giovedì 18 settembre 2014

IL SOLARIUM LETTERARIO





VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
11a puntata









C’è stata una recrudescenza di abbandoni di piccoli in Colonia. Il Capo nota che i nuovi arrivi sono spaventati da tutto il trambusto degli operatori televisivi e prende una solenne decisione: caccia a calci nel culo  i network.
Torniamo ad essere i soliti quattro gatti (più gli ospiti e i nuovi abbandonati) a godere in pace della lettura del romanzo di Favio Bolo.

CAPITOLO 15

Spengo la cicca in una fioriera e torno alla lettura.
Dopo il pisolo sono fresco e riposato. Mi concedo un buon caffè amaro e una sigaretta prima di scendere nel laboratorio a vedere se lo Svitol ha abbia fatto il suo dovere.
L’ha fatto: il coperchio si apre senza che i ganci o le cerniere si rompano. Il contenuto della cassa è coperto da uno straccio bianco con grosse righe marroni, come la stoffa che una volta ricopriva i materassi. Il bianco è ingiallito e ci sono diverse macchie di muffa. Puzza pure. Vado per toglierlo ma resiste. Avvolge tutto il contenuto. Strano. Controllo meglio e quando vedo dei bottoni bianchi (erano bianchi) su un bordo capisco che è una federa da cuscino di tanti anni fa. La sollevo dal bordo con i bottoni e la alzo sopra la cassa. Ma il tessuto infradiciato dall’umidità cede e il contenuto dell’improvvisato sacco cade a terra.
Una montagna di monete e monetine si sparpagliano sul pavimento e sopra il tavolo.
“Oh cazzo! Un ripostiglio!”
Prendo una moneta e la esamino: è un sesterzio di Marco Aurelio con Marte sul retro. In condizioni spettacolari!
Altra moneta: un bronzetto di Teodosio I con la vittoria sul retro. Anche questo in condizioni superbe.
Poi dei denarini d’argento, Assi, Dupondi, Nummi e svariate monete d’oro. Tutte monete romane di epoca imperiale. Tutte perfette.
Mi siedo su uno sgabello, accendo una sigaretta e, con un dupondio di Germanico in mano, penso a questa stranezza. Una ventina di chili di monete romane dentro una federa di cuscino di mezzo secolo fa dentro a una cassetta portamunizioni, credo italiana.
Non è un ripostiglio, neppure un tesoretto: qualcuno ha nascosto queste monete.
perché?
Perché? Non sono un tesoretto trovato da qualcuno che poi se ne è sbarazzato (poi, perché sbarazzarsene?). Le monete non sono coeve, abbracciano tutto il periodo dell’impero romano. Da Augusto a Domiziano, da Marco Aurelio a Teodosio. Tutte sono in condizioni eccezzionali, sembra una collezione.
Una collezione! E’ una collezione!
ma di chi?
Ma di chi? Non posso tenerle. E’ troppo anche per il mio istinto predatorio. Paola mi deve aiutare.
chi è Paola?
Chi è Paola? Paola è la mia spina nel fianco. Un’amica che vorrei elevare di livello, stendendola sul mio letto, ma lei non è d’accordo. Ci provo in tutte le maniere possibili e immaginabili. Ma nulla: non me la sgancia. Sì! Lo so! Sono già fidanzato, meglio: diciamo che ho una relazione, quasi stabile. Ma la cosa è una faccenda esclusivamente mia.
Paola è un’archeologa che lavora alla Soprintendenza dei Beni Archeologici dell’Umbria. E’ una profittatrice nata e, sapendo del mio debole per lei, mi sfrutta e provoca in continuazione. Ma prima o poi ci arrivo alla meta.
La chiamo al cellulare: -Ciao zoccolona! Vieni a cena da me, stasera, Ti faccio godere…-
-Ahahaha!- la sua risposta.
-… di una visione in anteprima.-
-Hai noleggiato di nuovo un film porno?-
-Meglio. Vieni e sarai soddisfatta.-
Messa così ogni donna si precipiterebbe al mio capezzale, ma lei è titubante. Vuole tirare la corda.
-Forse ho da fare. Cosa c’è per cena?-
-Alla cena ha già pensato la Gigetta, non ti preoccupare.-
-Carne?- domanda.
-Ci sono io… carne freschissima da macello per le tue turpi voglie sessuali-.
-Allora lasciamo perdere, và!-
-Oggi sono andato in “cerca” e… - stuzzico la sua fantasia.
- E?-
-Vieni alle otto e sarai soddisfatta-.
-Contaci. Cosa devo portare?-
-Il solito completino intimo di pizzo nero-.
-Ok.-
Mi considera un vandalo. Un profanatore di tombe e distruttore della storia solo perché vado a spasso col metal detector.
Abbiamo fatto litigate bibliche in merito alla mia passione.
Lei è rimasta intransigente ma è sempre curiosa di sapere cosa trovo dopo ogni uscita.
Non mi costa nulla accontentarla, anzi spesso mi aiuta a datare i ritrovamenti.
di questa Paola non sapevo nulla
Arriva, puntuale. E, puntualmente, provoca il povero pensionato (che sarei io).
-Ta-Ta!- fa slacciandosi un paio di bottoni della camicetta per far intravedere il pizzo nero del suo reggiseno.
-Buonasera alla mia troia preferita!- la accolgo.
???
-Vedo che sei in tiro. Poi ti ribalto un po’ sul divano.-
-Piano beby baby! Devi pagarmi prima, lo sai!-
-Ecco l’acconto-,  le lancio una moneta d’oro che tenevo in tasca.
La afferra e spalanca i suoi occhioni marroni.
-Cazzo! Ma questo è un aureo! Di Nerone! Dove l’hai trovato? Era solo o era un tesoretto? E’ un sito già conosciuto?-
-Ssss- la zittisco- prima si mangia, poi ti racconto.-
Mangiamo in silenzio. Un pesante silenzio con Paola che si rigira tra le mani e ammira la moneta d’oro. Lo vedo, non sta più nella pelle di sapere dove l’ho trovata.
Caffè, sigaretta per tutti e due e la rossa procace parte all’attacco: -Allora? Racconta tutto.-
-Sì, comincia a spogliarti – la voglio far soffrire.
-Idiota! Parla.-
Le racconto un po’ di palle, a cui non sembra credere, ma di spiegarle dove ho trovato il mucchio di monete neppure se ne parla. E’ un segreto che morirà con me.
La porto nel salone dicendole: -Ora chiudi gli occhi.-
-Sì, e apro la bocca! Smetti di fare il deficiente.-
-Sta tranquilla, tienila pure chiusa la bocca. Il Prode Anselmo deve riposare: domani arriva Silvia.-
-Ah… fine settimana di sesso?-
-Estremo.-
Ho toccato il suo punto debole: Silvia. Sa che siamo fidanzati famosi  e la cosa la disturba. Quei fine settimana che la nana (così chiamano Silvia tutti i miei amici) viene a Carpaneta sa di perdere ogni vantaggio su di me. E’ gelosa e invidiosa di Silvia. E Silvia ricambia con malcelato astio. Mai farle incontrare o parlare dell’una all’altra che ti crei solo problemi. L’ho imparato sulla mia pelle. Ma ora ho un grande vantaggio.
-Chiudi gli occhi- le ripeto.
La conduco nel salone guidandola con la mano destra appoggiata sul suo culo (i vantaggi vanno sfruttati), la piazzo davanti al tavolo dove ho apparecchiato, in bella mostra, tutte le monete e gli le dico di riaprirli.
-Madonna Santissima!- esclama –Un tesoretto! Dove l’hai trovato?-
-No, no…-  replico.
-Non fare lo stronzo, dai.-
-No tesoretto, volevo dire. Guarda meglio le monete.-
-Comincia a prenderle in mano e osservarle. Una, due, tre… Strano- dice -sono di epoche diverse e anche lontane tra loro. Poi sono…-
-Troppo perfette- completo la frase.
-Sì Sembrano false, oppure…-
-Una collezione.-
Si volta e mi guarda negli occhi, sospettosa.
-Erano là dentro- faccio, indicando la cassetta portamunizioni.
-Lì?-
-Lì. Sottoterra. Qualcuno ha occultato questa collezione. Chi?-
-Chi?- ripete.
-E questo che devi scoprire. Poi questa roba non la voglio in casa mia: troppo pericoloso. Portatela al Museo: omaggio della ditta.-
-Davvero?- non crede alle mie parole.
Annuisco per confermare, prendo la scatola che conteneva gli anfibi comprati il mese scorso e comincio a buttarci dentro le monete.
-Una scatola sola non basterà- le dico.
-Aspetta un attimo. Non posso arrivare domani in museo con tutta questa roba. Cerchiamo di rendere il ritrovamento legale. Fammi consultare il direttore.-
-Le monete?-
-Custodiscile. Lunedì ti dirò cosa fare.-
La mattina dopo faccio appena in tempo a far sparire tutto. Arriva Silvia, quella che definiscono nana e fidanzata del sottoscritto. Scende da Genova a Carpaneta una volta al mese, per un fine settimana lungo. Lei dice di venire per rilassarsi ma passiamo tutti i tre giorni a scopare, quando se ne va il Prode Anselmo (sarebbe il mio socio di maggioranza che alberga tra le mie gambe) ha bisogno almeno di una settimana di letargo. Silvia è ricca e famosa: uno degli avvocati più in gamba dello Stivale, dicono i giornali e i TG. Ha solo un difetto, professionalmente parlando, difende esclusivamente chi ha soldi e torto marcio. Sguazza così tra politici corrotti, mafiosi di ogni genere, industriali e finanzieri senza scrupoli. Mai che una volta avesse prestato aiuto a un povero disgraziato. Personalmente ha molti pregi: è comprensiva (anche troppo, spesso complice) delle scappatelle del sottoscritto, ha due tette che ti ci perdi dentro e neppure i cani da valanga ti ritrovano e, soprattutto, abita a Genova, cioè a 400 chilometri di distanza. Ma non è quella giusta per me. L’ho sempre saputo. Perché continuo a starci insieme? Forse per comodità e perché mi permette di avere ampi spazi di libertà.
Nascondo le monete e non le dico niente per evitare di litigare subito. Lei mai penserebbe di renderle allo Stato. E fa l’avvocato…
Passiamo il fine settimana come sempre: sul letto, sul divano, sotto la doccia e con Domiziana (sempre sul letto, sul divano e sotto la doccia).
Ah,ah! Non mi ero sbagliato: menage a trois…
Penso un attimo a Serena. Forse già si conoscevano eppure lui si comportava così, senza pudore né riservatezza. Anzi, sbandiera al pubblico il suo intreccio sessuale.
Sento che le fanciulle sono tornate in casa.
Appoggio il diario con un segnalibro in mezzo e le vado a salutare.
Poco dopo è pronta la cena. E’ Serena a rompere gli indugi: -A che punto della lettura sei arrivato?
-Sono a un terzo del diario. Procedo lentamente; è faticoso leggere la calligrafia di Giorgio.
-Sì, non aveva una bella scrittura. Ti sei fatto un’idea?
-L’unica è che Giorgio non avrebbe mai potuto fare lo scrittore.
-Concordo anche in quello. Benché leggesse molto, non amava scrivere. E quando lo faceva era come se parlasse direttamente. Considera, però, che Giorgio aveva finito a stento le superiori. Studiare non lo entusiasmava. A 19 anni era già nei Vigili del Fuoco, contro il parere e le aspettative di suo padre.
-Che rapporto aveva con suo padre? - le domando.
-Pessimo. Non andavano d’accordo su nulla. Giorgio fece la scelta di rimanere nei pompieri proprio per evitare di dover condividere la vita con suo padre.
-Conoscevi bene suo padre?
-Come no! Era il mio datore di lavoro; un tiranno, ma molto gentile e protettivo nei miei confronti. Forse aveva già capito come sarebbe finita.
-Spiegati, - stavolta è Antonella. Sentendosi esclusa dal discorso ha trovato il punto giusto per inserirsi: la storia tra Giorgio e Serena.
A Serena si apre un orizzonte, si vedeva che aveva voglia di parlarne. Antonella è il pubblico perfetto. Mi accendo una sigaretta e ascolto. Forse ne potrò trarre qualche indizio utile.
-Con la famiglia abitavo a Borgo San Lorenzo. Allora era un piccolo paese, il supermercato del padre di Giorgio era l’attività più in vista. Ancora frequentavo le scuole medie, a Perugia. In paese avevo visto qualche volta Giorgio, e lui aveva notato me. Ma era più grande di cinque anni, un abisso per quei tempi. Poi non faceva la vita di paese, era sempre a Perugia, dove studiava. Ci incrociammo qualche volta, al Borgo, e fu uno scambio di sguardi curiosi e promettenti. Avete presente quando una persona vi rimane simpatica dall’aspetto e, pur non conoscendosi, si instaura quel gioco di sguardi? Fu così. Ma io ero troppo ingenua e lui troppo timido. Più in là dello sguardo di curiosità non si andò. Finite le scuole medie decisi di mettermi subito a lavorare per non pesare sui miei genitori. Al supermercato il padre di Giorgio assumeva nuove commesse: mi presentai, con i miei genitori. Fu la mia fortuna, quel giorno, al supermercato c’era anche Giorgio. Già era nei Vigili del Fuoco, passava solo a fare un saluto al padre. Vedendo tutto quel viavai di ragazze si fermò. Giorgio era già un donnaiolo. Quello che vi sto raccontando, Andrea, lo troverai scritto nel diario. Da lì ho saputo la verità. Fatto sta che mi presento al padre di Giorgio con i miei, per quel posto di lavoro. Parliamo qualche minuto e il padre di Giorgio mi dice che mi farà sapere, la classica frase diplomatica per liquidarti. Poi vedo che Giorgio lo chiama e gli dice qualcosa sottovoce. Suo padre rimane pensieroso e mi ferma mentre lo sto salutando.
“Vai su in ufficio a lasciare i tuoi dati,” mi disse. “Lunedì mattina alle sette e mezza qua. Puntuale.”
Riuscii a trattenere le lacrime non so come: ero assunta! Scambiai un veloce sguardo con Giorgio che stava assistendo alla scena. Lo ricambiò con un sorriso.
-Cosa era successo? - domanda Antonella.
-L’ho scoperto nel diario. Giorgio disse una semplice frase a suo padre: “Assumila, è l’unica venuta coi genitori invece che con la minigonna: è una ragazza seria. Pensate com’è la vita: se Giorgio quel giorno non fosse stato là, oggi io non sarei qua.
-Il classico “essere nel posto giusto al momento giusto”, - aggiunge Antonella.
verificheremo anche questo…
-Poi… tra te e Giorgio? - Antonella è curiosa.
-Giorgio ha aspettato qualche mese poi ha cominciato a corteggiarmi, in maniera spietata. Siamo stati insieme per un po’ di tempo. Bene, anche se ricordo l’imbarazzo che provavo con suo padre e con i miei colleghi. Poi… ci siamo lasciati.
-Perché? -  stavolta sono io ad indagare.
-Un motivo vero non c’era; forse eravamo solo troppo giovani. Ci siamo lasciati in maniera pacifica, sembrava che tutti e due non consideravamo la storia chiusa in maniera definitiva. Siamo rimasti amici, quasi confidenti una dell’altro, infine ci siamo ritrovati. Non per merito mio. Io ho solo aspettato che lui si decidesse.
-Tra te e Silvia? - domando ancora.
-No. Tra me  e le altre, - chiarisce. -Intendi bene, ci siamo lasciati ancora e, poi, ritrovati. Sembra quasi che le nostre vite fossero avvolte in una spirale e ogni tanto si incrociassero.
-Perché ti ha lasciato tutto questo? - la mia domanda provocatoria.
-Non lo so. Me lo sono chiesta pure io, senza darmi una spiegazione scientifica. Ho un’ipotesi, per quanto possa valere. Forse Giorgio mi considerava una specie di alter ego. Un Giorgio che pensava al femminile e che riusciva a realizzare quelle cose che lui avrebbe voluto fare ma che da solo non sarebbe riuscito a compiere. Al di fuori di ogni sentimentalismo penso che Giorgio mi considerasse un socio paritario della sua vita. Forse è eccessivo, ma altre spiegazioni non ne trovo. Il fatto che mi avesse lasciato tutto, diario e segreto compresi, ha sorpreso pure me. Fino a ieri mi sentivo in colpa per non averli bruciati, come lui aveva ordinato. Ora sono contenta di non averlo fatto. Quel diario servirà a modificare il tuo giudizio su Giorgio.
vedremo…
Ci accomiatiamo dandoci appuntamento per il pomeriggio successivo. Solo; Antonella ha un impegno.
In auto Antonella comincia a fare domande, troppe domande. Rispondo con mezze parole e tanti forse. Ho già deciso che il segreto che custodiva Giorgio deve rimanere una faccenda personale: è costato tanto sangue, meglio essere prudenti.

I due nuovi piccoli POLVERE e AGOSTINO
si estraniano dalla lettura
- Non ha senso cominciare un libro al 15° capitolo! -

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