DUE INDAGINI
-TUTOR -
di Andrea Gamilleri (e l'ignoto gattaro)
Con fatica (estrema), pazienza (troppa), ma costanza (da
veri felini dei boschi) siamo giunti oggi alla puntata finale di “Tutor”, l’ennesima
schifezza propinataci dall’editore, ma finché paga…
Su! Popolo lettore della domenica, fate questo supremo
sacrificio insieme a noi!
6)
Apro la
porta di casa e vedo la bella bionda dei Servizi Informativi in compagnia di un
distinto signore che si presenta.
- Dottor Rossi, buon pomeriggio! Sono Gianni
Galimberti, vice responsabile del dipartimento ‘Sicurezza di Stato’ dei Servizi
Informativi.
-
Buonasera - rispondo rassegnato - Accomodatevi che preparo il caffè.
Faccio
i caffè con la macchina espresso e li porto in soggiorno, senza proferire
parola.
Finito
di sorseggiarlo, Galimberti chiede il permesso, accordato, di fumare e si
accende una Marlboro. Gliene scrocco una.
Dopo la
seconda tirata comincia a parlare.
- Le porto i saluti della dottoressa Francesca Coletti. So
che la conosce e mi sono consultato con lei prima di venirla a trovare.
- Cosa
combina la Francesca?
- Responsabile
di un settore molto delicato… è uno dei grandi capi - risponde.
- Fa
piacere, me la saluti - continuando a gustarmi la Marlboro scroccata.
Seguono
lunghi secondi di silenzio, interrotti ancora da Galimberti.
- Allora?
- Avete
combinato un bel casino nel 1982 - la mia risposta - se ancora ci state
mettendo le pezze. Cos’è successo di preciso?
La
bella bionda, finalmente interviene.
- E’ una cosa riservata - ma Galimberti la
ferma con un gesto impercettibile della mano.
- Siamo
qui per finire di metterci le pezze. Lei ha qualcosa che ci interessa.
- Le
foto?
- No –
risponde - Quelle se le può tenere, abbiamo recuperato il filmato originale,
non hanno nessun valore. Vorremmo le banconote.
Mi alzo
dal divano, le prendo dal portafoglio e gliele porgo.
- Eccole qua! Tutte
vostre.
Mi
guardano perplessi.
- In
cambio cosa desidera? - chiede timorosa la bionda.
- Non è
stata in grado di annullarmi la multa, cosa mai potrei chiederle di fattibile?
ce l’avrei io l’idea di cosa chiederti ma…
lasciamo perdere
- La
sua multa è stata annullata, stia tranquillo - interviene Galimberti. - Purtroppo
c’è stato un piccolo disguido e non siamo arrivati in tempo - porgendomi la mia
patente - Ecco qua, per dimostrarle che non sto raccontando bugie. Questa le
può essere utile, anche se… so che si è comunque arrangiato in qualche modo.
-
Naturale - puntualizzo.
-
Allora siamo a posto così! - chiude la conversazione la bionda.
- No! -
intervengo deciso - La multa e la patente già le dovevate aver sistemate. Ora
prendete 2 banconote e, in cambio, voglio 2 cose.
Galimberti
mi fa cenno di continuare.
- La prima:
cosa è successo nel 1982?
- Un
brutto pasticcio, Rossi - chiarisce calmo Galimberti - Come SIM ci servivamo di
Capotosti per esportare, dove non è attinente, dei surplus militari a paesi
sotto embargo. La sua scassata barchetta e la sua avidità ci facevano comodo.
Nel 1982 ci fu una piccola incomprensione tra SIM e SIG, nelle trattative per
il rilascio della moglie del Generale Ansaldo, rapita da un gruppo terrorista.
Il SIG aveva optato per il pagamento del riscatto, un miliardo di lire, e si
era procurato il denaro facendolo stampare appositamente dalla Banca d’Italia.
50.000 banconote da 20.000 lire in tiratura speciale. Tutte con lo stesso
numero di serie. Un capolavoro di falsificazione. Questo il SIM non lo sapeva
e, contrario alla trattativa, intervenne proprio durante lo scambio. Come andò
a finire se lo può immaginare, anche se ai giornali abbiamo dato la versione
che la signora Ansaldo era stata uccisa dai terroristi. Nella baraonda ci
rimettemmo pure un paio di validi uomini, poveracci.
Galimberti
si ferma per bere un bicchiere d’acqua.
- Mi
scusi, ma fa male ricordare certe cose. Nel casino della doppia operazione, la
valigia con il miliardo sparì - prosegue.
- Qualcuno
si è preso un souvenir - intervengo.
- Esatto.
E quel qualcuno, al SIM, senza far nomi, pensò bene di utilizzare parte di quel
miliardo per pagare le prestazioni di Capotosti. Praticamente, i 700 milioni in
banconote autentiche, già stanziati per Capotosti, sparirono in qualche conto
corrente all’estero e, il denaro fasullo, qualcuno al SIM se n’era accorto, fu
girato a Capotosti. Nessuno, però, pensò che il Capotosti fosse tanto stupido
di utilizzare quei soldi per fare affari con la ndrangheta. Ci acquistò una
partita di cocaina, con la quale voleva prendere il dominio della distribuzione
a Perugia. Ma, neppure nella ndrangheta erano stupidi. Si accorsero della
truffa e restituirono i 700 milioni a Capotosti, insieme al cadavere della sua
amante, la ballerina polacca Maria Wajda, dandogli 48 ore di tempo per avere 700
milioni puliti. 700 milioni che Capotosti non aveva e non poteva chiedere a
nessuno in due giorni. Questo lo abbiamo saputo dalla sua agenda – puntualizza
- Capotosti mollò tutto e fuggì in Sudamerica. Ma non gli servì. Dopo pochi
mesi fu rintracciato e fece la fine che doveva fare. Per anni abbiamo cercato
quei 700 milioni falsi, per cancellare ogni traccia del casino del rapimento
della Ansaldo poi, quando oramai avevamo perso tutte le speranze, i 700 milioni
sono ricomparsi, insieme al cadavere della polacca. I 300 milioni falsi che
mancavano li avevamo già rintracciati nel 1985 e distrutti. Per completare
l’opera ci mancano solo le sue, scusi, le non più sue due banconote. E’ tutto.
Si fidi, tanto non è più verificabile.
Galimberti
si alza col sorriso sulla bocca e le due banconote che intasca. Mi porge la
mano.
- E’ stato un piacere - sorride mentre guadagna l’uscita.
- La
seconda cosa - lo riporto alla realtà e si blocca.
- Ho un
piccolo problema alla Motorizzazione Civile di Perugia…
CREMINO - E anche questa è fatta! |
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