domenica 7 settembre 2014

D-DAY





DIARIO DI BORDO





E’stato come lo sbarco in Normandia, il 6 giugno del 1944. Le nostre difese non erano preparate ed abbiamo subito l’invasione. Ma il problema contingente era: come dirlo al Capo?
Nessuno se ne è presa la responsabilità, vigliaccamente neppure io, ma lui ha capito subito che c’era qualcosa di insolito. Non eravamo, come sempre, ad aspettarlo in cima al sentiero che conduce alla nostra casetta e lui si è insospettito.
“Cosa succede?” ha domandato appena entrato in Colonia a tutti i numerosi presenti.
Nessuno ha risposto. Ha fatto un rapido giro di controllo e ha trovato la prima traccia: uno straccio con sopra appoggiati dei bocconcini, ancora freschi, appena fuori la recinzione.
Ha storto il naso, li ha controllati e messi da una parte (straccio compreso).
Tra il silenzio generale ha cominciato poi la distribuzione del pasto; ieri era previsto primo e secondo.
Finite di scodellare le penne al Whiskas gusto pesce ha cominciato ad aprire le scatolette della seconda portata e lì il suo occhio rapace ha colto subito l’attimo fuggente. Un micetto tigrato, di circa due mesi, che ruba dal piatto una penna condita e si rifugia dietro ad una frasca per mangiarla.
“Oh, cazzo… ” ha commentato rallentando lo smistamento dei piatti col paté per verificare meglio il nuovo arrivo.
Pochi secondi ed eccolo di nuovo afferrare un’altra penna e tornare a nascondersi. Poi un’altra e un’altra ancora, il tutto in brevissimo tempo.
“E’ affamatissimo” ha sottolineato il Capo mentre si avvicinava al suo punto di prelievo con un piatto di paté.
Ma qualcosa non ha funzionato nella sincronia e due micetti identici per età e mantello si sono avvicinati al piattino con la pasta.
“ O porca ooooooo !” il nuovo commento del Capo “Sono due!”
Ha appoggiato il piatto col secondo e si è appostato per fotografarli. I due tigratini, attratti dal nuovo aroma, sono usciti subito allo scoperto e mentre il Capo stava  mettendo a fuoco l’obbiettivo del telefonino si è accorto di una nuova testolina tigrata, ma più scura, che sbucava da delle foglie di castagno.
nnnnnnnnnnnnnnnnnn !“ l’ulteriore commento umano “Tre!”
Ha riposto il telefonino e circondato la zona di piatti con varie cibarie che i tre novelli abbandonati hanno gradito. Poi se ne sono andati nel bosco, ancora troppo timidi ed impauriti per entrare nella Colonia insieme a tutti noi.
Con l’umore rabbuiato il Capo ha preso la tanica e mentre andava a prendere l’acqua ha intimato imperiosamente il silenzio. Aveva sentito qualcosa.
Lì ho rotto il silenzio stampa: “Cosa c’è, Capo?”
“Ho sentito un miagolio. Di un gattino piccolo però, e non dalla parte dove sono andati i tre nuovi, ma di là!”
“Non ho sentito nulla” ho commentato e anche gli altri colleghi hanno confermato.
“Mah… ” ha detto andandosene verso la fontanella.
Al ritorno, con la tanica piena in mano, si è bloccato davanti al cancello della Colonia.
sssssssssssssssssssss  jjjjjjjjjjjjjjjjjjj !” stavolta ha quasi urlato “C’è un altro gatto! Tigrato rosso e bianco! Un cucciolo di quattro, cinque mesi!”
“Dove?” ho chiesto con l’espressione innocente.
“Laggiù! Ora è scappato! Mi sembrava che i bocconcini che avevano lasciato fossero inadatti ai tre piccoli.”
Facciamo tutti finta di scrutare il bosco per cogliere strani movimenti e rispondiamo che non vediamo nulla ‘laggiù’.
“L’ho visto! L’ho visto! Giuro che non mi sbaglio!” la replica del Capo sempre più incazzato “Quattro. In un giorno solo!”
Riprende le sue attività: versa l’acqua nelle ciotole, ritira i piatti vuoti e raccoglie gli eventuali rottami di cibo per l’immancabile ritardatario di turno (ieri mancavano Corniola e Cremino).
Mentre sta chiudendo la busta con le scatolette vuote si pietrifica di nuovo.
“Ora l’avrete sentito pure voi!” a mò di domanda.
“Cosa?”
“Cosa?”
“Che?”
“Il miagolio da gatto piccolino, cazzo! Siete diventati sordi?”
“No.”
“Io no.”
“Neppure io,”
“Ero distratta!”
Ma oramai il rapace ha deciso di stanare la sua preda utilizzando tutti i mezzi che ha a disposizione, legali e non.
Si apposta e si mimetizza come un cecchino dei marines. Poi inizia a fare il richiamo per i gattini piccoli e affamati. Minuti di silenzio e si sta quasi autoconvincendo che avevamo ragione. Ma infine lo vede. Piccolo, troppo per rimanere in Colonia, bianco e rosso (ma pezzato) ed impaurito.
vvvvvv kkkkkkkkk  hh ! Cinque!!!”
Riapre la casetta e prepara un piattino con dell’omogeneizzato, l’esca perfetta. Si avvicina al luogo di avvistamento e lo deposita a pochi passi dal piccoletto che soffia e si gonfia. Si allontana e prepara il trasportino per infilarcelo. Ma nulla, il piccolo non mangia, ora piange disperato. Prova a prenderlo ma il N°5 è velocissimo e ha i nascondigli del bosco dalla sua parte.
Aspetta che si tranquillizzi e, a debita distanza, comincia a parlargli e a spiegare ciò che vorrebbe che lui facesse. Rispondono una decina di soffi. Allunga una mano e il microbo fugge via e scompare tra le ceppare dei castagni. Il Capo torna a prendere dell’altro omogeneizzato, quello prima se l’è pappato tutto RALF, e fa un nuovo appostamento. Infruttuoso.
Stanno calando le prime tenebre e il Capo deve rinunciare alla cattura ma ci lascia con una mortale minaccia.
“Se domani non lo trovo perché è scappato o le volpi se lo sono mangiato sono cazzi amari per voi.”
E’ stata una nottataccia per tutti, ora aspetto SAETTA per il cambio e posso, finalmente, andare a dormire.


IN ATTESA DEL CAPO SOPRA AL SENTIERO PER LA COLONIA

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