CI VUOLE FANTASIA!
Un pomeriggio, dopo l’arrivo dell’ennesimo pacco dono con
due microscopici diavoletti rossi, vedo il Capo crollare stremato su una
panchina.
“Non ne posso più” mormorò con un filo di voce.
“Dai” cercai di rincuorarlo “Ce la faremo come ce l’abbiamo
fatta con gli altri!”
“Non credo di riuscirci, stavolta” confessò “E troppo anche
per me!”
“Via… sono solo due, poteva andare peggio!”
“Già, ma che nome gli mettiamo a questi due? Ho esaurito
anche la fantasia”.
Rimasi perplesso a quella esternazione: il problema era
quello di trovargli un nome, mica altro! Per il Capo, infatti, vale il detto
che ‘Dove c’è da mangiare per 30, ce n’è anche per 31’ ed era così che eravamo
arrivati alla soglia dei 40 residenti alla Colonia.
Quella dei nomi per i nuovi arrivi era la sua vera sfida.
Aveva sospeso la serie dei sommergibili italiani della
seconda guerra mondiale (TAZZA, ARCHIMEDE, BARBARIGO, SCIRE’, GONDAR, ed altri
di cui non ho ancora parlato).
Aveva praticamente terminato pure le strade consolari romane
(EMILIA, APPIA, FLAMINIA, CASSIA, AURELIA, SALARIA).
Per cinque micro pulciosi che era dovuto andare a recuperare
a chilometri di distanza dopo l’avvistamento, e relativa notifica telefonica,
in mezzo a un campo aveva rispolverato i
nomi dei mezzi commerciali Fiat degli anni ’70 (DAINO, CERBIATTO, ORSETTO,
LUPETTO e TIGROTTO, anche se un paio erano femmine).
Ai singoli abbandoni aveva riservato dei nomi estemporanei,
quello che gli passava per la mente, ma almeno aveva il buon senso di mettere
nomi maschili ai gattini e femminili alle gattine (CLINT, TADDEO, ASPIRINA,
DODO).
Per l’ultimo terzetto, visto che oramai era agli sgoccioli
dell'immaginazione, aveva saccheggiato i programmi televisivi (BIM, BUM, BAM).
Eravamo tutti perplessi ed impotenti; il grande terrore era
che un giorno arrivasse a chiamare dei nuovi arrivi Rin Tin Tin, Pluto o Rex.
I due nuovi rossi, solo dopo scoprimmo che erano rosse tutte
e due, brillavano per il loro totale rifiuto al contatto umano. Il Capo
sosteneva che non le avevano abbandonate nella solita maniera, ma paracadutate
direttamente in Colonia.
Una delle due, la più microscopica, presentò subito il suo
biglietto da visita al Capo. Mentre cercava di prenderla, con mossa fulminea,
fu lei ad acchiappare la sua mano con i suoi piccoli ma aguzzi dentini e gli artigli modello Gillette.
Fu un bagno di sangue (del Capo), per una settimana dovette
viaggiare con la mano destra fasciata e gonfia come un cocomero.
“Ma che cazzo!” commentò “Siete due flagelli dell’umanità!”
ATTILA (la sanguinaria) e la sorella TOTILA vennero così
battezzate.
LA PICCOLA SANGUINARIA ATTILA Colonia Vecchia - Ottobre 2007 |
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