DIARIO DI BORDO
E’stato come lo sbarco in Normandia, il 6 giugno del 1944.
Le nostre difese non erano preparate ed abbiamo subito l’invasione. Ma il
problema contingente era: come dirlo al Capo?
Nessuno se ne è presa la responsabilità, vigliaccamente
neppure io, ma lui ha capito subito che c’era qualcosa di insolito. Non
eravamo, come sempre, ad aspettarlo in cima al sentiero che conduce alla nostra
casetta e lui si è insospettito.
“Cosa succede?” ha domandato appena entrato in Colonia a
tutti i numerosi presenti.
Nessuno ha risposto. Ha fatto un rapido giro di controllo e
ha trovato la prima traccia: uno straccio con sopra appoggiati dei bocconcini,
ancora freschi, appena fuori la recinzione.
Ha storto il naso, li ha controllati e messi da una parte
(straccio compreso).
Tra il silenzio generale ha cominciato poi la distribuzione
del pasto; ieri era previsto primo e secondo.
Finite di scodellare le penne al Whiskas gusto pesce ha
cominciato ad aprire le scatolette della seconda portata e lì il suo occhio
rapace ha colto subito l’attimo fuggente. Un micetto tigrato, di circa due
mesi, che ruba dal piatto una penna condita e si rifugia dietro ad una frasca
per mangiarla.
“Oh, cazzo… ” ha commentato rallentando lo smistamento dei
piatti col paté per verificare meglio il nuovo arrivo.
Pochi secondi ed eccolo di nuovo afferrare un’altra penna e
tornare a nascondersi. Poi un’altra e un’altra ancora, il tutto in brevissimo
tempo.
“E’ affamatissimo” ha sottolineato il Capo mentre si
avvicinava al suo punto di prelievo con un piatto di paté.
Ma qualcosa non ha funzionato nella sincronia e due micetti
identici per età e mantello si sono avvicinati al piattino con la pasta.
“ O porca ooooooo
!” il nuovo commento del Capo “Sono due!”
Ha appoggiato il piatto col secondo e si è appostato per
fotografarli. I due tigratini, attratti dal nuovo aroma, sono usciti subito
allo scoperto e mentre il Capo stava
mettendo a fuoco l’obbiettivo del telefonino si è accorto di una nuova
testolina tigrata, ma più scura, che sbucava da delle foglie di castagno.
“ nnnnnnnnnnnnnnnnnn
!“ l’ulteriore commento umano “Tre!”
Ha riposto il telefonino e circondato la zona di piatti con
varie cibarie che i tre novelli abbandonati hanno gradito. Poi se ne sono andati
nel bosco, ancora troppo timidi ed impauriti per entrare nella Colonia insieme
a tutti noi.
Con l’umore rabbuiato il Capo ha preso la tanica e mentre
andava a prendere l’acqua ha intimato imperiosamente il silenzio. Aveva sentito
qualcosa.
Lì ho rotto il silenzio stampa: “Cosa c’è, Capo?”
“Ho sentito un miagolio. Di un gattino piccolo però, e non
dalla parte dove sono andati i tre nuovi, ma di là!”
“Non ho sentito nulla” ho commentato e anche gli altri
colleghi hanno confermato.
“Mah… ” ha detto andandosene verso la fontanella.
Al ritorno, con la tanica piena in mano, si è bloccato
davanti al cancello della Colonia.
“sssssssssssssssssssss jjjjjjjjjjjjjjjjjjj !” stavolta ha quasi urlato “C’è un altro
gatto! Tigrato rosso e bianco! Un cucciolo di quattro, cinque mesi!”
“Dove?” ho chiesto con l’espressione innocente.
“Laggiù! Ora è scappato! Mi sembrava che i bocconcini che
avevano lasciato fossero inadatti ai tre piccoli.”
Facciamo tutti finta di scrutare il bosco per cogliere
strani movimenti e rispondiamo che non vediamo nulla ‘laggiù’.
“L’ho visto! L’ho visto! Giuro che non mi sbaglio!” la
replica del Capo sempre più incazzato “Quattro. In un giorno solo!”
Riprende le sue attività: versa l’acqua nelle ciotole,
ritira i piatti vuoti e raccoglie gli eventuali rottami di cibo per
l’immancabile ritardatario di turno (ieri mancavano Corniola e Cremino).
Mentre sta chiudendo la busta con le scatolette vuote si
pietrifica di nuovo.
“Ora l’avrete sentito pure voi!” a mò di domanda.
“Cosa?”
“Cosa?”
“Che?”
“Il miagolio da gatto piccolino, cazzo! Siete diventati
sordi?”
“No.”
“Io no.”
“Neppure io,”
“Ero distratta!”
Ma oramai il rapace ha deciso di stanare la sua preda
utilizzando tutti i mezzi che ha a disposizione, legali e non.
Si apposta e si mimetizza come un cecchino dei marines. Poi
inizia a fare il richiamo per i gattini piccoli e affamati. Minuti di silenzio
e si sta quasi autoconvincendo che avevamo ragione. Ma infine lo vede. Piccolo,
troppo per rimanere in Colonia, bianco e rosso (ma pezzato) ed impaurito.
“vvvvvv
kkkkkkkkk hh ! Cinque!!!”
Riapre la casetta e prepara un piattino con dell’omogeneizzato,
l’esca perfetta. Si avvicina al luogo di avvistamento e lo deposita a pochi
passi dal piccoletto che soffia e si gonfia. Si allontana e prepara il
trasportino per infilarcelo. Ma nulla, il piccolo non mangia, ora piange
disperato. Prova a prenderlo ma il N°5 è velocissimo e ha i nascondigli del
bosco dalla sua parte.
Aspetta che si tranquillizzi e, a debita distanza, comincia
a parlargli e a spiegare ciò che vorrebbe che lui facesse. Rispondono una decina
di soffi. Allunga una mano e il microbo fugge via e scompare tra le ceppare dei
castagni. Il Capo torna a prendere dell’altro omogeneizzato, quello prima se l’è
pappato tutto RALF, e fa un nuovo appostamento. Infruttuoso.
Stanno calando le prime tenebre e il Capo deve rinunciare
alla cattura ma ci lascia con una mortale minaccia.
“Se domani non lo trovo perché è scappato o le volpi se lo
sono mangiato sono cazzi amari per voi.”
E’ stata una nottataccia per tutti, ora aspetto SAETTA per
il cambio e posso, finalmente, andare a dormire.
IN ATTESA DEL CAPO SOPRA AL SENTIERO PER LA COLONIA |
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