VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
3a puntata
Terminato il lauto pasto e dopo i saluti del Capo che se ne
torna a casa propongo la prosecuzione della lettura ai superstiti rimasti.
“Perché? Credi che abbiamo bisogno di uno stimolo per fare
la nostra pennica?” domanda il solito rompicoglioni ZORRO.
Non lo degno di risposta, riprendo il manoscritto e salgo
sul tetto –pardon, solarium- della casetta.
CAPITOLO 6
Approfitto delle ore di
libertà per fare un salto a Migiana e controllare quella pazza di mia zia. E’
una vecchietta ottuagenaria, solitaria e rompicoglioni, con la mania dei gatti.
Nel giardino delle nostre case (sarebbe il vecchio chiostro del convento) ne ha
radunati una trentina. Randagi, pulciosi, affamati e in continua
proliferazione. La natura, ogni tanto, ci mette una pezza. Arriva qualche
epidemia e ne stronca la metà. Ma la metà superstite, in poco tempo, ripopola i
ranghi e il suo appartamento.
Appena entro nella sua
abitazione vengo investito da un terribile puzzo di piscio. Storco il naso ma
il disgusto mi attanaglia lo stomaco.
-ZIETTA! COME VA?
La zietta è sorda, come
una campana. Le ho più volte consigliato di fare una visita dall’otorino e
comprarsi un Amplifon. Ma la risposta è sempre stata: -PERCHE’?
Secondo lei sono soldi
buttati. Soldi che le servono per mantenere il reggimento di felini che scorrazza
sui suoi mobili e dorme sui divani del salone.
Sta preparando il
pranzo, se pranzo si possono definire poche fette di prosciutto cotto e del
formaggio abbandonati sopra al tavolo della cucina con qualche gatto che sta
facendo l’assaggiatore.
Li scaccio con un gesto
del braccio destro. Non c’è feeling tra me e quegli sporchi e pulciosi
profittatori.
-LASCIALI FARE! urla la
vecchia. -CHE FASTIDIO TI DANNO? TOPAZIO, PICCOLO, VIENI QUA DALLA MAMMA!
La zia ha la mania di
chiamare i suoi gatti con i nomi dei sommergibili italiani della seconda guerra
mondiale in ricordo del suo unico e grande amore colato a picco insieme alla
scatola di latta che comandava.
-STAVANO MANGIANDO IL
TUO PRANZO! grido di rimando.
-PAZIENZA, ribatte.
La situazione è sotto
controllo, cioè come sempre. Annuisco e me ne vado. Mentre apro la porta del
suo appartamento vengo investito da quattro felini che si gettano dentro casa.
Ne intercetto uno e con un calcio sul culo lo faccio arrivare prima degli altri
dentro il salone.
maledette bestiacce! vedrete che fine farete un giorno…
Dopo una rinfrescata e
un veloce cambio d’abito sono pronto per uscire a farmi un boccone al
ristorante. Controllo il telefonino: nessuna chiamata di Antonella.
Ci penso un istante poi
prendo l’iniziativa.
Mi risponde la
segreteria telefonica.
vaffanculo
Alle 15,00 sono di
nuovo a Colle San Giovanni e, dopo aver penato per trovare uno straccio di
parcheggio, arrivo all’ufficio di Zanzara.
Sono arrivato prima di
tutti, mi godo un solitario caffè con nicotina al seguito.
-Zanzara, dico, -fai
sparire ogni traccia dell’indagine su Giorgio Gaddi.
-Ok. Perché?
-Non è stata ancora
autorizzata e non voglio sguardi indiscreti.
-Ma avevi detto…
-Appena questi avranno
finito il loro lavoro, continueremo.
-Senza autorizzazione?
-Senza autorizzazione,
chiudo.
Arriva Ursula e chiede
un caffè.
Alle 16,20 ci raggiunge
la squadra speciale.
Tre elementi: due donne
e un uomo.
Parla lui. Un tappetto
con la faccia da stronzo e un grosso paio di occhiali da sole appoggiati sopra
ai capelli a spazzola. Più che occhiali un doppio schermo televisivo.
anche i cinesi si vergognerebbero di vendere ‘ste porcherie
-Io sono l’autista, lei,
indicando una scheletrica bionda di età indefinibile e con uno sguardo azzurro
ghiaccio, -la soluzione. Lei, invece, l’altra, per la legge della
compensazione, è una ragazzona dalla rossa chioma fluente, decisamente in
carne, con il trucco e le movenze di battona da Autogrill, -l’esca.
Poi prosegue: -Operiamo
stanotte. Domattina qualcuno di voi si faccia trovare qua. Solo per sicurezza:
nel caso avessimo bisogno di un rifugio. E’ tutto.
Le altre due annuiscono
senza proferire parola. La rossa, mentre conferma, mi lancia un’occhiata poco
innocente, seguita da un lento movimento della lingua sulle sue labbra.
Anche Ursula è
d’accordo e conclude con un: -Va bene. A
vostra disposizione.
Il terzetto si
incammina verso l’uscita tra i nostri in bocca al lupo sussurrati.
La rossa si volta,
ringrazia, e mi saetta un’altra occhiata di fuoco.
Rimaniamo soli.
Lancio uno sguardo
carico di perplessità a Ursula, che non raccoglie, anzi.
-Allora, interviene, -spero
sia tutto chiaro. Per fortuna non hanno bisogno di noi.
Domattina ci ritroviamo
qua. Alle 9 in punto. Tu, Zanzara, stasera e stanotte rimani di piantone e non
esci per nessun motivo. Per ogni emergenza ci chiami.
Si infila il cappotto e
si toglie dalle palle. Ma, prima di uscire dall’ufficio ci regala un’esortazione:
-Mi raccomando, ragazzi, questa è la mia ultima operazione.
chissenefrega
Finalmente esce.
Stavolta sono i miei occhi che incrociano lo sguardo perplesso di Zanzara.
-Esca, dice, -autista,
soluzione. Non so perché, ma qualcosa mi suona storto.
-Pure.
-Un nanetto che ha
controllato ogni centimetro quadrato di stanza con gli occhi, prosegue. -Una
bionda con lo sguardo ipnotico che mi fissava, manco fossi un’animale raro. E
la troiona rossa che ti si scopava con le pupille. Sembra l’armata Brancaleone.
Siamo messi così male?
-Puzza, confermo. -Hanno
bruciato una squadra e una sede con questa visita inutile. Stiamo in campana.
-Forse è solo un test.
-Boh…
-Ti faccio un caffè, poi
ho novità su Giorgio Gaddi.
Assaporo il caffè, mi
metto comodo e accendo l’ennesima sigaretta della giornata.
-Spara, le dico.
-Ho frugato dentro ai
conti correnti bancari di “Progetto Pogo”, l’associazione animalista fondata
dal Gaddi e di cui era presidente, fino a poco tempo fa.
Aggrotto la fronte.
-Conti correnti? Ne
hanno più di uno? Di solito non hanno neppure gli occhi per piangere queste
associazioni!
-Cinque conti correnti.
In cinque diversi istituti. In questi due sono riuscita ad entrare. Tieni,
porgendomi delle stampate di computer, -dai un’occhiata.
Controllo i vari
movimenti e i saldi.
-Quasi mezzo milione di
Euro?
-Controlla i movimenti
del primo foglio, mi consiglia. -Tutte donazioni di privati che arrivano dalla
Sicilia. Anche ingenti. Domanda: come mai tanti siciliani fanno donazioni ad
un’associazione a livello locale, qua in Umbria? Altra domanda: come mai
“Progetto Pogo” si affida solo a ditte sicule per fare lavori di manutenzione
edile?
Controllo la stampata e
guardo Zanzara interdetto.
-Secondo foglio,
prosegue. -Finanziamenti da banche estere: mensili e di importo elevato.
Provenienza: sempre la stessa, Nauru Island Bank. Un conto cifrato, ma non so a
chi appartenga. Un po’ strano, no?
-Riciclaggio? domando.
-”Progetto Pogo” è una lavatrice di soldi sporchi?
-In quel caso sarebbe
“Progetto Pogo” ad inviare denaro all’estero, non viceversa. Mistero. Fitto. Ma
ci arrivo alla soluzione, stanne certo, mi rassicura.
Mi accendo un’altra
sigaretta e penso a questa anomalia. In caso di bisogno ho dei contatti alla
Guardia di Finanza e mi potrei servire di loro per fare aprire un’indagine se
da Roma non avessi l’autorizzazione.
così lo metterei nel culo a tutti
-E’ interessante.
Passata l’emergenza torna a lavorarci. Vedi di trovare anche le stampate degli
altri tre conti bancari.
Accendo il telefonino
che avevo spento per evitare disturbi durante la visita della squadra.
Controllo, ma nessuna chiamata ricevuta. Neppure da Antonella.
Mi mordicchio il labbro
inferiore. Zanzara se ne accorge.
-Problemi? domanda.
-Antonella. rispondo.
-Da ieri non l’ho risentita.
-Chiamala tu!
-Fatto, ma il
telefonino è sempre staccato.
-Ti sta punendo?
-Per cosa?
-Mmm… avrai leso sua
maestà con qualche grave mancanza.
-E smettila!
Saluto e tolgo il
disturbo, non prima di aver raccomandato a Zanzara di stare in campana.
-Non fare cazzate, la
esorto, -stasera rimani buona qua dentro.
-No problem, la
risposta.
Mentre dirigo verso
l’auto riprovo a chiamare Antonella.
La segreteria
telefonica è implacabile. Stavolta le lascio un breve messaggio con l’invito a
richiamarmi.
Quando arrivo al
parcheggio dove avevo depositato la Jaguar qualcosa non mi torna. Non vedo il
mio gioiello, né auto colore verde inglese. Mi fermo, accendo una sigaretta e
cerco di fare mente locale.
forse l’ho lasciata dietro al palazzo
Dietro al palazzo non
ci sono Jaguar. Neppure al parcheggio seguente. Percorro tutta la via arrivando
ad una tragica conclusione: me l’hanno fregata.
Sguardo assente mentre
la mente snocciola un miliardo di madonne di tutti i generi e razze.
Dirigo, con passo
deciso, alla vicina stazione di Polizia Municipale.
E’ chiusa: orario dalle
8,00 alle 13,00.
la prossima volta me la faccio rubare al mattino… vaffanculo!
Con passo strascicato e
arreso dirigo, stavolta, di nuovo verso l’ufficio di Zanzara.
-Mi hanno fregato la
Jaguar. Sono a piedi, proclamo sotto lo sguardo meravigliato della collega.
-Non tutto il male
viene per nuocere, il suo incoraggiamento.
Sprofondo sul divanetto
dello studio.
-Mica avrai intenzione
di rimanere qua? domanda.
-Ora chiamo un taxi, la
rassicuro.
-Non serve: ti presto
la mia auto.
Lo sguardo
meravigliato, ora, è il mio.
-La tua auto? Neppure
hai la patente!
-La mia auto, ripete. -So
guidare da anni, non ho bisogno di prendere la patente. Poi, a dire la verità, l’auto
non sarebbe proprio mia.
-A chi l’hai rubata?
-A nessuno: è di Ken.
La tiene al mio posto auto nel garage sotterraneo. Ora ne ha un’altra, quella
non gli serve più.
-Perché non la vende?
-Boh?
Zanzara mi allunga le
chiavi.
-E’ un Toyota 4Runner.
Verde. Quasi come la tua Jaguar. Domani me la riporti.
-Grazie.
-Credo che abbia
bisogno di un po’ di benzina, aggiunge, -è dalla scorsa settimana che la spia
della riserva è accesa.
-Non c’è problema,
grazie di nuovo. Domani vado a fare la denuncia del furto.
Scendo nel garage
sotterraneo e tra un tripudio di Audi nere, BMW nere e Volvo (nere pure queste)
scorgo l’imponente massa di un catorcio senza uguali. E’ la Toyota di Zanzara,
verde, anzi con tre bei toni di verde. Il tettuccio e il cofano sono di uno
smorto e opacizzato, dagli anni e dalle intemperie, verde oliva. La rimanente
carrozzeria presenta lo stesso verde oliva più scuro, escluso il portellone
posteriore e lo sportello del conducente che sono di un verde scuro che,
presumibilmente, una decina di anni prima era metallizzato.
un rottame… ecco perché gliel’ha ceduta
Lo pneumatico anteriore
destro è quasi sgonfio e un finestrino posteriore è abbassato a metà.
La apro, stranamente la
serratura funziona. Un puzzo di piscio di gatto mi investe appena mi ci
affaccio dentro. Sui tappetini noto uno strato di terra, sassi e foglie.
manca solo qualche fossile
I sedili sono sporchi e
impolverati, i vetri non stanno in condizioni migliori e sul cruscotto è
depositato uno strato di polvere che sembra moquette.
forse conveniva chiamare un taxi
Ma sono curioso di
scoprire due cose.
La prima è verificare
se il rudere si metta in moto. Dopo aver appoggiato, con mille cautele, il
cappotto nero sull’angolo meno sporco del sedile del passeggero provo a
metterla in moto. Due giri del motorino di avviamento e un rombo riempie i
locali del parcheggio.
la marmitta è andata
Spengo e frugo tra i
documenti per soddisfare la seconda curiosità.
vediamo chi è ‘sto cazzo di Ken…
Dal libretto di
circolazione, o quel che ne resta, risulta che l’auto è stata immatricolata nel
lontano 1990 da un’azienda agraria di Frosinone. Nessun passaggio di proprietà.
è un contadino?
L’ultima revisione è
stata fatta nel 1995, insieme all’ultimo lavaggio, credo.
L’assicurazione è
scaduta nel dicembre 1997 e non c’è traccia di bolli di circolazione pagati.
se mi fermano mi arrestano
Decido, comunque, di
usarla.
Metto in moto e mi
fermo alla prima area di servizio. Pieno e lavaggio completo, interno ed
esterno. Il finestrino posteriore sceso è rotto, l’inserviente lo sblocca e,
per evitare che scenda ancora, lo ferma con una zeppa di cartone. Mentre
procede al lavaggio mi osserva con aria commiserevole.
Appena tornato
all’appartamento di Perugia tento di nuovo la fortuna chiamando Antonella: la
segreteria ci divide ancora.
Mentre sto cenando alla
solita trattoria vicino casa squilla il telefonino.
finalmente!
-Ciao Gatto, sono
Ursula. Tutto a posto?
-Quasi… le racconto
della mia disavventura con la Jaguar.
-Potevi fare la
denuncia di furto ai Carabinieri di Perugia!
-Preferisco farla
domani direttamente a Colle San Giovanni. Sicuramente è stato qualche balordo
del posto. Vedrai: la ritroveranno subito, un’auto del genere non si piazza
dopo dieci minuti.
-Occhei! Assicurati che
Zanzara non abbandoni l’ufficio.
-Non si muove, stai
tranquilla, Ciao.
Mentre assaporo una
bistecca di maiale cotta alla brace ripenso ai conti correnti di “Progetto
Pogo” e un lampo mi trapassa il cervello.
affanculo i treni!
Ho trovato il modo di
agganciare il mio inquisito senza rischiare di fare figure di merda: con i
gatti della vecchia sorda.
Afferro il telefonino e
chiamo Marta, la mia informatrice, per sapere se, più tardi, la trovo alla
“Luna”.
Mi dice che la sera
rimarrà a casa; non ha voglia di uscire. E conclude: -Fai un salto da me.
Beviamo qualcosa insieme e parliamo liberamente.
Accetto.
Quel rompicoglioni di ZORRO |
Nessun commento:
Posta un commento