domenica 25 ottobre 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO





DUE INDAGINI

-TUTOR -

di Andrea Gamilleri (e l'ignoto gattaro)




Con fatica (estrema), pazienza (troppa), ma costanza (da veri felini dei boschi) siamo giunti oggi alla puntata finale di “Tutor”, l’ennesima schifezza propinataci dall’editore, ma finché paga…
Su! Popolo lettore della domenica, fate questo supremo sacrificio insieme a noi!

6)

Apro la porta di casa e vedo la bella bionda dei Servizi Informativi in compagnia di un distinto signore che si presenta.
- Dottor Rossi, buon pomeriggio! Sono Gianni Galimberti, vice responsabile del dipartimento ‘Sicurezza di Stato’ dei Servizi Informativi.
- Buonasera - rispondo rassegnato - Accomodatevi che preparo il caffè.
Faccio i caffè con la macchina espresso e li porto in soggiorno, senza proferire parola.
Finito di sorseggiarlo, Galimberti chiede il permesso, accordato, di fumare e si accende una Marlboro. Gliene scrocco una.
Dopo la seconda tirata comincia a parlare.
- Le porto i saluti della dottoressa Francesca Coletti. So che la conosce e mi sono consultato con lei prima di venirla a trovare.
- Cosa combina la Francesca?
- Responsabile di un settore molto delicato… è uno dei grandi capi - risponde.
- Fa piacere, me la saluti - continuando a gustarmi la Marlboro scroccata.
Seguono lunghi secondi di silenzio, interrotti ancora da Galimberti.
 - Allora?
- Avete combinato un bel casino nel 1982 - la mia risposta - se ancora ci state mettendo le pezze. Cos’è successo di preciso?
La bella bionda, finalmente interviene.
 - E’ una cosa riservata - ma Galimberti la ferma con un gesto impercettibile della mano.
- Siamo qui per finire di metterci le pezze. Lei ha qualcosa che ci interessa.
- Le foto?
- No – risponde - Quelle se le può tenere, abbiamo recuperato il filmato originale, non hanno nessun valore. Vorremmo le banconote.
Mi alzo dal divano, le prendo dal portafoglio e gliele porgo. 
- Eccole qua! Tutte vostre.
Mi guardano perplessi.
- In cambio cosa desidera? - chiede timorosa la bionda.
- Non è stata in grado di annullarmi la multa, cosa mai potrei chiederle di fattibile?
ce l’avrei io l’idea di cosa chiederti ma… lasciamo perdere
- La sua multa è stata annullata, stia tranquillo - interviene Galimberti. - Purtroppo c’è stato un piccolo disguido e non siamo arrivati in tempo - porgendomi la mia patente - Ecco qua, per dimostrarle che non sto raccontando bugie. Questa le può essere utile, anche se… so che si è comunque arrangiato in qualche modo.
- Naturale - puntualizzo.
- Allora siamo a posto così! - chiude la conversazione la bionda.
- No! - intervengo deciso - La multa e la patente già le dovevate aver sistemate. Ora prendete 2 banconote e, in cambio, voglio 2 cose.
Galimberti mi fa cenno di continuare.
- La prima: cosa è successo nel 1982?
- Un brutto pasticcio, Rossi - chiarisce calmo Galimberti - Come SIM ci servivamo di Capotosti per esportare, dove non è attinente, dei surplus militari a paesi sotto embargo. La sua scassata barchetta e la sua avidità ci facevano comodo. Nel 1982 ci fu una piccola incomprensione tra SIM e SIG, nelle trattative per il rilascio della moglie del Generale Ansaldo, rapita da un gruppo terrorista. Il SIG aveva optato per il pagamento del riscatto, un miliardo di lire, e si era procurato il denaro facendolo stampare appositamente dalla Banca d’Italia. 50.000 banconote da 20.000 lire in tiratura speciale. Tutte con lo stesso numero di serie. Un capolavoro di falsificazione. Questo il SIM non lo sapeva e, contrario alla trattativa, intervenne proprio durante lo scambio. Come andò a finire se lo può immaginare, anche se ai giornali abbiamo dato la versione che la signora Ansaldo era stata uccisa dai terroristi. Nella baraonda ci rimettemmo pure un paio di validi uomini, poveracci.
Galimberti si ferma per bere un bicchiere d’acqua.
- Mi scusi, ma fa male ricordare certe cose. Nel casino della doppia operazione, la valigia con il miliardo sparì - prosegue.
- Qualcuno si è preso un souvenir - intervengo.
- Esatto. E quel qualcuno, al SIM, senza far nomi, pensò bene di utilizzare parte di quel miliardo per pagare le prestazioni di Capotosti. Praticamente, i 700 milioni in banconote autentiche, già stanziati per Capotosti, sparirono in qualche conto corrente all’estero e, il denaro fasullo, qualcuno al SIM se n’era accorto, fu girato a Capotosti. Nessuno, però, pensò che il Capotosti fosse tanto stupido di utilizzare quei soldi per fare affari con la ndrangheta. Ci acquistò una partita di cocaina, con la quale voleva prendere il dominio della distribuzione a Perugia. Ma, neppure nella ndrangheta erano stupidi. Si accorsero della truffa e restituirono i 700 milioni a Capotosti, insieme al cadavere della sua amante, la ballerina polacca Maria Wajda, dandogli 48 ore di tempo per avere 700 milioni puliti. 700 milioni che Capotosti non aveva e non poteva chiedere a nessuno in due giorni. Questo lo abbiamo saputo dalla sua agenda – puntualizza - Capotosti mollò tutto e fuggì in Sudamerica. Ma non gli servì. Dopo pochi mesi fu rintracciato e fece la fine che doveva fare. Per anni abbiamo cercato quei 700 milioni falsi, per cancellare ogni traccia del casino del rapimento della Ansaldo poi, quando oramai avevamo perso tutte le speranze, i 700 milioni sono ricomparsi, insieme al cadavere della polacca. I 300 milioni falsi che mancavano li avevamo già rintracciati nel 1985 e distrutti. Per completare l’opera ci mancano solo le sue, scusi, le non più sue due banconote. E’ tutto. Si fidi, tanto non è più verificabile.
Galimberti si alza col sorriso sulla bocca e le due banconote che intasca. Mi porge la mano. 
 - E’ stato un piacere - sorride mentre guadagna l’uscita. 
 - La seconda cosa - lo riporto alla realtà e si blocca.
 - Ho un piccolo problema alla Motorizzazione Civile di Perugia…

CREMINO - E anche questa è fatta!

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