martedì 30 dicembre 2014

IL SOLARIUM LETTERARIO





VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
20a puntata




- Cosa c’è di meglio, con la prima neve caduta a Monte Malbe, per chiudere in bellezza l’anno al calduccio della nostra casetta? – chiedo al popolo felino.
- Una partita a Monopoli!
- Una sfida a Risiko!
- La tombolata con le crocchette al posto dei fagioli!
- Cantare cori alpini!
- Stupidi! La lettura di un altro capitolo del capolavoro massimo di Favio Bolo!
Noto che in diversi escono dalle gattaiole e vanno a bagnarsi i piedi, e a prendersi qualche malanno, dietro i tronchi di castagno.
- Idioti, venite qua! – li rimprovero – Prima lo finiamo e prima ce lo togliamo dalle palle! Mica vorrete passare anche la prossima estate a leggere simili idiozie sul tetto (pardon, Solarium) della casetta?
I fuggiaschi rientrano,  scuotono dalle zampe la neve, ed ha inizio la lettura.

24

Scopro che la nuova vita è abbastanza pallosa. Fare il pensionato quando sei nel fiore degli anni significa che ti devi inventare qualcosa per passare il tempo. Ci provo: lettura, lunghe passeggiate disintossicanti, ma la cosa che mi occupa più tempo è la ristrutturazione del mio convento a Migiana.
E’ fonte di contrasti, anche sanguinolenti, con Antonella. Lei mi vorrebbe cittadino, sempre rinchiuso nel suo cazzo di miniappartamento, dove si sta stretti da soli, figuriamoci in due!
Io ho cominciato ad apprezzare la pace e la tranquillità del piccolo borgo medievale. Sono in una comunità, anche se composta soprattutto da anziani, con tutti i benefici che ne conseguono. E sono pure a pochi minuti di auto dal paese che fa comune e una mezz’ora dalla “megalopoli” Perugia.
Antonella ha ostacolato con tutte le sue forze la mia decisione di vendere l’appartamento perugino che ho ereditato dalla zia e continua ad opporsi ad una mia permanenza nel borgo.
Vorrebbe sposarsi (in chiesa!), fare due o tre mostriciattoli (di cui ha già scelto i nomi di battesimo, che evito di riportare perché sono nomi che non metterei neppure a un cane) e vivere felici e contenti in un nuovo appartamento, possibilmente in zona residenziale alla periferia della metropoli.
A proposito di cane! Quello sì che mi piacerebbe adottarlo! Quello che ho letto nel diario di Giorgio, sul suo rapporto con Pogo, ha stimolato la mia fantasia.
Ne ho parlato con Antonella che ha minacciato di lasciarmi.
-O me o il cane! - il diktat.
Ci ho fatto un pensiero profondo, potrebbe essere la classica soluzione dei “due piccioni con una fava” e ho chiesto pure consiglio a Serena.
Serena è rimasta entusiasta del mio desiderio di adottarne uno poi, però, ha cominciato ad elencarmi tutti i problemi a cui sarei andato incontro nel tenere un cane.
-Te lo dico da amica; non tutti si rendono conto dell’impegno che costituisce un animale domestico. Il cane, poi, se lo vuoi tenere come deve essere tenuto ha bisogno della tua presenza. Non puoi lasciarlo solo per giorni.
Lo dice riferendosi all’insana abitudine che ho concesso ad Antonella per smorzare gli attriti. Durante la settimana mi trasferisco nel suo appartamento, a fare il marito part-time, dal venerdì alla domenica si sta insieme a Migiana. Meglio dire: si sta insieme litigando a Migiana. Forse Antonella non è compatibile con la vita tranquilla.
Rinuncio al cane ma cambio l’auto. Non che ci sia uno stretto rapporto tra le due cose ma, sognando il cane da portarmi sempre appresso, avevo già deciso che l’utilitaria acquistata non sarebbe stata l’auto ideale. Compro una vecchia, ma non tanto, Range Rover dal medico condotto di Migiana. E’ rimasto vedovo e non vuole tenersi due auto.
-Consuma come una troia e ti dà più problemi di un’ amante, - il suo commento, quasi a scoraggiarmi del passo che voglio intraprendere.
Ma mi piace, è spaziosa e comoda e… uno sfizio me lo dovrò pur togliere!
Me la cede per una stronzata: -Non hanno più valore nel mercato, - dice in un impeto di onestà.
Il problema arriva subito: Antonella.
-Tremila Euro per un’auto vecchia di dieci anni? Poi… quel cassone? Potevi comprarti un vero SUV, nuovo, con tutti gli optional e nero!
Capisco di aver preso quello che fa per me.
Auto, cane, passeggiate… comunque qualcosa mi manca: l’azione, le indagini, i SIG.
Comincio a rendermi conto che sono vecchio e inutile, come la mia nuova auto, e forse valgo meno di tremila Euro.
Ma un sabato un fulmine mi riporta a vivere.
Come tutti i sabati si va a fare spesa insieme all’ipermercato: un esborso e una rottura di coglioni incredibili.
Si riempie il carrello di ogni possibile stronzata che occuperà spazio nel frigorifero finché non sarà gettata nella spazzatura perché scaduta. Si ammirano le vetrine dei soliti negozi che trovi dappertutto e vendono tutti la stessa cosa: merda al minor prezzo possibile. Si fanno interminabili code alle casse e raccolta di punti e bollini per prendere, a pagamento (ma con lo sconto), oggetti praticamente inutili.
E’ in queste attese snervanti alle casse che i miei occhi cominciano a notare una cosa: delle monetine, piccole e di infimo valore, a terra, perse da distratti o frettolosi. Le prime volte soprassiedo a chinarmi per raccogliere il centesimo o i cinque centesimi di Euro: mi vergogno. Poi, sabato dopo sabato, notato che le monetine perse sono una consuetudine comincio a fare piegamenti e raccolta. Da cosa nasce cosa; camminando per le vie e le strade, o dentro i parcheggi o nelle aree di servizio, spesso noto altre monetine smarrite e comincio a raccoglierle. E’ incredibile come la gente se le perda!
Tornando al sabato incriminato, finito di fare la spesa e la coda alla cassa più lenta (come sempre) delle trenta dell’ipermercato sto sistemando le provviste dentro il capiente bagagliaio della Regina (le Range Rover amano essere chiamate così). Mentre sto riportando alla postazione il carrello, gesto per cui mi offro sempre volontario così mi riprendo il mio Euro e controllo se a terra ce ne sia qualcuno perso, Antonella mi chiede: -Ti sei convertito?
La guardo perplesso e vedo che tiene in mano una scatoletta di croccantini per gatti.
-Che significa? - chiedo indicandogliela con un gesto del capo.
-Me l’ha consegnata un ragazzo: dice che l’hai lasciata alla cassa.
-No. Non ho comprato croccantini per gatti. Li hai forse comprati tu?
-Neppure io, - risponde.
-Rendili.
Antonella si guarda intorno.
-E’ sparito.
-Pazienza, - dico. -Con quella tribù di sacchi di pulci non andranno certo sprecate.
A casa comincio a distribuire i vari pacchi e pacchetti nella dispensa e nel frigorifero. Antonella prende un piatto di plastica e ci versa il contenuto della scatoletta.
-Toh! - esclama. -C’è un foglietto dentro.
Mi mostra un piccolo foglio quadrato ripiegato in quattro. Lo apre.
-Ho finito la ricerca sui treni svizzeri, ma ho bisogno di aiuto. Chiamami da un telefono pubblico allo 38599321790. Stasera alle 21. Ken - legge ad alta voce.
Mi cade la carta igienica dalle mani e mi giro verso Antonella con la bocca aperta dalla sorpresa.
-Cosa significa? - chiede.
-E’ finita la pace, ricominciano i problemi - rispondo.
-Chi è Ken?
-Non lo conosco.
-Sarà uno scherzo - replica appallottolando il foglio per gettarlo nella spazzatura.
-Ferma.
-Andrea… cosa succede?
Raccolgo la pallina di carta e la stiro sul tavolo. Rileggo quello che c’è scritto sopra.
-Stasera lo chiamo.
-Chi?
-Ken.
-Ma se non lo conosci!
-Silenzio.
Magari! Comincia una litigata biblica, sicuramente la più cruenta fatta a Migiana. Termina solo quando Antonella, incazzata col mondo e col sottoscritto, se ne torna a Perugia sbattendo il portoncino di casa.
Anche i gatti si sono spaventati, sono fuggiti da tutte le parti.
Prendo il piatto con le crocchette e glielo appoggio fuori.
Mi preparo un caffè e accendo una sigaretta: ora posso pensare come risolvere questa nuova e imprevista situazione.
Alle 21 sono in un bar poco fuori Perugia. Ha il telefono pubblico. Compongo il numero telefonico indicato sul foglio. Mi risponde subito una voce maschile.
-Ciao Gatto! Ho bisogno di parlarti.
-Io no.
-Sono nei casini. Per colpa tua. Mi stanno addosso.
-E’ tutto finito Ken. Scappa via, tra qualche anno si dimenticheranno della tua esistenza.
-Non posso aspettare qualche anno. L’aiuto mi serve ora.
-Che aiuto?
-Dobbiamo parlare.
-Di cosa?
-Zanzara.
-Dove sta?
-Dove l’hanno portata i tuoi compari. Forse dentro un pilone di cemento o sepolta in una discarica.
-Cazzo!
-Aiutami… ti prego!
-Ci devo riflettere. Ti chiamo domattina alle 9.
Click.
Come da copione, la notte non dormo un cazzo. Penso e ripenso a Ken e all’ipotesi che possa essere una trappola ben congegnata per farmi scoprire. L’istinto di sopravvivenza mi consiglia di lasciare perdere. Ma sapere della fine di Zanzara mi ha scosso. Dentro me avevo immaginato che le fosse successo qualcosa, ma ho sempre sperato di sbagliarmi e che lei avesse intuito il pericolo, fosse fuggita e scomparsa per sempre.
Comunque è scomparsa per sempre…
Alle 9 in punto chiamo Ken da una cabina telefonica.
-Eccomi - esordisco. -Di cosa hai bisogno?
-Devo nascondermi fino a che non riesco ad organizzare una nuova fuga all’estero.
-Non posso ospitarti.
-Un appoggio qualsiasi, dove credi sia più sicuro: non ho problemi. Ti devo pure parlare.
-Di cosa?
-Di quello che è successo tre anni fa.
-Quello è morto e sepolto, ormai.
-Come Zanzara…
Rifletto qualche istante.
-Sai dove sta Carpaneta?
-No. Qua vicino?
-Più o meno. Ti aspetto là oggi, alle 16.
-Ci sarò… ma non fare scherzi.
Click.

LITTORINA ha dimenticato di mettersi le catene

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