LE MALEDETTE
di Catus Silvestris
8a puntata
L’editto del Sacro Lucumone di Monte Malbe che ordina il
blocco della lettura sul Solarium a causa delle polveri sottili non è arrivato,
approfittiamo di questo sprazzo di sole per continuare il nostro sporco lavoro:
Maremma cane!
8
- E sia! – esclamo alla Bellona lunedì pomeriggio alla stazione del
Corpo Forestale di Paese.
- Bravo. Ora devi darmi il tempo di preparare i documenti da firmare e
appena fatto andiamo a fare una ricognizione a queste Corone.
- Prima mi offri una cena, dopocena compreso, poi firmo.
- Anche vendicativo…
Mercoledì sera ripetiamo l’uscita che, stavolta, si conclude nel
migliore dei modi; quello sperato.
- Venerdì vieni alla stazione con i tuoi documenti e il certificato
della Camera di Commercio a firmare. Poi facciamo un salto alle Corone – il suo
saluto di commiato.
Giovedì mattina sono stremato, mi sento come un pollo disossato. Ne
approfitto per un lavoro leggero alla collina del convento. Tiro giù solo
castagni per farne pali. Un grossista me li paga duemila lire l’uno, gliene
porto quarantacinque.
Il momento della firma del contratto di concessione non è proprio un
momento, richiede l’intera mattinata. Una cosa che odio, perdere una mattina di
lavoro per delle scartoffie. Lo faccio notare e vengo ricompensato con un
tramezzino e un caffè per pranzo. Pranzare con un tramezzino o un panino è
un’altra cosa che detesto. Sono abituato a tornare a casa e pranzare con i
primi di zia, i secondi e i contorni sempre della parente acquisita e fare una
bella pennica sulla poltrona o, se piove, direttamente a letto.
Le Corone già cominciano a propagare la loro maledizione.
Alle 15 siamo davanti al cancello della strada principale che sale alle
Corone, più precisamente va alla cava. La Bellona mi ha fornito,
clandestinamente, la mappa militare IGM delle Corone che riporta anche le varie
strade e sentieri carrozzabili aperti ai tempi dell’occupazione americana. Ci
sono pure segnalati i bunker, mai terminati, che dovevano servire come
polveriera.
- E’ materiale riservato, corro un rischio a fornirtelo, vedi di non
farci cazzate – mi ha ammonito.
La vista delle Corone da fuori la recinzione è allucinante. Un ammasso
disordinato di vegetazione che si è mangiata pure la vecchia strada asfaltata.
Neppure il cancello si riesce ad aprire completamente. Ma le colline sono
maestosamente verdi di fogliame.
- Qui mi ci vuole un Caterpillar! – commento.
- Sicuro ti ci vorrà tanta volontà e dedizione – ribatte – La prima cosa
che vorrei fotografare sono alcuni pezzi di strada sgombra e percorribile.
- Beh, se ci devo lavorare riattivare la strada è la priorità.
Facciamo il periplo delle Corone controllando, dove possibile, lo stato
della recinzione. in alcuni punti sono stati aperti dei varchi. La Bellona
prende appunti e comunica che farà eseguire le riparazioni da una ditta.
Controlliamo anche gli altri accessi carrozzabili alle Corone. La situazione è
peggiore dell’ingresso principale. In un accesso, però, manca il cancello e la
carrareccia è rimasta un sentiero pedonabile con tracce di passaggio non
recentissime.
- Qui bisogna far rimettere il cancello – osserva.
- Questo, forse, era l’ingresso privato alle Corone di Vampiro –
commento.
- Che tu sappia – indaga – ora c’è qualche altro bracconiere che ha
preso possesso di questa zona?
- Non lo so, ma non credo. Chi conosce la fama delle Corone le scansa.
- Trogloditi… - il commento mormorato – Comunque se dovessi avvistare
qualsiasi movimento o sospettare presenza di estranei devi avvisarmi.
Annuisco.
Torniamo a paese e offro alla combriccola di tutori dell’ordine
agroforestale un buon caffè all’unico bar.
- Ci vediamo stasera – il commiato della Bellona che, più di un saluto,
sembra quasi una minaccia.
- Non le è piaciuto quello che ha visto – commenta Antonio – Soprattutto
il cancello mancante.
- Che si aspettava, il giardino di Versailles?
- Non ti senti più ricco, stasera? – domanda Carla tra una forchettata
di bucatini all’amatriciana e un sorso di bianco fresco.
- Perché ceno con te?
- No, tonto, hai il possesso ventennale di un gruppo di colline. Ma lo
sai che valore in legna ci puoi ricavare?
- Quanto sono estese Le Corone?
- Quasi 90 chilometri quadrati.
- Boschi buoni, si può ipotizzare anche 1500 quintali per ettaro. Fai tu
il conto che mi gira la testa.
Ci mette qualche buon minuto, facendo moltiplicazioni su moltiplicazioni
ed impiccandosi con gli zeri.
- 13 milioni e mezzo? Un milione e trecentocinquantamila tonnellate? E’
possibile?
- Può essere – confermo – Ma considera che io dirado, non disbosco. E,
comunque, più di 30, 40 quintali al giorno non posso portare via.
- Non ti bastano venti anni.
- A me bastano e avanzano. Se riesco a farci quattro, cinquemila
quintali annui ho più di trenta milioni di lire di vendite. Aggiungici i
tremilioni e l’appalto delle ferrovie.
- Più qualche lavoretto extra…
- Quelli li eseguo solo per fare un piacere agli amici.
Mentre stiamo a discutere di questi calcoli empirici si avvicina al
nostro tavolo Dejan, il più giovane della banda dei macedoni.
- Ciao, Sorbo! Sempre a far conti! Stai calcolando quanto ti possono
rendere Le Corone?
Lo osservo un poco meravigliato e replico.
- Non tutto quello che si penserebbe, Dejo! Sai la legna richiede un
lungo processo di lavorazione e tanta fatica.
- Sarebbe stato meglio che avessi lasciato a noi la concessione. Ma,
forse, la signora, per qualche oscuro motivo ha preferito te.
- Casi della vita, Dejo. Poi, mi risulta che non potete avere la
concessione di un’area militare.
- Stupidi cavilli italiani.
- Vuoi dire che se vengo in Macedonia posso avere concessioni su terreni
militari?
- In Macedonia non ti darebbero nulla, solo legnate, Sorbo. I macedoni
sono gelosi del loro territorio e non amano gli stranieri.
- Come succede qua… Comunque non te la prendere. Considera che per
diversi anni non avrete concorrenti per aggiudicarvi boschi in piedi. Anzi, se
vuoi, posso partecipare alle aste offrendo meno di voi.
- Le Corone ci sarebbero piaciute – continua.
- Piccolo – interviene Carla – Mi sembra di aver chiarito già la
situazione con il tuo capo clan. Ora, se non ti dispiace, stiamo cenando. Da
soli.
- Mi perdoni signora. Ossequi.
Appena Dejo se ne va ammonisco Carla.
- Stai tranquilla con quelli. E’ gentaccia, bisogna lisciarli per il
verso del pelo. Piuttosto scopri chi li ha informati. E’ qualcuno dei tuoi.
- Dei miei?
- Chi altri? Oggi abbiamo concluso. Io non ho parlato con nessuno, o sei
stata tu oppure…
- Oppure qualcuno li informa di tutto. Ispezioni, controlli, lotti da
aggiudicare. Quel qualcuno prenderà la mazzetta!
- Soldi? Non credo. Favori, sicuro. Hanno diverse mignotte che operano a
Città. Quella, per un uomo, è la moneta di scambio migliore.
- Ma sempre a scopare state a pensare?
- Fai una piccola indagine e scopri il colpevole.
- Tu già lo sai chi è.
Annuisco.
- Lo sospetto.
- Parlami un poco di loro – chiede.
- Sono arrivati qua più di dieci anni fa. Non era tutta la tribù, solo
Argan e altri due figli e le rispettive famiglie. Sicuramente al loro paese
facevano i taglialegna, se ne intendono, sai!
- Ho visto da come riducono gli appezzamenti in affitto – commenta
sarcastica.
- Forse perché al loro paese non hanno vincoli e i controlli di qua. In
effetti sono dei barbari: non rispettano la vegetazione e partono dal
presupposto che sul bosco che stanno tagliando loro non ci rimetteranno più le
mani, tanto vale fare terra bruciata e tagliare tutto il tagliabile.
- E io li mazzolo di verbali!
- Sei sicura che, poi, questi verbali li paghino? Guarda, hanno molti
agganci in città. Comunque, tornando a bomba – riprendo il discorso – appena
arrivati non hanno creato problemi. Anzi, con babbo si scambiavano pure favori,
non si vedevano come concorrenti. Poi è arrivato dalla Macedonia anche Stevan,
il figlio più grande, e con lui i problemi.
- Perché?
- E’ lui il galeotto, voci popolari raccontano che lo abbiano liberato
purché se ne andasse via, all’estero. Appena è arrivato ha subito capito che
nella zona si potevano fare buoni affari.
- Con il legname?
- Anche, ma soprattutto con droga e prostituzione. E’ stato in galera e
aveva gli agganci giusti per cominciare il traffico di eroina e marjua… come si
dice? Beh, quella là! Ha importato diverse giovani mignotte dai paesi dell’est
e ha fatto terra bruciata a Città, cacciando i vecchi spacciatori, o facendoli
fuori, e i papponi che si erano spartiti il mercato del sesso.
- Sono tutti maschi?
- No, c’è anche Petra, l’unica figlia. E’ la peggiore di tutti. Gestisce
la rete di mignotte da strada e appartamento e, dicono, se una sgarra la fa
sparire nel nulla.
- Polizia e Carabinieri cosa fanno?
- Eheh! Intascano mazzette, usufruiscono di favori sessuali e qualche
buona dose di coca. Poi vanno a rompere i coglioni a quelli che girano col
sovraccarico sul camion.
- Ti è capitato?
- Due volte, due multe. Era il pickup, sull’Unimog posso portare 80
quintali. Il tuo predecessore, alla stazione di Paese, non era da meno. Prova a
controllare se trovi un verbale elevato ai macedoni!
- Mi stanno sul cazzo – commenta.
- L’importante è che tu non stia sul cazzo a loro. Ricordalo.
- E tu? Hai accennato di aver avuto problemi con loro.
- Sì. Tra Argan e babbo c’è sempre stata una certa forma di rispetto,
forse perché erano boscaioli tutti e due. Poi babbo è morto e i figli di Argan
hanno cercato di stringermi il laccio al collo.
- Cioè?
- Prima, sapendo che stavamo, io e zia, in mezzo ai debiti hanno cercato
di comprare la mia azienda per un tozzo di pane poi, visto che non ho ceduto,
hanno cominciato a fare terra bruciata intorno a me. Compravano tutti i boschi
in piedi disponibili e vendevano sottoprezzo la legna ai miei clienti.
- Come è finita?
- Sono ancora qua, e loro hanno smesso di vendere legna al minuto e sono
tornati a rifornire solo grossisti con carichi completi. Ecco perché,
sicuramente, le Corone gli fanno gola. C’è legna per conquistare il mercato del
centro Italia.
- Qualcuno ti ha aiutato?
- Il Priore, per esempio. Poi anche gli abitanti di Borgo e Paese. Devo
dire grazie a loro se ho ancora in mano la motosega.
- Uno dei motivi per cui non volevi la concessione delle Corone è
questo?
- No, di loro non me ne frega un cazzo. Non mi fanno più paura. Le
Corone, quelle sì, mi fanno paura.
Ci gustiamo il caffè e il fernet e quando stiamo per lasciare il locale
Carla mi porge una busta di carta – E’ per te – dice.
La apro e ne estraggo una foto che mi ritrae mentre sto sezionando il
tronco del pino al piazzale del convento.
- Bella! – commento – Pensa, è la prima foto che ho mentre sto
lavorando. Grazie ancora! – dico pieno di gratitudine – La metterò nella sala
di casa con una bella cornice.
Vedo Carla contenta dell’apprezzamento.
Forse la neve bloccherà la lettura! |
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