mercoledì 24 dicembre 2014

MA CAPO...





DIARIO DI BORDO





- Ecco! Come al solito non ci avete capito una sega!
- Ma Capo… - ribatto.
- Ma Capo, un cazzo!
E’ indiavolato, fuori di se. Eppure credevamo di fargli un bel regalo natalizio. ARCHIMEDE, il latin lover della Colonia, aveva assicurato che il Capo avrebbe gradito e sarebbe rimasto estremamente soddisfatto della sua geniale trovata per seppellire di ridicolo il regalo di Natale che i senzatetto della Colonia di Piscille gli avevano già fatto e che lui aveva sbandierato ai quattro venti e ce lo aveva pure rinfacciato.
- Con questa andiamo sul sicuro! – la soluzione di ARCHIMEDE.
Invece…
- Vorrei sapere cosa cazzo vi passa per la testa – continua la sua sfuriata il Capo – Secondo me sono gli aromi che mettono dentro alle scatolette che vi mandano il cervello in pappa!
- Ma Capo… - stavolta è EMILIA, che viene fulminata da un’occhiataccia del nostro umano.
- Dei mentecatti – continua imperterrito – degli idioti con pulci e coda a piede libero, dei rincoglioniti senza possibilità di recupero… siete!
Finalmente se ne va, sale alla fontanella per prendere l’acqua per le nostre ciotole.
- Bel cazzo di casino hai combinato! – rimprovero ARCHIMEDE – Già era in pieno putrido pre natalizio…
- Ma che ne so! Io ho seguito le istruzioni di quel sito porno per gli umani. Bella topa (o sorca) uguale avvenente e seducente micia. Eh! Poi… meglio una conturbante micia viva che una bella topa morta!
- Sì, ma hai sbagliato qualcosa – replico – Sss… eccolo che torna. Speriamo gli sia passata.
- Dove è andata? – invece chiede sgarbatamente.
- Beh, si è nascosta; l’hai spaventata con tutti quegli strilli! – lo rimprovera PINELLA, l’unica che può.
- Già! Adesso la colpa è mia! – ancora incazzatissimo.
- Scusa Capo – di nuovo PINELLA – c’è stato un piccolo equivoco dovuto ai vostri termini umani sempre pieni di doppi e tripli significati. Non ne abbiamo colpa, dovreste essere solo un poco più semplici quando parlate e scrivete.
Comincia ad uscirgli il fumo della sigaretta dalle orecchie, anziché dal naso, come solito.
- Pensavamo di farti un gradito regalo di Natale. L’abbiamo vista che vagava spaesata e spaventata qua sotto e abbiamo subito pensato a te e al tuo regalo.
- Grazie – fa scocciato.
- Poi – ancora PINELLA – l’hai vista che musino adorabile? Che tenero batuffoletto?
- Sì, un tenero batuffoletto che soffia e ringhia!
- Colpa tua: l’hai spaventata. E’ un gioiellino, una miniatura una deliziosa… pistolina. Sì! E’ proprio una pistolina!
- Già, BERETTA! – ribatte stizzito.
Inconsapevolmente PERONI aggiusta tutto, manco avesse la bacchetta magica.
- Bravo Capo! BERETTA! Bellissimo nome! Bravissimo!!!
E giù uno scroscio di applausi che sorprende il nostro umano.
- BE - RE - TTA! BE - RE - TTA! BE - RE - TTA! – scandiscono in coro gli altri randagi della Colonia.
- Va bene, va bene! – replica oramai arreso – Come non detto: BERETTA. Ma… cazzo, con tutto quello che offre il pianeta proprio una gattina di tre mesi dovevate regalarmi? Sia ben chiaro a tutti: BERETTA rimane in Colonia con voi, non pensate che me la porti alla Reggia!
Se ne va dopo aver finito tutte le faccende e ci saluta.
Da dietro un tronco di castagno spunta il musino di BERETTA che scruta timorosa le nostre azioni.
- Vieni pure – le dice LIRA – Benvenuta tra noi!


PINELLA ha un grande ascendente sul Capo

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