DUE INDAGINI
- TUTOR -
di Andrea Gamilleri (e l'ignoto gattaro)
5a puntata
Un’altra domenica di lettura sul Solarium col Capo che ha
sloggiato tutti da dentro alla casetta per fare pulizie e cambiare le copertine
delle cucce, mentre loschi figuri si aggirano curiosi nel bosco alla ricerca di
improbabili castagne, che questo anno sono poche e piccole, e inesistenti
funghi.
Ci sembrano scemi in libera uscita, ma è pur sempre meglio
scemi che crudeli assassini con la doppietta in mano a fare strage di quei
quattro piccoli uccellini rimasti.
Non ci curiamo di loro e proseguiamo nella lettura del
quinto capitolo di ‘Tutor’
5)
La
massima attenzione trova modo di applicarsi il lunedì sera. Abbiamo deciso per
una cenetta in una prestigiosa trattoria, lontana, scomoda, incredibilmente
cara e dove si mangia male, sui monti dopo Gubbio. Comincia il classico gioco
di avvicinamento alla preda, che abortisce subito appena Gloria mi consegna una
cosa.
-
Tieni! - mi dice - E’ uno dei pochi ricordi di mio padre. l’avevo sepolto in un
cassetto di un mobile nella soffitta.
Un
semplice quadretto. Una vecchia carta da 20.000 lire incorniciata e protetta da
un sottile vetro.
- Non
so perché mio padre le avesse incorniciate, queste 20.000 lire - prosegue - ma dovevano essere importanti,
visto che le teneva appese nel suo ufficio alla discoteca.
Faccio
per rifiutare il regalo, ma insiste.
- E’
l’unica cosa che rimane della discoteca Pulsar. Una reliquia degli anni ’80.
Tienila pure… potrebbe servirti per il tuo libro.
La
prendo. La reliquia, ma non la signora Capotosti che preferisco parcheggiare in
stand-by. Non me la sento di confessarle quello che sto facendo e perché. Il
prossimo appuntamento è a data da destinarsi.
- Nulla
di fatto. Buio completo - informo Oleg sulle recenti mosse. - L’unica cosa
nuova che ho ottenuto è quest’altra banconota da 20.000 lire - mostrandogliela
insieme a quella che già avevo.
Oleg le
prende e comincia ad osservarle attentamente.
- Ah! –
esclama - Abbiamo un nuovo indizio!
Lo
guardo chiedendo silenziosamente una
spiegazione.
-
Questo denaro è falso - sentenzia. - Ecco perché è rimasto sepolto per
trent’anni in uno scantinato.
Prendo
le banconote, le osservo attentamente, le posiziono controluce ma non vedo
traccia di contraffazione.
forse perché sono tanti anni che non ne vedo.
- Non
l’hai notato il particolare? - chiede Oleg.
Nego
col capo.
- La
troppa fica ti sta prosciugando il cervello… - abbandonando il mio ufficio e lasciandomi
con un pesante dubbio da sciogliere.
Dopo
venti minuti di attenta analisi mi arrendo. Chiamo Maria Grazia e le chiedo se
per lei le banconote sono vere o false.
Maria
Grazia le prende, una per volta, e le osserva. Poi le affianca sulla scrivania
e dice sicura: - Indubbiamente false.
-
Perché?
Mi
guarda in silenzio. - Non l’hai notato?
- No!
- Hai
bisogno di riposo - mi consiglia - Smetti di frequentarla…
Quale?
Il
dubbio rimane. Pesante. Anche dopo un’altra mezz’ora di analisi visiva non
riesco a vedere il difetto delle banconote.
Decido
di andare fino in fondo.
altrimenti stanotte non dormo
Vado
dall’unico negozio di numismatica di Perugia.
- Potrei
sapere se questa banconota è vera o falsa? - chiedo al dottor Marchesini,
numismatico in Perugia dal 1947.
Il dottore
prende le 20.000 lire. - Ah! Le inutili 20.000 lire “Tiziano”! - commenta con
un sorriso - Fa piacere vederne ancora in ottime condizioni!
Poi
sputa la sentenza: - Autentica.
-
Sicuro? - chiedo affrettatamente guadagnandomi un’occhiataccia del numismatico.
- Anche questa? - mostro la seconda banconota.
La
prende e la scruta con la lente d’ingrandimento poi, si blocca. Prende la prima
banconota, la mette vicina alla seconda ed emette il nuovo verdetto. - False.
Indubbiamente false! Il miglior falso che abbia mai visto in vita mia!
- Come
fa a dirlo? - domando ancora e parte subito un’altra occhiataccia.
- Le
vuole vendere? - chiede.
- No.
Imbronciato,
il numismatico ripone la sua lente d’ingrandimento e si allontana, facendomi
capire che la perizia è terminata.
-
Perché sono false? – domando.
- La
perizia costa 100 Euro - risponde.
- 50! -
ribatto.
- 80 -
fa lo strozzino – Anticipate - porgendo il palmo della mano destra.
Verso
lentamente il pizzo e mi siedo su una sedia.
- Vede…
- illustra appoggiandole su una lavagna luminosa a parete, - la filigrana è
perfetta! Anche i rilievi, il filetto e la firma del Governatore della Banca
d’Italia. Viste singolarmente sembrano proprio autentiche, ma…
- Ma… -
ripeto.
- Ma,
viste insieme, c’è un dettaglio che le smaschera. un dettaglio sfacciato,
spudorato. Il numero di serie – prosegue - Guardi la prima banconota, EA 038339
B… la seconda, EA 038339 B, sono uguali! Il più bel falso della mia vita!
Peccato per questo dettaglio.
O cazzo! …ce l’avevo sotto gli occhi!
E così
ora mi ritrovo con il cadavere di una mignotta polacca, un’agenda che potrebbe
dirmi tutto e 700 milioni di lire false. E con la certezza che non riuscirò a
scoprire la verità.
Interrompe
i miei pensieri la telefonata di Andrea.
- Vecchio
puttaniere! - l’esordio - Dove sei andato a scopare ieri mattina invece di portarmi
l’auto per la revisione?
O cazzo!
- Per
lunedì prossimo ho ancora un buco libero – prosegue - se mi porti la Range te
la sistemo. Portami anche quella che ti sta succhiando l’uccello e il cervello,
che sistemo pure lei…
Sono
alla fine della corsa. Non so più a che santo votarmi. Davanti allo sguardo
obliquo di Ughetto preparo 8 carte da 100 Euro, le unisco con una graffetta e
le metto nel primo cassetto del settimino, in camera.
800 Euro… ci sarebbe venuta un’orgia!
Mi
stendo sul letto, con Ughetto a fianco che ronfa, deciso a dimenticare tutta la
faccenda con una salutare dormita.
Ma il
genio maligno e autolesionista che alligna in tutti noi non ha voglia di
dormire e comincia a mandare segnali alla mia scarsa materia grigia.
- Gioca
l’ultima mano! O la va o la spacca! - sento consigliarmi.
- O la
va o la spacca! - dico, quasi gridando, a Ughetto che si spaventa e si rifugia
sotto il letto.
Torno
in ufficio e mi metto subito all’opera.
Scannerizzo
le due banconote da 20.000 lire insieme e pure alcune delle foto con le
immagini della telecamera del raccordo Perugia – Bettolle della sera del
trasloco. Aggiungo un bel primo piano del culo della Range con la targa tarocca
e spedisco il tutto, con e-mail, al solito indirizzo del Ministero degli
Interni.
Aggiungo
un breve commento: “Allora?”
se l’altra volta ci hanno messo due giorni
per farsi vivi, scommetto che tra due ore me li ritrovo a casa!
E torno
a casa pieno di speranze, compresa quella di non aver fatto la solita cazzata.
Ma…
passa un giorno, ne passa un altro, un altro ancora e pure un altro.
Abbandono
ogni velleità di risparmiare gli 800 Euro e scoprire la verità.
Riesco
a combinare una nuova cena con Gloria, scegliendo, però, stavolta io il
ristorante. Comodo, vicino, con buona cucina e prezzi modici.
Al
caffè comincio a raccontare a Gloria qualche goccia di verità. Le parlo di cosa
faccio realmente nella vita e che la storia delle discoteche umbre era una
scusa per poter avere notizie di prima mano di suo padre.
Ma non
le spiego per quale motivo.
- Ma un
uomo che non racconta bugie e non ti inganna esisterà mai sulla faccia della
Terra? - il suo breve commento nella seconda ed ultima cena che abbiamo
consumato insieme.
Passo
il fine settimana scoglionato come una campana senza batacchio, ma con un
elastico rosso che mi stringe il dito medio della mano sinistra per ricordarmi
di portare, lunedì mattina, la Range da Andrea per la revisione.
E il
lunedì mattina sono puntuale all’officina di Andrea, con la Range pronta per
essere autorizzata a circolare per altri due anni e il dito medio della mano
sinistra da amputare per la mancanza di circolazione sanguigna.
- Torna
a prenderla stasera - consiglia Andrea - ne ho una ventina da portare alla
Motorizzazione.
Torno a
casa, col dito medio che pulsa sangue e dolore. Ho deciso di prendermi un
giorno di ferie e passare la giornata in casa a ripulirla dei ciuffi di pelo
rosso che la stanno ammorbando.
Ma alle
15,00, in pieno pisolo pomeridiano, una telefonata mi preannuncia un nuovo
guaio.
-
Andrea, sono Andrea - ci metto qualche secondo di troppo a capire che non sono
io che mi sto telefonando - Ci sei? – prosegue - C’è un piccolo problema per la
tua Range…
-
Sarebbe?
- I
controlli sono diventati più severi, ti avevo detto, e un ispettore si è
accorto che alla tua Range manca il catalizzatore e che ha la centralina
rimappata.
- Cosa?
- Il
precedente proprietario della Range le aveva regalato una ventina di cavalli in
più con la solita operazione dell’eliminazione dell’ EGR e del catalizzatore e
le aveva affiancato una centralina supplementare per spremere ancora una
manciata di cavalli al motore.
- Che
significa? - dico con la voce ancora impastata dal sonno.
- Significa
che la tua Range, come è messa ora, non passa la revisione. Bisogna ripristinare
le condizioni originali.
- Che
significa? - ripeto.
- Via
la centralina nuova, controllo e ripristino della vecchia, sperando bene, si
riapre l’EGR e bisogna rimettere l’impianto di scarico nuovo. 500 Euro se la
vecchia centralina non è da sostituire, altrimenti…
Maremma impestata
- Purtroppo
sei capitato con l’ingegnere più pignolo di tutta la Motorizzazione… fosse
stato qualcun altro, con i valori dei fumi che vanno bene, avrebbe chiuso un
occhio. Stasera, comunque ti rendo l’auto, fino a fine mese puoi circolare.
Chiudo
il telefonino e guardo il portafogli sopra il tavolo del soggiorno. Poi guardo,
sempre in obliquo, Ughetto.
- Niente
più sushi, Bello! Siamo in ristrettezze – lo informo.
Provo a
stendermi sul divano ma il campanello dell’ingresso abortisce anche il secondo
tentativo di pisolo.
è una maledizione!
Alé! Colazione veloce, poi tutti sul tetto (pardon, solarium)! |
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