giovedì 3 luglio 2014

IL SOLARIUM LETTERARIO





VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
5a puntata




Gli dei mi hanno accontentato; cessa la calura e si scatenano temporali pomeridiani.

Durante uno di questi riprendo la lettura del capolavoro di Favio Bolo.


CAPITOLO 9

-Era ora! Bentornato tra noi.
Sento questa voce maschile, non riesco a distinguere di chi sia. Ho lo sguardo appannato. Provo a dire qualche parola, dalla mia bocca escono solo suoni disarticolati.
-Ho… ho sonno… - l’unica frase che riesco a sussurrare, con grande fatica.
-Lasciamolo stare tranquillo, - fa la voce di prima. -E’ già un segnale positivo quello che ci ha dato.
Mi risveglio dopo non so quanto tempo. Sono solo. I miei occhi cominciano ad adattarsi alla penombra del locale dove mi trovo. Capisco di essere disteso su un letto e vedo diversi fili attaccati al mio corpo. Cerco di toccarli, non ci riesco.
Provo a muovere le gambe. Le sento dure e legnose. Ogni minino movimento mi crea un piccolo dolore.
Realizzo di essere in una stanza di ospedale.
cazzo è successo?
Continuo a provare di muovere le gambe, non rispondono perfettamente ai miei comandi.
mi hanno investito
Ho un fastidioso mal di testa.
Provo a spostare le mani e riesco a toccare uno dei fili attaccati al mio corpo.
Le braccia non mi dolgono, comincio a toccarmi.
Districandomi tra i vari fili riesco a palparmi il viso.
Tocco una cicatrice sopra il labbro superiore destro. E’ piccola. Sotto di lei noto che mancano diversi denti.
mmazza… che botta ho preso!
Continuo l’esplorazione e mi tocco la fronte. Scopro un’altra cicatrice. La seguo con la punta delle dita.
E’ circolare e sottile. Attraversa tutto spazio della fronte, proprio sotto all’attaccatura dei capelli.
???
Le dita della mano destra cercano di delimitarla ma, appena superano l’orecchio sinistro uno dei fili attaccati al mio corpo si scollega e un led comincia a lampeggiare.
Dopo un minuto entra in camera un’infermiera.
-Fermo con le mani! - ordina. -Ora le riallaccio la pompa.
pompa?
L’ho vista chinarsi su di me e mi sono riaddormentato.
Al risveglio le gambe sono ancora indolenzite e il mal di testa è rimasto, ma le mani hanno movimenti più fluidi.
Rimango qualche minuto con gli occhi aperti pensando a non so cosa.
Vedo entrare uno spiraglio di luce da una porta che si apre. Un poliziotto fa passare un uomo in camice bianco.
-Dottor Rossi, buongiorno! - esclama. -Vengo a prenderle le impronte.
impronte?
-Le impronte dell’arcata dentaria, - aggiunge vedendomi perplesso. -Mica vorrà rimanere tutta la vita senza denti? Vedrà: le farò un lavoretto coi fiocchi.
-Grazie, - riesco a farfugliare.
Il tizio mi caccia in bocca un attrezzo con della pasta fredda e sgradevole attaccata. Mi serra le mascelle alcuni minuti. Le riapre, estrae l’attrezzo, saluta e se ne va.
?
Passano altri minuti e la porta si riapre. Il poliziotto fa entrare un altro uomo in camice bianco seguito da una donna.
-Ohhh… Andrea! - grida la donna.
chi cazzo è?
-Silenzio, - intima l’uomo col camice. Poi, prosegue: -Dottor Rossi: la dichiaro ufficialmente fuori pericolo!
-Ohhh…. Andrea! - ripete la donna, stavolta senza gridare.
-Fuori pericolo da cosa? - replico.
-Poi le spiegherò. Ora la lascio due minuti con sua moglie. Due minuti a suon d’orologio, mi raccomando, - rivolgendosi a lei.
moglie?
-Oh, Andrea… sapessi le pene che ho passato! Non ci speravo più, ormai. Ma ritornerà tutto come prima, stai tranquillo.
L’uomo in camice si riaffaccia alla porta: -Signora Antonella, venga. La visita è terminata: Andrea deve riposare.
Non so quanto tempo sia passato ancora. Mi risvegliano i movimenti di un’infermiera che toglie alcuni dei fili attaccati al mio corpo.
-Poi, se vuole, l’aiuto ad alzarla dal letto, - dice.
Finite tutte le operazioni mi alza la schiena e scende le mie gambe dal materasso.
-Ce la farò a camminare? - domando.
-Con molta attenzione. La fisioterapista ha mantenuto attiva la sua muscolatura, ma si appoggi a me.
Mi appoggio e riesco ad alzarmi dal letto.
-Dovrei fare pipì.
-La faccia pure: ha il catetere.
-Vorrei andare al bagno lo stesso. - insisto.
-Perché? - domanda.
-Uno specchio. Vorrei specchiarmi.
-L’accompagno.
Mi posiziona davanti allo specchio sopra a un lavandino e accende le luci.
-Ce la fa?
-Sì. Mi appoggio al lavabo, grazie.
-La lascio qualche istante da solo?
-La ringrazio.
Mi osservo. Sono di un pallore cadaverico, sembro un ectoplasma. Sono magrissimo, il viso è scavato, non solo dalla mancanza dei denti. Metto a fuoco la cicatrice sopra il labbro. Poi controllo quella sulla fronte. La tocco con le dita e scopro che circumnaviga tutto il cranio.
?
Esploro altre parti del corpo. Nelle spalle avverto un’altra cicatrice. Alzo la tunica da ricoverato e controllo allo specchio. Le cicatrici sono tre, tutte piccole e circolari. Sul petto ne individuo altre due, più grandi e irregolari.
mi hanno sparato alle spalle?
Dietro alla nuca, tra i capelli stoppacciosi, ne capto altre due.
cinque fori di entrata e tre di uscita…
-Dottor Rossi, tutto bene? - sento chiedere dall’infermiera.
-Sì, sto arrivando.
Con prudenza torno nella mia camera. L’infermiera mi fa coricare sul letto.
-Per oggi basta così, non esageriamo.
-Chi… chi… mi ha ridotto così? - le chiedo.
-Se non lo sa lei.
-Non lo so.
-Neppure io. Ma non possiamo parlare di queste cose.
-Perché?
-Spetta ai dottori, - la risposta.
-Perché c’è un poliziotto fuori dalla porta?
-Lei fa troppe domande e io non ho le risposte. Si prepari, tra poco torno con la cena.
Mantiene la promessa, torna con un vassoio con sopra due piatti.
Provo a masticare qualche boccone. Il sapore è tutto uguale. Rinuncio dopo pochi minuti.
-Non mangia? - domanda l’infermiera.
-Non mi va, - rispondo.
-E… cosa le andrebbe?
Ci penso un istante.
-Un caffè. Di quello buono, del bar. E una sigaretta, che non trovo le mie.
-Caffè e sigaretta? - replica stupita.
mica ti ho chiesto la fica
-Sì, grazie.
Se ne va col vassoio e quella porcheria che ci sta sopra.
Dopo alcuni minuti appare, all’entrata della camera, il dottore che aveva accompagnato quella donna.
-Complimenti dottor Rossi! Ho saputo della sua singolare richiesta. Non sa che il fumo uccide?
-Più di cinque pallottole?
-Sono il dottor Ferri, aiuto primario del reparto di neurochirurgia dell’Ospedale San Silvestro di Perugia. Andrea, lei ha un culo spropositato, se lo faccia dire.
-Perché?
-L’abbiamo dato per spacciato tre volte. Ma per tre volte è resuscitato, è un osso duro.
-Mi hanno sparato?
-Così sembra.
-Chi?
-Lo ignoro, ma le assicuro che ci sta qualcuno a cui piacerebbe saperlo. Lei è stato colpito da cinque proiettili. Tre sono usciti senza fare troppi danni. Uno si è fermato vicino ad una vertebra, l’abbiamo estratto. L’ultimo ci ha fatto patire le pene dell’inferno, - si mette seduto accanto al letto.
-Tre volte, - prosegue, -tre volte l’abbiamo dovuta operare al cervello. Una per tamponare l’emorragia. Un’altra per estrarre il corpo estraneo e la terza, l’ultima, per fermare ancora un’emorragia che la stava spedendo al creatore.
Lo ascolto con gli occhi sgranati.
-E’ entrato in coma da solo, si è risvegliato e noi l’abbiamo rimesso in coma farmacologico. Ora abbiamo solo un dubbio.
Lo invito a proseguire con lo sguardo.
-Quanti e quali danni avrà subito il suo cervello?
-Danni?- domando.
-Certo! Danni. Non penserà di essersela cavata così a buon mercato?
-Ho solo un fastidioso mal di testa.
-Quello è normale. La colpa è del farmaco dentro alla pompa, passerà presto. Ho letto i referti del suo risveglio. Escludo danni alle funzioni motorie e visive e sento che non ha problemi di linguaggio. Ma la memoria zoppica: è normale. L’avevo dato quasi per scontato vista la zona cerebrale interessata dal trauma. Spero solo sia un’amnesia lacunare.
-Cioè?
-Un’amnesia ristretta ad un periodo di tempo passato che, però, non interferirà con la memoria futura.
-Arabo per me.
-Lei ha cancellato una parte della sua memoria, dovremo valutare qual è il periodo di tempo interessato. Potrebbero essere giorni, mesi o, addirittura anni. Valuteremo insieme ad altri specialisti.
-Ho perso la memoria…
-Un poco. Ma non è quello a preoccuparmi. C’è la seria possibilità che lei, ora sia un’altra persona.
???
-Caratterialmente, intendo, - specifica. -Voglio essere sincero con lei: il trauma ha interessato una vasta parte del suo cervello. Troppo vasta per non aspettarsi sorprese non rilevabili. Solo chi le è stato vicino nel passato potrà accorgersi del cambiamento.
-E non è possibile fare nulla?
-Medicine ce ne stanno a iosa. Uno stabilizzatore per l’umore già lo sta assumendo. Ma… vuole forse morire intossicato dai farmaci? Vedremo col tempo quello che fare.
-Dottore… da quanto tempo sono qui?
Lo vedo mordersi il labbro inferiore, sta facendo rapidi calcoli mentali.
-Dovrebbero essere cinquecento giorni più o meno, forse cinquecentoventi.
-Un anno e mezzo?
-Più o meno. Non è stata una passeggiata, ma non ci pensi: ora ha una nuova vita davanti.
-Dottore…
-Dica, - mentre si alza per andarsene.
-Una cosa già me la ricordo: volevo un caffè e una sigaretta.
Il dottor Ferri sorride.
-Più tardi le manderò l’infermiera con la merce di contrabbando.

BAIOCCO e LIRA preferiscono ascoltare la lettura dalle loro cucce

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