venerdì 18 ottobre 2019

ARCHEOLOGIA FELINA






                     YETI








Una nuova rubrica nata dal ritrovamento fortuito di un vecchio libretto di vaccinazione in mezzo a polverosi documenti.


"Embé?!?" direte voi.
Un sorriso alla lettura del nome del gatto proprietario del libretto e una valanga di ricordi sono tornati miracolosamente a galla.


Era il lontano 1982...
un cucciolo di gatto, spelacchiato, magro ed affamato, si presentò una mattina alla porta del supermercato dove lavoravo, a San Marco.
Fu rifocillato alla meno peggio e il piccolo gradì, tanto che ogni mattina, ma pure il pomeriggio, alla medesima ora si presentava a riscuotere il dovuto (modello pizzo mafioso). Scoprii poi che lo stesso trattamento era riservato al Bar dello Sport dei fratelli Bordellini, dove il micetto si presentava verso mezzogiorno per avere il suo piattino ricolmo di panna montata.
YETI lo chiamai, non sapendo se fosse maschio o femmina; non era avvicinabile.
Una mattina fui chiamato da uno dei commessi perché YETI era stato investito da una macchina in manovra: aveva la zampa posteriore sinistra mezza tritata.
Adagiato in un cartone lo portai alla Clinica Veterinaria Universitaria di Perugia, dalla già altre volte citata Dott.ssa Lia Crivellini.
Fu ricoverato e riparato, poi spulciato, sverminato e sterilizzato, ma la prognosi finale fu che non poteva tornare in strada.
Non potevo piazzarlo a casa; una recente pestilenza chiamata gastroenterite virale aveva già decimato i gatti della casa dove abitavo (a 200 metri dall'attuale Reggia) lasciando immuni (e in vita) solo l'anziana BECKY e il giovanissimo CESARINO. Il pericolo di accopparlo dopo il salvataggio era ancora alto. YETI fece la sua convalescenza nel mio ufficio e come cuccia aveva il primo cassetto della scrivania.
Finito il periodo di quarantena lo portai a casa e lì trovo la sua giusta dimensione: grandi spazi all'interno e quasi 6 ettari di bosco penetrabile solo agli animali selvatici e da chi ne aveva l'unico accesso.
Nel 1988 successe il patatrac: non so come, forse cadendo da un albero, YETI tornò a casa con la zampa già riparata nuovamente distrutta. Insieme all'amico veterinario Dott. Carlo De Feo lo portammo da un illustre ortopedico felino di Arezzo a cercare di riparare di nuovo i danni. Ma 11 fratture erano troppo anche per l'illustre ortopedico inglese.
"Non c'è problema" disse "tanto se lei mette due pezzi di osso di gatto in due stanze differenti, non si sa come, ma quelli si rincontrano e si saldano di nuovo. L'unica accortezza: il gatto deve stare a stretto riposo per almeno un mese."
Tornati a casa, nel pomeriggio, beccai YETI che, evaso sul tetto, cercava di scendere a terra attaccato al tronco di un leccio con la zampa posteriore sinistra penzolante.
Fu recluso al 41bis.
Dopo un mese, in effetti, le fratture si erano risaldate ma la zampa aveva uno strano effetto zig zag e i movimenti erano poco fluidi.
Ma YETI tornò alla sua vecchia vita: casa d'inverno e bosco d'estate, sempre a caccia di prede che riportava.
Sparì misteriosamente nel 1989; qualche settimana dopo nel bosco ne ritrovai i resti spolpati dagli animali selvatici e lo riconobbi proprio per le condizioni della sua zampa sinistra.
Questa è la storia di un proto Gatto di Monte Malbe a cui ero molto affezionato e che, malgrado la sua disgraziataggine e visti i tempi remoti, campò più del previsto (praticamente un PUNTINO di altri tempi).
Ciao YETI, mi ha fatto immenso piacere ritrovare questo tuo ricordo e la foto del 1987 che ti ritrae insieme alla piccola Giulia.

1987 - Giulia e YETI



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