LA CUCCIA DEL CAPO
Un rituale che propongo spesso in Colonia è quello del
bocconcino premio.
Non certo perché quella massa disordinata di pulci se lo
meriti bensì perché a me fa comodo trovare la schiera dei gatti pronti, con le
fauci aperte, ad aspettare il premio (che considerano meritatissimo) al lancio
del grido di battaglia – BOOCCONCINO! BOOOOCCONCINOOOO!
Mi si precipitano tutti intorno, con la bava alla bocca,
ansiosi di scoprire se il premio stavolta consista in un cubetto di
prosciutto cotto o di mortadella, oppure una pallina di pollo arrosto o un
pezzetto di prosciutto crudo. Sono già preparati alla presenza del bocconcino,
una scatola di plastica con chiusura ermetica antipredazione felina tradisce la
prossima distribuzione.
Perché tanta magnanimità da parte mia?
Ehehehehhhh…
Non serve la Gabanelli con Report per scoprire che sotto ci
sta la fregatura.
I mici della Colonia hanno la pessima abitudine di
ammalarsi; niente di serio, ma spesso una terapia antibiotica è necessaria.
Inoltre vanno sverminati e liberati dalla tenia.
Come addestrare i felini a prendere pasticche senza che ne
siano consapevoli?
Il bocconcino premio è la soluzione ideale, a patto che
venga spesso riproposto anche in assenza di gatti bisognosi di cure.
L’unico problema per il munifico elargitore di gustosi
cubetti è ricordarsi a chi porgere con le dita il bocconcino e a chi invece deve essere lanciato nelle vicinanze perché mai si avvicinerebbe a qualsiasi
mano umana.
Memorizzato ciò tutto diventa più semplice; un cubetto
porto, uno lanciato con l’accortezza di soddisfare tutti i presenti.
Succede raramente, ma succede, che qualcuno degli
inavvicinabili si posizioni come un cagnolino ai tuoi piedi inattesa del premio
e a te i conti non tornino più.
Come ieri: cubetti di prosciutto cotto (i classici fondelli
che vendono a pochi centesimi al supermercato). Cerchi con gli occhi FRITTELLA,
che non è un’inavvicinabile, ma per un bocconcino ti staccherebbe la mano, e
non la vedi. Ti confondi con EMILIA, che è simile e le porgi tranquillo e
fiducioso il cubetto.
Un attimo.
La mano viene artigliata da quattro affilatissime unghie e
tirata verso la bocca che, aperta, si richiude come una tagliola sull’ indice e
il pollice del benefattore.
Il bocconcino viene immediatamente liberato ma la mano e le
dita no.
Dopo l’urlo di lancinante dolore tutti i gatti scappano
(compresi quelli che non hanno ancora beneficiato della ricompensa) e ti
ritrovi le dita orrendamente maciullate e sanguinanti.
Cerchi di riportarli all’ordine, ma dalle bestemmie che
mastichi tra i denti capiscono che non è ancora il caso di avvicinarsi.
Tamponate la ferite, con le dita che pulsano dolore almeno 60 volte al minuto,
sei pronto a riprendere la distribuzione.
I rimanenti bocconcini sono ancora più prelibati, conditi
con freschissimo sangue umano del gruppo B Rh+.
L'azzannatrice FRITTELLA |
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