giovedì 4 dicembre 2014

IL SOLARIUM LETTERARIO





VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
17a puntata




Incredibilmente il nostro pubblico sollecita maggior velocità nella lettura dell’emerita schif… dell’opera di Favio Bolo.
Ne siamo sorpresi e meravigliati, escluso PALLUCCHINO che ha tentato il suicidio impiccandosi ad un castagno del bosco morto da tempo e fradicio che è crollato sotto il suo peso slogandogli una caviglia e costringendolo, suo malgrado, alla convalescenza alla casetta dove potrà godersi la lettura di tutti capitoli rimanenti.
Ora cerca di tagliarsi le vene delle zampe anteriori con le aperture a strappo delle lattine di paté.
Ma ORFEO vigila attento sull’infermo.

21

A cena con Antonella vengo a lungo interrogato sulle mie letture pomeridiane.
-Ancora non sono arrivato al dunque e sto pure dubitando che quanto scritto non sia collegato al mio attentato. Forse domani troverò il bandolo della matassa. Comunque rimarrò a cena da Serena: la voglio interrogare su Giorgio.
-Anche domani? Devo cominciare a preoccuparmi? - legittima gelosia femminile.
-Lascia perdere. Serena non è il mio tipo.
anche se…
Di nuovo nella tana del leone. Una trentina di pagine mi dividono dalla fine del memoriale. Spero che la mia curiosità sia soddisfatta.
Era troppo bello per essere vero!
Nel pomeriggio sento suonare il campanello del primo cancello di Carpaneta. Chiedo chi sia al citofono.
-Carabinieri! Il signor Giorgio Gaddi è in casa?- mi informa una voce femminile.
-Sono io-  rispondo.
Apro il cancello  e vedo salire sulla sterrata un Defender blu scuro, con il tetto bianco e i lampeggianti sopra. Apro anche il secondo cancello. Dopo un paio di minuti il fuoristrada è sul piazzale. Ne scende una moretta, piccolina e ben messa. Automaticamente le sbircio le gambe che escono dalla gonna della divisa. Se ne accorge e ricambia con uno sguardo severo.
-Il signor Gaddi?-
-Piacere.-
-Sono il Capitano Francesca Coletti, nuovo comandante della Stazione di Borgo San Lorenzo.-
-Complimenti! Da quando?-
-Pochi giorni, grazie. Giusto il tempo di deliziarmi con questa piccola grana.-
-Dica.-
Mi fa cenno di entrare in casa: forse questa grana tanto piccola non è. E ho anche il sospetto di sapere cosa sia.
Le faccio strada, il carabiniere autista rimane vicino al fuoristrada.
-Un caffè?-
-Grazie, solo per me. L’appuntato aspetta fuori-  risponde la bella moretta.
Mentre armeggio con la macchina del caffè espresso la carabiniera si guarda intorno.
-Bella casa! Complimenti!-
-Grazie. Un po’ fuori mano ma è la brutta copia del paradiso.-
-Immagino.-
Ci spostiamo nel salone per gustare il caffè.
-Ottimo, grazie.-
-Dica-, la esorto, anche se vorrei che rimanesse a cena con me. Ma il fatto di avere un appuntato dei carabinieri fuori dall’uscio mi inquieta.
-Due sere fa è stato aggredito un uomo. Un certo Fausto Ardenzi, un pregiudicato ricercato dalle forze dell’ordine. E’ stato interrogato in ospedale e ha fatto il suo nome. Lo conosce?-
-Fausto Ardenzi? No, non mi sembra.-
-Lo immaginavo. Quell’uomo non è attendibile. Comunque a me… a noi non interessa sapere chi l’abbia aggredito. Sicuramente aveva i suoi buoni motivi e ci ha consegnato un ricercato su un piatto d’argento. A noi interessa recuperare quello che gli è stato sottratto.-
-Sarebbe?-
-Documenti. Documenti riservati che potrebbero minacciare la sicurezza dello Stato.-
-Addirittura!-
-Sì. Siamo sicuri che li avesse con lui e chi l’ha aggredito se ne sia, involontariamente, impossessato.-
-E… io cosa c’entro?-
-Beh, Ardenzi ha fatto il suo nome; era logico che venissi a controllare e sincerarmi.-
-Purtroppo non ne so nulla, né dei documenti né di questo Ardenzi.-
-Forse lo conosceva col nome di Mario.-
-Mario? Mario Ardenzi? No. Nulla.-
-Comunque fa niente- e comincia a muoversi nel salone osservando attentamente i ripiani della libreria. Si ferma davanti a una foto di Silvia incorniciata.
-E’ sua moglie?-
-No. Diciamo la fidanzata.-
-Bella donna, complimenti. L’altra sera avete l’avete passata insieme?-
-No. Lei abita a Genova. Qui vivo solo.-
-Solo? Con tutto questo spazio?-
-Sono un moderno eremita. La sera, e col buio, odio uscire di casa. Ma gli unici testimoni sono i miei gatti. il cane e i due somarelli: non credo possano fornirmi un alibi credibile.-
-Non mi interessa: le credo. Comunque- tenendo sempre in mano la cornice con la foto di Silvia, - sua fidanzata mi sembra una persona responsabile. Forse le potrebbe dare dei saggi consigli. Non se la lasci scappare.-
-Grazie del suggerimento.-
-La ringrazio del tempo dedicatomi e del caffè. Buona serata, signor Gaddi.-
Se ne vanno.
Mi siedo in cucina con una tazzina di caffè bollente in mano e una sigaretta accesa nell’altra.
Finita la sigaretta afferro la banana e vado sotto il leccio secolare.
-Ciao Silvia, sono io.-
-Lo so, scemo. Solo tu hai questo numero.-
-Grazie per l’esclusiva.-
-Cosa succede?-
-Problemi.-
-Cioè?-
-I carabinieri sono venuti qua a Carpaneta per…-
Le racconto tutto, o quasi. Di Ardenzi, di come l’ho sistemato, del Maestro e della storia che mi ha raccontato. Taccio dell’anello, mi è balenata in testa un’idea.
-E sono venuti i carabinieri?-
-Sì.-
-Sei un coglione. Un coglione e un caprone. Ti avevo ordinato di stare immobile e di dimenticare questa storia. E tu cosa fai? Continui a sguazzarci dentro come un’oca giuliva e vai pure a sparare a uno! Ma cazzo! visto che volevi sparargli e sparagli in testa, invece che nella rotula! Non capisci un cazzo!-
Non so come, ma riesco a mantenere la calma.
-Forse, carissimo avvocato, se invece di dare ordini mi avesse spiegato cosa cazzo sta succedendo mi sarei comportato diversamente.-
-Ah! Ora la colpa delle tue cazzate è mia!-
-Cosa succede?-
-Succede che devi cominciare a comportarti da adulto. Ora tu rischi le palle e io la pelle!-
-O mi spieghi o chiudo la comunicazione e butto via la banana. Poi, sarà quel che sarà!-
-Non ci arrivi proprio, eh? Te l’avevo detto che quegli atti erano secretati!-
-E allora?-
-Sono coperti dal segreto di Stato. Non so in che latrina sei andato a rimestare la merda. Fatto sta che il giorno dopo aver avuto il responso da Roma mi sono venute a trovare due donne.-
-E che volevano da te?-
-Vendermi pentole, idiota! Erano dei servizi segreti, anche se non lo hanno detto. Volevano sapere perché fossi interessata agli atti di quel processo. Gli ho inventato una balla, così su due piedi, per tranquillizzarle e salvarti il culo.-
-A me?-
-Certo! Che cazzo ne sapevo di cosa stavi combinando! Speravo di averle tranquillizzate e sviate, invece…-
-Invece?-
-Invece hanno messo di mezzo i carabinieri per avere indietro quello che hai preso a quel tizio.-
-Perché i carabinieri?-
-La divisa incute più timore di un abito civile. Ora, vogliono quello che ha rubato. Tu stai buono, fermo e immobile; domani pomeriggio vieni a prendermi all’aeroporto. Vedrò di mediare lo scambio.-
-Che scambio?-
-Quello che vogliono loro contro quello che vogliamo noi.-
-Capito.-
-Era ora! Aspettami domani all’aeroporto. Arriverò col volo delle 17,20.-
-Ok.-
Click.
Veramente cosa vogliamo noi non l’ho mica capito. Ma non mi pare il momento di preoccuparmi, penserà a tutto Silvia.
Decido per un’uscita serale; devo svagarmi un po’.
Propendo per l’unica possibilità che ho, non esco quasi mai di sera. Vado al pub del Sorbo, vecchio amico d’infanzia che, dopo un adolescenza turbolenta, decise di farsi una breve vacanza in Australia. Tornò dopo 2 anni con una grande idea: aprire un pub a Perugia.
-Ma se neppure sappiamo cos’è la birra!- dissi perplesso.
-Appunto!- la sicura risposta.
Lo aprì in un vecchio scantinato del centro storico di Perugia: ebbe un successo della madonna.
Qualche volta passo a trovarlo, la sera, ma, considerando che tra andata e ritorno mi ci vuole più di un’ora e mezza, le visite sono quasi rare.
Ma il Sorbo ha due pregi: è generoso e ha la birra più buona dell’Umbria.
Il suo locale ha un pregio ancora più importante: è pieno di fica.
Succede quasi sempre di rimorchiare qualche neo separata in crisi di astinenza da sesso o giovani universitarie che non disdegnano guadagnare 100.000 lire per comprarsi la borsetta firmata. Basta chiedere e il Sorbo ti sa indirizzare verso la direzione migliore.
Ma stasera non è serata. Di fica ce n’è tanta, ma il Milan ha perso in casa con una squadretta rumena in Coppa dei Campioni o comelachiamanoora.
-Eccoti la tua Strong Ale e lavati dalle palle che devo lavorare!- il suo saluto di accoglienza.
Il bicchiere di birra è piccolo, se il Milan avesse vinto sicuramente era quello gigante.
Col bicchiere in mano mi aggiro nel locale in caccia di un posticino dove appollaiarmi, possibilmente vicino a un esemplare di fauna femminile di gradevole aspetto e non accompagnata dal simile maschile.
Nulla. Inteso come posto libero, per il resto c’è da scegliere, ma aspettando.
Mi appoggio ad una colonna in una delle salette laterali e, mentre sorseggio il nettare ambrato, scorgo un manina che saluta verso la mia direzione. Il saluto è seguito da un sorriso montato su un visetto interessante ma sconosciuto.
Ricambio il sorriso con la certezza che il saluto non è per me.
Dopo alcuni istanti la moretta rilancia il sorriso. Mi guardo intorno per vedere a chi sia diretto e scorgo il vuoto vicino alla colonna. Cazzo! è per me!
Mi avvicino guardingo alla moretta sorridente per verificare se sia affetta da paresi facciale, oppure. Seduto davanti a lei c’è un tizio in t-shirt bianca, atletico, tatuato dietro al collo e sugli avambracci e con un taglio di capelli a cazzo: sembra che gli abbiano appoggiato la ciotola di Pogo in testa e rasato tutto quello che ne usciva. Mentre mi sto avvicinando vengo investito da un altro sorriso della sconosciuta, il biondo tatuato si volta per controllare e… meraviglia!
Il biondo tatuato è una bionda! Lo deduco dalle tettine appuntite e svettanti che tendono il cotone della maglietta bianca.
Comunque non le conosco.
A un metro dal tavolo la moretta mi saluta.
-Ciao, moderno eremita! Hai infranto il voto monacale, stasera?-
Cazzo! la carabiniera!
-Scusa, non ti avevo riconosciuta in borghese.-
-Sono tanto diversa?-
-No. Ma non pensavo di incontrare carabinieri, stasera.-
-Qual buon vento ti porta qua?-
-Ho ricevuto una visita inquietante, nel pomeriggio. Volevo annegare i pensieri nell’alcol.-
-Lo sai che è reato raccontare bugie ai carabinieri?-
-Va bene. Sono in arresto. Dove mi trascinate?-
-Mettiti seduto, va!- fa la bionda facendomi spazio nella panca.
-Ok. Vi offro un giro.-
Ordiniamo patatine, un’altra Strong Ale per me, stavolta media, la bionda mi segue con la birra e ci carica sopra pure un fernet.
La mia mente subdola ha partorito un losco piano: le faccio quasi ubriacare e me le rimorchio tutte e due. Una doppietta da non disprezzare al prezzo di qualche consumazione.
La carabiniera straccia i miei piani.
-Per me un succo d’ananas-, chiede alla cameriera, una fanciullina niente male e ben poco vestita.
Mentre la soppeso per un eventuale uso fuori dal suo servizio noto che non sono il solo. Anche la bionda le sta facendo la radiografia, ma non nella solita maniera delle donne che osservano attentamente quelle più avvenenti per trovare qualche inesistente difetto; la sta osservando con occhi maschili, come ho appena fatto io.
Sento puzza di bruciato. Comunque, credo, che il mio trip erotico per la serata sia andato a puttane. Forse, dopo, ci vado pure io.
-Come si chiama la tua collega?- chiedo a Francesca che ci sta osservando visibilmente disgustata dopo la doppia radiografia.
-Agata, ma non siamo colleghe. Quasi.-
-Cioè?-
-Io lavoro nel Corpo Forestale, sono ispettore- risponde la bionda.
Francesca comincia a decantarle la bellezza del posto dove abito, tralasciando il motivo della sua visita pomeridiana.
-Facci una scappata appena puoi, merita- conclude.
-Giusto dovrei rinnovare il permesso di taglio per alcune piante secche e malate- aggiungo.
-Posso venire domattina a dare un’occhiata- annuisce Agata. –Sono di servizio da quelle parti.-
Non realizzo il fatto che non sappia dove abito.
La cameriera ci porta il primo giro. Già sto meditando di prenotarne un altro, se Francesca ha tirato il freno a mano l’altra ha dato tutto gas.
Facciamo il secondo e il terzo giro. Dopo il quarto le vedo prendermi sottobraccio e condurmi fuori dal locale per una salutare passeggiata nel centro storico e per evitare che, mettendomi alla guida in quello stato, andassi a finire la serata abbracciato a un platano.
Alle 3 (di notte) ho ripreso quasi conoscenza. Alle 4 mi imbarcano sulla Land con la promessa che sarei andato direttamente a casa a velocità moderata (sulla velocità moderata non avevo dubbi neppure io). Le vedo salire nella loro auto e seguirmi per buona parte del viaggio, almeno fino a Treggio.
La mattina dopo sono uno straccio. Non vomito, solo per dignità, e mi ci vogliono 4 caffè e una doccia fredda per riprendermi.
Poco dopo le 10 sento suonare al campanello del primo cancello: è la bionda in divisa verde oliva.
Le faccio fare una ricognizione della collina e mi conferma che devo tirare giù diverse piante. Le roverelle hanno quasi tutte la malattia. Mi consiglia pure di intervenire drasticamente sulla seconda collina. La vegetazione è troppo fitta e va diradata. Mi consegna l’autorizzazione per il taglio compilata e già firmata.
Raggiunto il primo obbiettivo passo rapidamente al secondo. La porto alle piscine. Rimane incantata dalla bellezza del posto.
-Vieni quando non sei in servizio, ci facciamo il bagno insieme.-
-Mi piacerebbe. Devo ricomprarmi un costume, appena ci riesco ti chiamo.-
-Il costume non serve; l’acqua sulfurea se lo mangia. Alle piscine si fa il bagno nudi, tassativamente.-
-Interessante proposta… poi che succede?-
-Si fa la doccia insieme, a casa.-
-Anche lì viene acqua sulfurea?-
-No, ma è divertente. La cabina doccia è grande, si può fare anche in 3.-
-E… il terzo chi sarebbe?-
La bionda dimostra di aver capito tutto, alla perfezione.
-Una mia amica, di solito. Talvolta porta altre sue amiche.-
-Non mancherò. Ora, però, devo tornare al lavoro.-
Quando sta salendo sul fuoristrada mi omaggia di uno splendido sorriso e della fatidica promessa.
-Mi faccio viva una di queste sere. Magari organizziamo una cena con la tua amica. Anche le altre, se vogliono venire…-
Non mi ero sbagliato, e la cosa mi riempie d’orgoglio ed esalta il Prode Anselmo costretto dentro le brache.
-Buono- gli faccio. –Presto la inchiodiamo al muro, quella. La moretta carabiniera, però, scordatela. Non mi sembra ricettiva.-

ORFEO controlla i movimenti dell'infermo PALLUCCHINO




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