VITTORIO
Il catorcio VITTORIO mi fu ‘donato’ dall’ASL nell’aprile
2008.
Già anzianotto, raccolto, mi sembra, dal parcheggio di un
ipermercato ferito e in evidente difficoltà fu curato e, visto che all’epoca la
struttura ASL di Collestrada non aveva una sua Colonia felina, mi fu proposto di
trasferirlo all’ancora tranquilla Colonia Vecchia di Monte Malbe.
Da bravo gatto di strada, non socializzato, si adattò subito
al nuovo ambiente e ai compagni di sventura.
Un gatto tranquillo, a cui piaceva la compagnia di suoi
simili per quelle lunghe chiacchierate
che fanno tra loro quando stanno vicini e sembrano immobili, quasi dormienti.
Un gatto furbo, come vuole la sopravvivenza nelle strade;
superò incolume il buio periodo del 2009, quando fu sfrattato insieme a tutti
gli altri.
Alla Colonia Nuova gradì in modo particolare il nuovo
livello di isolamento dagli umani, nel bosco di castagni era nel suo ambiente
naturale: invisibile a tutti, ma pronto a presentarsi appena arrivavo con il
pasto o per una semplice visita di controllo.
Un gatto serio, non ho aneddoti particolari su di lui, a
parte il fatto che lo definivo il Sicario della Colonia per via di quella falsa
espressione truce del suo muso, forse dovuta a qualche incidente
automobilistico o con il piede dell’uomo.
Un gatto sfortunato: FIV positivo, il suo stato si manifestò
in pieno alla fine dell’estate 2010. Morì da solo mentre ero in ferie e venni
poi a sapere che il suo cadavere rimase per qualche giorno in una busta appesa
al sostegno del cancello di ingresso per pura negligenza. I suoi ex colleghi in
vita ancora raccontano del solenne cazziatone che feci alle due collaboratrici
al mio rientro.
Un gatto misterioso, non so ora dove sia sepolto (e se sia
stato sepolto): per me continua ad essere
VITTORIO, il Sicario invisibile.
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