DIARIO DI BORDO
Piangeva, sconsolato e senza ritegno. Gli tremavano pure le
mani. EMILIA, l’Infermiera della Colonia, ipotizzava una crisi di astinenza da
nicotina o droghe pesanti. Ma aveva la sigaretta accesa in bocca; forse erano
le droghe pesanti.
Ho provato a consolarlo con due testate sul gomito sinistro,
ha tirato su col naso e mormorato: “Non ce la faccio più.”
Abbiamo tutti compreso la situazione e il suo stato d’animo,
oramai minato da una crisi semidepressiva che galoppa troppo veloce per
qualsiasi psicologo.
Ieri ne hanno abbandonati altri due. Piccoli, una mesata, spaventati e non socievoli, ma piangenti
e vispi.
Uno l’ha sentito mentre stava distribuendo il pasto e si è
bloccato.
“Non può essere” ha mormorato.
Si riferiva sicuramente al piccolo selvatico bianco e rosso
abbandonato sabato scorso e scomparso lunedì. Per lui era già diventato lo
spuntino notturno di qualche volpe. Lo sa, i gattini piccoli e soli non
resistono più di una notte incolumi nel bosco.
Aveva terminato in fretta e furia la distribuzione dei
piatti coi viveri e si era messo in posizione radar.
Fermo e immobile sopra una delle panchine aspettando di
cogliere un altro miagolio rivelatore della posizione del piccolo. L’ha
captato, poco sopra alla recinzione. Altro quarto d’ora di silenzio assoluto, sospeso
solo dai rutti di RALF e le flautolenze di WAFER, altro miagolio e il bersaglio
è inquadrato.
Il Capo si muove come un vietcong nella jungla e si avvicina
a poca distanza dalla vittima. La vede ed esclama: “O P…… ……… !”
Non è il gattino bianco e rosso di sabato scorso, ma un
altro scriccioletto, sempre di un mese di età, tigrato.
Il Capo allunga lentamente la mano per controllare il suo
grado di dimestichezza; il piccolo scappa e si dilegua.
“Semiselvatico!” sentenzia il Capo “Ma forse ce la faccio a
catturarlo.”
Si rimette in paziente attesa del solito miagolio e lo
risentiamo tutti. Ma stavolta è dalla parte opposta della Colonia.
Ci spostiamo (tutti, la caccia del Capo ai piccoli è uno
spettacolo da non perdere) e dopo pochi minuti il piccolo viene di nuovo
localizzato ed avvistato. Stavolta, però, scappa subito, senza aspettare la
manovra di avvicinamento del Capo.
“Mmm… l’affare si complica.”
Il Capo si concede alcuni minuti e va a prendere l’acqua
alla fontanella.
Quando torna il piccolo ulula come un disperato.
Gli si avvicina, c’è NENA che lo controlla attentamente e lo
distrae. Altra distrazione è il piattino con l’omogeneizzato che viene piazzato
in posizione strategica. Il piccolo gli si avvicina, prima che NENA faccia
sparire il tutto dentro al suo stomaco. E’ il momento ideale.
Ma un altro miagolio, simile agli altri, fa bloccare il
Capo.
“Cazzo! Sono due! kkkkkkkkkkkkk kkkkkk kkkk kkkk
kkkkkkkkk kkk kkkk k kkkkk !”
L’operazione fallisce. Il Capo deve sospendere la cattura;
non può lasciare un piccolo da solo nel bosco. Sarebbe morte certa. L’unica speranza è che i due si riuniscano e
seguano NENA dentro la Colonia.
In alternativa, stanotte, la volpe predatrice farà uno
spuntino doppio.
P.S. – Ne approfitto per riportare un profondo pensiero del
Capo.
Brutto coglione o zoccola che non sei altro, non si
abbandonano gattini così piccoli e selvatici nel bosco. Li condanni a morte
certa, allora ammazzali subito, li fai soffrire di meno.
In alternativa, cosa migliore, fai sterilizzare la gatta. La
stessa cosa che avrebbero dovuto fare i servizi sociali a tua madre.
Vaffanculo di cuore.
NENA ha gradito l'omogeneizzato |
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