VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
20a puntata
- Cosa c’è di meglio, con la prima neve caduta a Monte
Malbe, per chiudere in bellezza l’anno al calduccio della nostra casetta? –
chiedo al popolo felino.
- Una partita a Monopoli!
- Una sfida a Risiko!
- La tombolata con le crocchette al posto dei fagioli!
- Cantare cori alpini!
- Stupidi! La lettura di un altro capitolo del capolavoro
massimo di Favio Bolo!
Noto che in diversi escono dalle gattaiole e vanno a
bagnarsi i piedi, e a prendersi qualche malanno, dietro i tronchi di castagno.
- Idioti, venite qua! – li rimprovero – Prima lo finiamo e
prima ce lo togliamo dalle palle! Mica vorrete passare anche la prossima estate
a leggere simili idiozie sul tetto (pardon, Solarium) della casetta?
I fuggiaschi rientrano, scuotono dalle zampe la neve, ed ha inizio la
lettura.
24
Scopro che la nuova vita è abbastanza
pallosa. Fare il pensionato quando sei nel fiore degli anni significa che ti
devi inventare qualcosa per passare il tempo. Ci provo: lettura, lunghe
passeggiate disintossicanti, ma la cosa che mi occupa più tempo è la
ristrutturazione del mio convento a Migiana.
E’ fonte di contrasti, anche sanguinolenti,
con Antonella. Lei mi vorrebbe cittadino, sempre rinchiuso nel suo cazzo di
miniappartamento, dove si sta stretti da soli, figuriamoci in due!
Io ho cominciato ad apprezzare la pace e la
tranquillità del piccolo borgo medievale. Sono in una comunità, anche se
composta soprattutto da anziani, con tutti i benefici che ne conseguono. E sono
pure a pochi minuti di auto dal paese che fa comune e una mezz’ora dalla “megalopoli”
Perugia.
Antonella ha ostacolato con tutte le sue
forze la mia decisione di vendere l’appartamento perugino che ho ereditato
dalla zia e continua ad opporsi ad una mia permanenza nel borgo.
Vorrebbe sposarsi (in chiesa!), fare due o
tre mostriciattoli (di cui ha già scelto i nomi di battesimo, che evito di
riportare perché sono nomi che non metterei neppure a un cane) e vivere felici
e contenti in un nuovo appartamento, possibilmente in zona residenziale alla
periferia della metropoli.
A proposito di cane! Quello sì che mi
piacerebbe adottarlo! Quello che ho letto nel diario di Giorgio, sul suo
rapporto con Pogo, ha stimolato la mia fantasia.
Ne ho parlato con Antonella che ha
minacciato di lasciarmi.
-O me o il cane! - il diktat.
Ci ho fatto un pensiero profondo, potrebbe
essere la classica soluzione dei “due piccioni con una fava” e ho chiesto pure
consiglio a Serena.
Serena è rimasta entusiasta del mio
desiderio di adottarne uno poi, però, ha cominciato ad elencarmi tutti i
problemi a cui sarei andato incontro nel tenere un cane.
-Te lo dico da amica; non tutti si rendono
conto dell’impegno che costituisce un animale domestico. Il cane, poi, se lo
vuoi tenere come deve essere tenuto ha bisogno della tua presenza. Non puoi
lasciarlo solo per giorni.
Lo dice riferendosi all’insana abitudine che
ho concesso ad Antonella per smorzare gli attriti. Durante la settimana mi
trasferisco nel suo appartamento, a fare il marito part-time, dal venerdì alla
domenica si sta insieme a Migiana. Meglio dire: si sta insieme litigando a
Migiana. Forse Antonella non è compatibile con la vita tranquilla.
Rinuncio al cane ma cambio l’auto. Non che
ci sia uno stretto rapporto tra le due cose ma, sognando il cane da portarmi
sempre appresso, avevo già deciso che l’utilitaria acquistata non sarebbe stata
l’auto ideale. Compro una vecchia, ma non tanto, Range Rover dal medico
condotto di Migiana. E’ rimasto vedovo e non vuole tenersi due auto.
-Consuma come una troia e ti dà più problemi
di un’ amante, - il suo commento, quasi a scoraggiarmi del passo che voglio
intraprendere.
Ma mi piace, è spaziosa e comoda e… uno
sfizio me lo dovrò pur togliere!
Me la cede per una stronzata: -Non hanno più
valore nel mercato, - dice in un impeto di onestà.
Il problema arriva subito: Antonella.
-Tremila Euro per un’auto vecchia di dieci
anni? Poi… quel cassone? Potevi comprarti un vero SUV, nuovo, con tutti gli
optional e nero!
Capisco di aver preso quello che fa per me.
Auto, cane, passeggiate… comunque qualcosa
mi manca: l’azione, le indagini, i SIG.
Comincio a rendermi conto che sono vecchio e
inutile, come la mia nuova auto, e forse valgo meno di tremila Euro.
Ma un sabato un fulmine mi riporta a vivere.
Come tutti i sabati si va a fare spesa
insieme all’ipermercato: un esborso e una rottura di coglioni incredibili.
Si riempie il carrello di ogni possibile
stronzata che occuperà spazio nel frigorifero finché non sarà gettata nella
spazzatura perché scaduta. Si ammirano le vetrine dei soliti negozi che trovi
dappertutto e vendono tutti la stessa cosa: merda al minor prezzo possibile. Si
fanno interminabili code alle casse e raccolta di punti e bollini per prendere,
a pagamento (ma con lo sconto), oggetti praticamente inutili.
E’ in queste attese snervanti alle casse che
i miei occhi cominciano a notare una cosa: delle monetine, piccole e di infimo
valore, a terra, perse da distratti o frettolosi. Le prime volte soprassiedo a
chinarmi per raccogliere il centesimo o i cinque centesimi di Euro: mi
vergogno. Poi, sabato dopo sabato, notato che le monetine perse sono una
consuetudine comincio a fare piegamenti e raccolta. Da cosa nasce cosa;
camminando per le vie e le strade, o dentro i parcheggi o nelle aree di
servizio, spesso noto altre monetine smarrite e comincio a raccoglierle. E’ incredibile
come la gente se le perda!
Tornando al sabato incriminato, finito di
fare la spesa e la coda alla cassa più lenta (come sempre) delle trenta
dell’ipermercato sto sistemando le provviste dentro il capiente bagagliaio
della Regina (le Range Rover amano essere chiamate così). Mentre sto riportando
alla postazione il carrello, gesto per cui mi offro sempre volontario così mi
riprendo il mio Euro e controllo se a terra ce ne sia qualcuno perso, Antonella
mi chiede: -Ti sei convertito?
La guardo perplesso e vedo che tiene in mano
una scatoletta di croccantini per gatti.
-Che significa? - chiedo indicandogliela con
un gesto del capo.
-Me l’ha consegnata un ragazzo: dice che
l’hai lasciata alla cassa.
-No. Non ho comprato croccantini per gatti.
Li hai forse comprati tu?
-Neppure io, - risponde.
-Rendili.
Antonella si guarda intorno.
-E’ sparito.
-Pazienza, - dico. -Con quella tribù di
sacchi di pulci non andranno certo sprecate.
A casa comincio a distribuire i vari pacchi
e pacchetti nella dispensa e nel frigorifero. Antonella prende un piatto di
plastica e ci versa il contenuto della scatoletta.
-Toh! - esclama. -C’è un foglietto dentro.
Mi mostra un piccolo foglio quadrato
ripiegato in quattro. Lo apre.
-Ho finito la ricerca sui treni svizzeri, ma
ho bisogno di aiuto. Chiamami da un telefono pubblico allo 38599321790. Stasera
alle 21. Ken - legge ad alta voce.
Mi cade la carta igienica dalle mani e mi
giro verso Antonella con la bocca aperta dalla sorpresa.
-Cosa significa? - chiede.
-E’ finita la pace, ricominciano i problemi
- rispondo.
-Chi è Ken?
-Non lo conosco.
-Sarà uno scherzo - replica appallottolando
il foglio per gettarlo nella spazzatura.
-Ferma.
-Andrea… cosa succede?
Raccolgo la pallina di carta e la stiro sul
tavolo. Rileggo quello che c’è scritto sopra.
-Stasera lo chiamo.
-Chi?
-Ken.
-Ma se non lo conosci!
-Silenzio.
Magari! Comincia una litigata biblica,
sicuramente la più cruenta fatta a Migiana. Termina solo quando Antonella,
incazzata col mondo e col sottoscritto, se ne torna a Perugia sbattendo il
portoncino di casa.
Anche i gatti si sono spaventati, sono
fuggiti da tutte le parti.
Prendo il piatto con le crocchette e glielo
appoggio fuori.
Mi preparo un caffè e accendo una sigaretta:
ora posso pensare come risolvere questa nuova e imprevista situazione.
Alle 21 sono in un bar poco fuori Perugia.
Ha il telefono pubblico. Compongo il numero telefonico indicato sul foglio. Mi
risponde subito una voce maschile.
-Ciao Gatto! Ho bisogno di parlarti.
-Io no.
-Sono nei casini. Per colpa tua. Mi stanno
addosso.
-E’ tutto finito Ken. Scappa via, tra
qualche anno si dimenticheranno della tua esistenza.
-Non posso aspettare qualche anno. L’aiuto
mi serve ora.
-Che aiuto?
-Dobbiamo parlare.
-Di cosa?
-Zanzara.
-Dove sta?
-Dove l’hanno portata i tuoi compari. Forse
dentro un pilone di cemento o sepolta in una discarica.
-Cazzo!
-Aiutami… ti prego!
-Ci devo riflettere. Ti chiamo domattina
alle 9.
Click.
Come da copione, la notte non dormo un
cazzo. Penso e ripenso a Ken e all’ipotesi che possa essere una trappola ben
congegnata per farmi scoprire. L’istinto di sopravvivenza mi consiglia di
lasciare perdere. Ma sapere della fine di Zanzara mi ha scosso. Dentro me avevo
immaginato che le fosse successo qualcosa, ma ho sempre sperato di sbagliarmi e
che lei avesse intuito il pericolo, fosse fuggita e scomparsa per sempre.
Comunque
è scomparsa per sempre…
Alle 9 in punto chiamo Ken da una cabina
telefonica.
-Eccomi - esordisco. -Di cosa hai bisogno?
-Devo nascondermi fino a che non riesco ad
organizzare una nuova fuga all’estero.
-Non posso ospitarti.
-Un appoggio qualsiasi, dove credi sia più
sicuro: non ho problemi. Ti devo pure parlare.
-Di cosa?
-Di quello che è successo tre anni fa.
-Quello è morto e sepolto, ormai.
-Come Zanzara…
Rifletto qualche istante.
-Sai dove sta Carpaneta?
-No. Qua vicino?
-Più o meno. Ti aspetto là oggi, alle 16.
-Ci sarò… ma non fare scherzi.
Click.
LITTORINA ha dimenticato di mettersi le catene |
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