VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
5a puntata
Gli dei mi hanno accontentato; cessa la calura e si
scatenano temporali pomeridiani.
Durante uno di questi riprendo la lettura del capolavoro di
Favio Bolo.
CAPITOLO 9
-Era ora! Bentornato
tra noi.
Sento questa voce
maschile, non riesco a distinguere di chi sia. Ho lo sguardo appannato. Provo a
dire qualche parola, dalla mia bocca escono solo suoni disarticolati.
-Ho… ho sonno… -
l’unica frase che riesco a sussurrare, con grande fatica.
-Lasciamolo stare
tranquillo, - fa la voce di prima. -E’ già un segnale positivo quello che ci ha
dato.
Mi risveglio dopo non
so quanto tempo. Sono solo. I miei occhi cominciano ad adattarsi alla penombra
del locale dove mi trovo. Capisco di essere disteso su un letto e vedo diversi
fili attaccati al mio corpo. Cerco di toccarli, non ci riesco.
Provo a muovere le
gambe. Le sento dure e legnose. Ogni minino movimento mi crea un piccolo
dolore.
Realizzo di essere in
una stanza di ospedale.
cazzo è successo?
Continuo a provare di
muovere le gambe, non rispondono perfettamente ai miei comandi.
mi hanno investito
Ho un fastidioso mal di
testa.
Provo a spostare le
mani e riesco a toccare uno dei fili attaccati al mio corpo.
Le braccia non mi
dolgono, comincio a toccarmi.
Districandomi tra i
vari fili riesco a palparmi il viso.
Tocco una cicatrice
sopra il labbro superiore destro. E’ piccola. Sotto di lei noto che mancano
diversi denti.
mmazza… che botta ho preso!
Continuo l’esplorazione
e mi tocco la fronte. Scopro un’altra cicatrice. La seguo con la punta delle
dita.
E’ circolare e sottile.
Attraversa tutto spazio della fronte, proprio sotto all’attaccatura dei
capelli.
???
Le dita della mano
destra cercano di delimitarla ma, appena superano l’orecchio sinistro uno dei
fili attaccati al mio corpo si scollega e un led comincia a lampeggiare.
Dopo un minuto entra in
camera un’infermiera.
-Fermo con le mani! -
ordina. -Ora le riallaccio la pompa.
pompa?
L’ho vista chinarsi su
di me e mi sono riaddormentato.
Al risveglio le gambe
sono ancora indolenzite e il mal di testa è rimasto, ma le mani hanno movimenti
più fluidi.
Rimango qualche minuto
con gli occhi aperti pensando a non so cosa.
Vedo entrare uno
spiraglio di luce da una porta che si apre. Un poliziotto fa passare un uomo in
camice bianco.
-Dottor Rossi,
buongiorno! - esclama. -Vengo a prenderle le impronte.
impronte?
-Le impronte
dell’arcata dentaria, - aggiunge vedendomi perplesso. -Mica vorrà rimanere
tutta la vita senza denti? Vedrà: le farò un lavoretto coi fiocchi.
-Grazie, - riesco a
farfugliare.
Il tizio mi caccia in
bocca un attrezzo con della pasta fredda e sgradevole attaccata. Mi serra le
mascelle alcuni minuti. Le riapre, estrae l’attrezzo, saluta e se ne va.
?
Passano altri minuti e
la porta si riapre. Il poliziotto fa entrare un altro uomo in camice bianco
seguito da una donna.
-Ohhh… Andrea! - grida
la donna.
chi cazzo è?
-Silenzio, - intima
l’uomo col camice. Poi, prosegue: -Dottor Rossi: la dichiaro ufficialmente
fuori pericolo!
-Ohhh…. Andrea! -
ripete la donna, stavolta senza gridare.
-Fuori pericolo da
cosa? - replico.
-Poi le spiegherò. Ora
la lascio due minuti con sua moglie. Due minuti a suon d’orologio, mi
raccomando, - rivolgendosi a lei.
moglie?
-Oh, Andrea… sapessi le
pene che ho passato! Non ci speravo più, ormai. Ma ritornerà tutto come prima,
stai tranquillo.
L’uomo in camice si
riaffaccia alla porta: -Signora Antonella, venga. La visita è terminata: Andrea
deve riposare.
Non so quanto tempo sia
passato ancora. Mi risvegliano i movimenti di un’infermiera che toglie alcuni
dei fili attaccati al mio corpo.
-Poi, se vuole, l’aiuto
ad alzarla dal letto, - dice.
Finite tutte le
operazioni mi alza la schiena e scende le mie gambe dal materasso.
-Ce la farò a
camminare? - domando.
-Con molta attenzione.
La fisioterapista ha mantenuto attiva la sua muscolatura, ma si appoggi a me.
Mi appoggio e riesco ad
alzarmi dal letto.
-Dovrei fare pipì.
-La faccia pure: ha il
catetere.
-Vorrei andare al bagno
lo stesso. - insisto.
-Perché? - domanda.
-Uno specchio. Vorrei
specchiarmi.
-L’accompagno.
Mi posiziona davanti
allo specchio sopra a un lavandino e accende le luci.
-Ce la fa?
-Sì. Mi appoggio al
lavabo, grazie.
-La lascio qualche
istante da solo?
-La ringrazio.
Mi osservo. Sono di un
pallore cadaverico, sembro un ectoplasma. Sono magrissimo, il viso è scavato,
non solo dalla mancanza dei denti. Metto a fuoco la cicatrice sopra il labbro.
Poi controllo quella sulla fronte. La tocco con le dita e scopro che
circumnaviga tutto il cranio.
?
Esploro altre parti del
corpo. Nelle spalle avverto un’altra cicatrice. Alzo la tunica da ricoverato e
controllo allo specchio. Le cicatrici sono tre, tutte piccole e circolari. Sul
petto ne individuo altre due, più grandi e irregolari.
mi hanno sparato alle spalle?
Dietro alla nuca, tra i
capelli stoppacciosi, ne capto altre due.
cinque fori di entrata e tre di uscita…
-Dottor Rossi, tutto
bene? - sento chiedere dall’infermiera.
-Sì, sto arrivando.
Con prudenza torno
nella mia camera. L’infermiera mi fa coricare sul letto.
-Per oggi basta così,
non esageriamo.
-Chi… chi… mi ha
ridotto così? - le chiedo.
-Se non lo sa lei.
-Non lo so.
-Neppure io. Ma non
possiamo parlare di queste cose.
-Perché?
-Spetta ai dottori, -
la risposta.
-Perché c’è un
poliziotto fuori dalla porta?
-Lei fa troppe domande
e io non ho le risposte. Si prepari, tra poco torno con la cena.
Mantiene la promessa,
torna con un vassoio con sopra due piatti.
Provo a masticare
qualche boccone. Il sapore è tutto uguale. Rinuncio dopo pochi minuti.
-Non mangia? - domanda
l’infermiera.
-Non mi va, - rispondo.
-E… cosa le andrebbe?
Ci penso un istante.
-Un caffè. Di quello
buono, del bar. E una sigaretta, che non trovo le mie.
-Caffè e sigaretta? -
replica stupita.
mica ti ho chiesto la fica
-Sì, grazie.
Se ne va col vassoio e
quella porcheria che ci sta sopra.
Dopo alcuni minuti
appare, all’entrata della camera, il dottore che aveva accompagnato quella
donna.
-Complimenti dottor
Rossi! Ho saputo della sua singolare richiesta. Non sa che il fumo uccide?
-Più di cinque
pallottole?
-Sono il dottor Ferri,
aiuto primario del reparto di neurochirurgia dell’Ospedale San Silvestro di
Perugia. Andrea, lei ha un culo spropositato, se lo faccia dire.
-Perché?
-L’abbiamo dato per
spacciato tre volte. Ma per tre volte è resuscitato, è un osso duro.
-Mi hanno sparato?
-Così sembra.
-Chi?
-Lo ignoro, ma le
assicuro che ci sta qualcuno a cui piacerebbe saperlo. Lei è stato colpito da
cinque proiettili. Tre sono usciti senza fare troppi danni. Uno si è fermato
vicino ad una vertebra, l’abbiamo estratto. L’ultimo ci ha fatto patire le pene
dell’inferno, - si mette seduto accanto al letto.
-Tre volte, - prosegue,
-tre volte l’abbiamo dovuta operare al cervello. Una per tamponare l’emorragia.
Un’altra per estrarre il corpo estraneo e la terza, l’ultima, per fermare
ancora un’emorragia che la stava spedendo al creatore.
Lo ascolto con gli
occhi sgranati.
-E’ entrato in coma da
solo, si è risvegliato e noi l’abbiamo rimesso in coma farmacologico. Ora
abbiamo solo un dubbio.
Lo invito a proseguire
con lo sguardo.
-Quanti e quali danni
avrà subito il suo cervello?
-Danni?- domando.
-Certo! Danni. Non
penserà di essersela cavata così a buon mercato?
-Ho solo un fastidioso
mal di testa.
-Quello è normale. La
colpa è del farmaco dentro alla pompa, passerà presto. Ho letto i referti del
suo risveglio. Escludo danni alle funzioni motorie e visive e sento che non ha
problemi di linguaggio. Ma la memoria zoppica: è normale. L’avevo dato quasi
per scontato vista la zona cerebrale interessata dal trauma. Spero solo sia
un’amnesia lacunare.
-Cioè?
-Un’amnesia ristretta
ad un periodo di tempo passato che, però, non interferirà con la memoria
futura.
-Arabo per me.
-Lei ha cancellato una
parte della sua memoria, dovremo valutare qual è il periodo di tempo
interessato. Potrebbero essere giorni, mesi o, addirittura anni. Valuteremo
insieme ad altri specialisti.
-Ho perso la memoria…
-Un poco. Ma non è
quello a preoccuparmi. C’è la seria possibilità che lei, ora sia un’altra
persona.
???
-Caratterialmente,
intendo, - specifica. -Voglio essere sincero con lei: il trauma ha interessato
una vasta parte del suo cervello. Troppo vasta per non aspettarsi sorprese non
rilevabili. Solo chi le è stato vicino nel passato potrà accorgersi del
cambiamento.
-E non è possibile fare
nulla?
-Medicine ce ne stanno
a iosa. Uno stabilizzatore per l’umore già lo sta assumendo. Ma… vuole forse
morire intossicato dai farmaci? Vedremo col tempo quello che fare.
-Dottore… da quanto
tempo sono qui?
Lo vedo mordersi il
labbro inferiore, sta facendo rapidi calcoli mentali.
-Dovrebbero essere
cinquecento giorni più o meno, forse cinquecentoventi.
-Un anno e mezzo?
-Più o meno. Non è
stata una passeggiata, ma non ci pensi: ora ha una nuova vita davanti.
-Dottore…
-Dica, - mentre si alza
per andarsene.
-Una cosa già me la
ricordo: volevo un caffè e una sigaretta.
Il dottor Ferri
sorride.
-Più tardi le manderò
l’infermiera con la merce di contrabbando.
BAIOCCO e LIRA preferiscono ascoltare la lettura dalle loro cucce |
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