VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
9a puntata
Quello iettatore di ZORRO ci aveva azzeccato!
Temporali, grandine, rovesci improvvisi (manca solo la
tromba d’aria) si sono abbattuti su Monte Malbe costringendoci alla lettura
indoor (anziché sul tetto, pardon: solarium) con PALLUCCHINO fuori alle
intemperie per la sua avversione atavica a Favio Bolo.
Gli fa compagnia WAFER allontanato dalla casetta per via
delle sue mefitiche flautolenze.
Proseguiamo la lettura.
CAPITOLO
13
Un boato, nella mia testa. Sembra che mi
scoppi il cranio e tutta l'acqua delle Cascate delle Marmore mi si riversi dentro
con violenza e fragore. Sento le gambe cedere, faccio fatica a respirare, un
freddo polare mi attanaglia il corpo. Barcollo, mi aggrappo istintivamente ad
un ripiano della libreria ma scivolo. Sono un corpo molle e inanimato. Riesco
ad evitare la caduta mentre sento delle voci.
-Oddio! Andrea! Che ti
succede?
-E' svenuto! Presto,
Vanessa vai a prendere dell'acqua fresca!
-Andrea, Andrea …
rispondi! Mi riconosci?
Faccio cenno di sì con
il capo e, con fatica, mi rialzo.
-Sei bianco come un
foglio di carta!
-Soffre di sbalzi di
pressione? - chiede Serena.
Riesco a raggiungere un
divanetto e mi siedo. Nascondo il viso tra le mani, poi farfuglio.
-Cosa ha detto? -
rivolgendomi a Serena.
-Cosa ho detto? -
stavolta è Serena che si rivolge ad Antonella.
-Di quella foto, - gliela
indico.
Serena mi guarda
spaventata: -Pogo. Pogo con Giorgio.
-Giorgio … come?
Ancora più perplessa
Serena guarda preoccupata Antonella, mentre Vanessa mi porge un bicchiere di
acqua che tracanno avidamente.
-Giorgio … come si
chiama? - replico.
-Giorgio … Giorgio Gaddi,
- risponde timidamente Serena.
Stringo di nuovo il viso
tra le mani.
-E' lui! E' lui!
L'anello mancante! L'anello di giunzione! - quasi piango, mentre lo dico. -Io
stavo indagando su lui. Giorgio Gaddi! Mi hanno sparato per questo!
Serena passa lo sguardo
su Antonella e le domanda: -Ma … è normale?
-Sì! Sono normale! - rispondo
quasi incazzato. Mi hanno sparato per
colpa sua!
-Calma un attimo, - fa
Serena tornandosi a sedere dietro alla sua scrivania , -mi spieghi bene. Credo
che lei si stia sbagliando.
Riprendo fiato alcuni
secondi e riorganizzo tutti i dati che il mio cervello ha ritrovato.
-Per lavoro ho
conosciuto due donne. Una certa Domiziana e una mia ex collega, Agata. Sempre
per lavoro ho preso informazioni su di loro ed è uscito il collegamento con
un'altra donna. Un capitano dei Carabinieri.
-Francesca, - annuisce
Serena.
-Brava! Il capitano
Francesca Coletti. Francesca e Agata sono state trasferite improvvisamente a
Perugia dalle sedi dove lavoravano. E, prima di trasferirsi, hanno incontrato
la fidanzata di Giorgio a Venezia. L'avvocato Silvia Pisani.
-La nana, - puntualizza.
-La nana?
-Sì! - continua Serena.
-Tra amici la chiamavamo così.
-Tutto questo mi è
sembrato molto strano e ho approfondito le indagini. Ho scoperto che a
Domiziana è stato cancellato un procedimento per sfruttamento della
prostituzione su richiesta del capitano Coletti e Giorgio Gaddi era colluso con
la mafia.
-Alt! Un attimo! -
interrompe Serena, ma non la ascolto.
-Intanto da Roma mi sono
arrivati segnali di mollare questa indagine personale. Per qualche giorno ho
lasciato perdere perché avevo qualcosa di più urgente da fare, poi, quando
stavo per riprendere le indagini mi hanno sparato. E' stato lui il mandante!
Serena scoppia in una risata.
La guardo, il momento per me è drammatico, e quella ride.
-Innanzitutto se doveva
spararle, Giorgio l'avrebbe fatto di persona, non avrebbe delegato nessuno, - replica con calma.
-Era un killer della
mafia?
-Ma mi faccia il
piacere! Giorgio le avrebbe sparato, ma non per queste stronzate! Poi non le
avrebbe sparato alle spalle e alla testa!
-E dove? - chiedo
curioso.
-Alle rotule. Giorgio
sparava alle rotule, - puntualizza. -Se le avesse sparato Giorgio, lei stava
qui su una sedia a rotelle.
Sono sorpreso, mi sta
confermando tutto e in più mi dice che questo Giorgio sparava pure alle
persone. Ma alle rotule!
ma chi cazzo era questo Giorgio Gaddi?
-Quello che ha raccontato
su Giorgio, - prosegue, -è fondamentalmente corretto. Le sue deduzioni, invece,
sono completamente sbagliate.
-Chi lo dice? - faccio
piccato.
-Io! che l'ho conosciuto
meglio di tutti, - risponde altrettanto piccata.
-E' una storia
incredibile!, - interviene Antonella.
-Potrebbe esserlo! -
risponde sorridendo Serena. -Ma mi spieghi,
-rivolgendosi a me. -Che lavoro faceva, lei?
-Lasci perdere, -rispondo. -Mi parli di Giorgio, invece.
Serena ci pensa un
attimo.
-Potrei, - dice, -per
farla contento. Potrei spiegarle tutto per filo e per segno. E anche di più.
-Allora cominci!
-Non ora, - sorridendo. -Prima
dobbiamo fare un accordo.
La guardo con fare
interrogato.
-Io le parlo e documento
la vita di Giorgio, lei lascia i gatti dove stanno. Tutto qua.
-Che c'entrano i gatti?
-Che c'entra Giorgio?
Ci penso qualche
secondo.
-Resta inteso, -
prosegue, -che continueremo noi a sfamarli e curarli. E le posso assicurare che
se dovesse arrivare qualche nuovo ospite provvederemo subito a spostarlo in
un'altra struttura. La trasformerò in una colonia a termine.
Continuo a pensare
mentre la ascolto.
-D'accordo? - conclude,
guardandomi col sorriso trionfante.
-Ok, - faccio. -Quando
cominciamo?
-Domani pomeriggio, stessa
ora, poi rimanete a cena. Antonella, mi raccomando: il tutto deve rimanere tra
noi.
-Promesso, - assicura
Antonella.
-Io non le prometto
nulla, - replico.
-Lei non mi preoccupa.
Sulla strada del ritorno
sono confuso e disperato. Un potente mal di testa non mi permette di
concentrarmi sulla situazione. E neppure Antonella me lo permette.
-Stasera noi due
dobbiamo fare una profonda chiacchierata, - dice. -Fotocopie! Io faccio
fotocopie, mi hai sempre fatto credere! E' ora che ti apri e mi parli un po'
della tua vita del cazzo.
Continuo a guardare, con
lo sguardo vuoto, la strada davanti a me.
-Poi, - prosegue,
-voglio conoscere qualcuna delle tue vecchie indagini. Quello per me … e per il
mio lavoro.
-Scordatelo, - rispondo
secco.
-Dopo aver beccato
cinque pallottole in corpo, di cosa altro hai paura? - chiede con tono di
sfida.
-Della sesta.
La sera non la assecondo
con le mie memorie. Neppure lei mi asseconda, scopro che il mio mal di testa è
contagioso.
Il pomeriggio torniamo
da Serena.
andiamo a svelare quello che non dovevo scoprire
Serena ci accoglie
tranquilla e serena, scusate il gioco di parole.
-Innanzitutto è bene
cominciarsi a dare del tu e sgombrare il campo da precedenti attriti, - inizia.
-Quindi voglio farti una piccola premessa su quando andrai a conoscere. Giorgio
era una persona estremamente pacifica.
-Che sparava alle rotule
della gente, - puntualizzo.
-Aveva le sue buone
ragioni, lo scoprirai e condividerai la sua reazione, - chiarisce. -Una persona
ricca, anche di generosità, e basta vedere cosa ha permesso di fare.
-Gatti, cani …, - la
interrompo, -e i bambini del Kenia, come c'entrano?
-Anche quello è
collegato alla storia, - precisa. -Comunque, bando alle ciance! Sul tavolino
vicino a quella poltrona c’è un diario scritto da Giorgio. Le ultime pagine le
ho scritte io, dopo la sua morte.
-E’ autentico?
-Sì. Ho infranto un
patto. Giorgio aveva espresso la volontà che dovevo bruciarlo dopo averlo
letto. Non l'ho fatto.
-Perché?
-Per una forma di
rispetto nei suoi confronti.
Si ferma per bere un
bicchiere di acqua, poi prosegue.
-Ti prego solo di non
includere nelle tue valutazioni le esperienze strettamente personali di Giorgio
e rispettare la privacy delle persone collegate. Detto questo, ti lasciamo alla
tua lettura! Io e Antonella andiamo a passeggiare e chiacchierare un po'.
-Ma … - fa Antonella.
-Niente ma: la cosa
riguarda solo lui. Andiamo.
Mi trovo finalmente solo
con la verità. Ammesso che lo sia.
Comincio la lettura del
diario.
WAFER sbrana la busta con le scatolette di bocconcini vuote |
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