venerdì 20 giugno 2014

MAI FIDARSI DEGLI ALGORITMI!





LA CUCCIA DEL CAPO





Uno dei compiti più difficoltosi per un gattofilo che ha numerosi gatti in casa è la scelta della lettiera.
L’ ho provato sulla mia pelle (e sui miei pavimenti) alcuni anni fa quando un’idiota di manager decise di cessare la produzione del prodotto che solitamente acquistavo.
Tra parentesi era carissimo e, da solo, potevo benissimo sostenere il target di vendite Italia per il prodotto.
Ma il manager che lavora sui gatti sicuramente non ha un gatto in casa e mai l’ha avuto.
Spero vivamente abbia cambiato lavoro e sia tornato a pulire i vetri delle auto ai semafori.
Si impose, allora, di aprirsi al mercato e scoprire un prodotto analogo.
Purtroppo non è che il gattofilo possa scegliere liberamente il tipo di lettiera dove le proprie pulciose creature devono –anzi, dovrebbero- fare i loro bisognini, si deve limitare a verificare il grado di accettazione felina dei vari prodotti in commercio, confrontarli tra loro nei consumi, ponderare accuratamente il prezzo di acquisto, la reperibilità e le eventuali azioni promozionali che il produttore stabilisca di fare nel corso dell’anno. Ed assicurarsi che l’azienda produttrice non decida di cambiare il manager del prodotto per i prossimi venti anni.
E’ più semplice comprare un’auto nuova.
Come Beppe Grillo studiai un algoritmo per trovare quale fosse il prodotto che rispondeva a tutte queste caratteristiche.
L’algoritmo partorì il suo risultato, il prodotto fu acquistato e distribuito in abbondanza nelle varie e numerose cassettine igieniche sparse per casa.
Ma la matematica non è perfetta!
L’algoritmo sottovalutò un fattore fondamentale inserendolo, come priorità, al terzo posto.
La lettiera prescelta dal modello matematico era scarsamente gradita alla popolazione felina della Reggia.
Il risultato furono numerose deiezioni sparse tutte intorno alle varie cassettine, rimaste immacolate.
L’unica, che ancora conservava un rimasuglio della vecchia lettiera era stracolma di un’orribile e puzzolente poltiglia marrone.
Tutto da rifare, stavolta con pazienza e senza inutili complicazioni (forse le stesse che utilizzò, a suo tempo, il famigerato manager).
Non fu una cosa difficile e neppure dolorosa.
Si trattò di reperire una confezione per tipo delle circa mille lettiere in commercio, cominciando subito a valutarne il prezzo e la relativa diffusione di vendita.
Praticamente visitai un centinaio di supermercati e negozi specializzati in pet, spacci agricoli e negozietti tradizionali, riempiendo la Land (e casa) di una quantità industriale di sacchi di ‘breccole per gatti’ [così definite da una signora in un emporio di sementi e affini (?)] da riempire una piscina e fare la cassettina igienica per un branco di elefanti.
Su ogni cassettina igienica versavo un prodotto diverso segnando data di inizio prova e fine prodotto, per stabilirne il consumo. A fianco della stessa cassettina avevo messo pure una scheda questionario da compilarsi a cura del fruitore.
Nessun felino domestico collaborò all’indagine di mercato ma le penne per riempire il questionario furono tutte trafugate.
Cominciavano però ad affluire i primi dati: lettiere profumate alla lavanda, ai fiori di arancio, alla cannella, alla vaniglia e al talco non erano gradite per il loro scopo e le cassettine venivano sistematicamente ignorate, mentre sul pavimento circostante nascevano piccoli laghi gialli e montagnole marroncine.
L’unica lettiera del genere ad avere un minimo di apprezzamento era quella al profumo di porchetta di Costano DOP, ma i gatti più ritardati pensavano fosse un nuovo tipo di crocchette e ci banchettavano.
Stesso rifiuto toccò a quelle ai cristalli di silicio, alle vegetali, alle autopulenti (?) e a quelle con proprietà utili al benessere psicofisico del gatto, definite pomposamente ayurvediche.
Ma il cerchio continuava a stingersi.
Dopo innumerevoli prove e controprove, test e simulazioni, fu stilata la famigerata classifica dell’Olimpo delle lettiere gradite ai gatti della Reggia. Ai prodotti prescelti fu pure apposto un marchio di garanzia con scritto: ‘Consigliata da I Gatti di Monte Malbe’!
Ora, premettendo di non ricevere bustarelle ed altri doni in natura (anche se mi farebbero comodo) dalle aziende produttrici e distributrici, vi elenco i tre finalisti, regolarmente presenti nei cessi dei pulciosi di casa.
Al primo posto si colloca la Lettiera agglomerante PAM (senza talco e altre maialate): gradita, anche se non troppo agglomerante, ma che ha il suo punto di forza nelle frequenti promozioni che la propongono a 99 centesimi al pacco da 5kg. Ci sbraco la Panda per farne scorta.
Il secondo posto è stato assegnato alla Lettiera agglomerante COOP (no profumo lavanda) in sacchi da 7 litri (pur essendo un solido). Agglomera come il cemento a presa rapida ma di fastidioso ha la sua polverina bianca (cemento a presa rapida?) che spero non sia cancerogena. Costa più del primo prodotto e non viene mai promozionata però… ogni tanto alla COOP fanno il 20% di sconto su tutti i prodotti (lettiera al cemento compresa). Durata del prodotto biblica, nessuno spreco ma il sacco di plastica è pesante, scomodo e appiccicoso (colpa del cemento?).
Medaglia di bronzo per la lettiera agglomerante CONAD, che agglomera poco, i grani sono minuscoli e i gatti li raccolgono tra le zampe disseminandoli per casa, è la più cara, poche promozioni e la loro confezione (box parallelepipedo in cartone) è la più scomoda.
Sembrerebbe invece la lettiera più comoda per UAIFAI, visto che passa gran parte delle giornate a dormire dentro alla cassettina, incurante delle porcherie che ci hanno lasciato gli altri colleghi.

MIKI continua a preferire l'erba del giardino

1 commento:

  1. Precisa e interessante disamina di un prodotto indispensabile in ogni casa di gattofili. Complimenti!

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