venerdì 30 ottobre 2015

LE NOSTRE FOTO (segnaletiche)

QUESTURA DI PERUGIA


NOME - ROSINA (della Colonia)
SESSO - F (sterilizzata)
ETA' - Presumibile Classe 2001  (Scomparsa gennaio 2019)
RESIDENZA - Reggia di Monte Malbe
PROFESSIONE - Pensionata (con qualche lavoretto in nero)
MANTELLO - Rosso striato e maculato
OCCHI - Due (verdi)
ZAMPE - Quattro
CODA - Si (rossa)
CARATTERE - Estremamente socievole
INTERESSI - I luoghi soleggiati nel bosco
SEGNI PARTICOLARI - Unica componente rimasta dello 'Zoccolo Duro della Colonia di Monte Malbe', cioè degli otto gatti presenti quando la presi in carico.

giovedì 29 ottobre 2015

ARRIVI & PARTENZE ter

Il gelido sole della Colonia è definitivamente tramontato
per l'anziana e acciaccata OFELIA,
da oggi pensionata al calduccio dei termosifoni della Reggia
insieme a ritrovati vecchi amici di Colonia.

mercoledì 28 ottobre 2015

ARRIVI & PARTENZE bis

Ecco qua AMELIA, la palletta di 5-6 mesi penultimo omaggio
 dei soliti ignoti alla Colonia.

martedì 27 ottobre 2015

ARRIVI & PARTENZE

Uno dei nuovi arrivi, ARTU' (al centro), mangia protetto dei fratelli d'acciaio
ARCHIMEDE (sin) e EMILIA (dx)

domenica 25 ottobre 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO





DUE INDAGINI

-TUTOR -

di Andrea Gamilleri (e l'ignoto gattaro)




Con fatica (estrema), pazienza (troppa), ma costanza (da veri felini dei boschi) siamo giunti oggi alla puntata finale di “Tutor”, l’ennesima schifezza propinataci dall’editore, ma finché paga…
Su! Popolo lettore della domenica, fate questo supremo sacrificio insieme a noi!

6)

Apro la porta di casa e vedo la bella bionda dei Servizi Informativi in compagnia di un distinto signore che si presenta.
- Dottor Rossi, buon pomeriggio! Sono Gianni Galimberti, vice responsabile del dipartimento ‘Sicurezza di Stato’ dei Servizi Informativi.
- Buonasera - rispondo rassegnato - Accomodatevi che preparo il caffè.
Faccio i caffè con la macchina espresso e li porto in soggiorno, senza proferire parola.
Finito di sorseggiarlo, Galimberti chiede il permesso, accordato, di fumare e si accende una Marlboro. Gliene scrocco una.
Dopo la seconda tirata comincia a parlare.
- Le porto i saluti della dottoressa Francesca Coletti. So che la conosce e mi sono consultato con lei prima di venirla a trovare.
- Cosa combina la Francesca?
- Responsabile di un settore molto delicato… è uno dei grandi capi - risponde.
- Fa piacere, me la saluti - continuando a gustarmi la Marlboro scroccata.
Seguono lunghi secondi di silenzio, interrotti ancora da Galimberti.
 - Allora?
- Avete combinato un bel casino nel 1982 - la mia risposta - se ancora ci state mettendo le pezze. Cos’è successo di preciso?
La bella bionda, finalmente interviene.
 - E’ una cosa riservata - ma Galimberti la ferma con un gesto impercettibile della mano.
- Siamo qui per finire di metterci le pezze. Lei ha qualcosa che ci interessa.
- Le foto?
- No – risponde - Quelle se le può tenere, abbiamo recuperato il filmato originale, non hanno nessun valore. Vorremmo le banconote.
Mi alzo dal divano, le prendo dal portafoglio e gliele porgo. 
- Eccole qua! Tutte vostre.
Mi guardano perplessi.
- In cambio cosa desidera? - chiede timorosa la bionda.
- Non è stata in grado di annullarmi la multa, cosa mai potrei chiederle di fattibile?
ce l’avrei io l’idea di cosa chiederti ma… lasciamo perdere
- La sua multa è stata annullata, stia tranquillo - interviene Galimberti. - Purtroppo c’è stato un piccolo disguido e non siamo arrivati in tempo - porgendomi la mia patente - Ecco qua, per dimostrarle che non sto raccontando bugie. Questa le può essere utile, anche se… so che si è comunque arrangiato in qualche modo.
- Naturale - puntualizzo.
- Allora siamo a posto così! - chiude la conversazione la bionda.
- No! - intervengo deciso - La multa e la patente già le dovevate aver sistemate. Ora prendete 2 banconote e, in cambio, voglio 2 cose.
Galimberti mi fa cenno di continuare.
- La prima: cosa è successo nel 1982?
- Un brutto pasticcio, Rossi - chiarisce calmo Galimberti - Come SIM ci servivamo di Capotosti per esportare, dove non è attinente, dei surplus militari a paesi sotto embargo. La sua scassata barchetta e la sua avidità ci facevano comodo. Nel 1982 ci fu una piccola incomprensione tra SIM e SIG, nelle trattative per il rilascio della moglie del Generale Ansaldo, rapita da un gruppo terrorista. Il SIG aveva optato per il pagamento del riscatto, un miliardo di lire, e si era procurato il denaro facendolo stampare appositamente dalla Banca d’Italia. 50.000 banconote da 20.000 lire in tiratura speciale. Tutte con lo stesso numero di serie. Un capolavoro di falsificazione. Questo il SIM non lo sapeva e, contrario alla trattativa, intervenne proprio durante lo scambio. Come andò a finire se lo può immaginare, anche se ai giornali abbiamo dato la versione che la signora Ansaldo era stata uccisa dai terroristi. Nella baraonda ci rimettemmo pure un paio di validi uomini, poveracci.
Galimberti si ferma per bere un bicchiere d’acqua.
- Mi scusi, ma fa male ricordare certe cose. Nel casino della doppia operazione, la valigia con il miliardo sparì - prosegue.
- Qualcuno si è preso un souvenir - intervengo.
- Esatto. E quel qualcuno, al SIM, senza far nomi, pensò bene di utilizzare parte di quel miliardo per pagare le prestazioni di Capotosti. Praticamente, i 700 milioni in banconote autentiche, già stanziati per Capotosti, sparirono in qualche conto corrente all’estero e, il denaro fasullo, qualcuno al SIM se n’era accorto, fu girato a Capotosti. Nessuno, però, pensò che il Capotosti fosse tanto stupido di utilizzare quei soldi per fare affari con la ndrangheta. Ci acquistò una partita di cocaina, con la quale voleva prendere il dominio della distribuzione a Perugia. Ma, neppure nella ndrangheta erano stupidi. Si accorsero della truffa e restituirono i 700 milioni a Capotosti, insieme al cadavere della sua amante, la ballerina polacca Maria Wajda, dandogli 48 ore di tempo per avere 700 milioni puliti. 700 milioni che Capotosti non aveva e non poteva chiedere a nessuno in due giorni. Questo lo abbiamo saputo dalla sua agenda – puntualizza - Capotosti mollò tutto e fuggì in Sudamerica. Ma non gli servì. Dopo pochi mesi fu rintracciato e fece la fine che doveva fare. Per anni abbiamo cercato quei 700 milioni falsi, per cancellare ogni traccia del casino del rapimento della Ansaldo poi, quando oramai avevamo perso tutte le speranze, i 700 milioni sono ricomparsi, insieme al cadavere della polacca. I 300 milioni falsi che mancavano li avevamo già rintracciati nel 1985 e distrutti. Per completare l’opera ci mancano solo le sue, scusi, le non più sue due banconote. E’ tutto. Si fidi, tanto non è più verificabile.
Galimberti si alza col sorriso sulla bocca e le due banconote che intasca. Mi porge la mano. 
 - E’ stato un piacere - sorride mentre guadagna l’uscita. 
 - La seconda cosa - lo riporto alla realtà e si blocca.
 - Ho un piccolo problema alla Motorizzazione Civile di Perugia…

CREMINO - E anche questa è fatta!

sabato 24 ottobre 2015

STORIA DELLA COLONIA





MA NON FINISCE QUI!





Degli altri piccoli della Nursery abbiamo parlato, ma le novità in Colonia non finirono con loro!
Fu un’estate tremenda, già l’ho detto; mentre la tigna impazzava alla Nursery arrivò una micia bianca e nera, sospettosa ma affamata. Il Capo la battezzò subito CINQUANTA (era il cinquantesimo ospite tra Colonia e Nursery) e assecondò la sua riservatezza facendola mangiare isolata in un angolo del giardinetto che si affacciava subito usciti dal bosco. Era alla giusta distanza dagli altri colleghi e aveva una via di fuga comoda. Puntuale come un treno svizzero si presentava tutti i pomeriggi alla distribuzione del rancio, poi magicamente scompariva per tornarsene nella sua tana nel bosco. Il Capo l’aveva già mentalmente messa in lista per la sterilizzazione autunno-invernale e cercava ogni giorno di avvicinarla, centimetro dopo centimetro al cuore della Colonia. Ma CINQUANTA era una gatta svizzera sul serio, aveva calcolato le distanze e se il piatto col paté era un palmo troppo avanti lo spostava con la zampa mettendolo al giusto posto. Era cominciata un’interminabile partita a scacchi col Capo, lui cambiava sempre la distanza e spostava il piatto a destra o sinistra e lei lo rimetteva al solito posto, con la massima precisione: un ingegnere orologiaio svizzero! Poi, un paio di giorni prima di Ferragosto la laureata svizzera si presentò con un piccola sorpresa: bianca e nera pure lei!
- Sti cazzi! - il garbato commento del Capo che aveva così chiara la situazione – Pure la figlia ci hai portato? Speriamo sia una sola…
Era una sola, riservata e sospettosa come la mamma: un’altra imprendibile, ma meno precisa, spesso si faceva tentare da piatti con avanzi posizionati anche un metro più avanti!
La piccola fu subito battezzata CINQUINA e mantenne l’aura di imprendibile e incomprensibile della Colonia. Una volta cresciuta, e sterilizzata suo malgrado, divenne il mistero glorioso della Colonia Vecchia e pure di quella Nuova: per mesi e mesi scompariva, poi magicamente ritornava, si fermava un paio di mesi poi spariva di nuovo. Ancora un ritorno e si eclissava nuovamente. Ora sembrerebbe quasi fissa alla Colonia Vecchia, almeno per quindici giorni al mese. La mamma CINQUANTA, invece svanì nel nulla ad ottobre dello stesso anno e mai più si ebbero sue notizie.
Ma non finisce qui! Il seguito alla prossima puntata…

Vostro SAETTA (attuale memoria storica della Colonia)


La cucciola CINQUINA alla Colonia Vecchia mentre ripulisce gli avanzi Settembre 2008



giovedì 22 ottobre 2015

ARRIVI & PARTENZE


NINETTA

Contrariamente alla Metro di Roma, NINETTA parte dalla Colonia e arriva alla Reggia con puntualità svizzera.
Troppo sociale (leggi: tonta), troppo sola (la mamma non si è più rivista) in Colonia era a disagio, quindi in potenziale pericolo. Meglio le mura domestiche per tenerla al sicuro e farle tutte le operazioni di affiliazione a I Gatti di Monte Malbe (antipulci, vermifugo, vaccino) con comodo, sperando di trovarle una buona adozione.



NINETTA gradisce la cena indoor

mercoledì 21 ottobre 2015

CAT'S STORY





ORESTE






Solo, brutto e asociale ORESTE è un cucciolo ‘donato’ alla Colonia Nuova con la solita tecnica dell’abbandono nel bosco il dicembre 2010.
Si adatta subito alla vita della comunità: il cibo e le comode cucce di polistirolo vincono la sua asocialità nei confronti dei colleghi ma non degli umani. Inavvicinabile, quindi intoccabile è stato un vero problema la sua sterilizzazione, tantochè il Capo, quasi quasi, è tentato di soprassedere. Ma in Colonia sono tutti sterilizzati, SAETTA compreso, quindi scatta l’orgoglio e la ‘tigna’ di voler sterilizzare anche il terribile grigio.
Missione compiuta col modico costo di un paio di falangi sfettucciate. Vi svelo un piccolo segreto: per il Capo la gabbia da cattura è uno strumento da principianti, da non addetti ai lavori, lui i gatti li acchiappa a mani nude e li schiaffa dentro al trasportino. Quando lo vedete con le dita fasciate e sanguinolente potete immaginare cosa sia successo.
Viene il terribile morbo della primavera del 2011, alcuni colleghi ci rimettono la pelle, ORESTE ne è investito in pieno e il Capo comprende le sue condizioni di moribondo quando riesce ad accarezzarlo dentro la cuccia. Lo acchiappa e lo porta dai veterinari che riescono nel miracolo. ORESTE è salvo, ma si porterà dietro, come gli altri pochi colleghi scampati alla morte, un raffreddore cronico che ancora gli fa seminare putridi liquidi in ogni posto.
Segue una vita da convalescente perenne alla Colonia. Sempre diffidente, sempre più asociale, sempre inguaribilmente affamato ma muto: mai un miagolio viene proferito dalla sua bocca.
Alla fine dell’inverno 2014 il Capo nota che il piccolo ORESTE, rimasto indietro di un paio di taglie rispetto ai suoi coetanei, è dimagrito in maniera preoccupante. Poi l’inappetenza: sintomo di estremo allarme e una diarrea tra le più tremende mai viste ed odorate a Monte Malbe.
ORESTE è ancora agonizzante col rosario tra le zampe e il Capo riesce ad acciuffarlo e trasportarlo di nuovo dai veterinari che quando lo vedono e lo associano alla belva che avevano già curato anni addietro fanno finta di chiudere per ferie.
Ma il Capo corrompe tutto lo staff e ORESTE torna nella stanza degli infetti a massacrare mani laureate in medicina veterinaria.
Lo restituiscono al Capo ancora in vita ma con una nuova diagnosi: problemi di assorbimento intestinale, per tutta la vita dovrà assumere un certo farmaco per uso umano. ORESTE viene quindi trasferito alla Reggia dove scopre i divani vicino al termosifone acceso, le sedie appoggiate al termosifone acceso, il termosifone acceso e il caldo del sole estivo rimandato dai pavimenti esterni. Incredibilmente da quel momento ORESTE scopre l’uso della parola con miagolii che sembrano ululati e vengono emessi  esclusivamente in piena notte.
Alla Reggia viene denominato con ben due soprannomi: ORESTE dei Miracoli e ORESTE il meteorologo, quando si appoggia al termosifone spento state sicuri che la temperatura calerà bruscamente!
A proposito, ORESTE ha pure un altro nomignolo, stavolta affibbiatogli dai veterinari:
Chiunque, ma mai più ORESTE!

ORESTE versione Avvoltoio alla Colonia Nuova - Giugno 2013

ORESTE versione Avvoltoio domestico alla Reggia - Marzo 2014

                         



martedì 20 ottobre 2015

lunedì 19 ottobre 2015

CHEESE! Scatti felini a Monte Malbe

NINETTA
come tutti gli altri paga la tassa di ingresso in Colonia:
24 ore su un albero cercando di capire come fare a scendere

sabato 17 ottobre 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO




DUE INDAGINI

- TUTOR -

di Andrea Gamilleri (e l'ignoto gattaro)
5a puntata



Un’altra domenica di lettura sul Solarium col Capo che ha sloggiato tutti da dentro alla casetta per fare pulizie e cambiare le copertine delle cucce, mentre loschi figuri si aggirano curiosi nel bosco alla ricerca di improbabili castagne, che questo anno sono poche e piccole, e inesistenti funghi.
Ci sembrano scemi in libera uscita, ma è pur sempre meglio scemi che crudeli assassini con la doppietta in mano a fare strage di quei quattro piccoli uccellini rimasti.
Non ci curiamo di loro e proseguiamo nella lettura del quinto capitolo di ‘Tutor’

5)

La massima attenzione trova modo di applicarsi il lunedì sera. Abbiamo deciso per una cenetta in una prestigiosa trattoria, lontana, scomoda, incredibilmente cara e dove si mangia male, sui monti dopo Gubbio. Comincia il classico gioco di avvicinamento alla preda, che abortisce subito appena Gloria mi consegna una cosa.
- Tieni! - mi dice - E’ uno dei pochi ricordi di mio padre. l’avevo sepolto in un cassetto di un mobile nella soffitta.
Un semplice quadretto. Una vecchia carta da 20.000 lire incorniciata e protetta da un sottile vetro.
- Non so perché mio padre le avesse incorniciate, queste 20.000 lire -  prosegue - ma dovevano essere importanti, visto che le teneva appese nel suo ufficio alla discoteca.
Faccio per rifiutare il regalo, ma insiste.
- E’ l’unica cosa che rimane della discoteca Pulsar. Una reliquia degli anni ’80. Tienila pure… potrebbe servirti per il tuo libro.
La prendo. La reliquia, ma non la signora Capotosti che preferisco parcheggiare in stand-by. Non me la sento di confessarle quello che sto facendo e perché. Il prossimo appuntamento è a data da destinarsi.
- Nulla di fatto. Buio completo - informo Oleg sulle recenti mosse. - L’unica cosa nuova che ho ottenuto è quest’altra banconota da 20.000 lire - mostrandogliela insieme a quella che già avevo.
Oleg le prende e comincia ad osservarle attentamente.
- Ah! – esclama - Abbiamo un nuovo indizio!
Lo guardo chiedendo silenziosamente  una spiegazione.
- Questo denaro è falso - sentenzia. - Ecco perché è rimasto sepolto per trent’anni in uno scantinato.
Prendo le banconote, le osservo attentamente, le posiziono controluce ma non vedo traccia di contraffazione.
forse perché sono tanti anni che non ne vedo.
- Non l’hai notato il particolare? - chiede Oleg.
Nego col capo.
- La troppa fica ti sta prosciugando il cervello… - abbandonando il mio ufficio e lasciandomi con un pesante dubbio da sciogliere.
Dopo venti minuti di attenta analisi mi arrendo. Chiamo Maria Grazia e le chiedo se per lei le banconote sono vere o false.
Maria Grazia le prende, una per volta, e le osserva. Poi le affianca sulla scrivania e dice sicura: - Indubbiamente false.
- Perché?
Mi guarda in silenzio. - Non l’hai notato?
- No!
- Hai bisogno di riposo - mi consiglia - Smetti di frequentarla…
Quale?
Il dubbio rimane. Pesante. Anche dopo un’altra mezz’ora di analisi visiva non riesco a vedere il difetto delle banconote.
Decido di andare fino in fondo.
altrimenti stanotte non dormo
Vado dall’unico negozio di numismatica di Perugia.
- Potrei sapere se questa banconota è vera o falsa? - chiedo al dottor Marchesini, numismatico in Perugia dal 1947.
Il dottore prende le 20.000 lire. - Ah! Le inutili 20.000 lire “Tiziano”! - commenta con un sorriso - Fa piacere vederne ancora in ottime condizioni!
Poi sputa la sentenza: - Autentica.
- Sicuro? - chiedo affrettatamente guadagnandomi un’occhiataccia del numismatico. - Anche questa? - mostro la seconda banconota.
La prende e la scruta con la lente d’ingrandimento poi, si blocca. Prende la prima banconota, la mette vicina alla seconda ed emette il nuovo verdetto. - False. Indubbiamente false! Il miglior falso che abbia mai visto in vita mia!
- Come fa a dirlo? - domando ancora e parte subito un’altra occhiataccia.
- Le vuole vendere? - chiede.
- No.
Imbronciato, il numismatico ripone la sua lente d’ingrandimento e si allontana, facendomi capire che la perizia è terminata.
- Perché sono false? – domando.
- La perizia costa 100 Euro - risponde.
- 50! - ribatto.
- 80 - fa lo strozzino – Anticipate - porgendo il palmo della mano destra.
Verso lentamente il pizzo e mi siedo su una sedia.
- Vede… - illustra appoggiandole su una lavagna luminosa a parete, - la filigrana è perfetta! Anche i rilievi, il filetto e la firma del Governatore della Banca d’Italia. Viste singolarmente sembrano proprio autentiche, ma…
- Ma… - ripeto.
- Ma, viste insieme, c’è un dettaglio che le smaschera. un dettaglio sfacciato, spudorato. Il numero di serie – prosegue - Guardi la prima banconota, EA 038339 B… la seconda, EA 038339 B, sono uguali! Il più bel falso della mia vita! Peccato per questo dettaglio.
O cazzo! …ce l’avevo sotto gli occhi!
E così ora mi ritrovo con il cadavere di una mignotta polacca, un’agenda che potrebbe dirmi tutto e 700 milioni di lire false. E con la certezza che non riuscirò a scoprire la verità.
Interrompe i miei pensieri la telefonata di Andrea.
- Vecchio puttaniere! - l’esordio - Dove sei andato a scopare ieri mattina invece di portarmi l’auto per la revisione?
O cazzo!
- Per lunedì prossimo ho ancora un buco libero – prosegue - se mi porti la Range te la sistemo. Portami anche quella che ti sta succhiando l’uccello e il cervello, che sistemo pure lei…
Sono alla fine della corsa. Non so più a che santo votarmi. Davanti allo sguardo obliquo di Ughetto preparo 8 carte da 100 Euro, le unisco con una graffetta e le metto nel primo cassetto del settimino, in camera.
800 Euro… ci sarebbe venuta un’orgia!
Mi stendo sul letto, con Ughetto a fianco che ronfa, deciso a dimenticare tutta la faccenda con una salutare dormita.
Ma il genio maligno e autolesionista che alligna in tutti noi non ha voglia di dormire e comincia a mandare segnali alla mia scarsa materia grigia.
- Gioca l’ultima mano! O la va o la spacca! - sento consigliarmi.
- O la va o la spacca! - dico, quasi gridando, a Ughetto che si spaventa e si rifugia sotto il letto.
Torno in ufficio e mi metto subito all’opera.
Scannerizzo le due banconote da 20.000 lire insieme e pure alcune delle foto con le immagini della telecamera del raccordo Perugia – Bettolle della sera del trasloco. Aggiungo un bel primo piano del culo della Range con la targa tarocca e spedisco il tutto, con e-mail, al solito indirizzo del Ministero degli Interni.
Aggiungo un breve commento: “Allora?”
se l’altra volta ci hanno messo due giorni per farsi vivi, scommetto che tra due ore me li ritrovo a casa!
E torno a casa pieno di speranze, compresa quella di non aver fatto la solita cazzata.
Ma… passa un giorno, ne passa un altro, un altro ancora e pure un altro.
Abbandono ogni velleità di risparmiare gli 800 Euro e scoprire la verità.
Riesco a combinare una nuova cena con Gloria, scegliendo, però, stavolta io il ristorante. Comodo, vicino, con buona cucina e prezzi modici.
Al caffè comincio a raccontare a Gloria qualche goccia di verità. Le parlo di cosa faccio realmente nella vita e che la storia delle discoteche umbre era una scusa per poter avere notizie di prima mano di suo padre.
Ma non le spiego per quale motivo.
- Ma un uomo che non racconta bugie e non ti inganna esisterà mai sulla faccia della Terra? - il suo breve commento nella seconda ed ultima cena che abbiamo consumato insieme.
Passo il fine settimana scoglionato come una campana senza batacchio, ma con un elastico rosso che mi stringe il dito medio della mano sinistra per ricordarmi di portare, lunedì mattina, la Range da Andrea per la revisione.
E il lunedì mattina sono puntuale all’officina di Andrea, con la Range pronta per essere autorizzata a circolare per altri due anni e il dito medio della mano sinistra da amputare per la mancanza di circolazione sanguigna.
- Torna a prenderla stasera - consiglia Andrea - ne ho una ventina da portare alla Motorizzazione.
Torno a casa, col dito medio che pulsa sangue e dolore. Ho deciso di prendermi un giorno di ferie e passare la giornata in casa a ripulirla dei ciuffi di pelo rosso che la stanno ammorbando.
Ma alle 15,00, in pieno pisolo pomeridiano, una telefonata mi preannuncia un nuovo guaio.
- Andrea, sono Andrea - ci metto qualche secondo di troppo a capire che non sono io che mi sto telefonando - Ci sei? – prosegue - C’è un piccolo problema per la tua Range…
- Sarebbe?
- I controlli sono diventati più severi, ti avevo detto, e un ispettore si è accorto che alla tua Range manca il catalizzatore e che ha la centralina rimappata.
- Cosa?
- Il precedente proprietario della Range le aveva regalato una ventina di cavalli in più con la solita operazione dell’eliminazione dell’ EGR e del catalizzatore e le aveva affiancato una centralina supplementare per spremere ancora una manciata di cavalli al motore.
- Che significa? - dico con la voce ancora impastata dal sonno.
- Significa che la tua Range, come è messa ora, non passa la revisione. Bisogna ripristinare le condizioni originali.
- Che significa? - ripeto.
- Via la centralina nuova, controllo e ripristino della vecchia, sperando bene, si riapre l’EGR e bisogna rimettere l’impianto di scarico nuovo. 500 Euro se la vecchia centralina non è da sostituire, altrimenti…
Maremma impestata
- Purtroppo sei capitato con l’ingegnere più pignolo di tutta la Motorizzazione… fosse stato qualcun altro, con i valori dei fumi che vanno bene, avrebbe chiuso un occhio. Stasera, comunque ti rendo l’auto, fino a fine mese puoi circolare.
Chiudo il telefonino e guardo il portafogli sopra il tavolo del soggiorno. Poi guardo, sempre in obliquo, Ughetto.
- Niente più sushi, Bello! Siamo in ristrettezze – lo informo.
Provo a stendermi sul divano ma il campanello dell’ingresso abortisce anche il secondo tentativo di pisolo.
è una maledizione!


Alé! Colazione veloce, poi tutti sul tetto (pardon, solarium)!

VECCHI, INDIMENTICATI A-MICI

VITTORIO



Il catorcio VITTORIO mi fu ‘donato’ dall’ASL nell’aprile 2008.
Già anzianotto, raccolto, mi sembra, dal parcheggio di un ipermercato ferito e in evidente difficoltà fu curato e, visto che all’epoca la struttura ASL di Collestrada non aveva una sua Colonia felina, mi fu proposto di trasferirlo all’ancora tranquilla Colonia Vecchia di Monte Malbe.
Da bravo gatto di strada, non socializzato, si adattò subito al nuovo ambiente e ai compagni di sventura.
Un gatto tranquillo, a cui piaceva la compagnia di suoi simili per quelle lunghe chiacchierate che fanno tra loro quando stanno vicini e sembrano immobili, quasi dormienti.
Un gatto furbo, come vuole la sopravvivenza nelle strade; superò incolume il buio periodo del 2009, quando fu sfrattato insieme a tutti gli altri.
Alla Colonia Nuova gradì in modo particolare il nuovo livello di isolamento dagli umani, nel bosco di castagni era nel suo ambiente naturale: invisibile a tutti, ma pronto a presentarsi appena arrivavo con il pasto o per una semplice visita di controllo.
Un gatto serio, non ho aneddoti particolari su di lui, a parte il fatto che lo definivo il Sicario della Colonia per via di quella falsa espressione truce del suo muso, forse dovuta a qualche incidente automobilistico o con il piede dell’uomo.
Un gatto sfortunato: FIV positivo, il suo stato si manifestò in pieno alla fine dell’estate 2010. Morì da solo mentre ero in ferie e venni poi a sapere che il suo cadavere rimase per qualche giorno in una busta appesa al sostegno del cancello di ingresso per pura negligenza. I suoi ex colleghi in vita ancora raccontano del solenne cazziatone che feci alle due collaboratrici al mio rientro.
Un gatto misterioso, non so ora dove sia sepolto (e se sia stato sepolto): per me continua ad essere

VITTORIO, il Sicario invisibile.

venerdì 16 ottobre 2015

ARRIVI & PARTENZE (un giorno dopo)

NINETTA in una foto di qualità migliore

- Embé?! - direte voi - Il Capo è più rincoglionito del solito che pubblica lo stesso post del giorno precedente?
Errato! Il Capo sembrerebbe ancora savio, anche se dimostra il contrario.
Ieri aveva un dubbio: troppo tranquilla la gattina NINETTA, solo diffidente con gli altri colleghi; gatta ci cova...
Infatti ci cova proprio una gatta: la mamma del nuovo arrivo, identica spiccicata alla NINETTA ma di taglia decisamente superiore e molto diffidente, ma non spaventata. 
Per tutto il tempo del pasto della piccola è stata distante dalla Colonia, malgrado il piatto di prelibato paté appoggiato a terra per lei, ma sempre con l'occhio vigile sulla sua creatura.
Ora si tratta solo di aspettare che acquisti la fiducia necessaria, venga a consumare il pasto, si faccia fotografare e avrete finalmente le prove che la pazzia del Capo è solo apparente.

giovedì 15 ottobre 2015

ARRIVI & PARTENZE

NINETTA

Non è mica finita! Anche ieri un nuovo arrivo alla Colonia Nuova: una gattina di 12-15 settimane di vita, spaventata dagli altri gatti ma socializzata. Dopo un lauto pasto, ma con l'occhio guardingo che scrutava i movimenti dei coloni, incuriositi dal nuovo arrivo, l'ho presa e messa in una della comode cucce della casetta. E' un poco timorosa ma non sembra stupida; dovrebbe aver capito che lì sta al sicuro.

NINETTA al suo primo pasto da gatta del bosco.
(ci scusiamo per la pessima qualità della foto)


mercoledì 14 ottobre 2015

COME ERAVAMO...

Due colonne della Colonia Vecchia
CLEOPATRA (in piedi)
ERNESTO (sdraiato)
Settembre 2008

sabato 10 ottobre 2015

IL SOLARIUM LETTERARIO





DUE INDAGINI

- TUTOR -
di Andrea Gamilleri (e l'ignoto gattaro)
4° puntata









- Piove, governo ladro!
- Silenzio ARIES! Non parliamo di politica ché il nostro lettore potrebbe non gradire...
- Sì! Ma lo sai che l'IVA sui bocconcini e le crocchette è del 22% come per le Mercedes e i Rolex?
- Del 22%??? 'Sti ladri, farabutti, parassiti, umani inutili, morti di fame.... 


4  

Mi metto subito al lavoro.
Quello che hanno occultato già lo so, un cadavere, 700 milioni di vecchie lire e un’agenda.
Sicuramente quello che vorrei sapere sta scritto nell’agenda che sarà già custodita in qualche opportuna cassaforte. Per questo è l’ultima cosa da cercare.
Mi rimangono i 700 milioni di lire, di cui conservo una piccolissima parte. Scommetto che avranno provveduto a bruciarli in qualche apposita e capiente stufa.
sono solo fumo, oramai…
Rimane il cadavere della polacca, Maria Wajda. Naturalmente seppellito in qualche cava abbandonata o annegato nel cemento di un pilone in qualche viadotto.
La notizia del ritrovamento dei soldi è giunta ai Servizi Informativi dalla Banca d’Italia.
Perché non hanno avvisato i Carabinieri o la Polizia?
        quei soldi avevano qualche problema e alla Banca d’Italia lo sapevano…
Ritengo inutile e dannoso andare a fare indagini direttamente alla filiale della Banca d’Italia di Perugia, informerei i Servizi Informativi che mi sto interessando alla faccenda.
Mi rimane solo un indizio su cui poggiare l’indagine, un nome: Maria Wajda.
Con poche speranze e meno entusiasmo chiedo a Google qualche informazione sulla polacca.
8 pagine di link!
Mi rincuoro e inizio la lettura.
Quando, oramai, l’ora di cena è passata da un pezzo ho qualche buona informazione sul cadavere polacco. Informazioni che condivido a cena con Maria Grazia.
La segretaria factotum, impietosita dalla mia dedizione al lavoro, è venuta a prelevarmi in ufficio per ricordarmi di assolvere almeno alle funzioni vitali di ogni essere umano. Offrirle la cena e, poi, trombarla in cima a un monte.
Mentre seziono una ciclopica fiorentina e lei spilucca la sua insalatina, non condita, la informo delle scoperte del pomeriggio lavorativo.
- Maria Wajda era l’entreneuse di uno storico night club perugino, ‘La Tana’, in auge alla fine degli anni settanta. Una zoccola, niente male, a giudicare dalle foto che ho trovato in rete, alla portata dei signorotti danarosi e polli del perugino.
- Google ha censito pure le puttane di quaranta anni fa? - chiede stupita.
- Ha una storia, la Maria, non era una semplice escort.
- A, no?
- Era nata a Varsavia il 4 aprile del 1957 e, a vent’anni, era venuta in Italia a cercare fortuna. Una pioniera delle prostitute dell’est Europa di oggi. Ha lavorato alla ‘Tana’ per un paio di anni, fino a che un imprenditore perugino l’ha notata…
- Cioè, trombata - mi interrompe.
- Logico – riprendo - L’ha notata, trombata e se l’è fatta amante. Una storia sulla bocca di tutti nella borghese Perugia degli anni ’80.
- Continua… adoro i pettegolezzi.
- Marcello Capotosti – proseguo - imprenditore edile e piccolo armatore. 45 anni nel 1980, sposato e con una figlia, perugino, fuggito in Sudamerica nel 1982 a causa di un crack finanziario. Scomparso l’anno successivo nell’Oceano Pacifico, mentre era alla guida del suo piccolo Piper. I suoi resti, insieme al relitto dell’aereo non sono mai stati ritrovati. Alcuni testimoni dicono che, nell’aereo, fosse in compagnia di una donna, identificata in Maria Wajda. Strano… no?
- Puzza - annuisce Maria Grazia.
- Altra piccola chicca. Marcello Capotosti era il costruttore e proprietario della discoteca Pulsar - concludo.
- Che abbia ucciso lui Maria? - domanda.
- Non ci credo - dico mentre seziono la fiorentina con un affilatissimo coltello seghettato - poi… - proseguo - uno ha un crack finanziario e lascia 700 milioni di lire sepolti? No. Non ci siamo… questa è una versione ufficiale di comodo, la verità è un’altra cosa.
Nelle due ore successive l’apporto proteico della fiorentina viene bruciato dagli incredibili appetiti sessuali di Maria Grazia che mi lascia tramortito fisicamente e con un nuovo danno alla Range da riparare, con un tacco della decolté ha scardinato il cassetto sottoplancia. Ora il portello penzola aperto sopra i piedi del passeggero.
una polacca mi costerebbe meno…
Per punizione le commissiono un lavoro, non retribuito.
Deve ricostruirmi la storia della discoteca Pulsar mentre sono occupato a controllare la figlia minorenne della Marchesa Cantori della Piana, che scopro incredibile ninfomane per la gioia dei suoi amichetti, minorenni anche loro, e di un paio di insegnanti scolastici, abbondantemente maggiorenni, come pure l’assistente spirituale, leggi prete, della nobile famiglia.
Mentre visiono un mazzo di foto che ritraggono l’innocente fanciulla impegnata in fellatio con una decina di cazzi di tutte le forme e dimensioni, Maria Grazia porta il frutto del suo lavoro.
- Smetti di farti le seghe con quella roba e ascoltami.
Appoggio le foto sulla scrivania e apro le orecchie.
- La discoteca Pulsar non è un fabbricato nato da un pezzo di terra incolto – inizia - Ai primi dell’ottocento era un opificio per la lavorazione della lana; la ‘Laneria del Trasimeno’. Nel 1905 la ‘Laneria del Trasimeno’ fallì e lo stabile venne assorbito dal Regno Italiano a parziale rimborso delle imposte non versate. Il fabbricato diventò un magazzino militare. Fu bombardato e distrutto durante la seconda guerra mondiale dagli Alleati. Nel 1946, i ruderi furono acquistati, per un tozzo di pane, dalla ‘Umbra Anonima Fiammiferi di sicurezza’ che, nel 1948, inaugura il nuovo stabilimento di Perugia e Corciano. Nel 1970 anche la U.A.F. fallisce.
- Un posto maledetto- la interrompo.
- Già – annuisce - Le aste fallimentari della vendita dell’immobile danno esito negativo, fino a quando, nel 1977, l’imprenditore Marcello Capotosti compra il fabbricato e l’area su cui sorge per costruirci un’avveniristica discoteca. Nel 1981 viene inaugurata la discoteca ma, nel 1983, chiude e viene ceduta alla ‘Holding Cesaretta’ di Caserta, già proprietaria di altre discoteche in Italia, a causa del dissesto finanziario, e successiva fuga all’estero, del proprietario e creatore. La discoteca continua a funzionare, con il suo nome originario, fino al 1991, fino a quando chiude per fallimento della ‘Holding Cesaretta’. Nel 2005 è stata acquistata dalla ‘Finanziaria Alimentare S.p.A.’ che, nel 2011 ha iniziato i lavori per demolirla e creare un nuovo centro commerciale. E’ tutto.
- Tutto, ma niente di utile - commento.
- Hai ragione - fa Maria Grazia - Il problema è che chi ci potrebbe dire qualcosa di utile o è morto o nasconde la verità - Mentre prende le foto dei pompini della marchesina e le osserva.
- Ci sa fare! - commenta.
- E si dà da fare…
Con un nulla di fatto me ne vado da Andrea a fare riparare gli ultimi danni della Range.
- La vorrei proprio conoscere… - il suo commento mentre ripara il supporto del sedile e sostituisce il meccanismo di chiusura del cassetto.
Mentre prepara il conto da saldare mi regala un’altra piccola noia: - Entro la fine del mese devi portarmi la Range per la revisione. Non ci dovrebbero essere problemi, mi sembra a posto, ma, ultimamente si sono fatti molto fiscali con le vecchie auto a gasolio…
- Vecchia sarà tua sorella! – rispondo - Lunedì mattina te la lascio e la porti alla Motorizzazione.
Fuori dalla porta di casa c’è Ughetto che mi aspetta con l’immancabile topino campagnolo, appena catturato, in bocca. Con atteggiamento servile me lo appoggia davanti ai piedi e, pieno di orgoglio, aspetta il ringraziamento per il regalo che mi ha fatto.
- Bravo Ughetto! Ora portalo ad Anna! Dentro l’ufficio… bravo! Mettilo sopra la scrivania… mi raccomando!
Ughetto afferra di nuovo il povero roditore defunto e parte, trotterellando, verso gli uffici di ‘Progetto Pogo’. Sorrido e aspetto alcuni istanti prima di entrare in casa.
Alcune urla scomposte mi confermano che il pacco è arrivato a destinazione.
Ughetto si precipita fuori dagli uffici ed entra in casa con me. Si fionda sul tavolo della cucina e aspetta, ronfando, la sua razione di sushi per felini.
Finito lo spuntino si accoccola sul divano con me.
Sono a un bivio. Le mie indagini non stanno portando alcun progresso. E’ rimasta solo l’ultima via da battere. Scoprire chi era Marcello Capotosti.
E’ un compito che potrebbe benissimo assolvere l’abbondante Eleonora, la mia ex fidanzata, ma, dopo gli ultimi eventi non me la sento di chiederle il favore di scartabellare gli archivi dei quotidiani locali degli anni ’70 e ’80.
Con Eleonora siamo arrivati alla rottura perché voleva l’ufficializzazione del nostro rapporto, con tanto di convivenza…
a casa mia!
ho preferito prendere tempo, sperando in un suo ripensamento e, quando ha saputo che ho preso in casa Ughetto, ci ha effettivamente ripensato.
- Addio! - mi ha detto.
Eleonora è allergica ai gatti, o al pelo dei gatti, o alle pulci del pelo dei gatti o alla saliva delle pulci del pelo dei gatti, non ho capito bene. Se entra a contatto con un gatto si gonfia nel viso, nelle mani e nelle gambe in maniera spropositata.
da betoniera diventerebbe un dirigibile!
Non posso tornare da lei a implorare un favore… dovrei portarle il cadavere di Ughetto in cambio.
Anche Gabriella potrebbe svolgere in maniera soddisfacente il lavoro ma, dovrei confessarle che i Servizi Informativi mi hanno preso per il culo e che la PolStrada mi ha ritirato la patente. Il mio orgoglio maschile non lo permette.
Rimane l’ultima spiaggia.
- Ho speso altri 300 Euro dal carrozziere… - informo Maria Grazia, - ora mi fai un altro lavoretto!
Un lampo le passa negli occhi e comincia ad armeggiare con la lampo dei miei pantaloni.
- Non questo lavoretto! - la interrompo - Voglio tutte le notizie possibili su Marcello Capotosti.
Delusa si mette al lavoro al computer.
tanto non troverà nulla di nuovo…
In effetti, in Internet, non trova nulla che già non sappiamo di Marcello Capotosti, ma, Maria Grazia ha un lampo di genio e chiede notizie su Gloria Capotosti, la figlia dell’imprenditore.
Dopo aver terminato il lavoretto che voleva fare inizialmente, mentre mi accendo una meritata sigaretta post-pompino, le parole di Maria Grazia mi schiudono le porte di una nuova e vasta prateria.
- Lo sai che Gloria Capotosti, la figlia del Marcello è la presidente del ‘Rifugio del Randagio’?
- Sarebbe?
- Un’associazione animalista che si occupa di cani randagi.
Sorrido pensando alla mia prossima mossa.
- Ciao Serena! - saluto telefonicamente la mia amica presidente dell’associazione animalista ‘Progetto Pogo’ - Avrei bisogno di un piccolo piacere. Conosci personalmente Gloria Capotosti?
Serena mi fissa un appuntamento con la signora Gloria Capotosti per il pomeriggio successivo. Su mio consiglio non le ha rivelato la mia vera occupazione, le ha detto semplicemente che sono interessato alla storia delle discoteche umbre e che vorrei qualche informazione sulla ex Pulsar.
Vado a trovare Gloria Capotosti nella sua villa in collina.
Una reggia!
Mi si presenta nel modo migliore possibile, elegantissima e fresca di parrucchiere.
Una donna splendida!
Malgrado la sorpresa riesco a farfugliare qualcosa sul mio interesse alle discoteche umbre, tanto da essere credibile.
Mi sorprende quando le chiedo di suo padre.
- Un uomo inutile, solo da dimenticare… io l’ho fatto - risponde.
Con qualche giochetto psicologico riesco, comunque, ad estorcerle preziose informazioni.
Si è legata al dito il fatto che suo padre la abbia abbandonata quando aveva 10 anni. Sua madre è morta alcuni anni dopo, di malattia. Malgrado il crack finanziario del padre ha ereditato una notevole somma di denaro e dei fabbricati. Si è fatta avanti nel mondo degli affari e ha costruito un suo piccolo e solido impero. Non riesce a capacitarsi ancora come suo padre, con un debito di soli 250 milioni di lire, abbia preferito il fallimento invece di tentare di risanare la situazione, come era logico e possibile. Definisce più volte ‘strega’ la mignotta polacca e imputa a lei la fuga del padre, con la scusa del fallimento. Considera certi uomini dei deboli e poco di buono ma, mi lascia il numero del suo cellulare per uscire a cena insieme una sera.
Al ritorno a Migiana, l’invito per l’uscita a cena mi rimbalza, impazzito, nella scatola cranica e dimentico, per qualche ora la multa, la patente e tutta la sporca storia.
- Ughetto - confido al mio coinquilino - questa partita merita la massima attenzione.



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