ARCHIMEDE e EMILIA
La prima ad affacciarsi fu la femminuccia, una tigratina
carina e smorfiosa. Fece subito quattro versetti al Capo capendo subito chi,
tra tutti, doveva ingraziarsi. Piccola, un tre mesi circa, fece subito capire
al nostro umano che era di sesso femminile strusciandogli il culo sul viso
mentre lui la stava riempiendo di coccole e complimenti.
- EMILIA! – fu il parto quasi istantaneo del nome.
Ma EMILIA si rifiutava di mangiare sui tavoli di cemento
insieme agli altri gatti.
- Avrà timore di tutti questi randagi – il commento del Capo
che le appoggiò un piattino con l’umido e delle crocchette sul muretto della
recinzione, vicino alla via di fuga.
EMILIA apprezzò il gesto e fece una specie di miagolio.
- Prego! – rispose il bipede pensando fosse un
ringraziamento.
Invece era il richiamo per il fratellino, anche lui tigrato,
ma più scuro, che sbucò subito fuori da dietro alla rete e cominciò ad
addentare il paté controllando, sospettoso, la situazione.
- Oh, cazzo… - il nuovo, ma solito, commento del Capo.
Le orecchie del piccolo, di dimensioni abnormi rispetto al
suo corpicino, tradirono subito il suo sesso.
- Beh, almeno e un maschietto! ARCHIMEDE! – il secondo parto
della giornata.
Appena il nostro umano se ne andò furono subito arruolati ed
investiti del loro compito.
- Siamo pieni di gattini più piccoli di voi – dissi loro –
Il vostro compito sarà quello di controllarli e tenerli uniti.
- Ehi! – replicò la piccola EMILIA – Ci hai forse preso per
maremmani che fanno la guardia al gregge?
- Ehi! – aggiunse il fratello ARCHIMEDE – Ma sono quasi
tutte femminucce! – sgranando gli occhi.
Lo guardai minaccioso ma capii che era arrivato il pericolo
che temevo: Il Latin Lover della Colonia.
ARCHIMEDE e BARTOLOMEO Colonia Vecchia - Ottobre 2007 |
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