I RACCONTINI DEL CAPO
(ma solo quelli pubblicabili)
IL RITO
Una volta la mia vita era scandita da riti e abitudini, i
primi irrinunciabili, le seconde servivano a scandire il tempo e riempirlo di
piccole attenzioni per me.
Ero un uomo perfetto. Forse noioso e ripetitivo, ma
solo nel mio intimo.
Poi è arrivata Micia, e con lei frotte di gatti, manco
fossero migranti sub sahariani, ed è finita la pace.
Le abitudini e i miei riti sono andati letteralmente a
puttane costringendomi a studiare un nuovo riassetto globale della mia vita,
oramai orientata alla misera esistenza da povero Cristo solo e compatito da
tutti. Ogni commento mi sembra superfluo, meglio utilizzare le energie per
prendersi a frustate.
Il primo rito della giornata, il più importante, era la
prima colazione.
Sempre uguale, sempre quella: un poderoso caffè per avere la
scusa della prima sigaretta, poi quattro fette biscottate con burro e
marmellata di quattro gusti differenti (sono stato sempre incline alla
varietà), un’altra con miele nostrale e l’ultima con crema spalmabile alla
nocciola stile Nutella ma di qualità decisamente superiore. Spremuta di qualche
arancia come combustibile liquido, poi si finiva il caffè della moka per dare
un senso all’ulteriore sigaretta.
Fatto il pieno di carboidrati e vitamine, seguivano altre
due abitudini, la lettura del fumetto comodamente seduto e concentrato e
qualche telefonata di buongiorno alle amichette desiderose di una sveglia
inusuale.
Con i gatti che amano leccare il burro direttamente dal
panetto e i loro peli che sono irresistibilmente attratti dalla marmellata il
rito è crollato come il Muro di Berlino, in una mattina. Con la Micia a spasso
per casa anche le telefonate sono cessate.
Sono rimasti solo i fumetti…
Ho provato vari stratagemmi per continuare la mia nutrizione
mattutina, tutti falliti.
Un rito può essere sostituito solo da un altro rito.
Oggi ho il mio nuovo rito: la colazione al bar, sempre
quello, ma ad orario elastico.
Al Gingillo di San Marco ho subito apportato un tocco di
genialità modificando la loro offerta di brioche mattutina. Ciccio non può
accontentarsi di un banale maritozzo alla similpanna o di uno strafritto
bombolone. Ciccio vuole mix e fantasia!
Ho proposto alle innumerevoli e graziose bariste una
variante decisamente golosa. Cornetto già farcito con Nutella ma arricchito con
panna montata fresca dal montapanna della gelateria.
La novità è stata accolta tiepidamente, ma le fanciulle sono
ancora giovani ed inesperte per capire l’arte sublime del mix di sensazioni; le
ho perdonate, ma sono stato irremovibile.
E’ nata così La “Bombetta”, come loro la hanno nominata.
Alle 8,15 dl mattino, minuto più, minuto meno, si svolge un
delicato e poco intimo rito pubblico.
Alla solita oziosa domanda: “Bombetta, Sergio?” cui segue
una tacita approvazione e un cenno per il cappuccino con molta schiuma, la donzella
di turno si mette al lavoro. Apre il cornetto e lo mostra al numeroso pubblico,
poi passa al montapanna e con fare malizioso riempie tutto lo spazio
disponibile del lievitato con candida panna fresca. Infine mi consegna, su un
apposito piatto, la mirabile creatura che sfamerebbe un villaggio di negretti
del Biafra.
Quando lo prendo in mano, con il dedicato tovagliolino
personalizzato, so già di avere almeno venti paia di occhi femminili e vogliosi
puntati su di me. Ma non è il concentrato di porcherie che le attrae bensì il
sapere come riuscirò ad addentare la preda senza far partire pericolosi schizzi
di panna ad altezza d’uomo.
Cala il silenzio, pure la cassa evita di emettere scontrini,
il momento è estremamente delicato. Alcune avvenenti signore posizionano meglio
la loro sedia per godersi lo spettacolo gratuito prima di andare a timbrare il
cartellino per una nuova, noiosissima, giornata di lavoro. So che in quel
momento regalo loro la spinta giusta per andare con leggerezza verso il
martirio quotidiano.
Mi volgo verso loro
sorridendo e comincio a studiare la preda per decidere il punto di attacco.
Qualche cliente comincia a mordersi le labbra asportando il rossetto.
Poi noto la falla, il punto debole: tutti i cornetti hanno
un punto debole.
Sorrido di soddisfazione mentre intravedo qualche goccia di
sudore freddo scendere dalla fronte della solita bionda in prima fila, la
Bombetta fan per eccellenza.
Avvicino la Bombetta alla bocca, ma non troppo, e parte
sinuosa la lingua a punta asportando delicatamente il primo ciuffo di panna
che fuoriesce dal cornetto, si arrotola su se stessa e lo deposita con perizia
in bocca.
Il livello di attenzione del pubblico è alle stelle, sanno
già cosa sta per succedere.
La lingua a punta asporta altri tre ciuffi di panna con
movimenti di varia velocità e sempre con un percorso zigzagante. Ora sono in
diverse a mordersi le labbra; la vendita di rossetti a San Marco è triplicata
da quando ho ideato la Bombetta.
Infine l’ultimo ciuffo, il più difficile, quello che se lo sbagli
fai la figura del peracottaro. E’ esteso, non lineare e piatto, in alcuni punti
rientra fino a dentro lo spacco del cornetto. Occorre calma, perizia e
scioltezza del movimento; niente fretta. La lingua comincia a tastarlo e la
punta lo scalza delicatamente, poi prosegue con attenzione e qualche movenza
non scontata per raccogliere tutto. Quando arriva al punto da sondare dentro
alla brioche rallenta e si ferma un attimo. Poi inizia lenta l’esplorazione del
pertugio con relativo scavo fino a raggiungere le prime onde di Nutella, al che
la lingua si ritira e torna in superficie. C’è ancora qualche centimetro da
asportare, con guizzo repentino e inaspettato la punta opera e nasconde in
bocca il piacere. Noto che qualche spettatrice sta trattenendo il respiro per
il momento clou.
Che arriva, come sempre e come tutte aspettano, dopo aver
scelto la punta del cornetto da attaccare.
Simulo il brutale morso, tra il raccapriccio generale, ma, invece infilo l’estremità in bocca succhiando avidamente il ripieno della mia
colazione.
Appena sorrido al pubblico scattano i primi applausi e
qualche silenzioso orgasmo. Seguono poi i complimenti, gli autografi, i mazzi
di fiori con allegato bigliettino recante numero di telefono, mi inchino, ringrazio
tutte e passo al cappuccino, con la bocca impiastricciata di panna e Nutella e
il Sommo che osserva, sempre più schifato, la scena.
E’ bello poter condividere piccoli riti personali e
allietare l’inizio di una dura giornata a chi ne ha bisogno.
E’ pure bello prendere una piccola percentuale dell’incasso
del Gingillo per lo spettacolo estemporaneo e il conseguente incremento di
vendite.
Siamo tutti mercenari, in fondo.
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