LE MALEDETTE
di Catus Silvestris
7a puntata
- Neppure per Natale un poco di ferie? – si lamenta POLVERE
mentre invito tutti sul Solarium per la classica lettura domenicale.
- Come mai siamo così pochi? – domando all’esigua platea.
- SAETTA e PRIMULA sono latitanti da tempo – risponde LITTORINA
– Di CINQUINA, poi, sono un paio di mesi che non abbiamo notizie, ma sai com’è
fatta… ORTICHINO è scappato stamattina sul buio insieme a BERETTA. AMELIA starà
dormendo nella sua tana al vecchio ceppo di castagno. TOSCA la mattina non si
presenta mai, CREMINO e WAFER so che sono in questura ché stanotte li ha
beccati la Stradale ubriachi fradici che tentavano di rubare un monopattino
fuori dalla discoteca.
- E PERONI? – domando.
- PERONI ha accompagnato l’Avvocato SERPOTTO dal giudice a
trattare la cauzione.
- Siamo fritti, speriamo che arrestino anche loro due…
7
Non sono superstizioso ma con un curriculum del genere è meglio stare
alla larga dalle Corone. Preferisco credere alle dicerie popolari e spendere
dei soldi per comprare boschi in piedi piuttosto di finire risucchiato dalle
disgrazie della Maledette. Pensiamo alla salute, e a farsi un’altra memorabile
scopata mercoledì sera.
Sono i miei pensieri domenicali, mentre sono impegnato nella seconda
consegna della giornata. Altri 60 quintali di legna si sono tramutati in lire,
mentalmente sto facendo pure il calcolo di quanto denaro devo accantonare per
raggiungere il mio prepensionamento. Anche nel pomeriggio devo lavorare, con la
stanchezza accumulata venerdì ieri sono riuscito solo a preparare i due carichi
da consegnare e devo ripristinare le scorte di legna tagliata. Pazienza.
Mercoledì sera siamo a cena da un mio cliente di Città, fa piacere
mangiare una pizza cotta nel forno con la propria legna.
- Rilancio – dichiara Carla.
- Cosa?
- Le Corone.
- Non mi interessano, ti ho detto.
- Mi toglieresti una bella grana e intascheresti tre milioni di lire
all’anno.
- Tre milioni?
- Piccolo incentivo dello Stato come rimborso spese. Tre milioni per
venti anni sono sessanta milioni di lire.
Mangio più lentamente e comincio a pensarci sopra. Accantonando i tre
milioni annui potrei pre pensionarmi alla scadenza della concessione.
- Inoltre non devi disboscare – continua – ma solo diradare. Non ti
romperò le palle, a parte qualche foto per dimostrare i lavori. Tagli quello
che ti pare e quando ti pare. Una volta assegnata la concessione la pratica si
perderà in qualche buio archivio.
- E i soldi?
- Quello c’è il mandato bancario. Liquidano annualmente dopo aver
ricevuto una relazione con qualche foto allegata.
- Vorrei pensarci sopra un poco.
- Sei noioso e di mentalità ristretta. Al contrario delle ferrovie ti
offro soldi e materia prima senza porti scadenze o vincoli.
- Ci vorrei pensare lo stesso.
- Va bene. Faccio il fine settimana da amici a Roma. Quando torno,
lunedì, vorrei una risposta.
- Vai a Roma?
- Tutte le strade portano là… - chiudendo il discorso.
Finita la cena, il proprietario-cliente ci fa il conto mentalmente,
aggiunge un piccolo sconto e si dimentica di rilasciarci la ricevuta fiscale.
Ne prendo nota nella mente; la prossima volta che gli porto un carico tolgo
l’IVA, ventimila lire e mi faccio pagare in nero.
Si chiude pure la serata. La Bellona fa intendere di non aver nessuna
voglia di concedersi, forse è una puerile forma di ritorsione al mio
temporeggiare. Rimango deluso ma la accompagno lo stesso in una lunga
passeggiata tra le vie commerciali di città.
A pranzo parlo della questione Corone a zia.
- Lascia perdere – consiglia - Quello è un posto di morte.
- Sì, è vero. ma c’è pure tanto da tagliare e non avrei vincoli.
- Prenditi un paio di aiutanti, allora. Non ci andare da solo.
- Mmm… lo sai come la penso con i dipendenti.
- Mica li devi assumere!
- Certo che li devo assumere! Che faccio? Mi porto dietro due
extracomunitari in nero?
- Bravo.
- Non si può. Poi, a me piace lavorare da solo.
- Rinuncia.
- Ci penserò.
Chiedo pure il consiglio di Antonio, tornato dalle ferie, alla cena al
Covo il venerdì sera.
- Che ti dico, Sorbo. All’occhio del tagliaboschi è sicuramente un buon
affare. Pochi soldi, ma legna a volontà. Lo sai quanto sono vaste Le Corone?
Magari, fossi in te, non ci andrei da solo. E’ comunque un lavoro da squadra.
Una decina di uomini, un camion con il braccio e il ribaltabile, un paio di
trattori e magari una ruspa per ripristinare i tratturi.
- Nient’altro? Messa così è più la spesa che l’impresa – rispondo.
- Sorbo, quello è un vitalizio.
- L’ho capito, ma non voglio noie con dipendenti e non mi posso
permettere di acquistare altri mezzi oltre quelli che ho.
- Potresti fare il grande il balzo.
- Che balzo? Disboscare selvaggiamente per rivendere le stanghe a
carichi a duemila lire al quintale? Mi metto a fare concorrenza ai macedoni?
Già non corre buon sangue tra noi… No, Antonio, è meglio che io continui il mio
lavoro minuto e a spaccarmi da solo la schiena nelle macchie.
- Contento tu… Che combiniamo dopo?
- Io penso di essere occupato – commento mentre osservo la solita
popputa bionda ninfomane che scruta eventuali prede.
E, infatti, con lei finisco la serata rotolandomi dentro la mia Toyota
in un groviglio di cosce, tette, indumenti che volano qua e là, ucciso da una
raffica di pompini.
Torno a casa stanco e soddisfatto anche se mi sorprendo a convincermi
che la Bellona ha molte marce in più.
CINQUINA - da lungo assente ingiustificata alla Colonia |
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