martedì 5 gennaio 2016

LA MEDIAZIONE






DIARIO DI BORDO





Il problema, o spinosa questione qual dir si voglia, era nato tra il Capo –ovviamente- e OSCAR, il colosso grigio tigrato che frequenta la nostra Colonia.
Il casus belii era stato l’ennesimo attacco ingiustificato del prepotente ospite al povero POLVERE e al cucciolo ARTU’, tutti e due malmenati selvaggiamente senza apparente motivo.
OSCAR è forse un gatto di proprietà che ha cominciato da tempo a frequentare la nostra comunità, soprattutto all’ora del pasto, ancora (il Capo tende a sottolinearlo) intero, ma non scommetterei un bocconcino di mortadella sulla sua futura produzione ormonale.
Il Capo lo conoscete: spesso incazzereccio ma pronto a difendere dai soprusi i piccoli e gli indifesi e già era intervenuto pesantemente dopo i continui pestaggi a BERETTA, QUARK, ARCHIMEDE e pure AMELIA sentenziando il suo “Fuori dai coglioni, ignorante che non sei altro!”
Ma la diplomazia internazionale, prontamente intervenuta, abbandonando le sabbie mobili dove era impantanata in Medio Oriente, è riuscita a ricomporre la situazione, oramai degenerata, e si è presentata in massa alla nostra casetta durante la distribuzione del pasto.
Il Capo è rimasto un poco perplesso vedendo scendere dal buxi 27  Ban ki Moon, Obama e Putin e sorpreso quando ha visto che ad accoglierli al parcheggio del convento c’erano il Priore e Papa Francesco con il primo che guidava la delegazione sul sentiero che scende alla casetta.
I quattro, il Priore fungeva solo al ruolo di guida, hanno cominciato le consultazioni con le controparti, subito interrotte quando si è presentato un certo Renzi che, parlando di ripresa e gufi, ha rimediato una scatoletta di Kitekat sul cranio lanciatagli con estrema precisione da ORTICHINO.
Il “DDEEENNGG!” ha rimbombato a lungo tra le selve di Monte Malbe.
Finalmente, dopo estenuanti minuti di trattative, si è giunti all’accordo illustrato da Ban ki Moon nella sua lingua d’origine.
- Che minchia ha detto? – ha domandato il Capo a OSCAR.
- Ga no mi capito un casso… - ha risposto il colosso felino, tradendo le sue origini venete.
- Dovete stringervi la zampa in segno di pace! – ha chiarito Papa Francesco.
La stretta era il momento che OSCAR aspettava per vendicarsi: in un baleno ha conficcato i suoi artigli nel palmo della mano del Capo che, per rappresaglia, lo ha elargito di un secco nucchino* (traduzione al dizionario perugino Wikidonca).
Un altro sonoro “DDEEENNGG!” si è intrecciato con quello precedente all’altezza della Fonte del Romitorio di Monte Malbe, prosciugandola per sempre.
PALLUCCHINO è intervenuto, dopo aver salutato e ringraziato gli ospiti, illustrando in maniera chiara gli accordi raggiunti.
Da giorni il colosso aspetta fermo e composto la prima portata del suo pasto leggermente discosto dalla casetta. Viene prontamente servito dal Capo che lo accompagna al suo posto di ristoro, ancora più distante dalla casetta. Finita la pietanza il tigrato torna vicino alla casetta e, con fare educato, reclama una seconda porzione che immediatamente si materializza su un nuovo piatto deposto vicino al precedente. Finito il lauto pasto ed elargita la comunità del classico ruttino di gradimento il mastodonte abbandona la Colonia lungo il sentiero personale che lo conduce alla sua tana nascosta vicino alla troscia del contadino.
La pace, per ora, regna sovrana.
Almeno fino a quando il suo vicino di tana, l’istrice ODOACRE, rimarrà in letargo.


Il colosso tigrato OSCAR in attesa della seconda portata

Nessun commento:

Posta un commento