domenica 14 settembre 2014

D-DAY (sette giorni dopo)





DIARIO DI BORDO





Piangeva, sconsolato e senza ritegno. Gli tremavano pure le mani. EMILIA, l’Infermiera della Colonia, ipotizzava una crisi di astinenza da nicotina o droghe pesanti. Ma aveva la sigaretta accesa in bocca; forse erano le droghe pesanti.
Ho provato a consolarlo con due testate sul gomito sinistro, ha tirato su col naso e mormorato: “Non ce la faccio più.”
Abbiamo tutti compreso la situazione e il suo stato d’animo, oramai minato da una crisi semidepressiva che galoppa troppo veloce per qualsiasi psicologo.
Ieri ne hanno abbandonati altri due. Piccoli, una mesata, spaventati e non socievoli, ma piangenti e vispi.
Uno l’ha sentito mentre stava distribuendo il pasto e si è bloccato.
“Non può essere” ha mormorato.
Si riferiva sicuramente al piccolo selvatico bianco e rosso abbandonato sabato scorso e scomparso lunedì. Per lui era già diventato lo spuntino notturno di qualche volpe. Lo sa, i gattini piccoli e soli non resistono più di una notte incolumi nel bosco.
Aveva terminato in fretta e furia la distribuzione dei piatti coi viveri e si era messo in posizione radar.
Fermo e immobile sopra una delle panchine aspettando di cogliere un altro miagolio rivelatore della posizione del piccolo. L’ha captato, poco sopra alla recinzione. Altro quarto d’ora di silenzio assoluto, sospeso solo dai rutti di RALF e le flautolenze di WAFER, altro miagolio e il bersaglio è inquadrato.
Il Capo si muove come un vietcong nella jungla e si avvicina a poca distanza dalla vittima. La vede ed esclama: “O P……  ……… !”
Non è il gattino bianco e rosso di sabato scorso, ma un altro scriccioletto, sempre di un mese di età, tigrato.
Il Capo allunga lentamente la mano per controllare il suo grado di dimestichezza; il piccolo scappa e si dilegua.
“Semiselvatico!” sentenzia il Capo “Ma forse ce la faccio a catturarlo.”
Si rimette in paziente attesa del solito miagolio e lo risentiamo tutti. Ma stavolta è dalla parte opposta della Colonia.
Ci spostiamo (tutti, la caccia del Capo ai piccoli è uno spettacolo da non perdere) e dopo pochi minuti il piccolo viene di nuovo localizzato ed avvistato. Stavolta, però, scappa subito, senza aspettare la manovra di avvicinamento del Capo.
“Mmm… l’affare si complica.”
Il Capo si concede alcuni minuti e va a prendere l’acqua alla fontanella.
Quando torna il piccolo ulula come un disperato.
Gli si avvicina, c’è NENA che lo controlla attentamente e lo distrae. Altra distrazione è il piattino con l’omogeneizzato che viene piazzato in posizione strategica. Il piccolo gli si avvicina, prima che NENA faccia sparire il tutto dentro al suo stomaco. E’ il momento ideale.
Ma un altro miagolio, simile agli altri, fa bloccare il Capo.
“Cazzo! Sono due! kkkkkkkkkkkkk kkkkkk   kkkk kkkk kkkkkkkkk kkk kkkk k kkkkk !”
L’operazione fallisce. Il Capo deve sospendere la cattura; non può lasciare un piccolo da solo nel bosco. Sarebbe morte certa. L’unica speranza è che i due si riuniscano e seguano NENA dentro la Colonia.
In alternativa, stanotte, la volpe predatrice farà uno spuntino doppio.
P.S. – Ne approfitto per riportare un profondo pensiero del Capo.
Brutto coglione o zoccola che non sei altro, non si abbandonano gattini così piccoli e selvatici nel bosco. Li condanni a morte certa, allora ammazzali subito, li fai soffrire di meno.
In alternativa, cosa migliore, fai sterilizzare la gatta. La stessa cosa che avrebbero dovuto fare i servizi sociali a tua madre.
Vaffanculo di cuore.


NENA ha gradito l'omogeneizzato

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