LA PENNA DI NAIF
La chiamavano "La Banda dei Monatti" ed era il terrore delle farmacie e parafarmacie della periferia nord di Perugia. Si muovevano di notte, furtivamente al buio, annunciati da un lieve scampanellio. Da qui il loro nome.
Appena lo scampanellio si udiva debolmente nelle tenebre la popolazione si rifugiava terrorizzata nelle proprie case. I più coraggiosi chiamavano il 113.
Ma le chiamate spesso erano frutto della suggestione, della paura e dell'ignoranza. Qualche volta si era trattato di un innocuo sonaglino per neonati, altre di una nuova suoneria per il telefonino.
Sì! La Banda dei Monatti faceva fare affari d'oro ai produttori di telefonini; tutti volevano il nuovo I-Phone con la suoneria col sonaglino e chi non poteva permettersi la spesa la crackava direttamente dalla rete.
Li avevano definiti dei pericolosi rapinatori seriali, pericolosi e spregiudicati. Ad ogni colpo lasciavano la propria firma: un peto, delle gocce di pipì, talvolta miste a sangue, bava e in qualche caso anche dei ciuffi di pelo.
La Polizia Scientifica li odiava: sempre a raccogliere e fotografare peti, analizzare piscio per estrarne il DNA e catalogare infiniti microscopici peli che erano sempre presenti sulle scene del crimine.
Li avevano definiti pure rapinatori anomali: non svaligiavano la cassa con l'incasso giornaliero, neppure il distributore automatico di profilattici ma facevano incetta di medicinali, con oculata scelta.
Zobuxa, Clavaseptin, Deltacortene, Stomorgyl, Baytril, Ursacol, Onsior, Tobral, Synulox erano le loro prede preferite, insieme a pannoloni, siringhe e collari elisabettiani.
"Dei pericolosi tossici!" li aveva etichettati la stampa locale e il TG regionale non perdeva occasione per mostrare ai telespettatori, all'ora di pranzo, le crude immagini dei peti e della pipì mista a sangue persi sul pavimento delle attività visitate.
La Polizia brancolava nel buio, ma loro no!
La Banda aveva una guida insuperabile nel buio, come il radar di un sommergibile schivava tutti i pericoli e le insidie.
Ma, alla fine, li hanno beccati.
Avevano appena ripulito la farmacia di San Marco, per la decima volta, quando la Scientifica trovò l'indizio schiacciante. La prova che li avrebbe inchiodati dentro la cella del carcere per tutta la vita. Un sonaglino da collare blu metallizzato agganciato ad una targhetta metallica sulla quale era inciso "TOGO - Reggia di Monte Malbe".
Ci fu un'irruzione dei NOCS alla Reggia di Monte Malbe la notte successiva, il sospettato TOGO catturato e condotto in Questura per l'interrogatorio.
Invano l'Avvocato SERPOTTO cercò di fare barrage mischiando le carte e chiedendo lo stato di piena infermità mentale per il suo assistito.
TOGO crollò e confessò. La Scientifica appurò che i peti ritrovati erano suoi.
Numerose volanti della Polizia si recarono a sirene spiegate alla Reggia di Monte Malbe per catturare i complici.
Si portarono via ammanettati FIORINO, che perdeva gocce di pipì mista a sangue, i bavosi CESARE e SPINELLO, la cieca PIMPI, il brozzoluto MAGOO e l'infiltrato intestinale ORESTE.
Il giudice fu spietato e la giuria implacabile mentre il pubblico aveva già emesso il suo verdetto di condanna.
Colpevoli. Tutti, senza attenuanti di sorta.
Ergastolo.
Ma, dopo due giorni, arrivò la tanto attesa Legge Svuota Carceri, rivolta esclusivamente a politici, mafiosi e bancarottieri.
E qui l'avvocato SERPOTTO si superò dimostrando che la Banda dei Monatti altro non era che una associazione a delinquere di stampo mafioso, con forti connivenze politiche che mirava alla creazione di una catena di farmacie per appropriarsi dei contributi pubblici.
Furono rilasciati dopo dodici ore e concessi gli arresti domiciliari in attesa di avere riscontri certi dal mondo politico colluso.
Naturalmente arrivarono, insieme a strani intrecci con la Banda della Magliana, con la strage dell'Italicus e col Mig libico precipitato in Sila.
Poi tutto si perse nei meandri delle Procure, insieme al faldone che conteneva le prove dei loro crimini.
IL BAVOSO SPINELLO AI DOMICILIARI |
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