GATTI DI NOTTE |
La storia de I Gatti di Monte Malbe, due bande di felini semirandagi che hanno adottato un umano in cambio della loro sussistenza giornaliera. (Vai a Presentazione)
giovedì 31 luglio 2014
LE NOSTRE FOTO (segnaletiche)
QUESTURA DI PERUGIA
NOME - MAGOO
SESSO - M (sterilizzato)
ETA' - Classe 2009 (Eutanasia per tumore in fase terminale - 28 agosto 2014)
RESIDENZA - Reggia di Monte Malbe (la foto si riferisce alla carcerazione in Colonia)
PROFESSIONE - Malato terminale di Monte Malbe
MANTELLO - Nero
OCCHI - Due (Giallo-verdi)
ZAMPE - Quattro
CODA - Nera
CARATTERE - Socievole
INTERESSI - Solo ed esclusivamente le coccole
SEGNI PARTICOLARI - Una specie di corno gli sfregia la fronte e gli distorce l'occhio destro e il naso
mercoledì 30 luglio 2014
martedì 29 luglio 2014
lunedì 28 luglio 2014
IL SOLARIUM LETTERARIO
VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
7a puntata
Continua a piovere, tutti i pomeriggi che il calendario ha
creato.
Ci distraiamo un poco proseguendo la lettura dell’inedito di
Favio Bolo.
Solo il Professor PALLUCCHINO, terminati gli scrutini e gli
esami, si rifiuta di partecipare alla lettura collettiva e fa la guardia ai
nuvoloni in cielo.
CAPITOLO 11
Mi accampo
nell’appartamento perugino per ovvi motivi di praticità: non ho più un’auto e
in città ci si muove meglio, ho Antonella vicina e, soprattutto, non me la
sento di tornare al convento di Migiana. Ho saputo che la zia è morta un paio
di mesi dopo il mio attentato. Niente crepacuore per il dispiacere: una banale
influenza non curata e trasformatasi in una letale polmonite.
La mia convalescenza
cittadina va benissimo. Acquisto un’altra auto, un’utilitaria usata,
combattendo contro la volontà di Antonella che aveva deciso per una Mercedes
station wagon (nuova). Trombo come un riccio, cercando di tornare in pari con
gli arretrati, con Antonella. E comincio a ricordare.
Qualche pezzo di puzzle
già l’avevo cominciato a mettere al posto giusto, da solo, senza parlarne con
alcuno. Ricordo dei miei trascorsi (fallimentari) nei Servizi Informativi
Militari, qualche piccola operazione dei SIG, alcune discussioni con Ursula, ma
non riesco a far luce sugli ultimi avvenimenti. Non so chi e perché mi abbia
sparato e non riesco a collegare nessun ricordo a questo cazzo di Celestino
Pancrazio, di professione anarcoinsurrezionalista. Mi faccio una cultura in
merito a questi nuovi professionisti dell’eversione e giungo alla medesima
conclusione del commissario Mistretta: sono un parafulmine da utilizzare quando
le istituzioni sono in difficoltà.
Il commissario
Mistretta si fa viva un paio di volte per avere qualche buona notizia fresca,
ma non viene soddisfatta.
Questa è una matassa
che so non quanto mi convenga e abbia voglia di sbrogliare.
Un nodo lo sciolgo una
sera con Antonella.
-Mi spieghi perché dici
che sei mia moglie? Non risulta che siamo sposati.
-E’ come se lo fossimo.
Avevamo deciso per il matrimonio, dovevamo solo fissare la data a seconda della
disponibilità della chiesa.
-Sposarci in chiesa?
Quando mai ho acconsentito a questa pazzia?
-Poco prima che ti
sparassero, - risponde. -Avevamo deciso per il matrimonio classico, prima di
mettere in cantiere un bambino.
-Un bambino? Odio i
bambini! Sono mostri. Li detesto quasi quanto i gatti. Sei sicura di averne
parlato con me?
Si incazza, mette il
muso e se ne va. Per dieci giorni non si tromba.
La richiamo io, ho la
scusa per fare pace: il Ministero delle Finanze vuole che paghi la tassa di
successione, un salasso.
Voglio che mi
accompagni alla casa di Migiana, so che ha le chiavi.
Ho scoperto che la vita
di città non mi piace, troppo rumorosa e caotica. Poi vorrei prendere una decisione:
per pagare la successione devo, necessariamente, vendere l’appartamento di
città o il convento di Migiana.
Ne parlo con Antonella
e, naturalmente, lei mi consiglia di vendere la casa di Migiana.
-Già era vecchia prima.
Ora, dopo due anni di abbandono, sarà un mezzo rudere, - la sua teoria, neppure
presa in considerazione dal sottoscritto.
Un giovedì pomeriggio
mi ci accompagna.
Come scendo dall’auto e
respiro l’aria pulita e il silenzio di Migiana decido cosa vendere; addio
Perugia!
Apro la porticina
nell’antico e monumentale portone di ingresso al chiostro e rimangono subito
sorpreso. Dal giardino, che continua ad essere curato e non invaso da sterpi ed
erbacce come immaginavo. E dai gatti: ce ne sono una ventina stesi sull’erba a
prendere il sole. Alcuni mi vengono incontro e si strusciano sulle mie gambe.
Li allontano sgarbatamente e li fulmino con sguardi feroci.
Antonella apre la porta
del mio appartamento. Entro. Tutto in ordine, solo un po’ di puzza di muffa e
uno spesso velo di polvere sul mobilio e i pavimenti. La stessa cosa nell’ex
appartamento della zia.
-Come mai non hanno
staccato l’energia elettrica? - domando. -Pure il giardino è curato.
-Ci ho pensato io, -
risponde la futura consorte. -Ho
pagato le bollette che sono arrivate e ho fatto fare manutenzione al giardino.
-Grazie, poi facciamo i
conti!
Mentre mi accendo un
sigaretta noto un particolare che stona: i gatti.
-Mia zia è morta da
quasi due anni e questi ancora stanno qua. Come mai non se ne sono andati?
La risposta mi appare
alla porticina di ingresso al chiostro. Una giovane fanciulla con due secchi di
plastica e una busta nelle mani. Tutti i gatti le vanno incontro festanti.
?
-E quella chi è? -
chiedo ad Antonella.
La ragazza deposita i
secchi a terra e si avvicina.
-Ciao, Antonella! - fa.
La guardo sospettoso.
-Andrea, lei è Catia,
volontaria di un’associazione animalista. Si è occupata dei gatti in questi
anni. Io non potevo e non sapevo come risolvere il problema.
-Li cacciavi, semplice.
Catia, invece di
porgermi la mano, mi lancia uno sguardo di fuoco.
-Sono arrivati i
problemi? - domanda ad Antonella.
-Forse, - risponde.
-Sicuro, - replico.
Catia non mi guarda e
non risponde, comincia a versare il cibo per gli animali su delle ciotole.
-Se ne devono andare, -
sentenzio.
-Aspetta un attimo, -
mormora Antonella.
La volontaria continua
imperterrita il suo lavoro.
-Ne parliamo dopo, -
continua la sempre meno probabile futura moglie.
-Intanto io ne parlerò
con Serena, - interviene la gattara, mentre accarezza uno degli ex gatti della
zia.
Inizio a passeggiare,
nervoso, per il giardino. Noto un’altra cosa. Un vecchio ripostiglio, forse un
corridoio inutilizzato, ha una porta nuova con una gattaiola montata. La apro e
vedo che il locale è diventato il dormitorio dei sacchi di pulci. Ci sono
cucce, cestini e scatole con delle coperte dappertutto.
-E qui? Cos’è questo
schifo? - quasi urlo.
-Il ricovero per i
gatti, - risponde Antonella. -Non si potevano più far entrare in casa e quella
era la soluzione migliore.
-Questo locale va
sgombrato, - ordino. -Mi serve lo spazio per metterci il mobilio di Perugia.
-Aspetta, Andrea.
-Cosa?
Ce ne torniamo a
Perugia che sono incazzato come una locomotiva.
L’unica frase, durante
il viaggio, è di Antonella: -Ci penso io a risolvere la situazione, stai
tranquillo.
A cena riscopro l’uso
della parola.
-Vorrei sapere come ti
è venuto in mente…
-Vorrei vedere cosa
avresti fatto tu, al posto mio! Conosco la presidentessa di quell’associazione
animalista e le ho chiesto aiuto. E’ lei che ha provveduto alla manutenzione
del giardino, - spiega.
-Grazie.
-Già, - continua,
-avevo il rimorso di aver trascurato tua zia. Ma lo sai: non andavamo
d’accordo. Era fastidiosa come una zanzara.
zanzara…
Chiudiamo la serata da
perfetti promessi sposi: ognuno a casa propria.
E’ alle quattro del
mattino che ho la folgorazione.
Zanzara!
Mi sveglio, mi alzo dal
letto e preparo il caffè.
lei può aiutarmi…
La mattina stessa vado
a Colle San Giovanni, mi sono ricordato del nostro ufficio.
Quando suono alla porta
vedo una targa che mi lascia perplesso.
STUDIO ASSOCIATO Avv.
TARDIOLI
? avrò sbagliato porta?
Si affaccia una
segretaria e le domando della S.E.A. la ditta di copertura della nostra
agenzia.
-Non saprei, -
risponde, -l’avvocato ha preso questi locali un anno fa. Credo che prima ci
fosse una ditta di informatica fallita.
Ringrazio e dirigo al
vicino distaccamento della Camera di Commercio.
Faccio una visura sulla
S.E.A. e scopro che non è mai esistita.
svanita pure Zanzara
Medito se far partecipe
della scoperta il commissario Mistretta, poi ricordo che anche Zanzara è cosa nostra. Soprassiedo.
Il Professor PALLUCCHINO si rifiuta di assistere alla lettura del capolavoro di Favio Bolo |
domenica 27 luglio 2014
sabato 26 luglio 2014
venerdì 25 luglio 2014
LA SEGRETARIA
DIARIO DI BORDO
Sono corso incontro ad avvertirlo appena ho sentito arrivare
la sua Panda.
“Capo” gli ho detto trafelato “abbiamo un problema.”
“E’ caduta un’altra quercia dentro la Colonia?” ha chiesto
preoccupato.
“No, peggio.”
“Stavolta ATTILA ha cacciato un pitone che si è liberato e
vi ha occupato la casetta?”
“Neppure. Peggio ancora.”
L’ho visto rabbuiarsi in viso e tirare fuori il dissuasore
da auto in frassino stagionato da 60 centimetri.
“Dov’è che lo copo?” mi ha domandato.
“No, no, neppure il piccolo, inutile frate c’entra!”
E’ subentrato sul suo viso lo sguardo di chi ha perso la
pazienza e sta per mollare un calcione al gatto più vicino (io). Mi sono
affrettato a spiegargli la situazione.
“LIRA” ho chiarito” La nostra segretaria è incazzata
fradicia.”
“Perché?”
“SKA, il Tesoriere della Colonia, gli ha negato l’aumento di
stipendio. Ha detto che il bonus di 80 Euro era più che sufficiente.”
“Non ci vedo nulla di male, a parte il fatto che siano
venuti a comprare anche il vostro voto. Ma non parliamo di politica che il
nostro lettore potrebbe non gradire.”
“Giusto. Ma il problema è che LIRA ha preso i miei
quotidiani e ha letto la notizia della segretaria di Bersani.”
“Ma l’hanno assolta dall’accusa di truffa perché il fatto
non sussiste” ha risposto il Capo “D’altronde lo stipendio glielo pagano
sempre i contribuenti, se esce dalla nostra tasca destra o dalla sinistra non
fa differenza.”
“Giusto anche questo. Ma il problema sta nell’importo dello
stipendio che i giornali hanno riportato!”
“Sarebbe?”
“140.000 Euro annui.”
Vedo il Capo sbiancare in volto, quasi avere un mancamento,
poi riprendersi con l’aiuto della nicotina.
“140.000 Euro annui?”
“Ecco perché sta incazzata!” sottolineo.
“Vorrei vedere! Trovamela tu una segretaria che guadagna
quella cifra! Vorrei vedere se l’onorevole li doveva cacciare di tasca sua!”
“Sì, ma li cacciamo noi.”
“Va be’, mò non mettiamoci a parlare di politica che il
nostro lettore potrebbe non gradire” ha ribadito il nostro umano “E SKA come
ha commentato?”
“SKA non ha battuto ciglio, anche perché l’hanno eletto nuovo
segretario della sezione felina del PD di Monte Malbe, con tanto di lauto
stipendio.”
“E’ il nuovo segretario della sezione felina PD?” sbarrando
gli occhi “Domani vai a revocargli tutti i mandati e le firme in banca!”
“Non ti fidi?”
“No. Ma non parliamo di politica che il nostro lettore
potrebbe non gradire.”
“Giusto.”
Scendiamo in Colonia e il Capo comincia la distribuzione del
pasto.
Si blocca quando vede SKA che arriva con la sua solita coda
alta e lo strusciamento del muso sulla recinzione.
“Ciao SKA!” lo saluta “Ho saputo che ti serve una segretaria
per il nuovo incarico, per 140.000 Euro ci verrei io, anche coi tacchi a spillo
e il rossetto!”
Mentre SKA rimane impermeabile alla battuta cominciano a
volargli contro pigne e barattoli vuoti di Kitekat che lo costringono alla
ritirata nel bosco.
Il Capo con due urla riporta la calma e cazzia i lanciatori
di oggetti.
“Per favore, ragazzi. Smettiamola con questi comportamenti
da gatti incivili e ricordatevi che la politica deve rimanere fuori perché il
nostro lettore potrebbe non gradire!”
Finiamo il nostro pasto, SKA compreso; nascosto dietro a un
pino.
Prima di andarsene il Capo mi raccomanda di calmare gli
animi e bandire ogni discorso politico, perché il nostro lettore potrebbe non
gradire.
Lo rassicuro e lo accompagno alla sua Panda (rossa e targata
DS).
Prima di andarsene ha un altro rituale da compiere: elargire
il biscottino quotidiano a LILLA, la cagnolina del contadino che ama passare le
giornate sul piazzale del convento a caccia di coccole dai passanti e di giochi
dai colleghi che i proprietari portano a spasso anziché starsene ignorata nella
sua cuccia sull’aia. LILLA però è assente.
“Non c’è LILLA?” domanda al solito gruppetto di pensionati
amici con cui LILLA staziona in attesa del premio giornaliero del Capo.
“No!” risponde uno di questi “E’ salito il contadino a
riprendersela bestemmiando perché non sta mai con lui. Ora l’avrà di nuovo
messa agli arresti domiciliari!”
“Cazzo!” esclama il Capo “Non sapevo che anche LILLA fosse
di Forza Italia!”
LILLA alcuni istanti prima dell'arresto |
giovedì 24 luglio 2014
LE NOSTRE FOTO (segnaletiche)
QUESTURA DI PERUGIA
NOME - OSVALDO
SESSO - M (sterilizzato)
ETA' - Classe 2012 (Scomparso 16 giugno 2015)
RESIDENZA - Reggia di Monte Malbe
PROFESSIONE - Portavoce della Reggia
MANTELLO - Similcertosino con piccola macchia bianca irregolare sul petto
OCCHI - Due (verdi)
ZAMPE - Quattro
CODA - Sì (grigio/azzurra)
CARATTERE - Socievole
INTERESSI - Le ginocchia del Capo
SEGNI PARTICOLARI - Con il fratello BRUTO e la sorella NAIF forma una pericolosa associazione a delinquere
mercoledì 23 luglio 2014
martedì 22 luglio 2014
MIRACOLO A MONTE MALBE!
DIARIO DI BORDO
L’hanno trovata genuflessa sul piazzale asfaltato davanti al
convento che si lamentava pronunciando parole sconosciute.
Ci hanno subito avvertito e siamo accorsi.
Appena l’ho vista ho capito che oramai c’era più poco da
fare per lei; probabilmente un’auto l’aveva stirata in manovra.
“Qui ci vorrebbe un miracolo!” ha esclamato EMILIA,
l’Infermiera della Colonia mentre cercava la siringa con la morfina dentro la
sua valigetta di pronto soccorso.
“Senti come si lamenta, poverina… ” ho commentato.
“Ma… ” il Professor PALLUCCHINO sgranando gli occhi “questo è
latino!”
“Per me è il coma” ho replicato.
“No, no! Questa è una litania in latino! Sono sicuro!”
Poi quando l’abbiamo vista tirare fuori il suo rosario e
cominciarlo a sgranare ci siamo interrogati con lo sguardo.
“Ma ci è, o ci fa?” ha chiesto INTREPIDO, curioso.
Poi ha parlato, anzi miagolato: “Ha pianto… ha pianto…
sangue… Miracolo!”
“C’è!” ha risposto EMILIA riponendo la siringa di morfina e
prendendo lo strumento per controllarle le pupille.
“Si sarà fatta?” ho timidamente ipotizzato.
“Chi, la TARTARUGHINA? La Bigotta della Colonia?” è
intervenuta LITTORINA “Manco uno spinello si è fatta in vita sua! Al limite due
sniffate di incenso.”
“Ha pianto sangue… miracolo… ” ha continuato la nostra
collega ancora prostrata al suolo.
“Ma chi?” infine PALLUCCHINO ha fatto l’unica domanda
intelligente possibile.
“La fontanella!” ha risposto la baciapile di Monte Malbe.
E tutti l’abbiamo guardata e abbiamo notato il nuovo rubinetto,
di quelli a pulsante che era spuntato al posto di quello, tradizionale,
vecchio.
Ho premuto il pulsante ed è sgorgato un liquido denso e
marroncino: acqua mista a ruggine; più ruggine che acqua.
“MIRACOLO!” ha urlato LITTORINA “E’ tornata l’acqua alla
fontanella!”
“Beh, più che acqua sembrerebbe merda” ha obiettato CREMINO.
Era quasi un anno che la fontanella era stata abusivamente
chiusa per gli interminabili lavori di ristrutturazione del convento poi,
evidentemente, qualcuno si era rotto i coglioni di patire la sete per un
problema non suo e si è lamentato con chi di dovere. E l’acqua è tornata. o,
meglio, tornerà chiara e limpida, ma sempre tiepida, appena saranno fuoriusciti
i 10 chili di ruggine depositatisi dentro i tubi.
“E’ acqua?” ha domandato la TARTALUGHINA rialzandosi dal
suolo “Non è sangue?”
“Esatto, è acqua” le ho risposto “Niente Medjugojre o
Lourdes. Ci dispiace, semplice, volgare e utilissima acqua. Neppure santa”
Ha riposto il rosario nella tasca destra e andandosene ha
mormorato: “Ma vaffanculo… ”
La TARTARUGHINA (AMBRA) in preghiera prima del pasto giornaliero |
lunedì 21 luglio 2014
domenica 20 luglio 2014
TEMPO DI MISS 1a parte (La versione di PINELLA)
PINELLA'S SALOON
“Bella questa rivista! Me la prestate per portarla al
Salone?”
“Prendila pure, tanto mia non è!” risponde la sempre
disinteressata ATTILA.
“Neppure mia!” risponde LIRA.
“Fa un po’ vedere!” NENA, che comincia a sfogliarla.
“Accidenti! Che Spettacolo! Guardate qua questo costume!” fa
alle altre colleghe.
“Bellissimo!” stavolta è EMILIA. “E questi sandalini col
tacco?”
“Una meraviglia…” commento. “Allora, la posso prendere?”
“Non è mia!”
“Neppure mia.”
“E’ la prima volta che la vedo…” FRITTELLA “l’avrà forse
richiesta CINQUINA per la sua biblioteca?”
“Ma se è in ferie!”
“L’avrà chiesta prima di partire! Guarda che borsa!!!”
“E questo vestitino corto?” OFELIA con gli occhi fuori dalle
orbite.
“Già!” commento “Su queste modelle sta bene tutto, anche un
sacco di juta! Prova ad indossarlo tu, con quel rotolino sulla pancia che ti
ritrovi!”
“Beh, non è mica poi così perfetta! Guarda che brutte
caviglie ha!”
“Veramente antiestetiche!”
“E il culo? Tutto collagene iniettato!”
“Ha pure gli occhi storti!”
“La modella così la potrei fare pure io!” esclama ATTILA.
“Sì! Con un sorcio in bocca!” ribatte CERES.
La rossa cacciatrice della Colonia se ne va impermalita, a
caccia naturalmente.
“Insomma! Di chi è questa rivista?” domando spazientita,
sono in ritardo e ho una cliente che aspetta un nuovo taglio estivo e dei colpi
di sole.
“L’ha dimenticata il Capo insieme alle bollette dell’acqua e
della luce”, risponde CREMINO. “Forse vuole che gliele paghiamo noi.”
“Allora la prendo!” la afferro e la infilo nella borsa.
“Però… che belle modelle!” commenta CREMINO.
“A, sì? Guarda che noi al confronto siamo delle Miss!” lo
zittisce LIRA.
“Sì. Miss Colonia…” insiste lo squilibrato biancorosso.
“Ma stai zitto che te la fai con una vecchia di 8 anni!” L’
allusione alla ‘fidanzatina’ ALICE è pesante.
“Zitte voi! Che se fanno un concorso di Miss Colonia vince
la quercia che è caduta vicino al cancello!”
“Un concorso? Miss?”
Vedo le altre colleghe illuminarsi il muso, drizzare i baffi
e vibrare le code in segno interesse; estremo interesse.
“Perché non lo organizziamo un vero concorso di Miss
Colonia?” domando a tutte.
“E la giuria?” domanda EMILIA. “La fanno quei quattro
broccoli dei nostri maschi? Così fanno vincere sul serio quella zoccola di
ALICE!”
“No, i nostri maschi no!”
“E chi?”
“E’ un problema…” mormoro. “Ma un’idea l’avrei!”
ATTILA in perenne agguato nel bosco |
sabato 19 luglio 2014
venerdì 18 luglio 2014
CAT'S STORY
ROSINA
della Colonia/del Toppo/la Sopravvissuta
della Colonia/del Toppo/la Sopravvissuta
ROSINA detta della Colonia, o del Toppo, oppure la
Sopravvissuta; come più vi piace.
Il tutto per differenziarla dall’altra ROSINA (di Casa) che
poi, in verità, si chiamerebbe ROSA, ma è sempre stata chiamata ROSINA.
ROSINA (quella della Colonia) è la gatta che attraversa
trasversalmente tutta la storia dei Gatti di Monte Malbe.
Me la sono trovata già in Colonia (quella Vecchia) nel
luglio del 2004, timida e riservata ma palesemente desiderosa di coccole.
Pensare che il primo approccio con lei non è stato dei
migliori; era gelosa e cercava sempre di sopraffare gli altri colleghi. Poi,
col tempo, ha capito che le coccole ci stavano per tutti e, se aspettava
qualche minuto prima di ritornare nella sua tana segreta dentro al convento,
per lei ci scappava una razione doppia.
La Sopravvissuta: ai rigidi inverni e a diverse epidemie
livella-popolazione felina e soprattutto alla Crociata Antifelini indetta
dall’inutile frate del convento.
Ha accettato di buon grado il trasferimento alla Colonia
Nuova diventando addirittura inquilina della casetta di legno: ma guai occupare
la sua cuccia!
Si è sciroppata un altro paio di inverni nel bosco poi, il 5
novembre 2012, il grande salto: è arrivata la pensione e con quella il
trasferimento alla Reggia.
Ancora in salute per un intero inverno ha assaporato la
comodità del divano del salone, il tepore dei termosifoni, le immagini dei
televisori e i pasti migliori e più frequenti, senza mai mettere la coda fuori
di casa. Infatti è diventata un po’obesa.
Poi l’istinto ha ripreso il sopravvento e, dopo i domiciliari,
ha sentito di nuovo il bisogno dell’aria aperta, del sole, del bosco e di
qualche sana passeggiata.
Ora passa le sue giornate nel giardino e la notte nella sua
cuccia nel garage dei gatti (guai a occupargliela!).
Gode ancora di buona salute, malgrado quei due/tre chiletti
di sovrappeso, e l’unico dilemma è quello della sua età. Credo comunque sia una
gatta dello scorso millennio.
Quello che invece dimostra a tutti è che non vince il più
forte, ma quello che sa adattarsi agli inevitabili cambiamenti della vita.ROSINA alla Reggia - Ottobre 2013 |
ROSINA alla Colonia Nuova - Febbraio 2012 |
ROSINA alla Colonia Vecchia - Novembre 2006 |
giovedì 17 luglio 2014
mercoledì 16 luglio 2014
IL SOLARIUM LETTERARIO
VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
6a puntata
Gli dei mi hanno voluto accontentare troppo: sono quindici
giorni che piove!
Gli altri colleghi sono tutti incazzati neri, come le nubi
in cielo, perché sono costretti all’inattività.
Li sollazzo con la lettura di un altro capitolo della
pregevole opera d’arte di Favio Bolo.
CAPITOLO 10
Ogni giorno ricevo la
visita di mia moglie, quella donna bionda. Si chiama Antonella, ho scoperto. Mi
ha raccontato diverse cose su me e la mia vita passata senza, però, entrare
troppo nello specifico. Forse i dottori l’hanno istruita su quello che può
dirmi.
Un pomeriggio viene a
trovarmi un’altra donna. Questa è più anziana e meno attraente.
-Sono il commissario
Carmen Mistretta: è giunta l’ora di fare due chiacchiere.
-Su cosa?
Va subito al sodo: -Sa
perché le hanno sparato?
-No, credo sia stato un
errore.
-Non penso proprio.
?
-Ha idea, - prosegue,
-su cosa stava lavorando?
Non mi piace il suo
tono e come ha sottolineato il “lavorando”.
-Non ricordo nulla, mi
spiace. Non so neppure che lavoro facessi.
-Cazzate! Ma non pensi
di cavarsela con dei “Non so. Non ricordo”.
-E’ la verità.
-Cazzate. E… le hanno
detto qual è il suo lavoro, ora?
-No. Cosa devo fare?
-Nulla. E’ un
pensionato; l’hanno scaricato.
-Chi?
-Faccia uno sforzo di
memoria e ci arriverà da solo. Ci rivedremo presto, ne stia sicuro.
Se ne va, per fortuna.
?
Il giorno successivo
provo a chiedere qualche spiegazione a mia moglie, ma non ne vuol parlare.
-E’ finito tutto, non
ci pensare.
finito cosa?
Finalmente, dopo
diversi giorni vengo dimesso dall’ospedale per entrare in una clinica per la
riabilitazione, forse della memoria.
E’ qui, un pomeriggio
mentre sto passeggiando per i viali del parco, che ricevo un’altra visita del
commissario Mistretta.
-La trovo bene, dottor
Rossi! - il suo esordio. -Ha voglia di fare quelle famose due chiacchiere?
-Certamente! Ma, prima,
mi spieghi cosa mi è successo e perché.
-Semplice: le hanno
sparato. Un agguato in pieno stile. Non si sono sbagliati: il bersaglio era
proprio lei. Hanno solo lasciato il lavoro a metà.
-Chi?
-Non ho prove certe, ma
credo che i suoi ex colleghi ne sappiano qualcosa.
-Ex colleghi? Chi
sarebbero?
-Lei è proprio suonato.
Oppure mi sta prendendo per il culo. Ma… stia attento! Sulla sua testa pende
ancora l’accusa per omicidio. L’indagine è mia e sarò io a dire quando sarà il
momento di arrestarlo e sbatterlo in carcere.
-Omicidio? Ecco perché
quel poliziotto fuori dalla porta; voleva impedirmi la fuga.
-E come sarebbe
scappato? Neppure si reggeva in piedi! Il poliziotto era per proteggerlo.
-Da chi?
-Da chi non ha portato
a termine il lavoro, quasi due anni fa. I suoi ex colleghi.
-Ora il poliziotto non
c’è più, significa che non sono più a rischio?
-E’ a rischio come e
più di prima. Il poliziotto l’ho fatto ritirare io. Se collabora, lo riavrà.
-Cosa vuole sapere? Io
non ricordo nulla, sul serio.
-Comincio ad esserne
convinta, sa. E’ una settimana che sta senza protezione. Se ricordasse quello
che immagino l’avrebbe richiesta subito.
Ci sediamo su una
panchina, sotto un grande quercia.
-Le spiego quello che è
successo. Lei trarrà le sue conclusioni, le uniremo alle mie ipotesi e vedremo
quello che ne uscirà fuori.
Annuisco, mi accendo
una sigaretta.
-Torniamo a quel 17
febbraio 2002, - comincia. -Alle 8,30 di mattino hanno tentato di ucciderla.
Pochi minuti prima viene trovato il cadavere di una donna, tale Ursula
Episcopi, 53 anni, assassinata al Parco Verde. Tre colpi al petto e uno alla
nuca: una perfetta esecuzione. Ancora pochi minuti e ci segnalano la presenza
di un altro cadavere. Si tratta di Aurelio Frateschi, 30 anni, meglio noto col
nome d’arte di Marta.
-Marta?
-Era un transessuale.
Gestiva una ricca rete di prostituzione e aveva un lussuoso appartamento al
centro di Perugia. Lo, o la, conosceva?
-No. Non credo.
-Bene, - prosegue.
-Giustiziato anche lui con due colpi al petto e uno alla nuca. Presumibilmente
tra le una e le due di notte. A me è toccato
il primo omicidio scoperto: Ursula Episcopi. La sera stessa il caso mi è stato
tolto per passarlo a uno specialista arrivato da Roma e mi hanno rifilato il
trans. Per me un omicidio vale l’altro, ma la cosa mi ha disturbato. E mi hanno
disturbato ulteriormente delle pressioni da Roma per chiudere il caso Marta. Un travestito in più o in
meno non ha mai fatto differenza: cosa c’era di tanto importante da trovare
subito il colpevole?
-Non ne ho idea.
-Lei. Lei si era
salvato e costituiva un pericolo per qualcuno, giù a Roma. Una bella accusa per
omicidio e sarebbe stato neutralizzato.
?
-Non faccia
quell’espressione! La notte tra il 16 e il 17 febbraio 2002 lei era stato in
compagnia di Marta. Non discuto i suoi gusti sessuali, per carità! Ci sono
arrivata quasi subito a dare l’identità di chi aveva passato la serata con la
vittima. Prima di tutto il telefonino del trans. Aveva il suo numero in memoria
e lei lo aveva chiamato nel pomeriggio. Ho avuto anche la registrazione della
telefonata.
-Sicura?
-Ci sono testimoni che
sostengono di averla vista, verso le due di notte, in un pub a bere birra.
Dicono pure che fosse in stato confusionale.
-Io?
-Lei. E siamo a due
indizi. Il terzo sono le prove biologiche.
-Che prove biologiche?
-Sperma. Suo e del
trans. Avete scopato di brutto quella sera! Due volte: sul divano e nella
doccia.
La osservo con gli
occhi sgranati. Accendo subito un’altra sigaretta.
-Stranamente lei
subisce un attentato la mattina successiva. Tra i reperti raccolti sul luogo
c’erano dei suoi denti, con ancora della gengiva attaccata. Ho fatto fare le
analisi del DNA e ho avuto la conferma che lo sperma fosse veramente il suo.
-Per carità… non lo
dica a mia moglie!
-Moglie? - ora è lei a
sgranare gli occhi.
-Non sono sposato?
-Non mi risulta. Chi
sarebbe sua moglie?
-Antonella, quella
donna bionda.
-Ah!... la giornalista!
No. Ancora non siete sposati, forse avevate il progetto del matrimonio.
Comunque, per il momento, conti sulla mia riservatezza.
-Grazie.
-Per il momento, ho
detto. Allora l’indagine è conclusa: lei è l’omicida. Per tutti; ma non per me.
-Perché?
-Perché le hanno
sparato per ucciderlo? Perché è tutto così semplice? E, soprattutto, perché non
è stato ritrovato il suo cellulare e neppure quello di Ursula Episcopi? Perché
i suoi due appartamenti sono stati perquisiti la mattina stessa da ignoti?
Possono inventarsi tutto, ma non mi fregano. Ho allargato il campo delle
indagini e ho scoperto che lei aveva avuto contatti telefonici con la vittima
del Parco Verde. Vi eravate chiamati – anzi – eravate in stretto contatto.
-Perché? - domando.
-Ursula era il suo
capo, lavoravate insieme nei Servizi Informativi Governativi. L’assassinio di
Ursula è stato archiviato come omicidio a scopo di rapina per opera di ignoti:
i suoi colleghi hanno ripulito bene. Il suo attentato è stato seppellito come
un errore per scambio di persona. Rimane in piedi l’omicidio del trans dove lei
è - senza dubbio - il colpevole.
-E mi deve arrestare?
-Non necessariamente.
Ancora da Roma non ho avuto pressioni. E sa perché?
-No.
-Se rimane smemorato tutta la vita non costituirà
un problema. Se la memoria le tornasse, ecco pronta l’accusa per omicidio. E,
con un’accusa del genere, qualsiasi cosa racconterebbe non verrebbe creduto.
Poi… ci sono i presunti danni al suo
cervello: chi ascolterebbe un assassino impazzito? Hanno ricamato bene la cosa,
i suoi colleghi. Ma io vado controcorrente, non credo all’ovvio prefabbricato.
-E cosa crede?
-Credo che lei sì!
abbia scopato di brutto col trans - affari suoi - ma non che l’abbia ucciso.
Sarebbe troppo stupido. Ho una mia teoria.
-Dica.
-Lei e il suo capo
stavate facendo qualcosa di troppo pericoloso per qualcuno che ha molta
influenza nei palazzi del potere. Oppure sapevate qualcosa di estremamente
pericoloso per loro. Vi hanno tappato la bocca.
-E il trans che
c’entra?
-Forse qualcosa
c’entra, visto che hanno ucciso pure lui. Ho avuto una segnalazione, anonima -
come si usa in questi casi - di qualcuno che ha visto uscire dal portone del
palazzo dove abitava Marta un uomo, basso e tarchiato, con un cappello che ne
nascondeva il volto, verso le due di notte. Sicuramente dopo che lei se ne era
già andato.
-Cosa devo fare, ora? -
la mia richiesta è quasi un’implorazione.
-Un consiglio: continui
a fare lo smemorato, le riesce anche
bene. Ma, appena si ricorda di qualcosa – qualsiasi cosa – inerente ai fatti me
lo venga a raccontare. Io voglio solo l’assassino – quello vero – del
travestito. Tutte le altre cose sono faccende vostre.
Si alza dalla panchina
e si incammina, senza salutare. Poi si blocca di colpo e torna indietro.
-Solo una cosa, - dice
guardandomi fissa negli occhi. -Ho un altro mistero da svelare su di lei.
?
-Come mai, - prosegue,
-aveva le chiavi dell’auto di un pregiudicato ricercato dall’Interpool?
-Chiavi? Auto?
-Sì! Una vecchia
Toyota, che con un incredibile colpo di fortuna, siamo riusciti a ricondurre a
Celestino Pancrazio, incriminato per pirateria e truffa informatica. Un
anarcoinsurrezionalista latitante.
-Ana… cosa?
-Anarcoinsurrezionalista.
Un termine molto in voga ora: ci bollano tutti quelli che hanno idee differenti
dai politici italiani. Comunque uno che ha combinato diversi casini.
-Non lo conosco.
-Immaginavo. Un’altra
domanda: come mai la sua Jaguar è stata utilizzata per una rapina in Albania?
Lei non ne ha denunciato il furto.
-La mia Jaguar? Ho una
Jaguar?
-L’aveva. Ora è sotto
sequestro giudiziario al di là dell’Adriatico. Forse qualcuno verrà a chiederle
notizie in merito. Stia attento a quello che dice.
Stavolta se ne va, per
davvero, lasciandomi solo e pensieroso.
L’ultimo giorno della
mia convalescenza alla clinica ricevo un’altra visita: quella preannunciata dal
commissario Mistretta.
E’ un signore distinto,
sulla cinquantina abbondante.
-Dottor Rossi,
buongiorno! Sono Carlo Farinelli dei SIG, un suo ex collega, - si presenta.
-Buongiorno. Ex
collega? Pure lei in pensione? - replico.
-No, io sono ancora in
servizio. Apposta mi sono definito ex collega. Sono qui per spiegarle alcuni
risvolti della sua disavventura. Ho letto i referti medici e avuto conferma del
persistere della sua amnesia. Peccato, ci sarebbe stato utile avere qualche informazione
sulla sua indagine non autorizzata.
-Indagine non
autorizzata?
-Esatto. Nessuno sapeva
che stava indagando su un sovversivo. Un anarchico piuttosto pericoloso e già
ricercato in mezzo mondo: Celestino Pancrazio.
-Chi è?
-Gliel’ho appena detto:
un cosiddetto rivoluzionario condannato per frode e truffe informatiche e altri
reati contro il patrimonio pubblico e privato. Lei era arrivato vicino alla sua
preda ma, purtroppo per noi, non ha condiviso con nessuno le sue informazioni.
Ergo, se non ricorda nulla, siamo al punto di partenza.
-Non so di chi stia
parlando.
-Già. Le riepilogo la
nostra ricostruzione dei fatti.
-Vostra?
-Dei SIG. Lei stava
braccando il Pancrazio ed era sul punto di catturarlo. Ma la sua preda è
diventata un predatore e le ha teso un agguato, proprio sotto casa sua. Ha
usato la sua auto, un vecchio fuoristrada, come esca. Quando lei se l’è vista
nel parcheggio del suo condominio è rimasto stupito e si è messo a curiosare
attraverso i vetri dei finestrini. Era quello che il Pancrazio voleva: le sue
spalle. Le ha sparato addosso un intero caricatore. Ma il Pancrazio, pur
essendo un delinquente, non è un killer. L’ha colpita cinque volte ma non è
riuscito ad ucciderla, buon per lei.
-E ora?
-Ora deve prometterci
due cose. La prima: se le dovesse tornare a mente qualche particolare della sua
indagine – non autorizzata – non
esiti a contattarci. Quell’uomo ci interessa, non poco. La seconda: stia in
campana, Pancrazio è ancora libero e non sappiamo dove si trovi; potrebbe
volere chiudere definitivamente il conto per stare tranquillo.
-La ringrazio per il
consiglio. Per quanto riguarda la mia indagine, l’unica cosa che posso fare è
controllare se abbia lasciato appunti a casa. Nel tal caso…
-Non si scomodi a
cercarli. Ci siamo già presi la libertà di frugare nei suoi appartamenti per
cercare qualcosa di utile, ci scuserà per la violazione. Non abbiamo trovato
nulla. Lei è un vero professionista: niente carte né appunti. Tutto nella
propria testa. Purtroppo è successo quello che è successo.
-Mmm…
-Solo una cosa non
siamo riusciti a controllare: la sua auto. E’ sparita nel nulla. Sembra sia
stata ritrovata in Albania. Qualcuno l’ha utilizzata per rapinare un furgone
portavalori, poi l’ha incendiata. Questa è una brutta notizia per lei e per
noi, ma qualcuno doveva pur dargliela.
-Incendiata…
-Esatto. La saluto, -
se ne va lasciandomi un suo biglietto da visita con evidenziato un numero di
cellulare. -Per ogni evenienza, - dice.
Finalmente mi
dimettono.
PINELLA e TAZZA scoglionati dopo l'ennesimo temporale |
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