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Era il 30 settembre 2005.
Alcuni minuti dopo essere stato abbandonato dalla mia
famiglia umana adottiva, quando aveva scoperto che il tenero gattino rosso ha il
vizio di crescere e, una volta cresciuto, di ribellarsi in maniera decisa alle
angherie del piccolo mostro umano a cui
era stato regalato, capisco di trovarmi scaraventato in una nuova e dura
realtà.
Non ci sono più la ciotola con le crocchette di infima
marca, gli avanzi dei pasti degli umani e neppure la bacinella di acqua da cui
bere.
Devo entrare nell’ottica dell’idea che il cibo necessario
alla sopravvivenza va conquistato, giorno per giorno.
Dell’acqua, ancora, non mi preoccupo: a terra ci sono grandi
pozzanghere di pioggia rimaste dal temporale di ieri.
Comincio un giro di esplorazione del posto, sembra un
vecchio giardino poco curato, con un grande parcheggio sterrato e un fastidioso
viavai di auto. Ma non è una strada di transito, l’asfalto termina davanti ad
una grande costruzione con delle aiuole, anche queste all’abbandono, e una
specie di chiesa sulla parte sinistra.
Il mio formidabile olfatto segnala la recente presenza di
cani e gatti, soprattutto gatti. Ma hanno un odore diverso dal mio. Gli manca
quel… quella caratteristica di… non so come spiegarlo.
Ne avvisto uno in lontananza. Piccolo, grigio, che ogni
tanto starnutisce. Non sembra il ritratto della salute. Mi avvicino facendo
un giro largo, voglio controllarlo meglio: magari è uno di quei gatti randagi
afflitto da quelle pericolose malattie che ti uccidono lentamente e si
contagiano soprattutto con i morsi.
Il grigio malridotto non si accorge di me, non è neppure molto
sveglio. Riesco ad arrivargli quasi vicino, ma a una distanza di sicurezza. Mi
accorgo della presenza di un altro gatto, anzi, una gatta. Nera, col pelo
lucido, non sembra una randagia. E’ anche bella grassottella.
E’ un gatto domestico, penso tra me. Forse in quella casa
possono accogliermi.
La seguo fino a
quando la vedo sdraiarsi su un tavolo di cemento a catturare dei preziosi raggi
di sole.
Annuso: manca ancora quell’odore caratteristico del gatto
randagio di città.
Controllo attentamente i due gatti e vedo che non hanno
ferite o lesioni tali da far supporre lotte e combattimenti tra loro.
La voce della gatta nera mi fa sobbalzare: “SMERALDINA!
Vieni qua a prendere il sole!”
Ce n’è un’altra! Ma non la vedo. Meglio allontanarsi e
spiare da lontano.
Passo i primi tre giorni a controllare quei gatti e il
posto.
I gatti non sono solo tre, sono otto. Solo alcuni si vedono
durante il giorno, altri arrivano quando sentono dei segnali che alcuni umani
gli lanciano: il clacson di un’auto, anzi due, e il richiamo di un altro umano
che arriva, puntualmente, ogni pomeriggio con un cane che lascia dentro
all’auto parcheggiata. Lo vedo sempre aprire qualche scatoletta di cibo e
versare un piccolo sacchetto di crocchette nel contenitore sul davanzale di una
grossa finestra senza vetri ma con le sbarre. Insieme alle crocchette appoggia
pure una ciotola con acqua fresca che preleva da una fontanella lì vicino.
Le crocchette rimaste dal pasto di quei gatti saranno per
alcuni giorni il mio rancio notturno; quando è buio e non c’è nessuno esco dal
mio nascondiglio e vado a nutrirmi.
Trovo un altro punto di osservazione, più adatto allo studio
della situazione e con migliori vie di fuga: il tetto della costruzione dalle
finestre con le sbarre.
E’ lì, un pomeriggio che sto osservando quei gatti mentre
ripuliscono con la lingua i piatti dove hanno mangiato dei bocconcini, che una
voce alle spalle mi fa sussultare.
“Sarebbe meglio che scendessi anche di giorno da questo
tetto e venissi a consumare il pasto con noi. Mi innervosisce essere guardato
mentre mangio.”
Mi volto di scatto pronto alla lotta all’ultimo sangue ma,
davanti a me, c’è un gatto anziano, grosso, con cicatrici di vecchie battaglie
e due profondi occhi verdi. Non ha l’aria aggressiva, anzi, è decisamente
tranquillo: ha il carisma del gatto che comanda.
“Ciao!” dice. “Sono SMERALDONE, il Capocolonia della Colonia
felina di Monte Malbe. Benvenuto!”
SMERALDINA alla Colonia Vecchia - Novembre 2007 - |
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