GATTO 1... GATTO 2
La scoperta la fece quest’estate dai veterinari di fiducia.
“Il micio è targato!” disse il segaossa di turno riferendosi
all’incidentato TOGO, a cui doveva rimettere in asse alcuni pezzi del suo
apparato scheletrico.
“Che significa?” chiese il Capo.
“Ha il microchip: ora tutti i randagi sterilizzati dalla ASL
vengono cippati.”
“Così, se si perde, me lo ritrovano col satellite?” la
seconda domanda del Capo.
“No. Serve ad identificare il proprietario.”
“Ma se è un randagio!”
“Giusto…” l’osservazione del macellaio. “Un attimo che
controllo!”
L’attimo diventa una buona mezz’ora di pestate continue sulla
tastiera del computer, col Capo che cominciava ad innervosirsi per l’attesa di
sapere un qualcosa di cui non gliene poteva fregare di meno e TOGO che scalpitava
per scappare dalla sala di tortura.
“Ecco!” finalmente, “TOGO non è registrato sotto Colonia
Felina Monte Malbe.”
“Benissimo! Dimmi di che Colonia è che ce lo scarico subito
e mandi il conto a loro”, il Capo sollevato per un possibile risparmio.
“E’ a nome tuo”, replicò l’aguzzino.
“Mio? Che significa?”
“Che tu ne sei il proprietario e responsabile.”
“Scusa… puoi controllare di quanti gatti sarei proprietario
e responsabile?”
“Non molti, credo.” Rassicurò il carnefice. “La cippatura è
partita da poco tempo. Comunque ora controllo.”
Altra interminabile mezz’ora persa in giochi di
prestidigitazione, con il Capo che sentiva l’urgente bisogno di fumare e TOGO
quello di scappare via, veloce come il vento.
“Ah, ahaaaa!” commentò il vivisettore autorizzato.
“Complimenti! TOGO, PIPU, OSVALDO, BRUTO, NAIF, COCO, ARTURO, GATTO 1, GATTO 2!
Una bella famigliola tieni!”
“Come sarebbe: GATTO 1 e GATTO 2?” chiese allarmato il Capo.
“C’è scritto così: guarda!” girando lo schermo del computer.
“GATTO 1… GATTO 2…” mormorò il Capo.
“Esatto: sterilizzati il 24 gennaio 2013.”
Il Capo se ne andò pensieroso; TOGO no. Il collega rimase
ricoverato per accertamenti che durarono un paio di mesi: la botta che aveva
rimediato da un’auto aveva fatto più danni del previsto.
Per il Capo fu un duro colpo, oltre che economico, morale:
aveva due gatti in Colonia che non risultavano col nome che lui gli aveva
affibbiato.
Quella del nome per i gatti è una sua fissa, una vera e
propria mania. Appena scorge un nuovo arrivo in Colonia i suoi neuroni si
mettono febbrilmente al lavoro per studiare i due possibili nomi per il
battesimo. Anche un terzo viene selezionato, nel caso il sesso del neo
abbandonato fosse incerto.
Ricordo che un giorno, in Colonia, mi mostrò un foglio dove
aveva scritto una frase:
“A tutti i gatti di strada che hanno poco, quasi niente,
spesso neppure un nome.”
Sembrava una dedica, non so per chi o cosa.
“Ti piace?” mi chiese.
Annuii, più per farlo contento che altro. Avevo oramai
catalogato questa sua mania dei nomi come non pericolosa e non mi costò nulla
gratificarlo. Quando, poi, lo sentii chiamare per nome anche alcuni alberi del
bosco della Colonia cominciai un poco a preoccuparmi.
Ma torniamo ai due anonimi gatti di sua proprietà.
A casa tirò fuori dal cassetto la sua famigerata agenda
rossa; quella dove scrive tutto quello che succede in Colonia e alla Reggia,
con tanto di date e commenti.
E’ un maniaco, già ve l’ho detto.
“24 gennaio 2013: sterilizzati GUFINO e WAFER. Ahh! Eccoli!
Risolto l’arcano.”
Sì ricordò di quella mattina alla ASL: aveva una fretta del
diavolo e firmò al volo i consensi per la sterilizzazione, senza compilarli
correttamente.
L’arcano era risolto ma ora rimaneva la parte più difficile
per rimettere in ordine le cose.
Alla ASL, quando prospettò il problema dei due poveri
micetti in preda a una crisi di identità, non si commossero. GATTO 1 e GATTO 2
era scritto nei verbali e GATTO 1 e 2 rimanevano.
“Ma…” rimproverò l’unica dottoressa che ancora lo ritiene
sano di mente, “con tutti i problemi che abbiamo ci vieni a complicare il
lavoro con queste sciocchezze? Poi… senza averci portato la colazione.”
Il Capo assorbì il rimprovero e la vaga proposta di
corruzione.
Dopo tre giorni, in occasione di una nuova sterilizzazione,
si presentò armato di Fanta, Coca Cola, schiacciata a tutti i gusti possibili,
crostata e caffè in thermos.
Ma non ci fu storia: GATTO 1 e 2 rimasero tali.
Alcuni mesi dopo, sempre dai macellai a pagamento, TOGO fu
portato per un tagliando di controllo.
Il solito aguzzino propose: “Vediamo se ti è aumentata la
famiglia!”
Incursione in rete, stavolta dai tempi accettabili e
verdetto: “Altri quattro! Siamo a tredici, complimenti!”
“Dodici: uno è morto”, rispose triste il Capo.
“Peccato, mi spiace”, ancora il dottor Mengele. “Certo che
se si inventano una tassa sui gatti di proprietà sei rovinato!”
Il Capo realizzò la battuta di Mister Simpatia solo un paio
di ore più tardi e fu colto da crisi di panico.
Il giorno dopo affisse un avviso alla Colonia e alla Reggia.
Recitava:
“Chiunque sia in procinto di allontanarsi dalla propria
residenza per porre, dignitosamente, fine alla sua esistenza o mediti il suicidio sotto qualche automezzo è
pregato di firmare apposita dichiarazione di rottamazione e sgravio dalla
potestà del sottoscritto.”
Firmato: il Capo.
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TOGO (R) (ancora in cassa mutua)
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