le alte sfere possono dormire sogni tranquilli. Con ciò, si è fatto tardi e devo andare a sbrigare delle faccende”, dice alzandosi dal divano.
“Tutto è bene quel che finisce bene!” conclude Susy.
“Sì. lo spero proprio”. risponde Mezzetti. “Come spero che i soldi che occorrevano ad acquistare quella droga siano finiti in buone mani e servano a fare una vita più tranquilla e ad aiutare chi ne ha bisogno.”
“Già… i soldi”, commenta il Capo.
“Quelli non interessano alla Polizia, anzi: tutt’altro! Ritrovarli significherebbe doverli necessariamente collegare a qualcosa. Meglio che se li tenga chi ha avuto la fortuna di trovarli.”
Si salutano sulla porta di casa e, mentre Silvio apre il cancello elettrico, Mezzetti abbassa il finestrino e allunga la mano verso il Capo.
“Tenga”, dice porgendogli l’accendino col gatto verde. “Lo aggiunga alla sua collezione e, se ci riesce, smetta di fumare: il puzzo delle sue sigarette è insopportabile. Ci rivediamo in Colonia!”
Un saluto col braccio fuori dal finestrino e l’ex commissario se ne va per la sua strada.
Vi ho raccontato tutto quello che so.

MAGOO e il suo orribile ascesso

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