giovedì 31 luglio 2014

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

GATTI DI NOTTE

LE NOSTRE FOTO (segnaletiche)

QUESTURA DI PERUGIA


NOME - MAGOO
SESSO - M (sterilizzato)
ETA' - Classe 2009 (Eutanasia per tumore in fase terminale - 28 agosto 2014)
RESIDENZA - Reggia di Monte Malbe (la foto si riferisce alla carcerazione in Colonia)
PROFESSIONE - Malato terminale di Monte Malbe
MANTELLO - Nero
OCCHI - Due (Giallo-verdi)
ZAMPE - Quattro
CODA - Nera
CARATTERE - Socievole
INTERESSI - Solo ed esclusivamente le coccole
SEGNI PARTICOLARI - Una specie di corno gli sfregia la fronte e gli distorce l'occhio destro e il naso

lunedì 28 luglio 2014

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

PASSI DI DANZA

IL SOLARIUM LETTERARIO





VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
7a puntata




Continua a piovere, tutti i pomeriggi che il calendario ha creato.
Ci distraiamo un poco proseguendo la lettura dell’inedito di Favio Bolo.
Solo il Professor PALLUCCHINO, terminati gli scrutini e gli esami, si rifiuta di partecipare alla lettura collettiva e fa la guardia ai nuvoloni in cielo.

CAPITOLO 11
Mi accampo nell’appartamento perugino per ovvi motivi di praticità: non ho più un’auto e in città ci si muove meglio, ho Antonella vicina e, soprattutto, non me la sento di tornare al convento di Migiana. Ho saputo che la zia è morta un paio di mesi dopo il mio attentato. Niente crepacuore per il dispiacere: una banale influenza non curata e trasformatasi in una letale polmonite.
La mia convalescenza cittadina va benissimo. Acquisto un’altra auto, un’utilitaria usata, combattendo contro la volontà di Antonella che aveva deciso per una Mercedes station wagon (nuova). Trombo come un riccio, cercando di tornare in pari con gli arretrati, con Antonella. E comincio a ricordare.
Qualche pezzo di puzzle già l’avevo cominciato a mettere al posto giusto, da solo, senza parlarne con alcuno. Ricordo dei miei trascorsi (fallimentari) nei Servizi Informativi Militari, qualche piccola operazione dei SIG, alcune discussioni con Ursula, ma non riesco a far luce sugli ultimi avvenimenti. Non so chi e perché mi abbia sparato e non riesco a collegare nessun ricordo a questo cazzo di Celestino Pancrazio, di professione anarcoinsurrezionalista. Mi faccio una cultura in merito a questi nuovi professionisti dell’eversione e giungo alla medesima conclusione del commissario Mistretta: sono un parafulmine da utilizzare quando le istituzioni sono in difficoltà.
Il commissario Mistretta si fa viva un paio di volte per avere qualche buona notizia fresca, ma non viene soddisfatta.
Questa è una matassa che so non quanto mi convenga e abbia voglia di sbrogliare.
Un nodo lo sciolgo una sera con Antonella.
-Mi spieghi perché dici che sei mia moglie? Non risulta che siamo sposati.
-E’ come se lo fossimo. Avevamo deciso per il matrimonio, dovevamo solo fissare la data a seconda della disponibilità della chiesa.
-Sposarci in chiesa? Quando mai ho acconsentito a questa pazzia?
-Poco prima che ti sparassero, - risponde. -Avevamo deciso per il matrimonio classico, prima di mettere in cantiere un bambino.
-Un bambino? Odio i bambini! Sono mostri. Li detesto quasi quanto i gatti. Sei sicura di averne parlato con me?
Si incazza, mette il muso e se ne va. Per dieci giorni non si tromba.
La richiamo io, ho la scusa per fare pace: il Ministero delle Finanze vuole che paghi la tassa di successione, un salasso.
Voglio che mi accompagni alla casa di Migiana, so che ha le chiavi.
Ho scoperto che la vita di città non mi piace, troppo rumorosa e caotica. Poi vorrei prendere una decisione: per pagare la successione devo, necessariamente, vendere l’appartamento di città o il convento di Migiana.
Ne parlo con Antonella e, naturalmente, lei mi consiglia di vendere la casa di Migiana.
-Già era vecchia prima. Ora, dopo due anni di abbandono, sarà un mezzo rudere, - la sua teoria, neppure presa in considerazione dal sottoscritto.
Un giovedì pomeriggio mi ci accompagna.
Come scendo dall’auto e respiro l’aria pulita e il silenzio di Migiana decido cosa vendere; addio Perugia!
Apro la porticina nell’antico e monumentale portone di ingresso al chiostro e rimangono subito sorpreso. Dal giardino, che continua ad essere curato e non invaso da sterpi ed erbacce come immaginavo. E dai gatti: ce ne sono una ventina stesi sull’erba a prendere il sole. Alcuni mi vengono incontro e si strusciano sulle mie gambe. Li allontano sgarbatamente e li fulmino con sguardi feroci.
Antonella apre la porta del mio appartamento. Entro. Tutto in ordine, solo un po’ di puzza di muffa e uno spesso velo di polvere sul mobilio e i pavimenti. La stessa cosa nell’ex appartamento della zia.
-Come mai non hanno staccato l’energia elettrica? - domando. -Pure il giardino è curato.
-Ci ho pensato io, - risponde la futura consorte. -Ho pagato le bollette che sono arrivate e ho fatto fare manutenzione al giardino.
-Grazie, poi facciamo i conti!
Mentre mi accendo un sigaretta noto un particolare che stona: i gatti.
-Mia zia è morta da quasi due anni e questi ancora stanno qua. Come mai non se ne sono andati?
La risposta mi appare alla porticina di ingresso al chiostro. Una giovane fanciulla con due secchi di plastica e una busta nelle mani. Tutti i gatti le vanno incontro festanti.
?
-E quella chi è? - chiedo ad Antonella.
La ragazza deposita i secchi a terra e si avvicina.
-Ciao, Antonella! - fa.
La guardo sospettoso.
-Andrea, lei è Catia, volontaria di un’associazione animalista. Si è occupata dei gatti in questi anni. Io non potevo e non sapevo come risolvere il problema.
-Li cacciavi, semplice.
Catia, invece di porgermi la mano, mi lancia uno sguardo di fuoco.
-Sono arrivati i problemi? - domanda ad Antonella.
-Forse, - risponde.
-Sicuro, - replico.
Catia non mi guarda e non risponde, comincia a versare il cibo per gli animali su delle ciotole.
-Se ne devono andare, - sentenzio.
-Aspetta un attimo, - mormora Antonella.
La volontaria continua imperterrita il suo lavoro.
-Ne parliamo dopo, - continua la sempre meno probabile futura moglie.
-Intanto io ne parlerò con Serena, - interviene la gattara, mentre accarezza uno degli ex gatti della zia.
Inizio a passeggiare, nervoso, per il giardino. Noto un’altra cosa. Un vecchio ripostiglio, forse un corridoio inutilizzato, ha una porta nuova con una gattaiola montata. La apro e vedo che il locale è diventato il dormitorio dei sacchi di pulci. Ci sono cucce, cestini e scatole con delle coperte dappertutto.
-E qui? Cos’è questo schifo? - quasi urlo.
-Il ricovero per i gatti, - risponde Antonella. -Non si potevano più far entrare in casa e quella era la soluzione migliore.
-Questo locale va sgombrato, - ordino. -Mi serve lo spazio per metterci il mobilio di Perugia.
-Aspetta, Andrea.
-Cosa?
Ce ne torniamo a Perugia che sono incazzato come una locomotiva.
L’unica frase, durante il viaggio, è di Antonella: -Ci penso io a risolvere la situazione, stai tranquillo.
A cena riscopro l’uso della parola.
-Vorrei sapere come ti è venuto in mente…
-Vorrei vedere cosa avresti fatto tu, al posto mio! Conosco la presidentessa di quell’associazione animalista e le ho chiesto aiuto. E’ lei che ha provveduto alla manutenzione del giardino, - spiega.
-Grazie.
-Già, - continua, -avevo il rimorso di aver trascurato tua zia. Ma lo sai: non andavamo d’accordo. Era fastidiosa come una zanzara.
zanzara…
Chiudiamo la serata da perfetti promessi sposi: ognuno a casa propria.
E’ alle quattro del mattino che ho la folgorazione.
Zanzara!
Mi sveglio, mi alzo dal letto e preparo il caffè.
lei può aiutarmi…
La mattina stessa vado a Colle San Giovanni, mi sono ricordato del nostro ufficio.
Quando suono alla porta vedo una targa che mi lascia perplesso.
STUDIO ASSOCIATO Avv. TARDIOLI
? avrò sbagliato porta?
Si affaccia una segretaria e le domando della S.E.A. la ditta di copertura della nostra agenzia.
-Non saprei, - risponde, -l’avvocato ha preso questi locali un anno fa. Credo che prima ci fosse una ditta di informatica fallita.
Ringrazio e dirigo al vicino distaccamento della Camera di Commercio.
Faccio una visura sulla S.E.A. e scopro che non è mai esistita.
svanita pure Zanzara
Medito se far partecipe della scoperta il commissario Mistretta, poi ricordo che anche Zanzara è cosa nostra. Soprassiedo.

Il Professor PALLUCCHINO si rifiuta di assistere alla lettura
del capolavoro di Favio Bolo

venerdì 25 luglio 2014

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

"MUOVITI, MALEDETTA!"

LA SEGRETARIA





DIARIO DI BORDO





Sono corso incontro ad avvertirlo appena ho sentito arrivare la sua Panda.
“Capo” gli ho detto trafelato “abbiamo un problema.”
“E’ caduta un’altra quercia dentro la Colonia?” ha chiesto preoccupato.
“No, peggio.”
“Stavolta ATTILA ha cacciato un pitone che si è liberato e vi ha occupato la casetta?”
“Neppure. Peggio ancora.”
L’ho visto rabbuiarsi in viso e tirare fuori il dissuasore da auto in frassino stagionato da 60 centimetri.
“Dov’è che lo copo?” mi ha domandato.
“No, no, neppure il piccolo, inutile frate c’entra!”
E’ subentrato sul suo viso lo sguardo di chi ha perso la pazienza e sta per mollare un calcione al gatto più vicino (io). Mi sono affrettato a spiegargli la situazione.
“LIRA” ho chiarito” La nostra segretaria è incazzata fradicia.”
“Perché?”
“SKA, il Tesoriere della Colonia, gli ha negato l’aumento di stipendio. Ha detto che il bonus di 80 Euro era più che sufficiente.”
“Non ci vedo nulla di male, a parte il fatto che siano venuti a comprare anche il vostro voto. Ma non parliamo di politica che il nostro lettore potrebbe non gradire.”
“Giusto. Ma il problema è che LIRA ha preso i miei quotidiani e ha letto la notizia della segretaria di Bersani.”
“Ma l’hanno assolta dall’accusa di truffa perché il fatto non sussiste” ha risposto il Capo “D’altronde lo stipendio glielo pagano sempre i contribuenti, se esce dalla nostra tasca destra o dalla sinistra non fa differenza.”
“Giusto anche questo. Ma il problema sta nell’importo dello stipendio che i giornali hanno riportato!”
“Sarebbe?”
“140.000 Euro annui.”
Vedo il Capo sbiancare in volto, quasi avere un mancamento, poi riprendersi con l’aiuto della nicotina.
“140.000 Euro annui?”
“Ecco perché sta incazzata!” sottolineo.
“Vorrei vedere! Trovamela tu una segretaria che guadagna quella cifra! Vorrei vedere se l’onorevole li doveva cacciare di tasca sua!”
“Sì, ma li cacciamo noi.”
“Va be’, mò non mettiamoci a parlare di politica che il nostro lettore potrebbe non gradire” ha ribadito il nostro umano “E SKA come ha commentato?”
“SKA non ha battuto ciglio, anche perché l’hanno eletto nuovo segretario della sezione felina del PD di Monte Malbe, con tanto di lauto stipendio.”
“E’ il nuovo segretario della sezione felina PD?” sbarrando gli occhi “Domani vai a revocargli tutti i mandati e le firme in banca!”
“Non ti fidi?”
“No. Ma non parliamo di politica che il nostro lettore potrebbe non gradire.”
“Giusto.”
Scendiamo in Colonia e il Capo comincia la distribuzione del pasto.
Si blocca quando vede SKA che arriva con la sua solita coda alta e lo strusciamento del muso sulla recinzione.
“Ciao SKA!” lo saluta “Ho saputo che ti serve una segretaria per il nuovo incarico, per 140.000 Euro ci verrei io, anche coi tacchi a spillo e il rossetto!”
Mentre SKA rimane impermeabile alla battuta cominciano a volargli contro pigne e barattoli vuoti di Kitekat che lo costringono alla ritirata nel bosco.
Il Capo con due urla riporta la calma e cazzia i lanciatori di oggetti.
“Per favore, ragazzi. Smettiamola con questi comportamenti da gatti incivili e ricordatevi che la politica deve rimanere fuori perché il nostro lettore potrebbe non gradire!”
Finiamo il nostro pasto, SKA compreso; nascosto dietro a un pino.
Prima di andarsene il Capo mi raccomanda di calmare gli animi e bandire ogni discorso politico, perché il nostro lettore potrebbe non gradire.
Lo rassicuro e lo accompagno alla sua Panda (rossa e targata DS).
Prima di andarsene ha un altro rituale da compiere: elargire il biscottino quotidiano a LILLA, la cagnolina del contadino che ama passare le giornate sul piazzale del convento a caccia di coccole dai passanti e di giochi dai colleghi che i proprietari portano a spasso anziché starsene ignorata nella sua cuccia sull’aia. LILLA però è assente.
“Non c’è LILLA?” domanda al solito gruppetto di pensionati amici con cui LILLA staziona in attesa del premio giornaliero del Capo.
“No!” risponde uno di questi “E’ salito il contadino a riprendersela bestemmiando perché non sta mai con lui. Ora l’avrà di nuovo messa agli arresti domiciliari!”
“Cazzo!” esclama il Capo “Non sapevo che anche LILLA fosse di Forza Italia!”


LILLA alcuni istanti prima dell'arresto

giovedì 24 luglio 2014

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

GATTI ALLA FINESTRA

LE NOSTRE FOTO (segnaletiche)

QUESTURA DI PERUGIA


NOME - OSVALDO
SESSO - M (sterilizzato)
ETA' - Classe 2012 (Scomparso 16 giugno 2015)
RESIDENZA - Reggia di Monte Malbe
PROFESSIONE - Portavoce della Reggia
MANTELLO - Similcertosino con piccola macchia bianca irregolare sul petto
OCCHI - Due (verdi)
ZAMPE - Quattro
CODA - Sì (grigio/azzurra)
CARATTERE - Socievole
INTERESSI - Le ginocchia del Capo
SEGNI PARTICOLARI - Con il fratello BRUTO e la sorella NAIF forma una pericolosa associazione a delinquere 

martedì 22 luglio 2014

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

MUSO DI GATTO

MIRACOLO A MONTE MALBE!





DIARIO DI BORDO





L’hanno trovata genuflessa sul piazzale asfaltato davanti al convento che si lamentava pronunciando parole sconosciute.
Ci hanno subito avvertito e siamo accorsi.
Appena l’ho vista ho capito che oramai c’era più poco da fare per lei; probabilmente un’auto l’aveva stirata in manovra.
“Qui ci vorrebbe un miracolo!” ha esclamato EMILIA, l’Infermiera della Colonia mentre cercava la siringa con la morfina dentro la sua valigetta di pronto soccorso.
“Senti come si lamenta, poverina… ” ho commentato.
“Ma… ” il Professor PALLUCCHINO sgranando gli occhi “questo è latino!”
“Per me è il coma” ho replicato.
“No, no! Questa è una litania in latino! Sono sicuro!”
Poi quando l’abbiamo vista tirare fuori il suo rosario e cominciarlo a sgranare ci siamo interrogati con lo sguardo.
“Ma ci è, o ci fa?” ha chiesto INTREPIDO, curioso.
Poi ha parlato, anzi miagolato: “Ha pianto… ha pianto… sangue… Miracolo!”
“C’è!” ha risposto EMILIA riponendo la siringa di morfina e prendendo lo strumento per controllarle le pupille.
“Si sarà fatta?” ho timidamente ipotizzato.
“Chi, la TARTARUGHINA? La Bigotta della Colonia?” è intervenuta LITTORINA “Manco uno spinello si è fatta in vita sua! Al limite due sniffate di incenso.”
“Ha pianto sangue… miracolo… ” ha continuato la nostra collega ancora prostrata al suolo.
“Ma chi?” infine PALLUCCHINO ha fatto l’unica domanda intelligente possibile.
“La fontanella!” ha risposto la baciapile di Monte Malbe.
E tutti l’abbiamo guardata e abbiamo notato il nuovo rubinetto, di quelli a pulsante che era spuntato al posto di quello, tradizionale, vecchio.
Ho premuto il pulsante ed è sgorgato un liquido denso e marroncino: acqua mista a ruggine; più ruggine che acqua.
“MIRACOLO!” ha urlato LITTORINA “E’ tornata l’acqua alla fontanella!”
“Beh, più che acqua sembrerebbe merda” ha obiettato CREMINO.
Era quasi un anno che la fontanella era stata abusivamente chiusa per gli interminabili lavori di ristrutturazione del convento poi, evidentemente, qualcuno si era rotto i coglioni di patire la sete per un problema non suo e si è lamentato con chi di dovere. E l’acqua è tornata. o, meglio, tornerà chiara e limpida, ma sempre tiepida, appena saranno fuoriusciti i 10 chili di ruggine depositatisi dentro i tubi.
“E’ acqua?” ha domandato la TARTALUGHINA rialzandosi dal suolo “Non è sangue?”
“Esatto, è acqua” le ho risposto “Niente Medjugojre o Lourdes. Ci dispiace, semplice, volgare e utilissima acqua. Neppure santa”
Ha riposto il rosario nella tasca destra e andandosene ha mormorato: “Ma vaffanculo… ”

La TARTARUGHINA (AMBRA)
in preghiera prima del pasto giornaliero

domenica 20 luglio 2014

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

ARRAMPICATA LIBERA

TEMPO DI MISS 1a parte (La versione di PINELLA)





PINELLA'S SALOON





“Bella questa rivista! Me la prestate per portarla al Salone?”
“Prendila pure, tanto mia non è!” risponde la sempre disinteressata ATTILA.
“Neppure mia!” risponde LIRA.
“Fa un po’ vedere!” NENA, che comincia a sfogliarla.
“Accidenti! Che Spettacolo! Guardate qua questo costume!” fa alle altre colleghe.
“Bellissimo!” stavolta è EMILIA. “E questi sandalini col tacco?”
“Una meraviglia…” commento. “Allora, la posso prendere?”
“Non è mia!”
“Neppure mia.”
“E’ la prima volta che la vedo…” FRITTELLA “l’avrà forse richiesta CINQUINA per la sua biblioteca?”
“Ma se è in ferie!”
“L’avrà chiesta prima di partire! Guarda che borsa!!!”
“E questo vestitino corto?” OFELIA con gli occhi fuori dalle orbite.
“Già!” commento “Su queste modelle sta bene tutto, anche un sacco di juta! Prova ad indossarlo tu, con quel rotolino sulla pancia che ti ritrovi!”
“Beh, non è mica poi così perfetta! Guarda che brutte caviglie ha!”
“Veramente antiestetiche!”
“E il culo? Tutto collagene iniettato!”
“Ha pure gli occhi storti!”
“La modella così la potrei fare pure io!” esclama ATTILA.
“Sì! Con un sorcio in bocca!” ribatte CERES.
La rossa cacciatrice della Colonia se ne va impermalita, a caccia naturalmente.
“Insomma! Di chi è questa rivista?” domando spazientita, sono in ritardo e ho una cliente che aspetta un nuovo taglio estivo e dei colpi di sole.
“L’ha dimenticata il Capo insieme alle bollette dell’acqua e della luce”, risponde CREMINO. “Forse vuole che gliele paghiamo noi.”
“Allora la prendo!” la afferro e la infilo nella borsa.
“Però… che belle modelle!” commenta CREMINO.
“A, sì? Guarda che noi al confronto siamo delle Miss!” lo zittisce LIRA.
“Sì. Miss Colonia…” insiste lo squilibrato biancorosso.
“Ma stai zitto che te la fai con una vecchia di 8 anni!” L’ allusione alla ‘fidanzatina’ ALICE è pesante.
“Zitte voi! Che se fanno un concorso di Miss Colonia vince la quercia che è caduta vicino al cancello!”
“Un concorso? Miss?”
Vedo le altre colleghe illuminarsi il muso, drizzare i baffi e vibrare le code in segno interesse; estremo interesse.
“Perché non lo organizziamo un vero concorso di Miss Colonia?” domando a tutte.
“E la giuria?” domanda EMILIA. “La fanno quei quattro broccoli dei nostri maschi? Così fanno vincere sul serio quella zoccola di ALICE!”
“No, i nostri maschi no!”
“E chi?”
“E’ un problema…” mormoro. “Ma un’idea l’avrei!”

ATTILA in perenne agguato nel bosco

venerdì 18 luglio 2014

VARIE ED EVENTUALI (tutto quello che si può rubare dal web)

L'AGGUATO

CAT'S STORY





ROSINA
della Colonia/del Toppo/la Sopravvissuta






ROSINA detta della Colonia, o del Toppo, oppure la Sopravvissuta; come più vi piace.
Il tutto per differenziarla dall’altra ROSINA (di Casa) che poi, in verità, si chiamerebbe ROSA, ma è sempre stata chiamata ROSINA.
ROSINA (quella della Colonia) è la gatta che attraversa trasversalmente tutta la storia dei Gatti di Monte Malbe.
Me la sono trovata già in Colonia (quella Vecchia) nel luglio del 2004, timida e riservata ma palesemente desiderosa di coccole.
Pensare che il primo approccio con lei non è stato dei migliori; era gelosa e cercava sempre di sopraffare gli altri colleghi. Poi, col tempo, ha capito che le coccole ci stavano per tutti e, se aspettava qualche minuto prima di ritornare nella sua tana segreta dentro al convento, per lei ci scappava una razione doppia.
La Sopravvissuta: ai rigidi inverni e a diverse epidemie livella-popolazione felina e soprattutto alla Crociata Antifelini indetta dall’inutile frate del convento.
Ha accettato di buon grado il trasferimento alla Colonia Nuova diventando addirittura inquilina della casetta di legno: ma guai occupare la sua cuccia!
Si è sciroppata un altro paio di inverni nel bosco poi, il 5 novembre 2012, il grande salto: è arrivata la pensione e con quella il trasferimento alla Reggia.
Ancora in salute per un intero inverno ha assaporato la comodità del divano del salone, il tepore dei termosifoni, le immagini dei televisori e i pasti migliori e più frequenti, senza mai mettere la coda fuori di casa. Infatti è diventata un po’obesa.
Poi l’istinto ha ripreso il sopravvento e, dopo i domiciliari, ha sentito di nuovo il bisogno dell’aria aperta, del sole, del bosco e di qualche sana passeggiata.
Ora passa le sue giornate nel giardino e la notte nella sua cuccia nel garage dei gatti (guai a occupargliela!).
Gode ancora di buona salute, malgrado quei due/tre chiletti di sovrappeso, e l’unico dilemma è quello della sua età. Credo comunque sia una gatta dello scorso millennio.
Quello che invece dimostra a tutti è che non vince il più forte, ma quello che sa adattarsi agli inevitabili cambiamenti della vita.

ROSINA alla Reggia - Ottobre 2013

ROSINA alla Colonia Nuova - Febbraio 2012

ROSINA alla Colonia Vecchia - Novembre 2006

mercoledì 16 luglio 2014

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TATOO

IL SOLARIUM LETTERARIO





VUOTO A PERDERE di Favio Bolo
6a puntata




Gli dei mi hanno voluto accontentare troppo: sono quindici giorni che piove!
Gli altri colleghi sono tutti incazzati neri, come le nubi in cielo, perché sono costretti all’inattività.
Li sollazzo con la lettura di un altro capitolo della pregevole opera d’arte di Favio Bolo.

CAPITOLO 10
Ogni giorno ricevo la visita di mia moglie, quella donna bionda. Si chiama Antonella, ho scoperto. Mi ha raccontato diverse cose su me e la mia vita passata senza, però, entrare troppo nello specifico. Forse i dottori l’hanno istruita su quello che può dirmi.
Un pomeriggio viene a trovarmi un’altra donna. Questa è più anziana e meno attraente.
-Sono il commissario Carmen Mistretta: è giunta l’ora di fare due chiacchiere.
-Su cosa?
Va subito al sodo: -Sa perché le hanno sparato?
-No, credo sia stato un errore.
-Non penso proprio.
?
-Ha idea, - prosegue, -su cosa stava lavorando?
Non mi piace il suo tono e come ha sottolineato il “lavorando”.
-Non ricordo nulla, mi spiace. Non so neppure che lavoro facessi.
-Cazzate! Ma non pensi di cavarsela con dei “Non so. Non ricordo”.
-E’ la verità.
-Cazzate. E… le hanno detto qual è il suo lavoro, ora?
-No. Cosa devo fare?
-Nulla. E’ un pensionato; l’hanno scaricato.
-Chi?
-Faccia uno sforzo di memoria e ci arriverà da solo. Ci rivedremo presto, ne stia sicuro.
Se ne va, per fortuna.
?
Il giorno successivo provo a chiedere qualche spiegazione a mia moglie, ma non ne vuol parlare.
-E’ finito tutto, non ci pensare.
finito cosa?
Finalmente, dopo diversi giorni vengo dimesso dall’ospedale per entrare in una clinica per la riabilitazione, forse della memoria.
E’ qui, un pomeriggio mentre sto passeggiando per i viali del parco, che ricevo un’altra visita del commissario Mistretta.
-La trovo bene, dottor Rossi! - il suo esordio. -Ha voglia di fare quelle famose due chiacchiere?
-Certamente! Ma, prima, mi spieghi cosa mi è successo e perché.
-Semplice: le hanno sparato. Un agguato in pieno stile. Non si sono sbagliati: il bersaglio era proprio lei. Hanno solo lasciato il lavoro a metà.
-Chi?
-Non ho prove certe, ma credo che i suoi ex colleghi ne sappiano qualcosa.
-Ex colleghi? Chi sarebbero?
-Lei è proprio suonato. Oppure mi sta prendendo per il culo. Ma… stia attento! Sulla sua testa pende ancora l’accusa per omicidio. L’indagine è mia e sarò io a dire quando sarà il momento di arrestarlo e sbatterlo in carcere.
-Omicidio? Ecco perché quel poliziotto fuori dalla porta; voleva impedirmi la fuga.
-E come sarebbe scappato? Neppure si reggeva in piedi! Il poliziotto era per proteggerlo.
-Da chi?
-Da chi non ha portato a termine il lavoro, quasi due anni fa. I suoi ex colleghi.
-Ora il poliziotto non c’è più, significa che non sono più a rischio?
-E’ a rischio come e più di prima. Il poliziotto l’ho fatto ritirare io. Se collabora, lo riavrà.
-Cosa vuole sapere? Io non ricordo nulla, sul serio.
-Comincio ad esserne convinta, sa. E’ una settimana che sta senza protezione. Se ricordasse quello che immagino l’avrebbe richiesta subito.
Ci sediamo su una panchina, sotto un grande quercia.
-Le spiego quello che è successo. Lei trarrà le sue conclusioni, le uniremo alle mie ipotesi e vedremo quello che ne uscirà fuori.
Annuisco, mi accendo una sigaretta.
-Torniamo a quel 17 febbraio 2002, - comincia. -Alle 8,30 di mattino hanno tentato di ucciderla. Pochi minuti prima viene trovato il cadavere di una donna, tale Ursula Episcopi, 53 anni, assassinata al Parco Verde. Tre colpi al petto e uno alla nuca: una perfetta esecuzione. Ancora pochi minuti e ci segnalano la presenza di un altro cadavere. Si tratta di Aurelio Frateschi, 30 anni, meglio noto col nome d’arte di Marta.
-Marta?
-Era un transessuale. Gestiva una ricca rete di prostituzione e aveva un lussuoso appartamento al centro di Perugia. Lo, o la, conosceva?
-No. Non credo.
-Bene, - prosegue. -Giustiziato anche lui con due colpi al petto e uno alla nuca. Presumibilmente tra le una e le due di notte. A me è toccato il primo omicidio scoperto: Ursula Episcopi. La sera stessa il caso mi è stato tolto per passarlo a uno specialista arrivato da Roma e mi hanno rifilato il trans. Per me un omicidio vale l’altro, ma la cosa mi ha disturbato. E mi hanno disturbato ulteriormente delle pressioni da Roma per chiudere il caso Marta. Un travestito in più o in meno non ha mai fatto differenza: cosa c’era di tanto importante da trovare subito il colpevole?
-Non ne ho idea.
-Lei. Lei si era salvato e costituiva un pericolo per qualcuno, giù a Roma. Una bella accusa per omicidio e sarebbe stato neutralizzato.
?
-Non faccia quell’espressione! La notte tra il 16 e il 17 febbraio 2002 lei era stato in compagnia di Marta. Non discuto i suoi gusti sessuali, per carità! Ci sono arrivata quasi subito a dare l’identità di chi aveva passato la serata con la vittima. Prima di tutto il telefonino del trans. Aveva il suo numero in memoria e lei lo aveva chiamato nel pomeriggio. Ho avuto anche la registrazione della telefonata.
-Sicura?
-Ci sono testimoni che sostengono di averla vista, verso le due di notte, in un pub a bere birra. Dicono pure che fosse in stato confusionale.
-Io?
-Lei. E siamo a due indizi. Il terzo sono le prove biologiche.
-Che prove biologiche?
-Sperma. Suo e del trans. Avete scopato di brutto quella sera! Due volte: sul divano e nella doccia.
La osservo con gli occhi sgranati. Accendo subito un’altra sigaretta.
-Stranamente lei subisce un attentato la mattina successiva. Tra i reperti raccolti sul luogo c’erano dei suoi denti, con ancora della gengiva attaccata. Ho fatto fare le analisi del DNA e ho avuto la conferma che lo sperma fosse veramente il suo.
-Per carità… non lo dica a mia moglie!
-Moglie? - ora è lei a sgranare gli occhi.
-Non sono sposato?
-Non mi risulta. Chi sarebbe sua moglie?
-Antonella, quella donna bionda.
-Ah!... la giornalista! No. Ancora non siete sposati, forse avevate il progetto del matrimonio. Comunque, per il momento, conti sulla mia riservatezza.
-Grazie.
-Per il momento, ho detto. Allora l’indagine è conclusa: lei è l’omicida. Per tutti; ma non per me.
-Perché?
-Perché le hanno sparato per ucciderlo? Perché è tutto così semplice? E, soprattutto, perché non è stato ritrovato il suo cellulare e neppure quello di Ursula Episcopi? Perché i suoi due appartamenti sono stati perquisiti la mattina stessa da ignoti? Possono inventarsi tutto, ma non mi fregano. Ho allargato il campo delle indagini e ho scoperto che lei aveva avuto contatti telefonici con la vittima del Parco Verde. Vi eravate chiamati – anzi – eravate in stretto contatto.
-Perché? - domando.
-Ursula era il suo capo, lavoravate insieme nei Servizi Informativi Governativi. L’assassinio di Ursula è stato archiviato come omicidio a scopo di rapina per opera di ignoti: i suoi colleghi hanno ripulito bene. Il suo attentato è stato seppellito come un errore per scambio di persona. Rimane in piedi l’omicidio del trans dove lei è - senza dubbio - il colpevole.
-E mi deve arrestare?
-Non necessariamente. Ancora da Roma non ho avuto pressioni. E sa perché?
-No.
-Se rimane smemorato tutta la vita non costituirà un problema. Se la memoria le tornasse, ecco pronta l’accusa per omicidio. E, con un’accusa del genere, qualsiasi cosa racconterebbe non verrebbe creduto. Poi… ci sono i presunti danni al suo cervello: chi ascolterebbe un assassino impazzito? Hanno ricamato bene la cosa, i suoi colleghi. Ma io vado controcorrente, non credo all’ovvio prefabbricato.
-E cosa crede?
-Credo che lei sì! abbia scopato di brutto col trans - affari suoi - ma non che l’abbia ucciso. Sarebbe troppo stupido. Ho una mia teoria.
-Dica.
-Lei e il suo capo stavate facendo qualcosa di troppo pericoloso per qualcuno che ha molta influenza nei palazzi del potere. Oppure sapevate qualcosa di estremamente pericoloso per loro. Vi hanno tappato la bocca.
-E il trans che c’entra?
-Forse qualcosa c’entra, visto che hanno ucciso pure lui. Ho avuto una segnalazione, anonima - come si usa in questi casi - di qualcuno che ha visto uscire dal portone del palazzo dove abitava Marta un uomo, basso e tarchiato, con un cappello che ne nascondeva il volto, verso le due di notte. Sicuramente dopo che lei se ne era già andato.
-Cosa devo fare, ora? - la mia richiesta è quasi un’implorazione.
-Un consiglio: continui a fare lo smemorato, le riesce anche bene. Ma, appena si ricorda di qualcosa – qualsiasi cosa – inerente ai fatti me lo venga a raccontare. Io voglio solo l’assassino – quello vero – del travestito. Tutte le altre cose sono faccende vostre.
Si alza dalla panchina e si incammina, senza salutare. Poi si blocca di colpo e torna indietro.
-Solo una cosa, - dice guardandomi fissa negli occhi. -Ho un altro mistero da svelare su di lei.
?
-Come mai, - prosegue, -aveva le chiavi dell’auto di un pregiudicato ricercato dall’Interpool?
-Chiavi? Auto?
-Sì! Una vecchia Toyota, che con un incredibile colpo di fortuna, siamo riusciti a ricondurre a Celestino Pancrazio, incriminato per pirateria e truffa informatica. Un anarcoinsurrezionalista  latitante.
-Ana… cosa?
-Anarcoinsurrezionalista. Un termine molto in voga ora: ci bollano tutti quelli che hanno idee differenti dai politici italiani. Comunque uno che ha combinato diversi casini.
-Non lo conosco.
-Immaginavo. Un’altra domanda: come mai la sua Jaguar è stata utilizzata per una rapina in Albania? Lei non ne ha denunciato il furto.
-La mia Jaguar? Ho una Jaguar?
-L’aveva. Ora è sotto sequestro giudiziario al di là dell’Adriatico. Forse qualcuno verrà a chiederle notizie in merito. Stia attento a quello che dice.
Stavolta se ne va, per davvero, lasciandomi solo e pensieroso.
L’ultimo giorno della mia convalescenza alla clinica ricevo un’altra visita: quella preannunciata dal commissario Mistretta.
E’ un signore distinto, sulla cinquantina abbondante.
-Dottor Rossi, buongiorno! Sono Carlo Farinelli dei SIG, un suo ex collega, - si presenta.
-Buongiorno. Ex collega? Pure lei in pensione? - replico.
-No, io sono ancora in servizio. Apposta mi sono definito ex collega. Sono qui per spiegarle alcuni risvolti della sua disavventura. Ho letto i referti medici e avuto conferma del persistere della sua amnesia. Peccato, ci sarebbe stato utile avere qualche informazione sulla sua indagine non autorizzata.
-Indagine non autorizzata?
-Esatto. Nessuno sapeva che stava indagando su un sovversivo. Un anarchico piuttosto pericoloso e già ricercato in mezzo mondo: Celestino Pancrazio.
-Chi è?
-Gliel’ho appena detto: un cosiddetto rivoluzionario condannato per frode e truffe informatiche e altri reati contro il patrimonio pubblico e privato. Lei era arrivato vicino alla sua preda ma, purtroppo per noi, non ha condiviso con nessuno le sue informazioni. Ergo, se non ricorda nulla, siamo al punto di partenza.
-Non so di chi stia parlando.
-Già. Le riepilogo la nostra ricostruzione dei fatti.
-Vostra?
-Dei SIG. Lei stava braccando il Pancrazio ed era sul punto di catturarlo. Ma la sua preda è diventata un predatore e le ha teso un agguato, proprio sotto casa sua. Ha usato la sua auto, un vecchio fuoristrada, come esca. Quando lei se l’è vista nel parcheggio del suo condominio è rimasto stupito e si è messo a curiosare attraverso i vetri dei finestrini. Era quello che il Pancrazio voleva: le sue spalle. Le ha sparato addosso un intero caricatore. Ma il Pancrazio, pur essendo un delinquente, non è un killer. L’ha colpita cinque volte ma non è riuscito ad ucciderla, buon per lei.
-E ora?
-Ora deve prometterci due cose. La prima: se le dovesse tornare a mente qualche particolare della sua indagine – non autorizzata – non esiti a contattarci. Quell’uomo ci interessa, non poco. La seconda: stia in campana, Pancrazio è ancora libero e non sappiamo dove si trovi; potrebbe volere chiudere definitivamente il conto per stare tranquillo.
-La ringrazio per il consiglio. Per quanto riguarda la mia indagine, l’unica cosa che posso fare è controllare se abbia lasciato appunti a casa. Nel tal caso…
-Non si scomodi a cercarli. Ci siamo già presi la libertà di frugare nei suoi appartamenti per cercare qualcosa di utile, ci scuserà per la violazione. Non abbiamo trovato nulla. Lei è un vero professionista: niente carte né appunti. Tutto nella propria testa. Purtroppo è successo quello che è successo.
-Mmm…
-Solo una cosa non siamo riusciti a controllare: la sua auto. E’ sparita nel nulla. Sembra sia stata ritrovata in Albania. Qualcuno l’ha utilizzata per rapinare un furgone portavalori, poi l’ha incendiata. Questa è una brutta notizia per lei e per noi, ma qualcuno doveva pur dargliela.
-Incendiata…
-Esatto. La saluto, - se ne va lasciandomi un suo biglietto da visita con evidenziato un numero di cellulare. -Per ogni evenienza, - dice.
Finalmente mi dimettono.

PINELLA e TAZZA scoglionati dopo l'ennesimo temporale