domenica 27 dicembre 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO





LE MALEDETTE

di Catus Silvestris
7a puntata




- Neppure per Natale un poco di ferie? – si lamenta POLVERE mentre invito tutti sul Solarium per la classica lettura domenicale.
- Come mai siamo così pochi? – domando all’esigua platea.
- SAETTA e PRIMULA sono latitanti da tempo – risponde LITTORINA – Di CINQUINA, poi, sono un paio di mesi che non abbiamo notizie, ma sai com’è fatta… ORTICHINO è scappato stamattina sul buio insieme a BERETTA. AMELIA starà dormendo nella sua tana al vecchio ceppo di castagno. TOSCA la mattina non si presenta mai, CREMINO e WAFER so che sono in questura ché stanotte li ha beccati la Stradale ubriachi fradici che tentavano di rubare un monopattino fuori dalla discoteca.
- E PERONI? – domando.
- PERONI ha accompagnato l’Avvocato SERPOTTO dal giudice a trattare la cauzione.
- Siamo fritti, speriamo che arrestino anche loro due…

7
Non sono superstizioso ma con un curriculum del genere è meglio stare alla larga dalle Corone. Preferisco credere alle dicerie popolari e spendere dei soldi per comprare boschi in piedi piuttosto di finire risucchiato dalle disgrazie della Maledette. Pensiamo alla salute, e a farsi un’altra memorabile scopata mercoledì sera.
Sono i miei pensieri domenicali, mentre sono impegnato nella seconda consegna della giornata. Altri 60 quintali di legna si sono tramutati in lire, mentalmente sto facendo pure il calcolo di quanto denaro devo accantonare per raggiungere il mio prepensionamento. Anche nel pomeriggio devo lavorare, con la stanchezza accumulata venerdì ieri sono riuscito solo a preparare i due carichi da consegnare e devo ripristinare le scorte di legna tagliata. Pazienza.
Mercoledì sera siamo a cena da un mio cliente di Città, fa piacere mangiare una pizza cotta nel forno con la propria legna.
- Rilancio – dichiara Carla.
- Cosa?
- Le Corone.
- Non mi interessano, ti ho detto.
- Mi toglieresti una bella grana e intascheresti tre milioni di lire all’anno.
- Tre milioni?
- Piccolo incentivo dello Stato come rimborso spese. Tre milioni per venti anni sono sessanta milioni di lire.
Mangio più lentamente e comincio a pensarci sopra. Accantonando i tre milioni annui potrei pre pensionarmi alla scadenza della concessione.
- Inoltre non devi disboscare – continua – ma solo diradare. Non ti romperò le palle, a parte qualche foto per dimostrare i lavori. Tagli quello che ti pare e quando ti pare. Una volta assegnata la concessione la pratica si perderà in qualche buio archivio.
- E i soldi?
- Quello c’è il mandato bancario. Liquidano annualmente dopo aver ricevuto una relazione con qualche foto allegata.
- Vorrei pensarci sopra un poco.
- Sei noioso e di mentalità ristretta. Al contrario delle ferrovie ti offro soldi e materia prima senza porti scadenze o vincoli.
- Ci vorrei pensare lo stesso.
- Va bene. Faccio il fine settimana da amici a Roma. Quando torno, lunedì, vorrei una risposta.
- Vai a Roma?
- Tutte le strade portano là… - chiudendo il discorso.
Finita la cena, il proprietario-cliente ci fa il conto mentalmente, aggiunge un piccolo sconto e si dimentica di rilasciarci la ricevuta fiscale. Ne prendo nota nella mente; la prossima volta che gli porto un carico tolgo l’IVA, ventimila lire e mi faccio pagare in nero.
Si chiude pure la serata. La Bellona fa intendere di non aver nessuna voglia di concedersi, forse è una puerile forma di ritorsione al mio temporeggiare. Rimango deluso ma la accompagno lo stesso in una lunga passeggiata tra le vie commerciali di città.
A pranzo parlo della questione Corone a zia.
- Lascia perdere – consiglia - Quello è un posto di morte.
- Sì, è vero. ma c’è pure tanto da tagliare e non avrei vincoli.
- Prenditi un paio di aiutanti, allora. Non ci andare da solo.
- Mmm… lo sai come la penso con i dipendenti.
- Mica li devi assumere!
- Certo che li devo assumere! Che faccio? Mi porto dietro due extracomunitari in nero?
- Bravo.
- Non si può. Poi, a me piace lavorare da solo.
- Rinuncia.
- Ci penserò.
Chiedo pure il consiglio di Antonio, tornato dalle ferie, alla cena al Covo il venerdì sera.
- Che ti dico, Sorbo. All’occhio del tagliaboschi è sicuramente un buon affare. Pochi soldi, ma legna a volontà. Lo sai quanto sono vaste Le Corone? Magari, fossi in te, non ci andrei da solo. E’ comunque un lavoro da squadra. Una decina di uomini, un camion con il braccio e il ribaltabile, un paio di trattori e magari una ruspa per ripristinare i tratturi.
- Nient’altro? Messa così è più la spesa che l’impresa – rispondo.
- Sorbo, quello è un vitalizio.
- L’ho capito, ma non voglio noie con dipendenti e non mi posso permettere di acquistare altri mezzi oltre quelli che ho.
- Potresti fare il grande il balzo.
- Che balzo? Disboscare selvaggiamente per rivendere le stanghe a carichi a duemila lire al quintale? Mi metto a fare concorrenza ai macedoni? Già non corre buon sangue tra noi… No, Antonio, è meglio che io continui il mio lavoro minuto e a spaccarmi da solo la schiena nelle macchie.
- Contento tu… Che combiniamo dopo?
- Io penso di essere occupato – commento mentre osservo la solita popputa bionda ninfomane che scruta eventuali prede.
E, infatti, con lei finisco la serata rotolandomi dentro la mia Toyota in un groviglio di cosce, tette, indumenti che volano qua e là, ucciso da una raffica di pompini.
Torno a casa stanco e soddisfatto anche se mi sorprendo a convincermi che la Bellona ha molte marce in più.


CINQUINA - da lungo assente ingiustificata alla Colonia

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